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3. Gli spazi e la ministerialità


a) Le celebrazioni all’aperto o in luoghi non sacri


15. Il carattere sacro dell’azione liturgica comporta che un aspetto particolarmente importante sia la gestione dello spazio in cui si svolge, il quale deve essere studiato in rapporto con le norme generali.[32]


Se la celebrazione avviene all’aperto è opportuno che l’assemblea si riunisca, per quanto possibile, in uno spazio ben delimitato. Così viene accentuata la dimensione sacrale e la visibilità della comunità riunita in preghiera.


Il luogo sia scelto con attenzione, tenendo presente che lo spazio aperto o quello normalmente destinato ad altri usi non si addice per sua natura all’azione sacra e non è facile creare un ambiente di preghiera.
Un luogo abitualmente destinato ad altri specifici incontri e raduni, ad esempio sportivi, non è detto che sia il più adatto a motivo delle distrazioni che, magari inconsapevolmente, può creare nei fedeli.

La scelta, dopo convenienti valutazioni, è di responsabilità del Vescovo del luogo.

16. In tale spazio “si curi in modo particolare la collocazione dei posti dei fedeli, perché possano debitamente partecipare, con lo sguardo e con lo spirito, alle sacre celebrazioni”.[33] I posti vengano sistemati in modo che sia facile recarsi a ricevere la Santa Comunione. Si abbia anche cura che i fedeli possano non solo vedere, ma anche ascoltare comodamente.[34] Perciò, al fine di favorire la partecipazione, si allestisca, con la collaborazione di esperti, un opportuno impianto di amplificazione acustico.

17. Se necessario, occorrerà disporre dei luoghi adatti (cappelle) per conservare il Santissimo Sacramento, in vista della distribuzione della Comunione e per la riserva delle ostie consacrate rimaste. Converrà trovare una proporzione adeguata tra il numero di fedeli presenti e i luoghi in cui conservare, distribuire e riservare le ostie consacrate. (Come orientamento potrebbe essere una cappella eucaristica ogni tremila fedeli).

b) L’altare

18. Per l’importanza che riveste, essendo il luogo del sacrificio e la mensa del Signore, l’altare, con la sua croce,[35]sia collocato “in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l’attenzione dei fedeli”.[36] Così, viene garantito l’orientamento dell’assemblea, che nelle grandi celebrazioni può facilmente smarrirsi.

Saranno pertanto ben ponderate le dimensioni dell’altare, la sua elevazione e la qualità dell’illuminazione. È utile che, a sottolinearlo anche visivamente da lontano, vi sia una copertura o un ciborio, adatta pure a proteggere dalla pioggia o dal sole; le sue dimensioni non ne ostacolino tuttavia la vista e le riprese televisive.

L’altare deve essere unico. Perciò, è assolutamente da evitare la moltiplicazione di altari o mense attorno a cui raggruppare dei concelebranti. Così come il prolungamento esagerato della mensa nello spazio, per disporvi attorno i numerosi concelebranti impedendo la visione dell’altare ai fedeli.

c) Il presbiterio

19. Nel caso delle grande celebrazioni, spesso è necessario ‘creare’ il presbiterio che deve essere pensato e allestito come previsto dalle norme.[37] E’ importante tener conto delle proporzioni tra il presbiterio e gli altri spazi occupati dalla schola e dai fedeli, poiché la sistemazione dell’insieme deve riflettere che “il popolo di Dio, che si raduna per la Messa, ha una struttura organica e gerarchica”.[38]

Nel presbiterio siano collocate le sedi per i sacerdoti concelebranti.[39] Se la celebrazione si svolge all’aperto, ad esempio in un sagrato o in una piazza, si delimiti un’area in cui possano trovare comodamente posto i sacerdoti, per renderne visibile l’unità. Qui si prevedano, se è possibile, anche i posti per i sacerdoti che non concelebrano, presenti con l’abito corale.[40] Non è conveniente che partecipino alla Messa, quanto all’aspetto esterno, alla maniera di fedeli laici.[41]

d) L’ambone

20. Collegato con il presbiterio, in rapporto visivo e decorativo con l’altare e la sede, l’ambone è il luogo in cui, attraverso le sacre Scritture, risuona la Parola che Dio rivolge all’assemblea raccolta, per guidarla alla Comunione eucaristica.

Pertanto, specialmente in queste grandi celebrazioni, l’ambone sia sopraelevato e ben visibile, proporzionato alla vastità dello spazio, di dimensioni sufficientemente ampie per potervi svolgere solennemente la proclamazione del Vangelo. Sia disposto in modo che ad esso, durante la liturgia della Parola, l’assemblea rivolga spontaneamente l’attenzione, e che i ministri ordinati e i lettori possano essere comodamente visti ed ascoltati da tutti.[42]

E’ indispensabile che monizioni, commenti, avvisi, guida del canto, avvengano da un altro punto diverso dall’ambone, visibile ma discreto, non invasivo del presbiterio.[43]

e) La sede

21. Luogo in cui chi presiede svolge importanti funzioni lungo la celebrazione, la sede ha un posto definito nel presbiterio. Ben visibile ai fedeli, in qualche relazione con i concelebranti, per forma e decorazione, sia legata con l’altare e l’ambone.

Vicino alla sede, per il servizio di chi presiede, si dispongano i seggi dei diaconi. In modo più discreto, vi siano posti per gli altri ministri.[44]

f) La schola

22. Tenendo conto dello spazio in cui si celebra, la schola “sia collocata in modo da mettere chiaramente in risalto la sua natura: che essa cioè è parte della comunità dei fedeli e svolge un suo particolare ufficio”.[45] Perciò, non occupando un posto in presbiterio né in concorrenza con esso, è conveniente che i membri della schola guardino verso l’altare e non gli altri fedeli. Si favorisce così “il compimento del suo ministero liturgico” e viene facilitata a tutti la partecipazione piena alla Messa.[46]

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)