00 15/06/2016 20:08

 

di Don Marcello Stanzione

madonna del carmine

La Madonna del Carmine dona lo scapolare a San Simone Stock

 

Tra le altre commemorazioni della Madonna celebrate originariamente da particolari Ordini religiosi, ma che oggi per la diffusione raggiunta, possono dirsi veramente ecclesiali, c’è la Memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, da celebrarsi il 16 luglio.

La Madonna del Carmine è venerata anche come particolare protettrice delle anime sante del Purgatorio, infatti a livello iconografico spesso è raffigurata mentre trae dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate e anche per questo è invocata come “Madonna del Suffragio”. La Madonna, in una delle rivelazioni a santa Brigida, affermò: “Io sono la Madre di tutte le anime che si trovano in purgatorio ed intervengo continuamente con le mie preghiere per mitigare le pene che meritano per le colpe commesse durante la loro vita”.

E’ nota la promessa di Maria al papa Giovanni XXII. In una apparizione gli ordinò di far conoscere a tutti che coloro i quali avessero portato il sacro scapolare del Carmelo sarebbero stati liberati dal Purgatorio il sabato dopo la loro morte, giorno che dalla Chiesa è dedicato alla Beatissima Vergine. Il pontefice lo dichiarò nella “ Bolla Sabatina” e fu poi confermato da Alessandro V, da Clemente VII, Pio V, Gregorio XIII e Paolo V. San Pio X, pur consigliando sempre l’uso dello scapolare tradizionale, concesse ai fedeli – con decreto del 16 dicembre 1910- di poter sostituire allo scapolare la medaglia benedetta recante le immagini della Madonna e del Sacro Cuore di Gesù. Pio XII così si espresse nel 1950: “La piissima Madre non tralascerà di intervenire con la sua preghiera a Dio, perché i suoi figli, che espiano in Purgatorio i loro peccati, raggiungano al più presto la patria celeste secondo il cosiddetto “ privilegio sabatino” tramandato dalla tradizione”.

Il concilio Vaticano II con la Costituzione Lumen Gentium afferma che la protezione materna di Maria non cessa con la nostra morte, ma continua “ fino a quando i suoi figli non siano condotti alla patria beata” (LG 62). Il catechismo della Chiesa cattolica insegna testualmente al n. 1030: “ Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene sono certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo”. Ecco dunque, in termini precisi, la dottrina della Chiesa su questa questione: la credenza al Purgatorio si è gradualmente formata nella coscienza della Chiesa , a partire da due principi:

  1. – da una parte, tutto quello che esalta le esigenze della Giustizia divina e fa menzione del fuoco purificatore nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. Gesù nel nuovo Testamento si riferisce più di una volta al Purgatorio. Il più chiaro riferimento è quello sul bisogno di chiudere ogni conto con il nostro nemico, prima di cadere nelle mani del Giudice, che ci getterà in una prigione e non ci farà uscire se non dopo aver saldato il debito “fino all’ultimo centesimo” (Mt 5,25-26). Questa “prigione” è chiaro, non può essere l’Inferno, da cui non si esce in eterno, ma è il Purgatorio come hanno interpretato i Santi Padri. San Paolo continua l’insegnamento di Gesù dicendo che chi compie opere imperfette si salverà ma passando per il fuoco. Cito la frase paolina in questione: 1Cor 3, 15: “ ma se l’opera finirà bruciata, si avrà danno: ci si potrà salvare ma come attraverso il fuoco…”.

  2. – e, dall’altra parte, l’abitudine liturgica delle preghiere e dei suffragi per i defunti. La Bibbia ci parla ci parla fin dalle prime pagine dell’uso degli ebrei di pregare per i morti. Questo uso esprime necessariamente l’esistenza delle anime defunte in una situazione che non sia né l’Inferno né il Paradiso, perché né i dannati né i beati hanno bisogno delle nostre preghiere. Più espressamente ancora, la Sacra Scrittura ci parla dei sacrifici per i defunti che gli ebrei celebravano nel Tempio. Alla morte di Aronne, vennero offerti sacrifici per trenta giorni continui (Dt 34,8; Nm 20,30). E Giuda Maccabeo, dopo le sanguinose battaglie, raccoglieva somme di denari da mandare a Gerusalemme per fare offrire sacrifici per le anime dei soldati caduti in guerra. Anche il profeta Malachia ci parla del Signore che purifica con il fuoco le anime dei figli di Levi (cf Ml 3,3).

