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XCVII (97) - A monna Pavola da Siena, e alle sue discepole, quando stava a Fiesole

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissima e carissima figliuola e suoro in Cristo Gesù, io Catarina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo e confortovi e benedico nel prezioso sangue suo. Con desiderio io ho desiderato di vedervi unite nella sua ardentissima carità, la quale carità e amore fa diventare l'anima una cosa con Dio. Oh carità, piena di letizia e di gaudio e d'ogni securità, in tanto che ogni cosa tempestosa vi diventa pacifica e tranquilla! Oh madre carissima della dolce carità, tu parturisti tutti e' figliuolidelle virtù. Sapete, dilettissima mia suoro, che neuna virtù è viva senza la carità. Così disse quello dolce innamorato di Pavolo, vasello di elezione: «Se io avessi lingua angelica, e dessi ogni cosa a' poveri; non avendo carità, nulla mi vale». E veramente egli è così: perocchè l'anima che non è in carità, non può fare cosa che sia piacevole a Dio; anco, parturisce e' figliuoli morti delle virtù. Perché sono morte? Perché non ci è Dio, che le dia vita, cioè la carità; perocchè chi sta in carità, sta inDio, e Dio in lui. Ma la sposa di Cristo, che è vulnerata di questa saetta della carità, non resta mai d'adoperare; come la ferita fresca, che sempre batte molto maggiormente il cuore nostro. Ogni dì di nuovo gli sono gittate di nuove saette, cioè saette d'ardentissima carità; perocchè non passa mai tempo, che la bontà di Dio non gitti carboni accesi sopra del corpo nostro.

E se noi ci volliamo verso l'essere che la bontà di Dio ha dato a noi, veggiamo che egli non ci creò se non per pura carità; e perché noi godessimo il bene il quale aveva in sè medesimo, e darci vita eterna. E però dice santo Pavolo, che Dio non vuole altro che la nostra santificazione. E ciò che dà, dà a questo fine, acciò che siamo santificati in lui. O somma e eterna Verità, bene il desti adivedere: perocchè avendo noi perduta la Grazia, non potevamo participare questo bene; onde vedendo Dio che questa sua volontà non si poteva adempire per lo peccato, costretto dallo amore pazzo che aveva in noi, mandò l'unigenito suo Figliuolo a fabbricare le nostre iniquitadi sopra il corpo suo. Onde, subitochè questo Verbo fu innestato nella carne nostra nel ventre di Maria, subito il giudicò all'obbrobriosa morte della croce, posto nel campo di questa vita a combattere per la sposa sua, e per trarla dalle mani del demonio che la possedeva come adultera. Onde dunque, questo dolce cavaliere, come dice santo Bernardo, e' salse a cavallo in sul legno della santissima croce, e misesi l'elmo della corona delle spine bene fondata, e' chiovi nelle mani e ne' piedi, e la lancia nel costato, per manifestarci il secreto del cuore. Oimè amore! amore! Parti che sia bene armato questo nostro dolce Salvatore? Confortiamoci; però ch'egli averà la battaglia per noi. Così disse egli a li discepoli suoi: «Rallegratevi, però che io ho sconfitto il principe del mondo». E santo Augustino dice che con la mano confitta e chiavellata ha sconfitte le demonia.

