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Padre Cavalcoli: “Quando parla a braccio, papa Francesco crea pasticci”.... 

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cavalcoli

” Perchè la Chiesa dovrebbe chiedere scusa ai gay?  Certe dichiarazioni del Papa sono imprudenti”. Lo afferma in questa intervista a Lafedequotidiana il noto teologo domenicano padre Giovanni Cavalcoli.

Padre Cavalcoli, il Papa dice che la  Chiesa deve chiedere perdono anche ai gay, è d’accordo?

” No, non vedo perché. Il problema è complesso. Il Papa è il Vicario di Cristo sulla terra per  i cattolici, progressisti e conservatori,  va rispettato. Però, con altrettanta franchezza dico che sta perdendo colpi, ha delle uscite, come questa sui gay,  poco spiegabili, che turbano o per lo meno sconcertano”.

E allora?

” Penso che il Papa volesse dire un’altra cosa, ammonire dal rischio di una condotta anche verbale troppo dura e senza misericordia verso i gay e questo è giusto, qualche volta è accaduto. Però avrebbe dovuto e potuto associare a quella affermazione una seconda parte nella quale ricordava la gravità morale del peccato di sodomia, vale a dire completare il discorso. Penso che egli sia carente nella virtù della prudenza, spesso ambiguo nelle sue affermazioni che possono essere interpretate in vari modi, parla troppo e a braccio, un male specialmente per uno che è non è padrone di  un ‘altra lingua. In certi casi è rozzo”.

 

Perché imprudente?

” Perché quando parla lui è impegnativo, le sue dichiarazioni non appartengono all’ uomo della strada o al parroco di campagna. A certi livelli è bene evitare la faciloneria, argomenti tanto delicati non si affrontano in cinque minuti di conferenza sull’ aereo che  non è Magistero e dunque è criticabile. Non vorrei essere nei panni del povero Padre Lombardi. Io ho lavorato nella Segreteria di Stato ed è una ricchezza stare a contatto col Papa. Le dico che Giovanni Paolo II faceva rivedere i discorsi, era umile e prudente. Bergoglio vuole fare tutto da solo, parla spesso a braccio fa e disfa come vuole e crea problemi, oltre alla difficoltà di interpretazione. Occorre  umiltà”.

E il successo mediatico?

” Anche qui  è complicato ed è un guaio per molti aspetti. Se gli atei, i comunisti e i massoni ti elogiano, mentre tanti cattolici, progressisti e non, hanno dubbi, qualche cosa non funziona, ma lui, Bergoglio, non se ne da per inteso. Tanti cattolici  sono preoccupati , ci sta del disorientamento. E qui non esiste il paragone ardito che spesso egli fa di Gesù che mangiava coi peccatori, Gesù parlava chiaro e diceva sì quando è sì, non quando è no. Indubbiamente non possiamo togliere a questo Papa il buono che ha, specie nella pastorale sociale, e non condivido le accuse di eresia, però  ci sono cose che non vanno e penso al linguaggio, alla imprudenza e alla faciloneria anche teologica in alcune circostanze. Non dovrebbe parlare a braccio e troppo, crea pasticci”.

Sodomia è peccato?

” Lo è. San Paolo  è chiaro. E’ un peccato mortale, roba da Catechismo  e chi è in peccato mortale se muore senza pentimento,  va all’ Inferno, è bene che anche preti e vescovi se lo mettano in testa e  noi sacerdoti dobbiamo dirlo costi quel che costi”.

Lutero fu davvero medicina per la Chiesa cattolica?

” Anche qui vale lo steso discorso. Poteva risparmiarsela, lo dico con filiale devozione e affetto”.

Chiede scusa ai gay?

” Perchè mai?”

Bruno Volpe



Signor Papa Francesco, quale problema avete con l’Eucarestia?


«Ecclesia de Eucharistia: la Chiesa vive dell’Eucarestia», scriveva S. Giovanni Paolo II nella sua ultima enciclica, dal medesimo titolo.

Siamo sempre lì, lo confessiamo che a pensar male non è un bene, epperò… Non imitateci per favore, ma prendiamo atto di alcuni fatti e poi, se volete, preghiamo per il Papa e per la Chiesa. Il 10 dicembre 2015 prendevamo atto di una stranissima notizia, vedi qui, che il Papa non avrebbe fatto alcun viaggio in Italia durante il Giubileo, ma senza un comunicato ufficiale, così, per vie traverse e dirette, certamente e diplomaticamente, solo ai diretti interessati.

