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CXV (115) - A monna Isa, figliuola che fu di Giovanni d'Agnolino Salimbeni

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi sposa ferma e fedele, e che non vi volliate al vento, come fa la foglia. Non voglio che così si volla l'anima vostra, nè 'l santo desiderio, per veruno vento contrario di veruna tribolazione o persecuzione che desse il mondo o il dimonio: ma virilmente coll'affetto della virtù e della perseveranzia e la memoria del sangue di Cristo, le passiate tutte; nè per detto di neuna creatura si remova questo desiderio, che giungono con detti e con gli iniqui consigli loro. Onde voi sarete sposa fedele e ferma, fondata sopra la viva pietra, Cristo dolce Gesù. Non perderete ilvigore, e la parola non verrà meno nella bocca vostra; anco, l'acquisterete; però che non debbe diminuire la virtù nè l'ardire in colui che desidera e vuole acquistare virtù, ma debbe crescere. Ricordomi che secondo il mondo, vi sete fatta temere, e messovi sotto piedi ogni detto e piacere degli uomini: e questo è fatto solo per lo miserabile mondo. Non debbe adunque aver meno vigore la virtù; ma per una lingua, ne dovete aver dodici, e rispondere arditamente a' detti del dimonio, che vuole impedire la salute vostra. E se terrete silenzio sarete ripresa nell'ultimo dì; e detto sarà a voi: maledetta sia tu che tacesti! E però non aspettate quella dura reprensione. Son certa (se vorrete seguitare l'Agnello derelitto e consumato in croce per la via delle pene, strazi, obbrobri e villanie), che non terrete silenzio.

Voglio dunque che seguitiate lo sposo vostro Cristo, con ardito e santo desiderio entriate in questa battaglia nuova, a combattere con perseveranzia infino alla morte, dicendo: «per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, il quale è in me, che mi conforta». Ora all'entrata sentite voi la spina; ma poi ne averete il frutto, e riceverete gloria dalla loda di Dio. Orsù virilmente, e con vera e santa perseveranzia! E non dubitate, punto. Del fatto dell'abito, mi pare che sia da seguitare quello che lo Spirito Santo per la vostra bocca domandò, senza essere indotta da persona; lassare menare le lingue a modo loro. Questo non vi scemerà la devozione del glorioso padre vostro santo Francesco; anco, la crescerà. Non di meno voi sete libera: poniamochè fusse piuttosto difetto che non, a tornare a dietro quello che è cominciato.

De' fatti della Contessa, mi pare che si potesse fare che ella venisse alla Rocca prima che io venissi. Io credo che farà bene. Poi faremo quello che lo Spirito Santo farà fare. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Gesù dolce, Gesù amore.