Adunque non voglio che alcuno timore caggia in voi, dilettissime mie figliuole, nè per demonio visibile nè invisibile. Ma se egli vi dasse molte battaglie e illusioni, opaura di non poter perseverare nelle operazioni cominciate, confortatevi dicendo: «Per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, perché egli ha sconfitto per me le demonia». O dolcissimo amore Gesù, tu hai giocato con la morte in sulla croce alle braccia, e la morte vinse la vita, e la vitavinse la morte; cioè che per la morte del corpo suo destrusse la morte nostra, e per la morte nostra destrusse lavita del corpo suo. Oh inestimabile dilezione di carità! E tutto questo ci manifesta l'amore, e la volontà, e 'l fine per lo quale ci creasti, cioè solo per darci vita eterna. Oamore dolce, quale fuoco dunque si difenderà che non s'accenda a tanto fuoco di amore, vedendo che Dio ci ha donato l'unigenito suo Figliuolo, e il Figliuolo ci ha donata la vita con tanto desiderio, che non pare che 'l possa esprimere, quando ci dice: «Con desiderio io ho desiderato di fare la Pasqua con voi innanzi che io muoia». O dolcissimo amore, dicevi della Pasqua di fare sacrificio del corpo tuo al Padre tuo per noi. O Amore con quanta carità e con quanta letizia dicesti quella parola difare di te sacrificio, perché ti vedevi presso al termine! Tu facesti come colui il quale ha avuto grandissimo desiderio di fare una grandissima operazione, che quando se la vede pressochè fatta, ha gaudio e letizia. E con questa letizia corse questo innamorato all'obbrobrio della santissima croce.

Adunque io vi prego, suoro, e voi figliuole, che di questo noi ci dilettiamo, cioè di portare gli obbrobrii suoi. Ponete ponete la bocca al costato del Figliuolo di Dio; però che è una bocca che gitta fuoco di carità, e versa sangue per lavare la nostre iniquitadi. Dico che l'anima che vi si riposa e ragguarda coll'occhio dello intelletto il cuore consumato e aperto per amore, ella riceve in sè tante conformità con lui, vedendosi tanto amore, che non può fare che non ami. E allora diventa l'anima ordinata; però che ciò ch'ama, ama per Dio, e neuna cosa ama fuore di lui; e così diventa un altro lui per desiderio, perocchè non si trova altra volontà che quella di Dio. Non siate adunque negligenti, ma sempre correte, rompendo le vostre volontadi. Permanete figliuole mie, nella santa dilezione di Dio. Fate che adempiate il mio desiderio, sicchè io vi veggia una cosa unite e trasformate in lui.

Catarina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo. Confortate Monna Bartolomea e tutte l'altre; e ditele che non si volla addietro a mirare l'arato, ma sempre perseveri nel santo proponimento perocchè senza la perseveranzia non potreste ricevere la corona. Laudato sia Gesù Cristo: Gesù dolce, Gesù Gesù.



XCVIII - A frate Tommaso della Fonte dell'ordine de' predicatori in Siena

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi spogliato di voi pienamente, acciocchè perfettamente vi troviate vestito di Cristo crocifisso. E pensate, padre mio dolce, che tanto ci manca di lui, quanto ci riserviamo di noi. Quanto doviamo dunque diradicare da noi ogni propria volontà, e ucciderla e annegarla, poichè ella è cagione di privarci di tanto ricco vestimento! Il qual illumina l'anima, infiammata e fortificata. Illuminandola della verità eterna, gli mostra che ciò che ci addiviene in questa vita,è per nostra santificazione, e per farci venire a virtù: infiammala di desiderio affocato in fare grandi fatti per Dio, e di dare la vita per onore di Dio e salute dell'anime; e fortificala, perocché non è lume nè fuoco senza fortezza. Perché il lume e l'amore portano ogni grande peso: la guerra, la pace, la tempesta, la bonaccia: e tanto gli pesa la mano ritta quando la manca, tanto l'avversità, quanto la prosperità, perché da una medesima fonte vede procedere l'una e l'altra, e per uno medesimo fine. Oh quanto virilmente naviga questa anima, che sì bene si spogliò; onde fu rivestita! Ella non può volere nè desiderare se non la gloria e loda del nome di Dio, la quale cerca nella salute dell'anime. Di queste si fa uno suo cibo: e none 'l vuole mangiare altrove, che in su la mensa della croce, cioè con pena, scherni e rimproverio, quanto a Dio piace di concedergli. Tanto gode quanto si vede portare senza colpa. A questo alto stato non si può venire col peso del vestimento nostro. E però vi dissi ch'io desideravo di vedervi spogliato di voi pienamente: e così vi prego che v'ingegniate di fare per l'amore di Cristo crocifisso. Non dico più.

