00 13/03/2022 11:56

CII (102) - A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo Padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi sposo vero della Verità e seguitatore e amatore d'essa Verità. Ma non veggo il modo che potiamo gustare e abitare con questa Verità se noi non cognosciamo noi medesimi. Perocchè nel cognoscimento di noi, in verità cognosciamo, noi non essere, ma troviamo l'esser nostro da Dio, vedendo che egli ci ha creati alla immagine e similitudine sua. E nel cognoscimento di noi troviamo ancora la recreazione che Dio ci fece, recreandoci a Grazia nel sangue dell'unigenito suo Figliuolo; il quale sangue ci manifesta la verità di Dio Padre. La verità sua fu questa; che egli ci creò per gloria e loda del nome suo, e perché noi participiamo l'eterna bellezza sua, perché fussimo santificati in lui. Chi cel dimostra, che questo sia la verità? ilsangue dello immacolato Agnello.

Dove troviamo questo sangue? nel cognoscimento di noi. Noi fummo quella terra dove fu fitto il gonfalone della croce: noi stemmo come vasello a ricevere il sangue dell'Agnello, che correva giù per la croce. Perché fummo noi quella terra? Perché la terra non era sufficiente a tenere ritta la croce; anco, averebbe rifiutata tanta ingiustizia; nè chiovo era sufficiente a tenerlo confitto e chiavellato, se l'amore ineffabile che Egli aveva alla salute nostra non l'avesse tenuto. Sicché dunque l'affocata carità verso l'onore del Padre e la salute nostra, il tenne. Adunque fummo noi quella terra che tènnemo ritta la croce, e siamo il vaso che ricevemmo il sangue. Chi cognoscerà e sarà sposo di questa Verità, troverà nel sangue la Grazia, la ricchezza e la vita della grazia: e troverà ricoperta la nudità sua, e vestito del vestimento nuziale del fuoco della carità, intriso e impastato sangue e fuoco, il quale per amore fu sparto e unito con la Deità. Nel sangue si pascerà e notricherà di misericordia; nel sangue dissolve la tenebra e gusta la luce; perocchè nel sangue perde la nuvola dell'amore proprio sensitivo, e il timore servile che dà pena: e riceve timore santoe sicurtà del divino amore, il quale ha trovato nel sangue. Ma chi non sarà trovato amatore della Verità, non la cognoscerà nel cognoscimento di sè e del sangue. Che egli vada schiettamente e senza frasche o novelle o timore servile; e senta il lume della fede viva, non solamente in parole, ma che basti d'ogni tempo, cioè nell'avversità come nella prosperità, e nel tempo della persecuzione come nel tempo della consolazione; e per neuna cosa diminuisca la fede, e il lume suo. Perocchè la Verità ha fatto cognoscere nella Verità, e non tanto per gusto, ma per prova. Dico, che se questo lume e questa Verità non sarà trovata nell'anima, non sarà però, che non sia vasello che abbia ricevuto il sangue; ma per suo giudicio e sua confusione, in tenebre e dinudato del vestimento della Grazia, riceverà giustizia, non per difetto del sangue, ma perché esso spregiò il sangue, e, come accecato del proprio amore, non vide nè cognobbe la Verità nel sangue: onde egli l'ha ricevuto in ruina; e con grande amaritudine è privato dell'allegrezza del sangue e della dolcezza e del frutto del sangue, perché esso non conobbe sè nè il sangue in sè, e però non fu sposo fedele della Verità.