CXVI - A monna Pantasilea, donna di Ranuccio da Farnese

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima suoro in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi con vero lume e cognoscimento di voi e di Dio, acciocchè cognosciate la misera fragilità del mondo. Perocchè l'anima che cognosce la miseria sua, cognosce bene quella del mondo; e chi cognosce la bontà di Dio in sè, la quale trova nel cuore suo (cioè, cognoscendosi creatura ragionevole, creata alla imagine e similitudine di Dio), subitamente allorachè l'anima è venuta a questo santo e vero cognoscimento, essa ama Dio in verità; e ciò che ell'ama, retribuisce al suo Creatore, e ogni dono e ogni grazia. E accordasi sempre con la volontà sua; e di ciò che Dio fa e permette a lei, è contento; perocchè vede che Dio non vuole altro che la sua santificazione. Questo ci manifesta il verbo dolce del Figliuolo di Dio; perocchè, acciò che fussimo santificati in lui, corse come innamorato alla obbrobriosa morte della croce, sostenendo morte con amari tormenti per liberare noi dalla morte eterna. Adunque, poi che la morte e il sangue di Cristo ci manifesta l'amore inestimabile che Dio ci ha, e che non vuole altro che il nostro bene; doviamo portare con vera pazienzia ogni fadiga e tribulazione, e per qualunque modo egli ce la concede, sempre pigliare una santa speranza in lui, pensando che lui provvederà in ogni nostro bisogno, e non ci darà più che noi possiamo portare. A misura ce le dà: e se cresce fadiga, egli dà maggiore fortezza, acciò che noi non veniamo meno. Convienci dunque portarle e averle in riverenzia per Cristo crocifisso, e perché ellesono cagione e strumento della nostra salute. Perciocchè la fadiga e la tribulazione di questa vita ci fa umiliare eattutare la superbia, e fàcci levare il disordinato affettodel mondo, e ordinare l'amore nostro in Dio. E anco ci fa confermare in Cristo crocifisso, e sentire delle pene e obbrobri suoi. Sicché dunque elle sono di grande necessità a noi, se vogliamo godere l'eterna visione di Dio. Elle ci fanno sentire e destare dal sonno della negligenzia edella ignoranzia; però che nel tempo del bisogno ricorriamo a Cristo, cognoscendo ch'egli solo ci può aiutare. E per questo modo diventiamo grati del beneficio ricevuto e che riceviamo; e cognosciamo meglio la sua bontà, e la nostra miseria, però ch'egli è colui che è, e noi siamo coloro che non siamo, e l'essere nostro aviamo da lui. Bene lo vedete manifestamente; però che talora noi vorremmo la vita, e convienci avere la morte; e vogliamo la sanità, e siamo infermi; e tenere i figliuoli e ricchezze e le delizie del mondo, perché ci dilettano, e conviencele lassare. Questa è la verità, o che elle lassano noiper divina dispensazione o noi lasciamo loro per lo mezzo della morte, partendoci di questa tenebrosa vita. Sicchè vedete che noi non siamo cavelle per noi medesimi, se non pieni di peccati e di molta miseria: questo solo è nostro, e ogni altra cosa è di Dio.

Adunque, carissima suoro, aprite l'occhio dell'intelletto, e amate il vostro Creatore e ciò che lui ama, cioè lavirtù, e singolarmente la pazienzia, con vera e perfetta umiltà, non reputandovi alcuna cosa; ma solo rendere onore e gloria a Dio: possedendo le cose del mondo, e marito e figliuoli e ricchezze e ogni altro diletto, come cosa prestata, e non come cosa vostra. Perocchè, come già detto è, vengono meno; e non le potete tenere nè possedere a vostro modo, se non quanto piace alla divina Bontà di prestarvele. Facendo così, non vi farete Dio de' figliuoli nè di alcun altra cosa; anco, amerete ogni cosa per Dio, e fuora di Dio non cavelle; e spregierete il peccato, e amerete la virtù. Levate, levate l'affetto e 'l desiderio vostro dal mondo, e ponetelo in Cristo crocifisso, che è fermo e stabile, e che non viene mai meno, nè vi può esser tolto se voi non volete. Non dico, però, che voi non stiate nel mondo o nello stato del matrimonio più che voi vogliate, nè che voi non governiate i vostri figliuoli nè l'altra famiglia secondochè vi richiede lostato vostro: ma dico che viviate con ordine, e non senz'ordine. E in ciò che voi fate, ponetevi Dio dinanzi agli occhi; e state nello stato del matrimonio, e andate con timor santo e come a sacramento. E avere in riverenzia e' comandamenti della santa Chiesa, quanto egli è possibile a voi. E li figliuoli, nutricarli nelle virtù e nellisanti comandamenti dolci di Dio: perché non basta alla madre e al padre di notricargli solamente il corpo; chè questo fanno li animali, di notricare e' suoi figliuoli: madebbe nutricare l'anima nella Grazia, giusta il suo potere, riprendendoli e castigandoli nelli difetti che commettessero. E sempre vogliate che usino la confessione spesso, e la mattina odano la Messa, o almeno li dì comandati dalla santa Chiesa. E così sarete madre dell'anima e del corpo. Son certa che se averete vero cognoscimento di Dio e di voi, come detto è, voi 'l farete: perocchè senza questo cognoscimento nol potreste.