Avemmo addì XIII di giugno la vostra... Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



XCIX - A Neri di Landoccio de' Pagliaresi

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo mio in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo e confortovi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi unito e trasformato e confermato in Cristo Gesù. La qual cosa, figliuolo mio dolcissimo, l'anima non può fare, cioè d'essere conformata con Cristo perfettamente, se al tutto non si stacca dalla conformazione del secolo. Però che il mondo è contrario a Dio, e Dio è contrario al mondo; non hanno veruna conformità insieme. E veramente così è: chè noi vediamo che Dio-Uomo elesse perfetta povertà, ingiurie, strazi, scherni, villanie, fame, sete; spregiò gloria e onore umano; sempre cercò la gloria del Padre e la salute nostra; sempre perseverando con vera e perfetta pazienzia; e non era in lui superbia; ma perfetta umiltà. Oh inestimabile diletta carità, ben fe contrario al secolo! Il secolocerca gloria e onori, delizie, superbia, impazienzia, avarizia, odio, rancore, e amor proprio di sè medesimo con tanta strettezza di cuore, che non vi cape il prossimo per Dio. Oh quanto s'ingannano gli stolti uomini che sono conformati con questo malvagio secolo! Che volendo onori, sono vituperati; volendo ricchezze, sono poveri, perché non cercano la vera ricchezza; volendo letizia e delizie, hanno tristizia e amaritudine, perché sono privati di Dio, che è somma letizia. Non vogliono nè morte nè amaritudine, e caggiono nella morte e nella amaritudine; vogliono fermezza e stabilità, e dilungansi dalla pietra viva. Or vedi dunque, carissimo figliuolo, quanta differenzia egli è da Cristo al secolo. E però e' veri servi di Dio, vedendo che 'l mondo non ha veruna conformità con Cristo, si studiano con ogni sollecitudine di non avere neuna conformità col mondo: anco, si levano con odio e dispiacimento; e diventano amatori di ciò che Dio ama, e non hanno altro desiderio se non di conformarsi con Cristo crocifisso, seguitando sempre le vestigie sue, affocati e innamorati delle vere e reali virtù. E quello che essi veggono che Cristo elesse per sè, vogliono per loro: e per contrario ricevono; perocchè, eleggendo povertà e viltà, sono sempre onorati. Eglino hanno pace e diletto, letizia e gaudio ed ogni consolazione, privati d'ogni tristizia. E non me ne maraviglio; però che sono conformati e trasformati con la somma eterna Verità e Bontà di Dio, dove si contiene ogni bene, dove s'adempiono i veri e santi desiderii.

Adunque bene è da seguitarlo, e al tutto levarsi via e tagliarsi da questa tenebrosa vita. Il coltello dell'odio edispiacimento di voi, e l'amore puro di Dio ve ne taglierà. Dicovi, figliuolo carissimo, che questo coltello e dispiacimento non potreste avere senza la continua memoria di Dio, singolarmente dell'abbondanzia del sangue del Figliuolo di Dio, che ve ne ha fatto bagno, svenando e aprendo sè medesimo con tanto fuoco e ardentissimo amore in sul legno della santa Croce. Or qui acquisterete questo coltello dell'odio; però che per l'odio e dispiacimento del peccato è morto. L'amore il tiene legato: perocchè, come dicono e' Santi, nè chiovi nè croce era sufficiente a tenerlo, se non fusse il legame della divina Carità.

Or qui voglio che ragguardi e si riposi sempre l'occhio dell'intendimento vostro. Ine troverete e innamorerete delle virtù vere; e troverete una perseveranzia, che nè dimonia nè creatura vi potrà separare da esse virtù, con volontà di soggiogarvi e sottomettervi ad ogni creatura per Dio, con vera e perfetta umiltà. Verravvi in tedio e in abominazione il mondo, e ogni sua operazione, nella memoria di questo sangue; e diventerete gustatore e mangiatore dell'anime: il quale è cibo de' servi di Dio. E di questo vi prego e consiglio, che sempre vi dilettiate di mangiare. E perché vi paia d'essere difettuoso, non lassate perciò; perocchè Dio ragguarda più alla buona volontà, che a' difetti nostri.

