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CAPITOLO II. - LA STABILITÀ E IL PROGRESSO DELLA DOTTRINA DELLA CHIESA

§ 1. La verità cattolica permane identica a se stessa.

a) Se il domina è vero non può disdire se stesso. - I precetti possono variare con le circostanze, come quelli d'un padre al bambino che sono diversi da quelli che gli da quand'è giovanotto. La patria in tempo di pace modifica le leggi del tempo di guerra. Cambia il modo d'essere: chi è seduto starà in piedi, ma l'essere non muta nella sua essenza. Siccome Dio è Creatore e l'uomo è la sua creatura, fu ed è sempre necessario che l'uomo tratti Dio come creatore e tenga il suo posto di creatura, riconoscendo che Dio, padrone supremo, onnipotente, ottimo ha diritto all'adorazione, al ringraziamento, alla domanda e, se l'uomo l'ha offeso, alla riparazione. Le relazioni tra Dio e l'uomo furono, sono e saranno sempre le stesse. Se è vero che Dio è uno nella natura e trino nelle persone, questo rimane vero e lo sarà per sempre.

Allo stesso modo non cambiano nemmeno i fatti. Fu un fatto che il Figlio di Dio s'è fatto uomo per salvare gli uomini, che sofferse, mori, risorse, fondò la Chiesa per continuare la sua missione, istituì i sacramenti, ecc. Questi fatti sono acquisiti una volta per sempre, e nulla potrà distruggerli. Ciò che è, è: Quod est, est. Se la Chiesa dimenticasse questo, se dopo aver affermato una cosa come verità venuta da Dio, ammettesse il contrario, si squalificherebbe irrimediabilmente. Come non può presentare, in un dato momento della sua durata, una dottrina incoerente, così senza autodistruggersi non può subire variazioni dottrinali. A imitazione di Cristo, al quale si richiama, la sua dottrina dev'essere oggi ciò che fu ieri, e dev'essere tale nei secoli. Jesus Christus fieri et hodie, ipse et in saecula. Un teste che varia nelle sue deposizioni successive si scredita; una religione che si dice rivelata ed è instabile nel suo insegnamento dommatico è La Chiesa fin dai suoi inizi dichiara che conserverà intatta la verità divina. In questo si conforma alla volontà di Cristo. " Passeranno il cielo e la terra, ma non le mie parole". Egli disse agli apostoli: "Andate, ammaestrate tutte le nazioni, insegnando loro a osservare tutto quello che vi ho comandato ". La verità divina è un " deposito " affidato alla Chiesa, non è un patrimonio di cui essa possa disporre a suo piacimento; perdo custodirà gelosamente e non permetterà che si alteri questo deposito. Tutto quello che è stato detto da Cristo direttamente o mediante gli apostoli, come un'affermazione della verità divina, nel senso preciso in cui fu detto, è acquisito una volta per sempre. Non è possibile nessuna addizione, nessuna sottrazione, nessun ritocco sostanziale.

Il ciclo delle rivelazioni pubbliche si chiuse con la morte dell'ultimo apostolo. Possono esserci rivelazioni private; la Chiesa quando ne approva qualcuna, intende soltanto dire che questa rivelazione non è contraria né alla fede, né ai costumi, e che vi si può credere secondo le norme della prudenza umana, ma non obbliga nessuno ad ammetterla. " Essa può approfittare dell'occasione, dice A. Eymieu (Deux arguments pour le catholicisme, 1928, p. 233) per precisare dommi antichi, ma non per formulare come dommi dottrine die avessero la loro unica fonte nelle rivelazioni private. In occasione delle rivelazioni di Paray-le-Monial, ad esempio, la Chiesa ha insistito in vari modi sul contratto d'amore che Gesù Cristo sigillò con gli uomini sul Calvario; ma non una sola parola detta da Gesù Cristo a Paray-le-Monial potrà diventare un articolo di fede ".

La Chiesa dichiara che la verità divina sarà custodita intatta grazie all'assistenza divina. - Forte della promessa di Cristo di essere con lei sino alla fine del mondo, fin da principio la Chiesa fa assegnamento su di Lui per conservare intatta la rivelazione. Essa dice che esisterà sempre e che col suo magistero infallibile manterrà sempre la dottrina rivelata; dice che il suo magistero sarà esercitato attraverso i Papi e i concili ecumenici in unione col Papa, quindi attraverso una successione di uomini diversi per età, paese, interessi umani, carattere, sapere, virtù. Questo significa dire che una successione indefinita (che, umanamente parlando, nulla potrebbe assicurare) di esseri mobili, fluttuanti al soffio di tutti i venti, àoh, considerando la cosa da un punto di vista umano, proprio l'inconsistenza dovrà garantire la consistenza e la perpetuità della dottrina. Ma questi uomini non saranno abbandonati a se stessi; Dio li assisterà fino alla fine, e fino alla fine l'azione di Dio li premunirà dall'errore. Ecco quanto afferma la Chiesa in modo chiaro e predso.

b) L'eccezionale stabilità dottrinale del cattolicesimo. - Ora questo programma, umanamente irrealizzabile, s'è realizzato, poiché la stabilità della Chiesa è un fatto che brilla attraverso tutti i secoli.