Onde, considerando me che per altra via non potrete avere la Grazia di Dio, dissi che desideravo di vedervi con vero lume e cognoscimento di voi e di Dio. Pregovi, per l'amore di Cristo crocifisso e per vostra utilità, che ilfacciate; e così adempirete in voi la volontà di Dio e il desiderio mio. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXVII - A monna Lapa sua madre, e a monna Cecca nel monasterio di Santa Agnesa di Montepulciano, quand'essa era alla rocca

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima madre e figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vestite del fuoco della divina carità sì e per sì fatto modo, che ogni pena e tormento, fame e sete, persecuzioni e ingiurie, scherni strazi e villanie, e ogni cosa portiatecon vera pazienzia; imparando dallo svenato e consumato Agnello, il quale con tanto fuoco d'amore corse all'obbrobriosa morte della croce. Accompagnatevi adunque con la dolcissima madre Maria, la quale, acciocchè i discepoli santi cercassero l'onore di Dio e la salute dell'anime, seguitando le vestigie del dolce figliuolosuo, consente che i discepoli si partano dalla presenza sua, avvegnachè sommamente gli amasse; ed ella rimane come sola, ospita e peregrina. E i discepoli che l'amavano smisuratamente, anco, con allegrezza si partono, sostenendone ogni pena per onore di Dio; e vanno fra i tiranni, sentendo le molte persecuzioni. E se voi gli dimandaste: «Perché portate voi così allegramente, e partitevi da Maria?» risponderebbero: «Perché abbiamo perduti noi, e siamo innamorati dell'onore di Dio e della salute dell'anime».
Così voglio dunque, carissima madre e figliuola, che facciate voi. E se per infino ad oranon fuste state, voglio che siate, arse nel fuoco della divina Carità, cercando sempre l'onore di Dio e la salute dell'anime. Altrimenti, sareste in grandissima pena e tribolazione, e terrestevi me. Sappiate, carissima madre, che io miserabile figliuola, non son posta in terra per altro: a questo m'ha eletta il mio Creatore. So che sete contenta che io l'obedisca. Pregovi che, se vi paresse che io stessi più che piacesse alla vostra volontà, voi stiate contenta; perocchè io non posso fare altro. Credo che, se voi sapeste il caso, voi stessa mi ci mandereste. Io stoper poner rimedio a uno grande scandalo, se io potrò. Non è però difetto della Contessa: e però ne preghiate tutti Dio, e cotesta Vergine gloriosa, che ci mandi effettoche sia buono. E tu, Cecca, e Giustina, v'annegate nel sangue di Cristo crocifisso; perocchè ora è il tempo di provare la virtù nell'anima. Dio vi doni la sua dolce ed eterna benedizione a tutte. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXVIII - A monna Catarina dello spedaluccio e a Giovanna di Capo in Siena

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissime figliuole in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi figliuole obbedienti, unite in vera e perfetta carità. La quale obedienzia e amore vi farà smaltire ogni pena e tenebre; perché l'obedienzia tolle quella cosa che ci dà pena; cioè la propria e perversa volontà, che si annega e uccide nella santa e vera obedienzia. Consuma e dissolvesi la tenebra per l'affetto della carità ed unione, perché Dio è vera carità e sommo eterno lume. Chi ha per sua guida questo vero lume, non può errare il cammino. E però io voglio, carissime figliuole, poichè tanto è necessario, chevi studiate di perdere le volontà vostre, e di avere questolume.

Questa è quella dottrina che sempre mi ricorda che v'è stata data, benchè poca n'aviate impresa. Quello che non è fatto, vi prego, dolcissime figliuole, che 'l facciate. E se voi nol faceste, stareste in continua pena, e terrestevi me miserabile che merito ogni pena.

A noi conviene fare per onore di Dio, come fecero gli Apostoli santi: poichè ebbero ricevuto lo Spirito Santo, si separarono l'uno dall'altro, e da quella dolce madre Maria. Poniamochè sommo diletto loro fusse lo stare insieme, nondimeno essi abbandonarono il diletto proprio, cercarono l'onore di Dio e la salute dell'anime. E, perché Maria gli parta da sè, non tengono, però, che sia diminuito l'amore, nè che siano privati dell'affetto di Maria. Questa è la regola che ci conviene pigliare a noi. Grande consolazione so che v'è la mia presenzia: nondimeno, come vere obedienti, dovete voi la consolazione propria, per onore di Dio e salute dell'anime, non cercare; e non dare luogo al dimonio, che vi fa vedere d'essere private dell'affetto e dell'amore ch'io ho all'anime e a'corpi vostri. Se altrimenti fusse, non sarebbe fondato in voi. E io vi fo certe di questo, che io non v'amo altro che per Dio. E perché pigliate pena tanto disordinata delle cose che si vogliono fare per necessità? Oh come faremo, quando ci converrà fare i gran fatti, quando ne' piccioli veniamo così meno? Egli ci converrà stare insieme e separati secondo ch'e' tempi ci verranno. Testè vuole e permette il nostro dolce Salvatore che noi siamo separati per suo onore.