Anco vi dico, che nella carità del prossimo fatta per Dio è quello fuoco che purifica l'anima. E acciò che sia ben purificata, aiutate frate Bartolommeo quanto potete, mentre che vi sta, a trarli delle mani delle dimonia. Seio potessi venirvi aiutare, verrei volentieri; ma non pare che sia stata volontà di Dio. Per ora ci è poco tempo: nondimeno faremo quello che Dio ci farà fare. E sappiate, fratello, che io non ho fatto visibilmente, ma io ho fatto e farò invisibilmente.

Domandastemi, che io vi ricevessi per figliuolo: onde io, poniamochè indegna misera e miserabile sia, v'ho già ricevuto e ricevo con affettuoso amore; e sempre mi obbligo, e obbligherò dinanzi di Dio, d'entrare ricolta per voi d'ogni vostra iniquità commessa o che commetteste. Ma pregovi che adempiate il mio desiderio; cioè che vi conformiate con Cristo crocifisso, levandovi pienamente della conversazione del secolo, siccome detto è di sopra; perocchè in altro modo non potremmo avere la conformità di Cristo. Vestitevi, vestitevi di Cristo crocifisso; però che egli è quello vestimento nuziale che vi darà qui la Grazia, e poi vi porrà alla mensa della vita durabile a mangiare con i veri Gustatori. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Benedicete e confortate frate Bartolommeo, e frate Simone in Cristo Gesù.



C (100) - A frate Raimondo da Capua dell'ordine dei predicatori

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi portare de' pesi delle creature per affetto e desiderio dell'onore di Dio e della salute loro; e pastore vero, che con sollecitudine governiate le pecorelle che vi sono o fussero messe fra le mani, acciocchè il lupo infernale non le portasse; perocchè se ci commetteste negligenzia, vi sarebbe poi richiesto. Ora è tempo da dimostrare chi ha fame o no, e chi si sente de' morti, che noi vediamo giacere privati della vita della Grazia. Sollicitate dunque virilmente, e con vero cognoscimento, e con umili e continue orazioni infino alla morte. Sapete che questa è la via a volere cognoscere, ed essere sposo della verità eterna; e neuna altra ce n'è. E guardate che voi non schifiate fadighe; ma con allegrezza le ricevete: facendovegli a rincontra con santo desiderio; dicendo: «Voi siate le molte benevenute»; e dicendo: «Quanta grazia mi fa il mio Creatore, che egli mi faccia sostenere e patire per gloria e lode del nome suo!». Facendo così l'amaritudine vi sarà dolcezza e refrigerio offerendo lagrime con dolci sospiri per ansietato desiderio, per le miserabili pecorelle che stanno nelle mani del dimonio. Allora i sospiri vi saranno cibo, e le lagrime beveraggio. Non terminate la vita vostra in altro; dilettandovi e riposandovi in croce con Cristo crocifisso. Facendo così, sarete figliuolo dolce di Maria, e sposo della Verità eterna. Altro non dico. Date la vita per Cristo crocifisso, e annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Mangiate il cibo dell'anime in sul legno della croce con Cristo crocifisso: affogatevi e annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