Pope Francis laughts during a special Jubilee audience with 'vulnerable' pilgrims from the French dioceses of Lyon in the Pope Paul VI hall, at the Vatican, on July 6, 2016. / AFP / GABRIEL BOUYS (Photo credit should read GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)

Il 30 maggio c’è stato poi l’appello di Marco Tosatti al Papa (vedi qui) supplicandolo ad “andare” almeno alla chiusura del Congresso Eucaristico che si terrà a Genova a settembre. Ma la supplica non ha avuto alcun esito, nessuna emozione, nessun sentimento, diremo indifferentismo allo stato puro.

Ma ecco la “notizia” del giorno: “Papa Francesco visiterà la Porziuncola nel pomeriggio del 4 agosto prossimo”. È Radio Vaticana a darne l’annuncio (vedi qui), spiegando che:“l’occasione è offerta dall’VIII Centenario del Perdono di Assisi, che cade provvidenzialmente nell’Anno Santo straordinario della Misericordia”. Il comunicato non dice altro perché, il resto, è tratto dal sito web della Porziuncola e la visita perciò sarà privata: “Papa Francesco – si legge – si farà pellegrino in forma semplice e privata nella Basilica papale di Santa Maria degli Angeli, dove si raccoglierà in preghiera ed offrirà il dono della sua parola”.

Se la visita è in forma “privata”, chi saranno i “fortunati” in ascolto della sua parola? Siamo all’interno di una sétta, o di privilegiati? Che cosa vuol dire in forma privata se poi a qualcuno lascerà il “dono” della sua parola? Va bene, domande che non avranno mai risposte come tante altre.

Ma ecco un’altra notizia ufficiale interessante, di oggi, 7 luglio: “Papa Francesco ha nominato il cardinale Angelo Bagnasco suo inviato speciale al Congresso Eucaristico Nazionale Italiano che si terrà a Genova dal 15 al 18 settembre” (vedi qui).

Quindi questo conferma che il Papa non andrà ad omaggiare l’Eucaristia. Quindi, per l’Anno della Misericordia, di cui l’Eucaristia è il Protagonista, il Datore unico ed assoluto, non avrà l’omaggio e l’adorazione pubblica del Pontefice, il Suo Vicario in terra. Mentre andrà ad omaggiare il “Perdono di Assisi” il quale, però, senza l’Eucaristia non solo non esisterebbe, ma non servirebbe a nulla.

Ora, per carità, confessiamo che da una parte siamo anche sollevati da questa rinuncia ad andare a Genova perché l’attenzione sarebbe centrata tutta sul Papa e non più sull’Eucaristia e, chissà e ce lo vogliamo augurare, che forse è proprio questo che il Papa teme. Ma d’altra parte però, non possiamo non fare una domanda inquietante: “Santità, ci consenta, Lei quali problemi ha con la Santissima Eucaristia?“.

Da tre anni a questa parte ci siamo resi conto come, molte parti liturgiche spettanti al Pontefice, siano letteralmente scomparse. Nei viaggi apostolici il Papa ha eliminato gli incontri di preghiera eucaristica con i giovani, trasformandoli, inevitabilmente, in una liturgia di divinizzazione del popolo con il suo leader, il Papa. Le forme di preghiera si sono trasformati in incontri di spiritualità laicista dai quali, giustamente, sono scomparsi i segni e i simboli del culto cattolico quali l’incensazione, gli abiti liturgici, e così via. Quando un Papa entrava in una Chiesa, il suo primo saluto era di inginocchiarsi davanti al Tabernacolo, anche questo gesto, in questo pontificato, è letteralmente scomparso. Il Papa entra e tutti gli onori sono per lui, Gesù Cristo è messo da parte, anzi, non lo si saluta più.

Siamo passati da un Giovanni XXIII che amabilmente rimproverava i fedeli che applaudivano il suo ingresso in chiesa (vedi qui), proprio perché lì dentro c’è Gesù Ostia Santa, ad un Papa che non si preoccupa minimamente di andare a salutare Gesù nel Tabernacolo, non se lo fila proprio, ma non disdegna il bagno di folla in onore alla sua persona. Però vorrebbe farci pensare che non va al Congresso Eucaristico per non togliere visibilità all’Eucaristia, come sta facendo per la processione del Corpus Domini, l’unica testimonianza che il Papa potrebbe ancora dare di questa adorazione, con i fedeli, all’urbe e all’orbe, e invece dopo la Messa, se la svigna alla chetichella per farsi trovare già in dirittura d’arrivo, senza inginocchiarsi, per i  saluti finali.