Adunque v'è bisogno di cognoscere la Verità, a volere essere sposo della Verità. Dove? Nella casa del cognoscimento di voi medesimo, cognoscendo, l'essere vostro avere da Dio per grazia, e non per debito. E in voi cognoscere la recreazione che v'ha data, cioè, d'essere recreato a Grazia nel sangue dell'Agnello, e ine bagnarvi, e annegare e uccidere la propria volontà. In altro modo, non sareste sposo fedele della Verità, ma infedele. E però io dissi che io desideravo di vedervi sposo vero della Verità. Annegatevi dunque nel sangue di Cristo crocifisso, e bagnatevi nel sangue, e inebriatevi del sangue, e saziatevi del sangue, e vestitevi di sangue. E se fuste fatto infedele, ribattezzatevi nel sangue; se il dimonio v'avesse offuscato l'occhio dell'intelletto, lavatevi l'occhio col sangue: se fuste caduto nella ingratitudine de' doni non cognosciuti, siate grato nel sangue; se fuste pastore vile e senza la verga della giustizia, condita con prudenzia e misericordia, traetela dal sangue; e coll'occhio dell'intelletto vederla dentro nel sangue, e con la mano dell'amore pigliarla, e con ansietato desiderio strignerla. Nel caldo del sangue dissolvete la tepidezza; e nel lume del sangue caggia la tenebra; acciocchè siate sposo della Verità e pastore vero e governatore delle pecorelle che vi sono messe tra le mani, e amatore della cella dell'anima e del corpo, quanto v'è possibile nello stato vostro. Se starete nel sangue, il farete; e se no, no. E però vi prego per amore di Cristo crocifisso, che voi il facciate. E spogliatevi d'ogni creatura (e io sia la prima);e vestitevi per affetto d'amore di Dio, e ogni creatura per Dio; cioè d'amarne assai, e conversarne pochi, se non in quanto si vede adoperare la salute dell'anime. E così farò io, quanto Dio mi darà la Grazia. E di nuovo mi voglio vestire di sangue, e spogliarmi ogni vestimento ch'io avessi avuto per fine a qui. Io voglio sangue; e nel sangue satisfò e satisfarò all'anima mia. Ero ingannata quando la cercavo nelle creature. Sicchè io voglio nel tempo della sollicitudine accompagnarmi nel sangue; e così troverò il sangue e le creature; e berrò l'affetto e l'amore loro nel sangue. E così nel tempo della guerra gusterò la pace, e nell'amaritudine la dolcezza; e nell'essere privata delle creature, e della tenerezza del padre, troverò il Creatore ed il sommo ed eterno Padre. Bagnatevi nel sangue: e godete, che io godo per odio santo di me medesima. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



CIII - A Benuccio di Pietro, e Bernardo di misser Uberto de' Belforti da Volterra

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi; condesiderio di vedere il cuore e l'affetto vostro e l'anima vostra pacificata con Cristo crocifisso; perocchè altrimenti non potreste partecipare la divina Grazia. Voi sapete, figliuoli miei, che solo il peccato è quello che fa cadere l'uomo nella guerra col suo Creatore. In che modo dunque potremo fare questa pace, poichè siamo caduti nella guerra mortale per le colpe nostre, e condannati siamo alle pene eternali, se pace non ci ha? Io voglio per certo che procacciamo il modo; poichè noi siamo caduti in tanto pericolo e danno dell'anima e del corpo: e modo non ci veggo altro che uno, cioè quello santo modo che tenne Dio verso di noi, quando per il peccato d'Adam tutta l'umana generazione cadde in guerra con Dio. Volendo dunque la misericordia di Dio fare pace con l'uomo, e della colpa commessa si conveniva pur fare vendetta; mandocci il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo, come nostra pace e tramezzatore. E 'l Figliuolo di Dio prese le nostre iniquitadi, e punille sopra il corposuo, siccome nostra pace e tramezzatore che egli fu. E dove le punisce? In su la dolorosa, penosa e obrobriosa morte della croce. Sicchè vedete che Dio col mezzo del suo Figliuolo ha fatto pace coll'uomo; ed è sì perfetta questa pace e sì compita, che poniamo l'uomo ricaggia in guerra pel suo peccato e defetto, egli ha lassato il sangue; il qual sangue riceviamo nella santa confessione, e ogni dì il possiamo usare, e avere tanto quanto piace a noi. Poi, dunque, che tanto di grazia e misericordia abbiamo ricevuta da Dio, non voglio che siamo ingrati nè scognoscenti; ma voglio che seguitiate le vestigie di Cristo crocifisso; acciocchè voi vi possiate pacificare con luiseguitando le sue vestigie, come detto è: perocchè altrimenti, stareste in continua dannazioine. Io ho detto che Dio per mezzo del Figliuolo suo, e il Figliuolo per mezzo del sangue, ci ha tolta la guerra e data la pace: così dico io a voi, cioè che col mezzo della virtù vi converrà levare la guerra e fuggire l'eterna dannazione: altrimenti, sareste confusi in questa vita e nell'altra.

