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LA PROFEZIA DI DANIELE

Il Libro racconta che nel 538 a.C. Ciro II di Persia (detto anche “il Grande”) conquista il regno babilonese ed emette un editto con il quale consente agli ebrei di fare ritorno in patria e ricostruire il tempio di Gerusalemme. Questo fatto era stato profetizzato dal profeta Geremia (cfr. La profezia del profeta Geremia). Gruppi di ebrei cominciarono a tornare, e Daniele, facendo parlare Dio, annuncia loro questa profezia.

«Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all’empietà, mettere i sigilli ai peccati, espiare l’iniquità, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi. Sappi e intendi bene. Da quando uscì la parola sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane. Durante sessantadue settimane saranno restaurati, riedificati piazze e fossati e ciò in tempi angosciosi. Dopo sessantadue settimane un unto (che significa Messia, Cristo, nda) sarà soppresso senza colpa in lui. Il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario. Egli stringerà una forte alleanza con molti per una settimana e, nello spazio di metà settimana, farà cessare il sacrificio e l’offerta. Sull’ala del Tempio porrà l’abominio della desolazione e ciò sarà sino alla fine, fino al termine segnato sul devastatore»(Dan 9,24-27)

SI PARLA DI ANNI E NON DI SETTIMANE. Questo genere di profezia è unica nell’Antico Testamento. Non solo Daniele annuncia che sta per finire l’esilio e Israele sta per tornare, ma pare proprio indicare un preciso momento della storia -ovvero fra «Settanta settimane»- quando sarà instaurato il regno del Messia, del Cristo. Osserviamo che si parla di «settimane» e non di «anni», tuttavia tutte le interpretazioni ritengono però che si tratti di settimane di anni, quindi in totale 490 anni (70×7). Questa chiave di lettura coincide con altri passaggi nella Bibbia: in Genesi 29,26-28 si legge: «Rispose Làbano: “Non si usa far così nel nostro paese, dare, cioè, la più piccola prima della maggiore. Finisci questa settimana nuziale, poi ti darà anche quest’altra per il servizio che tu presterai presso di me per altri sette anni»E in Levitico 25:8: «Conterai pure sette settimane d’anni: sette volte sette anni; e queste sette settimane d’anni ti faranno un periodo di 49 anni».

Inoltre, la frase di Daniele non avrebbero assolutamente senso se assumessimo che, ad esempio, in 7 giorni si possa stringere alleanza con molti e che addirittura in metà settimana, quindi in 3,5 giorni (??), si possano interrompere sacrifici e offerte sacrificali (ricordiamo che la cadenza settimanale di sette giorni era già accertata da dopo l’esilio babilonese, quindi nel 586 a.C., anche se probabilmente l’uso preesisteva da molto tempo. Anche la versione italiana della Bibbia ebraica, edizione del 1967, fa notare: «Qui settimane si devono intendere di anni; settanta settimane di anni» (Gli agiografi, ed. 1967, p. 271).

Le settanta settimane (490 anni) vengono quindi divise da Daniele in modo preciso in tre periodi: 7 settimane (ovvero, 49 anni), 62 settimane (434 anni) e 1 settimana (7 anni). Le prime 7 settimane (49 anni) passeranno dal decreto per la ricostruzione di Gerusalemme fino alla fondamentale figura di un consacrato (che nella versione greca di Teodizione viene definito “unto”, nel senso della consacrazione ebraica e “comandante o “leader”).

Dopo le 7 settimane, ci vorranno altre sessantadue settimane (434 anni)per ricostruire Gerusalemme e il Tempio. Sarà un periodo di lotta e di prove. Dopo questi 483 anni (49 + 434), verrà il Messia e sarà ucciso ingiustamente. Dopo di ché, in una settimana (cioè 7 anni), un principe straniero distruggerà Gerusalemme e il Tempio, ponendo fine del culto antico. Il termine «inondazione» sottolinea il carattere apocalittico dell’evento.

 






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)