Così come è sparita quella adorazione, seppur breve ma significativa, del Giovedì Santo della Coena Domini, la Cena del Signore “nella notte in cui fu tradito” e volle istituzionalizzare il sacerdozio, trasformata oggi in una cena festosa con i “bisognosi”, e senza che questi “bisognosi” debbano adorare il loro Salvatore Gesù Cristo, basta che vedano il Papa e tutto è a posto, mica si offende Gesù Cristo! Senza nulla togliere all’aspetto misericordioso che potrebbe esplicarsi in altre forme non andando a distruggere il senso della liturgia propria di quel giorno, va da sé che l’immagine che è passata è quella di una trasformazione del sacerdozio stesso e della Messa. E mica dottrinalmente eh! La dottrina “non si tocca”, è la parola d’ordine, ma intanto con i gesti e la pastorale del popolo te la faccio sotto il naso.

Stiamo volando con la fantasia? Magari! Saremo ben lieti di ricevere qualche smentita. Qualcuno potrebbe forse smentire questa raccolta di fatti concreti e reali?

È certo che al centro della vita di San Francesco stava il Cristo nell’Eucaristia. Un giorno volle mandare dei frati per il mondo con pissidi preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro. Poi invitava anche i poveri ad andare ad adorare l’Eucaristia. Egli vedeva nell’Eucaristia il prolungamento dell’Incarnazione e intuiva l’universalità e la perennità del sacrificio di Cristo e la necessità di associarsi ad esso. Forse molti non sanno che le famose parole: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo. San Francesco le compose proprio per l’adorazione eucaristica e la insegnava a tutti i poveri che incontrava e con i quali si intratteneva. La fede di Francesco abbracciava tutti i segni esterni della presenza di Cristo nell’Eucaristia, dagli altari, alle pissidi, agli abiti, agli incensi, unendo nella preghiera, l’adorazione e la lode, l’Eucaristia e la croce. Per lui tutta la preparazione liturgica eucaristica aveva la precedenza su tutto. E dopo aver servito qualche povero, quando si avviava in una chiesa, il suo unico pensiero era la Custodia Eucaristica. San Francesco, quello di Assisi, non ha mai messo i poveri al posto dell’Eucaristia, anzi, diceva ai suoi fraticelli che «la povertà si ferma ai piedi dell’Altare» (vedi qui).

E allora, Signor Papa, ci dica, se può, quali problemi ha Lei con la Santissima Eucaristia? San Francesco non sarebbe affatto contento di quel mettere il povero — sia materiale quanto maggiormente povero spirituale — al posto della Santissima Eucaristia.


IPSE DIXIT

«Vi sono ambienti, che esercitano notevole influenza, che cercano di convincerci che non bisogna inginocchiarsi. Dicono che questo gesto non si adatta alla nostra cultura (ma a quale, allora?); non è conveniente per l’uomo maturo, che va incontro a Dio stando diritto, o, quanto meno, non si addice all’uomo redento, che mediante Cristo è divenuto una persona libera e che, proprio per questo, non ha più bisogno di inginocchiarsi. […] L’adorazione è uno di quegli atti fondamentali che riguardano l’uomo tutto intero. Per questo il piegare le ginocchia alla presenza del Dio vivo è irrinunciabile. […] L’inginocchiarsi non è solo un gesto cristiano, è un gesto cristologico. Il passo più importante sulla teologia dell’inginocchiarsi è e resta per me il grande inno cristologico di Fil 2,6-11. […] L’incapacità a inginocchiarsi appare addirittura come l’essenza stessa del diabolico. […] Chi impara a credere, impara a inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale. […]» (Joseph card. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, San Paolo, 2001).




Nero su bianco 

di padre Giovanni Scalese

 


Da quando il blog ha ripreso a vivere, non mi sono mai occupato di liturgia, nonostante essa fosse una delle tematiche di cui Senza peli sulla lingua si occupava con maggior frequenza fin dai suoi inizi. Ora mi dà occasione di farlo una notizia fresca fresca. Si è appena aperto a Londra il convegno “Sacra Liturgia UK” con la prolusione del Card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Non abbiamo ancora a disposizione il testo completo dell’intervento né la sua traduzione italiana; ma vari siti di lingua inglese se ne sono occupati: New Liturgical MovementCatholic HeraldLife Site
 
Ha fatto scalpore fra i partecipanti al convegno la notizia, riferita da Sua Eminenza, secondo la quale Papa Francesco gli avrebbe chiesto di studiare la questione della “riforma della riforma” e il mutuo arricchimento delle due forme — ordinaria e straordinaria — del rito romano. Che il Papa avesse chiesto al Card. Sarah di continuare a operare in campo liturgico sulla linea intrapresa da Benedetto XVI, era noto; che gli avesse chiesto addirittura di studiare la questione della “riforma della riforma”, è sicuramente una piacevole novità.
 