Ma non è che in occasione di controversie coi greci che la Chiesa Romana ha definito l’esistenza del Purgatorio, nel Concilio di Firenze nel 1439, e nella Professione di Fede di Papa Pio IV. Pare bene d’altronde che la concezione del Purgatorio, come era fino a quel momento, quella della Chiesa Romana, abbia corrisposto a delle idee specificatamente latine della redenzione, in cui le nozioni giuridiche di debito, di soddisfazione, di riparazione, schiacciavano talvolta le nozioni di purificazione, di perfezionamento, di santificazione, alle quali i greci si attengono normalmente. Nel pensiero della Chiesa Romana, il mistero del Purgatorio è correlativo a quello del cielo. Ovverosia, se il cielo non era quello che era, non vi sarebbe senza dubbio Purgatorio. Ma se si ammette che la Beatitudine del Cielo è la Vita eterna nel seno stesso di Dio, in una comunione profonda con Lui, occorre allora assolutamente ammettere la necessità di una purificazione di tutto il residuo di egoismo che portiamo in noi. L’egoismo non può assolutamente entrare in Dio, ovverosia, non si può essere di Dio che quando ci si è dapprima strappati da se stessi. Che lo si voglia o no, l’uomo aderisce a sé, è legato a sé, si preferisce.

Nessuno di noi può affermare che nell’ora della morte, si trova in uno stato di perfetta carità. E’ probabile che nessuna creatura, eccetto la Vergine Maria, evidentemente – non può produrre quaggiù degli atti perfettamente cancellati, senza dimenticare che le colpe commesse non sono, di fatto, che dei punti di emergenza, direi, di quello stato abituale di peccato che è la trama stessa del nostro essere decaduto fin dalle origini.

Allora, questa purificazione va a farsi obbligatoriamente con una sofferenza che è all’opposto, l’inverso, del piacere causato dal peccato, l’inverso anche del ripiegamento egoistico.

Quando l’anima si trova in presenza della Santità divina, ella non può concepire che dell’orrore per il proprio egoismo. Ne consegue dunque una sofferenza d’amore. Quando si è messi in presenza dell’Amore, non si può desiderare che amare…

Il Purgatorio, è giustamente questa sofferenza d’amore, intensificata dalla Luce divina che scopre l’anima a se stessa e che le fa prendere coscienza del proprio stato di peccato. L’anima si condanna da se stessa in quanto peccatrice.

Ora si può parlare di un “tempo” più o meno lungo di Purgatorio? Alcuni autori lo pensano, ugualmente alcune anime mistiche, poiché, esse dicono: “l’anima ha peccato nel tempo” e deve riparare ugualmente “nel tempo”, ma non vi è nessun testo della Scrittura, a mia conoscenza, che permette di affermarlo con certezza. Si è obbligato a tradurre con un quantitativo, è che è dell’ordine della qualità. Quando si parla delle sofferenze del Purgatorio, converrebbe meglio parlare di intensità di sofferenze d’amore.

In questo, la Chiesa afferma il valore dei suffragi e delle preghiere offerte per i defunti. Questo è un’applicazione del dogma della Comunione dei Santi in virtù del quale siamo membri gli uni degli altri e ci possiamo soddisfare gli uni per gli altri. La Chiesa può dunque aprire il tesoro dei meriti accumulati dai Santi, in primo luogo dei quali si pone evidentemente, la Vergine Maria.

L’Apparizione di Maria regina del Carmelo, che ebbe , secondo una tradizione, il superiore dei carmelitani, Simone Stock, nel 1251, è all’origine della devozione dello scapolare, una delle più generali pratiche di devozione mariana in tutto il mondo cattolico, anche per la promessa legata all’uso dell’abitino che preserva dall’inferno e promette il passaggio dal purgatorio al paradiso il primo sabato dopo la morte. Le apparizioni mariane di Lourdes e di Fatima sembrano offrire ulteriori conferme a questa devozione. Lo scapolare del Carmine fu anche un segno distintivo dei cattolici nelle persecuzioni protestantiche, napoleoniche e socialcomuniste. Lo scapolare è parte assai importante dell’abito carmelitano e l’uso del medesimo, sia pur in formato ridotto, sta a significare l’affiliazione all’ordine carmelitano, al fine di godere i benefici e averne i vantaggi spirituali.

San Bernardino ha chiamato la Madonna “Plenipotenziaria” del Purgatorio, perché ha nelle sue mani tutte le grazie e i poteri per liberare dal Purgatorio chi vuole. La Vergine stessa rivelò al beato Alano: “Io sono la Madre delle anime del Purgatorio, ed ogni ora per le mie preghiere sono alleggerite le pene dei miei devoti”. Specialmente la recita del santo rosario è di una efficacia particolarissima. Sant’Alfonso Maria dè Liguori ci insegna: “Se vogliamo aiutare le anime del Purgatorio, recitiamo per loro il rosario, che arreca loro grande sollievo”. San Pio da Pietrelcina, donando la corona del santo rosario ad alcuni suoi figli spirituali diceva: “Vuotiamo un angolo del Purgatorio”. Un mattina un confratello cappuccino chiese a Padre Pio un ricordo durante la Messa per il proprio papà defunto. Padre Pio invece volle applicare la Messa in suffragio per l’anima di quel sacerdote. Subito dopo la Messa , P. Pio chiamò il confratello e gli disse. “ Questa mattina tuo papà è entrato in Paradiso”. Il confratello rimase sbalordito e felice, tuttavia non potè fare a meno di esclamare: “Ma padre Pio, mio papà è morto trent’anni fa!”. Padre Pio gli rispose con voce grave: “ Eh, figlio mio davanti a Dio tutto si paga!”.