Ma io voglio che voi sappiate: nè amare Dio nè virtù si può avere nell'anima senza il mezzo del prossimo suo. Come? Dicovelo. Io non posso, l'amore ch'io ho al mio creatore, mostrarlo in lui, perché a Dio non si può fare utilità. Conviene dunque pigliare il mezzo della sua creatura, e alla creatura sovvenire e fare quella utilità che a Dio fare non posso. E però Cristo a san Pietro, dimandandolo: «Pietro, m'ami tu?» Ed egli rispondendo, «sì»; Cristo rispose, e disse: «Pasci le pecorelle mie. Dell'amore che tu mi porti, tu non puoi fare a me alcuno bene: fanne dunque bene al prossimo tuo». Sicchè vedete, che col mezzo ci conviene pacificare della grande guerra che abbiamo con Dio. E sopra questo mezzo, acquisterete voi il mezzo della virtù. Io vi dissi che era quello dolce e glorioso mezzo il quale tolle ogni guerra e tenebra dell'anima. Ma tenete a mente: questa virtù s'acquista e truova nell'amore del prossimo suo, amando amici e nemici per Cristo crocifisso. E per esso spegnesi il fuoco dell'ira e dell'odio che l'uomo avesse col fratellosuo.

La virtude della carità e dell'umiltà si truova e s'acquista solo in amare il prossimo per Dio; perocchè l'uomo umile e pacifico caccia l'ira e l'odio del cuore suo verso il nemico, la carità caccerà l'amore proprio di sè, edilargherà il cuore con una carità fraterna, amando nemici e amici per lo svenato e consumato Agnello, come sè medesimo; e davagli una pazienzia contra ogni ingiuria che gli fusse detta o fatta, e una fortezza dolce in sapere portare e sopportare i difetti del prossimo suo. Allora l'anima che sì dolcemente ha acquistata la virtù avendo seguitate le vestigie del suo Salvatore, rivolse tutto l'odio che aveva al prossimo suo, verso sè medesimo, odiando e' vizi e' difetti e i peccati che ha commessi contra il suo Creatore, Bontà infinita. E però egli vuole fare vendetta di sè, e punirli sopra la parte sensitiva sua:cioè, che come la sensualità e vivere mondano egli appetisce odio e vendetta del prossimo suo; così la ragione ordinata in perfetta e vera carità, vuole fare il contrario,volendo amare e pacificarsi con lui. E così tutti quanti e'vizi hanno per contrario le virtù. E questa è quella virtù che fa pacificare l'anima con Dio; sicchè con la virtù vendica l'ingiuria che egli ha fatta.

E però vi dissi che desideravo di vedere el cuore e l'affetto vostro pacificato col vostro Creatore. Questa è la vera via: veruna altra ce n'ha. Io dunque, figliuoli miei, avendo desiderio della salute vostra, vorrei che col coltello dell'odio fosse tolto da voi, e non faceste come gli stolti e matti che col percuotere altrui, percuotono sè. Egli è il primo morto. Perocchè colui che sta nell'odio mortale, volendo uccidere il suo nemico, egli s'ha dato prima per lo petto a sè; perocchè la punta dell'odio gli è fitta per lo cuore, il qual ha morto a Grazia. Non più dunque guerra, per l'amore di Cristo crocifisso. E non vogliate tenere in tormento l'anima e il corpo. Abbiate timore del divino giudizio, il quale è sempre sopra di voi.

Non voglio dire più di questo: e dell'altre materie che s'appartengono alla salute vostra vi dirò a bocca. Ma ora vi prego e vi costringo, da parte di Cristo crocifisso, di due cose; l'una è, che io voglio che voi facciate pace con Dio, e co' nemici vostri; perché altrimenti non la potresti fare con la prima dolce Verità, se prima non la facestecol prossimo vostro. L'altra si è, che non vi sia fatica a venire un poco infino a me il più tosto che voi potete. Se non che a me è tanto malagevole il venire, io verrei a voi. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CIV - A frate Raimondo da Capua dell'ordine de' predicatori