Sua Eminenza ha inoltre riproposto un’idea che aveva già espresso in precedenti occasioni:
«Contrariamente a quanto è stato a volte sostenuto, è del tutto conforme alla costituzione conciliare, è addirittura opportuno che, durante il rito della penitenza, il canto del Gloria, le orazioni e la preghiera eucaristica, tutti, sacerdote e fedeli, si voltino insieme verso Oriente, per esprimere la loro volontà di partecipare all’opera di culto e di redenzione compiuta da Cristo» (L’Osservatore Romano, 12 giugno 2015).
Ciò che ha colpito in questa circostanza, a parte l’insistenza, è stata l’indicazione di una data, a partire dalla quale tale cambiamento andrebbe attuato: la prima domenica di Avvento (27 novembre 2016).
 
L’appello del Cardinale è stato accolto naturalmente con grande soddisfazione da quanti amano la liturgia tradizionale. Personalmente, dopo lunga riflessione, sono giunto anch’io alla conclusione che alcuni aspetti dell’antica liturgia vadano recuperati nel Novus Ordo, senza con ciò mettere in discussione la validità della riforma liturgica (nell’articolo su L’Osservatore Romano appena citato il Card. Sarah insiste proprio sul fatto che certi aspetti dell’attuale liturgia non corrispondono alla mente dei Padri conciliari). Permettetemi però di fare un paio osservazioni.
 
1. È stato il Card. Ratzinger a parlare per primo di una “riforma della riforma”. Me ne sono occupato anche su questo blog (9 settembre 2009 e 27 luglio 2010). Sembrava che questa dovesse essere una delle priorità del suo pontificato, ma poi, non so per quali motivi, non se n’è fatto nulla. L’unico provvedimento riguardante il rito della Messa è stato l’aggiunta di alcune formule alternative di congedo nella terza edizione del Messale Romano. Va detto che Benedetto XVI ha introdotto un diverso stile nelle celebrazioni pontificie, ma senza mai imporre ad altri quello stile. C’è stato infine il motu proprio Summorum Pontificum, che ha liberalizzato l’usus antiquior (“forma straordinaria del rito romano”), senza però toccare direttamente la “forma ordinaria” (limitandosi ad auspicare un reciproco influsso tra le due forme). È vero che Papa Benedetto, durante il suo pontificato, non ha avuto la possibilità di realizzare il suo programma, essendo stato costretto ad affrontare un’agenda decisa da altri. Rimane il fatto che uno dei principali punti del suo programma non è stato realizzato. Sembrava che il Card. Antonio Cañizares Llovera (il “piccolo Ratzinger”), al quale il Papa aveva affidato la Congregazione del culto divino, avesse ricevuto il mandato di attuare la “riforma della riforma”; ma quando si diffusero le prime voci su alcuni possibili cambiamenti da apportare ai riti liturgici, ci si affrettò a smentire tutto. Il Card. Cañizares si limitò a dire che la liturgia doveva essere riposizionata al centro della vita della Chiesa. La montagna aveva partorito il topolino! Ebbene, quello che non è riuscito a Ratzinger e Cañizares riuscirà a Bergoglio e Sarah? Ce lo auguriamo di cuore, anche se però non si ha l’impressione che la liturgia rientri fra le priorità di Papa Francesco (il quale, non dimentichiamolo, è un gesuita che nec rubricat, nec cantat).
 
2. È legittimo, anche per un uomo di governo, pubblicare libri e scrivere articoli, fare conferenze e rilasciare interviste: sono cose che possono servire per preparare il terreno e per creare consenso. Ma non sono strumenti di governo. Si governa legiferando. Un uomo di governo non può limitarsi a fare inviti, a lanciare appelli; deve prendere provvedimenti. La riforma liturgica, oltre che con la pubblicazione dei nuovi libri liturgici, è stata fatta attraverso una serie di istruzioni “per la retta applicazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II”: cinque per l’esattezza (l’ultima, Liturgiam authenticam, risale al 2001); sei, se si considera anche l’istruzione Redemptionis Sacramentum del 2004. Beh, chi vieta che, dopo quindici anni, si faccia una sesta istruzione “per la retta applicazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II”, visto che il problema sembra essere proprio questo, la corretta interpretazione della Sacrosanctum Concilium? Non è necessario che in questa nuova istruzione si imponga a tutti di riprendere a celebrare ad Orientem; ci si può limitare semplicemente a proporlo come una possibilità. Ma un conto è che questa “proposta” la si trovi scritta, nero su bianco, in una istruzione della Congregazione del culto divino; un altro conto è che essa venga fatta, a titolo personale, dal Cardinale Prefetto di quella Congregazione, correndo il rischio che essa passi per una sua idea stravagante. Di parole e di belle idee ne abbiamo avute e continuiamo ad averne abbastanza; è giunto il momento, forse, di passare dalle parole ai fatti.



[Modificato da Caterina63 07/07/2016 22:46]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)