Voi sete in Siena, e Cecca e la Nonna sono a Monte Pulciano. Frate Bartolomeo e frate Matteo vi saranno e sonovi stati. Alessa e Monna Bruna sono a Monte Giovi di lunga da Monte Pulciano diciotto miglia; e sono con la contessa e con Madonna Isa. Frate Raimondo e frate Tomaso e Monna Tomma e Lisa e io siamo alla Rocca fra' mascalzoni; e mangiansi tanti dimoni incarnati, che frate Tomaso dice che gli duole lo stomaco. E con tutto questo non si può saziare. E più appetiscono; e trovanci lavoro per uno buono prezzo. Pregate la divina bontà che lor dia grossi e dolci e amari bocconi. Pensate che l'onore di Dio e la salute dell'anime si vede molto dolcemente. Voi non dovete volere altro nè desiderare. Facendo questo, non potete fare cosa che più piaccia alla somma eterna volontà di Dio, e alla mia. Orsù, figliuole mie, cominciate a fare sacrifizio delle volontà vostre a Dio. E non vogliate sempre stare al latte: chè ci conviene disponere i denti del desiderio ad ammorsare il pane duro e muffato, se bisognasse.

Altro non dico. Legatevi nel legame dolce della carità: a questo mostrerete che voi siate figliuole; e in altro no.Confortatevi in Cristo dolce Gesù. E confortate tutte le altre figliuole... Noi torneremo più tosto che si potrà, secondo che piacerà alla divina bontà. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXIX - A monna Alessa vestita dell'abito di Santo Domenico, quando era alla rocca

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti seguitare la dottrina dello immacolato Agnello col cuore libero e spogliato d'ogni creatura, vestito solo del Creatore, col lume della santissima fede. Perocchè senza il lume non potresti andare per la via dritta dello svenato e immacolato Agnello. E però desidera l'anima mia di vedere te, e l'altre, schiette e virili; e che non vi volliate mai per veruno vento che vi venisse. Guarda che tu non volli il capo a dietro; ma sempre va innanzi, tenendo a mente la dottrina che t'è stata data. E ogni dì di nuovo fa che entri nell'orto dell'anima tua col lume della fede, a trarne ogni spina che potesse affocare il seme della dottrina data a te, e a rivollere la terra: cioè che ogni dì spogli ilcuore tuo. Questo è di necessità di spogliarlo continuamente; perocchè spesse volte ho veduto di quelli, che è paruto che siano stati spogliati, che io gli ho trovati vestiti, per prova d'opere più che per parole. Con la parola parrebbe il contrario, ma l'operazione dimostra l'affetto. Voglio dunque che tu in verità spogli il cuore: seguitando Cristo crocifisso. E fa che il silenzio stia nella boccatua. Sonmi avveduta; che poco credo che l'altra l'abbia tenuto. Di questo molto m'incresce. S'egli è così, come mi pare, vuole il mio Creatore, che io porti, e io son contenta di portare; ma non son contenta dell'offesa di Dio.