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e dolcissimo padre, e negligente e ingrato figliuolo, in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel preziososangue suo; con desiderio di vedervi con vera e perfetta sollecitudine ad acquistare e conservare la virtù: perocchè senza sollecitudine l'anima non la trova; nè quella ch'egli ha, conserva. L'amore è quella cosa che fa il cuore sollicito, e muove i piei dell'affetto ad andare nel luogo dove si truova la virtù. L'anima dunque, che non è sollecita, segno è che non ama. Convienci dunque amare virilmente e schiettamente, e senza mezzo della propria sensualità o d'alcuna creatura che abbia in sè ragione; e per giungere a questo dolce amore, ci conviene aprire l'occhio dell'intelletto, e cognoscere e vedere quanto siamo amati da Dio. Ma ad avere questo cognoscimento, ci conviene andare co' piei dell'affetto nella casa del vero cognoscimento di noi, perché nel cognoscimento di noi si concepe l'odio verso la propria sensualita, e concepesi amore verso di Dio per la inestimabile sua carità, che ha trovata dentro da sè. Onde allora il cuore subito si leva con uno stimolo d'affocato desiderio, e va cercando in che modo possa più perfettamente spendere il tempo suo; parendogli sempre avere caro del tempo (perché nel tempo si vede acquistare il tesoro, e perdere, secondo che gli piace); e vedendo che in neuno modo può giungere a vera virtù, se non col mezzo della carità del prossimo. La quale carità trasse dal cognoscimento di Dio, perocchè nella bontà di Dio vide e cognobbe che 'l suo smisurato amore non si distendeva pure a lui, ma ad ogni creatura che ha in sè ragione, ed amici, e a nemici. Poniamochè s'ami più l'uno che l'altro, secondo che si truova l'affetto della virtù.

Il virtuoso ama per amore della virtù, e in quanto egli è creatura; e lo ingiusto e iniquo peccatore, l'ama, sì perché egli è creato da Dio, e sì perché egli si parta dal vizio, e venga alla virtù. E così diventa gustatore e mangiatore dell'anime per onore di Dio. E per trarre l'anime dalle mani delle dimonia, si darebbe alla morte. E con sollicitudine fura il tempo a sè, cioè alla propria consolazione, di qualunque consolazione si vuole, o nuova o vecchia che sia; e dàllo al prossimo suo. E però fu detto a quella serva di Dio, dicendo ella: «Signore mio, che vuoli tu che io faccia?» ed egli rispose: «dà l'onore a me,e la fadiga al prossimo tuo».

E che fadiga gli dò? dàgli fadiga corporale e mentale. Fadiga mentale e di santo desiderio, e offerire sante e umili e continue orazioni, con allegrezza de' virtuosi, e con dolore di quelli che giaciono nella morte de' peccati mortali, sostenendo con vera pazienzia gli scandali, le infamie e le mormorazioni loro, le quali dànno a noi; non ritardando per alcuna cosa l'orazione, e affocato desiderio, fame e sollicitudine della salute loro. Allora si conforma l'anima con Cristo crocifisso, mangiando questo cibo in su la penosa e ansietata croce del desiderio di Cristo, che fu maggiore e più penosa che quella del corpo. Dico che vuole gli sia data ancora fadiga corporale; e questo è quando ci affadighiamo corporalmente in servizio del prossimo, servendo di qualunque servizio si sia, patendone noi disagi e pene corporali. E alcuna volta Dio permette, che sosteniamo da loro delle percosse, e fame e sete e molta persecuzione; siccome facevano i santi martiri, che sostenevano pena e grandi tormenti. Ma egli è tanta la nostra imperfezione, che noi non siamo ancora degni di giugnere a tanto bene, quanto è essere perseguitati per Cristo.

Or per questo modo dunque doviamo dare la fadiga al prossimo, e l'onore a Dio, e fare adoperare ogni cosa a gloria e loda del nome suo: perocchè altrimenti le fadighe nostre non porterebbero frutti di vita, ma in questa vita gusteremmo l'arra della morte eternale. In Dio concepete l'amore, in cercare l'onore suo e la salute dell'anime; e nel prossimo si prova l'amore coneeputo, nella virtù della pazienzia.