Assenza della stabilità dottrinale nelle varie eresie. - Già San Giustino, discutendo con i Greci che esortava al cristianesimo, portava come derisivo l'argomento tratto dalla stabilità dottrinale (Cohort. ad Graecos, 8) dicendo: " I vostri maestri dimostrano abbastanza la loro ignoranza sulle cose divine con i loro mutui dissensi. Invece i nostri non hanno, per cosi dire, che una sola bocca e un unico linguaggio. L'accordo sia tra di loro che con se stessi, su tutti i punti, è altrettanto completo quanto fermo e inalterabile, benché abbiano scritto in tempi e luoghi diversi ".

Al contrario la variazione nella fede apparve sempre come una prova di falsità. Bossuet (Histoire des variations des élises protestantes préf. II) nota che questo " è stato uno dei fondamenti sul quale gli antichi dottori condannarono gli ariani, che ogni giorno mettevano fuori confessioni di nuova data, senza potersi mai fissare ". La stessa cosa Sant'Ilario rimproverava all'imperatore Costanzo, protettore di questi eretici (Ad Const., 23): " Vi è capitato ciò che capita agli architetti ignoranti, cui spiacciono sempre le proprie opere: non fate che costruire e distruggere; invece la Chiesa cattolica, fin dalla sua prima riunione, costruì un edificio immortale e nel Simbolo di Nicea diede una sì piena dichiarazione della verità che, per condannare eternamente l'arianesimo, altro non ha mai fatto che ripeterla ". Ed è quello che già prima Tertulliano, ancora ortodosso, aveva detto dello gnostidsmo (De Praescript., 42) : " L'eresia nel suo continuo innovare non fa che conservare la natura sua originaria... Nelle eresie tutto cambia; e quando le penetriamo a fondo, nelle loro varie conseguenze le troviamo in molti punti diverse da ciò che furono quando nacquero ".

Il protestantesimo, più di qualsiasi altra eresia, non ha fatto che variare. Bossuet illuminò talmente quest'instabilità fondamentale, che alcuni protestanti, non potendola negare, dovettero ripiegare sulla tesi che il principio di variazione, lungi dall'essere esecrabile come si pensava un tempo, costituisce la ragion d'essere della religione. Un'importante porzione del protestantesimo considerò la religione non più come qualcosa essenzialmente immutabile, ma " come uno sforzo continuamente ricominciato, come una continua ascensione, attraverso inevitabili trasformazioni e disavventure benefiche, verso un ideale sempre lontano e sfuggente ", come ha spiegato Rébelliau (Bossuet historien du protestantisme, 2.a ed., 1892, p. 560). Un noto protestante, G. Monod (Reme historique, maggio 1892, p. 103) proprio a proposito del libro di Rébelliau, arrivò a definire il protestantesimo (non quello di tutti i protestanti ma di molti di loro) cosi: " Una serie e una collezione di forme religiose del libero pensiero ". Si vede molto bene che cosa il libero pensiero guadagni in questa volatilizzazione dottrinale, e si vede pure che il risultato è l'evanescenza dell'idea cristiana.

La Chiesa ha sempre conservato l'unità dottrinale. - Nulla di simile nella Chiesa cattolica. Sempre la stessa fede: non fu ritirato neppure un domina, non fu abbandonata una definizione, non venne introdotto nemmeno un cambiamento sostanziale; talvolta fu ripresa una definizione antica, ma sempre per mantenerla e precisandola meglio.

Certo, le difficoltà non mancano. La stabilità della dottrina corre pericoli umanamente temibili; i concili non furono esenti da intrighi: il Concilio ecumenico d'Efeso (431) fu seguito da un altro concilio che pretese d'essere ecumenico (449) e che la storia stimmatizzò chiamandolo: " brigantaggio efesino "; il quinto concilio ecumenico (2.0 Costantinopoli, 553) in principio potè sembrare una reazione del monofisismo contro il quarto concilio ecumenico di Calcedonia (451); il Concilio ecumenico di Firenze (1438-1439) era cominciato a Basilea (1431), dove aveva ceduto allo scisma. Vi furono papi mediocri, o peggio, come Giovanni XII nel secolo XII e Alessandro vi alla fine del secolo XV e al principio del XVI. Ebbene, dai Concili l'ortodossia uscì sempre vittoriosa, e i bollari pontifici più discussi sono irreprensibili in quanto alla fede. In occasione del Concilio Vaticano si cercò di trovare in fallo la dottrina dei papi e furono trovate appena due o tre obiezioni a prima vista degne d'esame tratte dagli atti dei Papi Vigilio, Liberio e soprattutto Onorio, le quali però non resistettero a un serio studio dei fatti, e apparve vano ogni sforzo per scoprire anche una sola variazione dottrinale in tutto il passato tante volte secolare della Chiesa.

Le famose pagine della ventinovesima conferenza di Lacordaire (Conferenze, ed. Marietti, voi 3.o, p. 26) esprimono in modo impressionante la meraviglia d'una dottrina immutabile, mentre tutto muta sulla terra; d'una dottrina posta nelle mani di uomini, di poveri vecchi i quali, in un certo luogo chiamato Vaticano, la costudiscono sotto chiave e che, senz'altra difesa, resiste al corso dei tempi, ai sogni dei sapienti, ai disegni dei re, al cader degl'imperi, sempre una, costante, identica ", perché viene da Dio, che non muta mai.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)