Scrivestimi che pareva che Dio ti costringesse nell'orazione a pregarlo per me. Grazia sia alla divina bontà, che tanto amore ineffabile dimostra alla miserabile anima mia. Dicesti ch'io ti scrivessi se io avevo pena,e se io avevo delle mie infermità usate in questo tempo: a che ti rispondo, che Dio ha proveduto mirabilmente dentro e di fuore. Nel corpo ha proveduto molto in questo Avvento, facendo spassar le pene con lo scrivere; e vero è che, per la bontà di Dio, elle sono più aggravate che elle non solevano. E se egli l'ha più aggravate ha proveduto che Lisa è guarita, subito che frate Sati infermò; che è stato in su la estremità della morte. Ora quasi miracolosamente tanto è migliorato, che si può dire guarito. Ma pare che lo Sposo mio della Verità eterna abbia voluto fare una dolcissima e reale prova dentro e di fuore, di quelle che si veggono, e di quelle che non si veggono, che sono molto più, innumerabilmente, che quelle che si veggono: ma egli ha tanto dolcemente proveduto, insieme con la prova, che la lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo. Onde io voglio che le pene mi siano cibo, le lagrime beveraggio, il sudore mio unguento. Le pene voglio che mi ingrassino, le pene mi guariscano, le pene mi diano lume, le pene mi diano sapienza, le pene mi rivestano la mia nudità, le pene mi spoglino d'ogni proprio amore, spirituale e temporale. La pena della privazione delle consolazioni d'ogni creatura m'ha richiesta nella privazione delle virtù, in cognoscere la imperfezione mia, e il perfettissimo lume della dolce Verità, proveditore, e accettatore de' santi desiderii, e non delle creature: quello che non ha ritratto a dietro la sua bontà verso di me per la mia ingratitudine, per lo poco lume e cognoscimento mio; ma solamente ha ragguardato a sè, che è sommamente buono.

Pregoti per l'amore di Gesù Cristo crocifisso, dilettissima figliuola mia, che non allenti l'orazione; anco, la raddoppia (perocchè io ne ho maggiore bisogno che tu non vedi); e che tu ringrazi la bontà di Dio per me. E pregalo che mi dia grazia che io dia la vita per lui, e ch'eltolla, se gli piace, il peso del corpo mio; perocchè la vitamia è di poca utilità ad altrui; ma piuttosto è penosa, e gravezza ad ogni creatura da lunga e da presso per li peccati miei. Dio per la sua pietà mi tolla tanti difetti; equesto poco del tempo che io ho a vivere, mi faccia vivere spasimata per l'amore della virtù; e con pena offeri dolorosi e penosi desiderii dinanzi a lui per la salute di tutto quanto il mondo, e per la reformazione della santa Chiesa. Godi, godi in croce con meco; sicchè la croce sia un letto dove si riposi l'anima; una mensa dove si gusti ilcibo, e il frutto della pazienza con pace e con quiete.

Mandastimi dicendo... Della quale cosa fui consolata, sì per la vita sua, sperando che ella si corregga mandandola con meno vanità di cuore che infino a ora non ha fatto; e sì per li fanciulli, che erano condotti al lumedel santo Battesimo. Dio gli dia la sua dolcissima grazia; e gli dia la morte, se non debbono essere buoni. Benedì loro, e conforta lei in Cristo dolce Gesù; e digli ch'ella viva col santo e dolce timore di Dio; e che ella ricognosca da Dio la grazia ch'ell'ha ricevuta, che non è stata piccola, ma bene grande. E se ella ne fusse ingrata, dispiacerebbe molto a Dio; e forse ch'e' non la lasserebbe impunita.

Raccomandati... Di costoro novella neuna non ho avuto; la cagione non so. Sia fatta la volontà di Dio. Il nostro Salvatore m'ha posta in su l'Isola, e da ogni parte i venti percuotono. Ognuno goda in Cristo crocifisso, di lunga l'uno dall'altro. Sèrrati nella casa del cognoscimento di te. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



CXX (120) - A monna Rabe di Francesco de' Tolomei

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vivere morta alla propria sensualità; perocchè in altro modo non potresti partecipare la vita della Grazia. Adunque voglio che con grandissimo affetto e desiderio v'ingegniate di levarvi dalla fragilità del mondo: chè non è cosa convenevole che noi, che siamo fatti per gustare l'abitazione del cielo, in nutricarci del cibo della virtù, che noi gustiamo la terra e nutrichianci del proprio amore sensitivo, onde procedono tutti e' vizi. Ma dovianci levare e salire all'altezza delle virtù, aprendo l'occhio dell'intelletto a ragguardare in sul legno della croce dove troviamo l'Agnello, arbore di vita, che del corpo suo ha fatto scala.