Oh pazienzia, quanto sei piacevole! oh pazienzia, quanta speranza dài a chi ti possiede! o pazienzia, tu sei reina, che possiedi, e non se' posseduta dall'ira. O pazienzia, tu fai giustizia della propria sensualità, quando volesse mettere il capo, fuore, dell'ira. Tu porti teco un coltello di due tagli per tagliare e dibarbicare l'ira e lasuperbia, e il mirollo della superbia e impazienzia; cioè, dico due tagli, odio e amore. E il vestimento tuo è vestimento di sole, col lume del vero cognoscimento di Dio, e col caldo della divina carità, che gitta raggi co' quali percuoti coloro che ti fanno ingiuria, gittando loro carboni di fuoco, accesi di carità, sopra il capo loro, il qualearde e consuma l'odio del loro cuore. Sicchè dunque, pazienzia dolce fondata in carità, tu sei quella che fai frutto nel prossimo, e rendi onore a Dio. Egli è ricoperto questo tuo vestimento di stelle di varie e diverse virtù:perocchè pazienzia non può essere nell'anima senza le stelle di tutte le virtù, con la notte del cognoscimento disè, che quasi pare uno lume di luna. E dopo il cognoscimento di sè medesimo viene il dì, col lume e caldo del sole. Il quale è il vestimento della pazienzia, come detto è. Chi dunque non s'innamorerebbe di così dolce cosa, quanto è la pazienzia, cioè, a sostenere per Cristo crocifisso?

Portiamo dunque, carissimo e dolcissimo padre. E non perdete il tempo, e studiatevi a cognoscere voi, acciocchè questa reina abiti nell'anima vostra: perocchè ella ci è di grande necessità. E così vi troverete in croce con Cristo crocifisso, e notricheretevi del cibo suo, al quale Dio v'ha chiamato ed eletto. E parravvi essere in lume di luna, mentre che sosterrete: ma nel sostenere troverete el lume del sole. L'anima vostra allora sarà risuscitata nella virtù: e conserveretela, e cercheretela conpiù sollicitudine e perfezione, infino che sarete giunto altermine vostro; e conformeretevi con Cristo crocifisso, che sostenne pene e tormenti ed obbrobrii, Perché sostenne? Perocchè cognobbe la sapienzia di Dio, che dell'offesa fatta al Padre doveva seguitare la pena. L'uomo era indebilito, e non poteva satisfare. Egli con affocato amore satisfesce, non essendo in lui veleno di peccato. In questo seguiterete le vestigie sue, se sarete virtuoso, sostenendo ingiustamente, cioè in non avere offesi coloro che ci fanno ingiuria; chè in quanto dalla parte di Dio, sempre la riceviamo giustamente, perocchè sempre l'offendiamo. Poi, dunque, che Cristo ha sostenuto infino alla morte, ed è resuscitato glorioso; così faremo noi e li altri servi di Dio che sostengono con pena infino alla morte della propria sensualità. Perocchè quando la propria sensualità è morta, l'anima n'esce risuscitata a grazia, e ha atterrato il vizio, gloriosa con lareina della pazienzia. E col vestimento della pazienzia, che è detto di sopra, persevera infino all'ultimo, che salein cielo. Benchè tutte le virtù, fuore della carità, che è ilvestimento della pazienzia, rimangono tutte di sotto, ed ella entra dentro come donna; nondimeno ella trae a sè il frutto di tutte le virtù, e singolarmente il frutto dellapazienzia; perocchè ella è tutta incorporata nella carità; anco, è il mirollo della carità, perocchè s'è manifestata vestita d'amore, e non nuda. Perocchè pazienzia senza carità già non sarebbe virtù. Ma perché l'amore vero e perfetto è nell'anima, ha mostrato il segno del sostenere pene e obbrobrio, scherni e villania, tentazioni del dimonio e lo stimolo della carne, le lingue de' mormoratori e le lusinghe del cuore doppio, che ha una in cuore e un'altra mostra in lingua; e tutte le ha passate con vera esanta pazienzia, e con vera sollecitudine di servire a Dio e al prossimo suo. Ed è fatto abitatore della cella del cognoscimento di sè; nella quale cella sta la cella del cognoscimento della bontà di Dio in sè. Ine ingrassa, e ine si deletta. Nella cella sua mangia con pena el cibo dell'anime: e così ha posta la mensa in su la croce. Nella cella della gloria e loda del nome di Dio si riposa, e ine ha fatto il letto suo. E così ha trovata la mensa e 'l cibo eservitore, cioè lo Spirito Santo, e l'onore del Padre eterno, dove si riposa. E poichè ha trovata la cella dentro così dolcemente, ed egli la procaccia di fuore ancora, quanto gli è possibile.