CI - A Giacomo cardinale degli Orsini

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi dilettissimo e carissimo padre in Cristo Gesù, io Catarina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo: con desiderio di vedervi legato nel legame della divina e ardentissima carità. La quale carità mosse Dio a trarre noi di sè medesimo, cioè, dalla sua infinita sapienza, perché godessimo e participassimo il sommo bene suo. Egli è quello legame che, poichè l'uomo perdè la Grazia per lo peccato commesso, unì e legò Dio nella natura umana, e ha fatto uno innesto in noi; perocchè se la vita s'è innestata nella morte;sicchè noi morti abbiamo avuta la vita per l'unione sua. E perché Dio fu innestato nell'uomo, Dio-e-Uomo corse, come innamorato, all'obbrobriosa morte della croce. In su questo arbore si volle innestare questo Verbo incarnato; e non l'ha tenuto nè chiodi nè croce, ma l'amore, perocchè non erano sufficienti a te nere Dio-e-Uomo. Egli è quello dolce maestro ch'è salito in cattedra ad insegnarci la dottrina della verità, la quale l'anima che lasèguita non può cadere in tenebre. Egli è la via onde noi andiamo a questa scuola; cioè a seguitare le operazioni sue. Così disse egli: «Io son Via, Verità e Vita». E così èveramente padre; perocchè colui che seguita questo Verbo, per ingiurie, per strazii, per scherni, con obbrobri, pena e tormenti, con la vera e santa povertà, umile e mansueto a sostenere ogni ingiuria e pena, con vera e buona pazienzia, imparando da questo Maestro che n'è via, perché egli l'ha fatta, e tenuta osservata in sè medesimo, rende ad ogni uno bene per male: e questo è la dottrina sua. Bene vedete con quanta pazienzia egli ha portato e porta le nostre iniquitadi, che pare che faccia vista di non vedere: benchè quando verrà il punto e il termine della morte, allora mostrerà ch'egli abbia veduto, perché ogni colpa sarà punita, e ogni bene sarà remunerato. Odi grande pazienzia! che non ragguarda all'ingiurie che gli sono fatte in su la croce; onde il gridode' Giudei, che dall'uno lato gridano crucifige, e dall'altro, che egli discenda dalla croce, e egli grida: «Padre, perdona». E non si muove punto perché dicano ch'egli discenda, ma persevera infino all'ultimo; e con grande letizia gridò, e disse: Consummatum est. E poniamochè ella paresse parola di tristizia, ella era di letizia a quell'anima consumata e arsa nel fuoco della divina carità, del Verbo incarnato del Figliuolo di Dio. Quasi voglia dire il dolce Gesù: «Io ho consumato e adempito ciò ch'è scritto di me. Consumato è il desiderio penoso che avevo di ricomprare l'umana generazione. Onde io godo ed esulto che io ho consumata questa pena, e ho adempita l'obedienzia posta dal Padre mio, la quale avevo tanto desiderio di compire». O maestro dolce, bene ci hai insegnata la via e la dottrina; e bene dicesti verità, che tu eri Via, Verità e Vita. Perocchè colui che sèguita la via e la dottrina tua, non può avere in sè morte, ma riceve in sè vita durabile; e non è nè dimonio nè creatura nè ingiuria ricevuta che gli possa tollere, se egli non vuole. Vergognisi, vergognisi dunque l'umana superbia dell'uomo, e 'l piacimento e l'amore proprio di sè medesimo, di vedere tanta bontà di Dio abondare in lui, tante grazie e beneficii ricevere per grazia, e non per debito; e non pare che lo stolto uomo senta nè vegga tanto caldo e calore d'amore; che se fussimo di pietra, doveremmo già essere scoppiati.