Il primo scaglione che ci ha insegnato a salire, sono e' piedi, cioè l'affetto, chè come e' piedi portano il corpo, così l'affetto porta l'anima. Essendo saliti il primo, cioè co' piedi confitti e chiavellati in croce, troverete l'affettospogliato del suo disordinato amore. Giungendo al secondo, cioè al costato aperto di Cristo crocifisso, e vedrete il secreto del cuore; con quanto amore ineffabile ci ha fatto bagno del sangue suo. Nel primo si leva, e si spoglia l'affetto, nel secondo gusta l'amore che trova nel cuore aperto di Cristo. Vedendo il terzo scaglione, e giungendo cioè alla bocca del Figliuolo di Dio, nutricasi nella pace. Chè, poi che l'anima è vestita d'amore di Cristo crocifisso, e spogliata del perverso amore sensitivo che gli dà guerra, ha trovata la pazienzia: e ogni amaritudine gli pare dolce: anco, si diletta nelle persecuzioni e tribolazioni del mondo, da qualunque lato Dio le concede, perché ha trovata la pace della bocca. La persona che dà la pace, s'unisce con lui a cui la dà. Così l'anima,vestita delle virtù, con affetto d'amore gusta Dio, ed unisce la bocca del santo desiderio nel desiderio di Dio, ed in esso desiderio di Dio s'unisce con pace e quiete. Sicchè vedete che Cristo crocifisso ha fatta la scala del corpo suo, acciocchè noi sagliamo all'altezza del cielo della vita durabile, dov'é vita senza morte, e luce senza tenebre, e sazietà senza fastidio, e fame senza pena: chè, come dice santo Agostino, di lunga è il fastidio dalla sazietà, e di lunga è la pena dalla fame, perché e' cittadiniche sono a vita eterna, di quello che hanno fame e desiderio, sono saziati nella eterna visione di Dio.

Bene è ignorante e miserabile quell'anima che per suo difetto perde tanto bene, e fassi degna di molto male. Levatevi su dunque, figliuola carissima, e non aspettate quel tempo che voi non avete; ma con grande affetto d'amore vi levate dalla perversità dell'amore sensitivo vostro, il quale vi toglie il lume della ragione, e favvi amare il mondo e' figliuoli senza modo. Chè in altro modo, non potresti giungere al fine per lo quale sete creata. E però dissi che io desideravo di vedervi vivere morta alla propria volontà e al proprio amore, perché mi pare che ci sete pure assai viva. E a questo me n'avveddi, alla lettera che voi scriveste, che il cieco amore vi faceva uscire fuore del modo ordinato secondo Dio. Mandaste dicendo che Francesca stava molto male: per la qual cosa vollevate che frate Matteo ne venisse, rimossa ogni cagione; e se non venisse, che rimanesse con la vostra maledizione: non potendo fare altro, tollesse uno contadino a sua compagnia. Dicovi che la mattezza e stoltizia vostra voi non la potete negare. Lasciamo stare che non fusse secondo Dio; ma, secondo quel poco del senno che ci porge la natura, se l'aveste avuto, non l'avereste fatto. Se avevate o avete desiderio, o per bisogno per contentare la vostra figlia, che frate Matteo ne venga: avereste mandati una coppia di frati, che l'uno ne fussi venuto con lui, e l'altro rimaso: chè voi sapete beneche nè l'uno nè l'altro può venire nè rimanere solo. Ma voi favellate come persona passionata, che avete piene l'orecchie di mormorazioni. Tutto questo v'avviene perché non avete levata la faccia dalla terra, nè salito il primo scalone de' piedi: che se l'aveste salito, desidererestesolo che 'l vostro figliuolo cercasse l'onore di Dio e la salute dell'anime. Con questo desiderio voi e l'altre e gli altri vi turereste l'orecchie, e vi mozzereste la lingua, pernon udire le parole che vi sono dette, e per non dirle. Or non più così. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso; e levatevi dalla conversazione de' morti e conversate co' vivi, con le vere e reali virtù. Altro non vi dico. Confortate Francesca... Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)