Ricordivi, carissimo padre e negligente figliuolo, della dottrina di Maria, e di quella della dolce prima Verità. Sapete che vi conviene stare nel cognoscimento di voi; e offerire umili e continue orazioni. E convienvi studiare la cella, e cognoscere la verità; e fuggire ogni conversazione, se non quella che è di necessità per salute dell'anime, per trarle dalle mani delle dimonia con la santa confessione. Dilettatevi per questo co' publicani e co' peccatori: ma degli altri amatene assai, e conversatene pochi. Non dimenticate all'ora e a tempo suo l'officio divino: nè siate lento nè negligente quando avete a fare i fatti per Dio e in servizio del prossimo. Ma data che voi avete la fadiga, e voi fuggite in cella; e non vi andate dilagando nelle conversazione sotto colore di virtù. Son certa, se averete perfetta sollecitudine e fame delle virtù, che voi il farete; e non starete senza memoria di non tenere a mente quello che v'è stato detto. Altrimenti, non fareste mai, nè conservereste quello che avete, se sollicitudine non ci fusse. E però vi dissi ch'io desideravo di vedervi con vera e perfetta sollicitudine. Ho speranza in quella dolce madre Maria, che adempirà il desiderio mio. Perdete voi medesimo, e cercate solo Cristo crocifisso, e non veruna altra creatura.

Pregate quelli gloriosi Pietro e Paolo, che mi dieno grazia, a me e agli poverelli figliuoli, che ci anneghiamo nel sangue di Cristo crocifisso, e vestiamci della dolce verità. E me, s'egli è la volontà sua, tragga di questa tenebrosa vita: perocchè la vita m'è impazienzia, e la morte in grande desiderio. Confortatevi; e godiamo ed esultiamo; chè l'allegrezza nostra sarà piena in Cielo. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



CV - A frate Bartolomeo, quando era ad Asciano

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi dilettissimo e carissimo figliuolo mio in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivoe confortovi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi con ardentissimo desiderio e con profonda umiltà e sollecitudine a ricevere il re nostro, che viene anoi umile e mansueto, e siede sopra l'asina. Oh inestimabile diletta Carità, oggi confondi la superbia umana, vedendo che tu, Re de' re, vieni umiliato sopra la bestia, e cacciato con tanto vituperio. Vergogninsi dunque coloro che cercano gli onori e la gloria del mondo. Levisi, levisi, figliuolo carissimo, il fuoco del santo desiderio, esia privato d'ogni freddezza; e salga sopra l'asina della nostra umanità, sicchè ella non vada mai se non secondo che la ragione la guida, e non appetisca se non l'onore di Dio e la salute delle creature. Così voglio che facciate con grande sollecitudine, sentendo il caldo sul calore del re nostro. In questo modo signoreggeremo la nostra sensualità e freddezza con cuore virile; e sarete gustatore del vero e amoroso cibo, il quale il figliuolo di Dio mangiò in su la mensa della santa croce. Questo farete voi e Neri. E fate con sollicitudine ciò che potete fare, dando l'onore a Dio, e la fadiga al prossimo, con fede che lo Spirito Santo farà quello che a voi pare impossibile.

Del venire costà invisibilmente, io 'l fo per continua oratione, a voi e a tutto il popolo; e visibilmente, quandosarà possibile a me di fare, e quando Dio vorrà. Dell'andare a Santa Agnesa, non veggo il modo d'andarvi ora per la festa sua, perocchè non ho apparecchiato quello che voleva; se già Dio non provedesse. Se vedete costà l'onore di Dio, non paia fadiga di stare un poco più. Anco, adoperate quello che è di bisogno, con allegrezza; e state con ardente cuore.

Dite a frate Simone, figliuolo mio, in Cristo Gesù, che il figliuolo non teme mai d'andare alla madre; anco, corre a lei, singolarmente quando si vede percuotere, e la madre il riceve in braccio, e tiello al petto suo, e notricalo. E poniamochè io cattiva madre sia, nondimeno sempre il porterò al petto della carità. Siate sollecito, e nonnegligente: sì che l'anima mia riceva letizia nel cospetto di Dio. Non ho avuto tempo di scrivergli. Benedicetelo cento migliaia di volte da parte di Cristo Gesù. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Alessa, ed io, eCecca ci mandiamo molto raccomandando. Gesù dolce, Gesù amore.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)