Oimè, oimè, disaventurata me! io non ci so vedere altra cagione, se non che l'occhio del cognoscimento non si vuole ragguardare in su l'arbore della croce, dove si manifesta tanto caldo d'amore. Dolce e soave dottrina, piena di frutti che danno vita; dove è larghezza, in tanto che ha aperto e stracciato il corpo suo: per larghezza ha svenato sè medesimo, e fattoci bagno e battesimo del sangue suo. Il quale battesimo ogni dì possiamo e debbiamo usare con grande amore e continua memoria: che siccome nel battesimo dell'acqua si purifica l'anima dal peccato originale, e dàle la grazia; così nel sangue laveremo le nostre iniquitadi e impazienzie; e morravvi ogni ingiuria; e non la terrà a mente, nè vorràla vendicare, ma riceverà la plenitudine della grazia, la quale Grazia il menerà per la via diritta. Dico dunque, che vedendo questo, l'anima non si può tenere che al tutto non anneghi e uccida la sua perversa volontà sensitiva, che sempre ribella a sè e al suo Creatore: ma, come innamorato dell'onore di Dio e della salute della creatura, non ragguarda sè; ma farà come l'uomo che ama, che il cuore e l'affetto suo non sarebbe trovato in sè, ma in quello che egli ha posto l'amore suo. Ed è di tanta virtù l'amore, che di colui che ama e della cosa amata fa uno cuore e uno affetto; e quello che ama l'uno, ama l'altro. Perocchè se vi fosse altra divisione d'amore, non sarebbe perfetto. E spesse volte ho veduto, che quello amore che averemo ad alcuna cosa, o per nostra utilità o per alcuno diletto che noi trovassimo in essa o piacere, non si cura, per venire ad effetto, nè di villania nè d'ingiuria nè di pena che ne sostenga, e non ragguarda alla fatiga; ma guarda solo d'adempire la sua volontà della cosa ch'egli ama.

O padre carissimo, non ci lassiamo fare vergogna alli figliuoli delle tenebre; perocchè gran confusione è alli figliuoli della luce, cioè a' servi di Dio che sono eletti e tratti dal mondo, e singolarmente a' fiori e alle colonne che sono posti nel giardino della santa Chiesa. Voi dovete essere fiore odorifero, e non puzzolente, vestito di bianchezza di purità, con odore di pazienzia e ardentissima carità; largo e liberale, e non stretto, imparando dalla prima Verità che per larghezza diè la vita. Or questo è quello odore che dovete gittare alla sposa dolce di Cristo, che si riposa in questo giardino. Oh quanto si diletta questa dolce sposa in queste dolci e reali virtù! Costui è figliuolo legittimo, e però ella il pasce e notrica alpetto suo, dandogli il latte della divina Grazia, la quale èatta e sufficiente a darci la vita dell'eterna visione di Dio.Così disse Cristo a Paoluccio: «Bastiti, Paolo, la grazia mia». Dico che sete colonna posta a guardare il luogo di questa sposa: onde non dovete essere debile, ma forte; perocchè la cosa debile, ogni piccolo vento che venisse, o per tribolazione o per ingiuria che ci fosse fatta, o pertroppo abbondanzia di prosperità e delizie o grandezze del mondo, l'uno vento e l'altro la farebbe cadere. Io voglio dunque che siate forte, poichè Dio v'ha fatto colonna della santa Chiesa sua. Hacci dunque modo da fortificare la nostra debilezza?

Sì bene, con l'amore. Ma non sarebbe ogni amore atto a fortificare. Non sarebbe lo stato nè la ricchezza, nè le superbie nostre, nè ira nè odio contra coloro che ci fanno ingiuria, nè essere amatore di veruna cosa creata, fuore di Dio. Questo così fatto amore non tanto che egli ci dia forza, ma egli ci tolle quella che noi abbiamo; e tanto è misero e miserabile questo amore, che conduce l'uomo alla più perversa servitù che possa avere, e fállo servo e schiavo di quella cosa che non è, e tollesi la dignità e la grandezza sua. Ed è cosa ragionevole che ne sostenga pena; perocchè esso medesimo si è privato di Dio. Dunque non è da fare altro, se non di ponere l'affetto e il desiderio suo e l'amore in cosa più forte di noi, cioè in Dio, onde noi abbiamo ogni fortezza. Egli è lo Dio nostro, che ci amò senza essere amato. Onde subito che l'anima ha trovato e gustato si dolce amore, forte sopra ogni forte, ad altro non si può accostare, nè altro può desiderare, se non lui; fuori di lui, non cerca nè vuole cavelle. Onde costui è allora forte, perocchè s'è appoggiato e legato in cosa ferma e stabile e che mai non si muta per veruna cosa che avvenga, e sempre seguita le vestigie e li modi di colui che egli ama: perocchè egli è fatto uno cuore e una volontà con lui. Vede che sommamente Cristo si dilettò d'ogni pena e viltà: poniamochè fosse Figliuolo di Dio, nondimeno come agnello umile, mansueto e despetto, conversò con gli uomini. E però si dilettano li servi suoi di questa via; odiano e dispiaceglitutto quanto il contrario, e fuggonlo. Costoro sono fatti una cosa con lui, e amano quello che Dio odia. Onde ricevono tanta fortezza, che veruna cosa gli può nuocere. Fanno costoro come veri cavalieri, che non veggono mai tanta tempesta che se ne curino; e non temono, perché non si confidano in sè, ma tutta la speranza e fede loro è posta in Dio, cui elli amano: perocchè vedono ch'egli è forte, e Vuole e puole sovvenire. Onde allora dicono con grande umiltà con santo Pavolo: «Ogni cosa potrò per Cristo crocifisso, ch'è in me, che mi conforta».

Or non più dunque dormite, Padre. Poichè sete colonna, debile per voi, ma innestatevi in su l'arbore della croce, e legatevi per affetto e per smisurata e ineffabile carità con l'Agnello svenato, che da ogni parte del corpo suo versa sangue. Rompansi questi cuori; non più durizia e non più negligenzia; perocchè il tempo non dorme ma sollicitamente fa il corso suo. Facciamo mansione insieme con lui per amore e per santo desiderio: e non ci bisogna poi più temere. Questo è dunque il santo e dolce rimedio, cioè, che la creatura cognosca, sè medesima non essere: e sempre si vede fare quella cosa che non è; cioè il peccato, e ogni altra cosa ha da Dio. E quando ha cognosciuto sè, e egli cognosce la bontà di Dio in sè; e cognoscendo lui ama, e sè odia non sè in quanto creatura, ma in quanto si vede ribello al suo Creatore. Andando dunque con questo santo e vero cognoscimento, non erra la via, ma va virilmente; percch'egli unito e trasformato in colui che è Via, Verità, e Vita; e hàlo sì fortificato, che nè dimonio nè creatura gli può tollere la sua fortezza; sì ei s'è fatto una cosa con lui. Or questo è il miodesiderio, cioè di vedervi legato in questo dolce e forte legame: e a questo me n'avvedrò. E uno de' principali segni che noi abbiamo che ci manifesti d'esser legati e discepoli di Cristo, cioè se noi rendiamo bene per male: altrimenti saremo in stato di dannazione. Molto è questo spiacevole a Dio in ogni creatura, ma specialmente nelli vostri pari, che sete posti per specchio nella santa Chiesa, dove li secolari si specchiano. E bene dovremmo ragguardare, chè egli è maggiore la ingiuria che noi facciamo a Dio, ch'è infinito, che la ingiuria ch'è fatta per la creatura, che,è finita; e nondimeno vogliamo che ci perdoni e faccia pace con noi, e vorremmo che facesse vista di non vedere l'offese nostre. Così dunque debbiamo fare noi verso i nemici nostri; e così vi prego e costringo da parte di Cristo crocifisso, che facciate per onore di Dio e salute vostra. Non dico più. Perdonate alla mia ignoranzia, perché per l'abbondanzia del cuore la lingua favella troppo. Pregovi per quello Amore ineffabile, che voi mi siate uno campione nella santa Chiesa, cercando sempre l'onore di Dio e la esaltazione sua, e non di voi medesimo; siccome mangiatore e gustatore dell'anime. Studiatevi di fare ciò che potete, pregando il Padre santo che tosto ne venga e non tardi più. E confortatelo a ratto levare il gonfalone della santissima croce, e andare sopra l'infedeli, acciocchè la guerra che è tra'Cristiani vada sopra di loro. E non temete per veruna cosa che vedeste apparire, perocchè l'aiuto divino è presso di noi. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)