La Madonna incaricò frate Abbondo di portare un messaggio da parte sua al Beato Godifredo: “ Dì a fra Godifredo che progredisca nelle virtù, così apparterà a mio figlio ed a me. Quando la sua anima lascerà il corpo, non permetterò che vada in Purgatorio, ma la prenderò e la offrirò a Gesù”.

In conclusione se desideriamo aiutare le anime sante del Purgatorio, preghiamo la Madonna per loro e recitiamo bene il santo Rosario che apporta loro un grande sollievo spirituale. Santa Faustina Kowalska, l’apostola della divina Misericordia, in data 15 agosto 1937, scrisse sul suo diario: “ Durante la meditazione la presenza di Dio è penetrata vivamente in me ed ho conosciuto la gioia della Santissima Vergine al momento della sua Assunzione in cielo… Durante la cerimonia che si è svolta in onore della Madre di Dio, verso la fine della stessa ho visto la Vergine Santissima che mi ha detto: “ Oh, quanto mi è gradito l’omaggio del Vostro amore!”. E in quel momento ha coperto col suo manto tutte le suore della nostra congregazione. Con la mano destra ha stretto a se la madre generale Michaela e con la sinistra me, e tutte le suore erano ai suoi piedi coperte dal suo manto. Poi la Madre di Dio ha detto : “ ognuna di voi che persevererà nello zelo fino alla morte nella mia Congregazione, eviterà il fuoco del Purgatorio, e desidero che ciascuna si distingua per queste virtù: umiltà e mitezza, purezza e amor di Dio e del prossimo, compassione e Misericordia”.

   

Non andare a Messa la Domenica è davvero così grave?

 
 

Spesso si sente dire dai preti che non andare a Messa la domenica è peccato mortale. Ma come si può paragonare un peccato del genere con l’omicidio o l’adulterio o la truffa a danno dei poveri che sembrano cose assai più gravi del non andare alla Messa che può rientrare, a seconda dei casi, nel peccato di superficialità, di ignoranza o di dimenticanza e che in fondo non lede la fede né il comportamento morale del cristiano?

Santa Messa

Come lei ben sa, andare a Messa la domenica rientra nel Terzo Comandamento del Decalogo: «Ricordati di santificare le feste».

Certamente uno può avere tanti motivi per non andare alla Messa domenicale, e forse tra questi possiamo mettere anche, come dice lei, la sbadataggine o la dimenticanza, ma è certo che un vero cristiano, cioè uno che crede le cose che ha insegnato Gesù Cristo, non si dimentica di Lui, del suo Sacrificio, della sua opera di Salvezza che vive e persiste integra ed efficace nel sacramento dell’Eucaristia che si celebra in ogni Santa Messa.

Che la Chiesa abbia tratto un precetto formale dal divino Comandamento è stato necessario. Non si può amare Dio solo a parole o solo nel servizio e nell’esercizio della carità sociale, come si pensa oggi: bisogna amare anche Dio per Se stesso, perché è Dio e perché ci ha detto, nella sua Seconda Persona, cioè Gesù Cristo, che è presente nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia.

Ora il modo più semplice, seguendo la tradizione biblica che santificava il sabato, di rendere un I culto minimo, ma almeno sufficiente a Dio è quello di santificare la domenica, cioè il giorno della Risurrezione del Signore, con la partecipazione alla Santa Messa.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha sottolineato caldamente questo aspetto dell’appartenenza alla Fede cristiana nella Lettera Apostolica Dies Domini del 31 maggio 1998: «Sembra più che mai necessario ricuperare le motivazioni dottrinali profonde che stanno alla base del precetto ecclesiale, perché a tutti i fedeli risulti ben chiaro il valore irrinunciabile della domenica nella vita cristiana.

Così facendo, ci muoviamo sulle tracce della perenne tradizione della Chiesa, vigorosamente richiamata dal Concilio Vaticano II quando ha insegnato che, nel giorno della domenica, “i fedeli devono riunirsi in assemblea perché, ascoltando la parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, facciano memoria della Passione, della Risurrezione e della Gloria del Signore Gesù e rendano grazie a Dio che li ha rigenerati per una speranza viva per mezzo della Risurrezione di Gesù Cristo dai morti (cf. 1Pt 1,3)” (Se 106)» (n. 6).

Lei dice che non andare a Messa non lede la fede, né il comportamento morale del cristiano. Evidentemente lei ha perso il senso del valore profondo, mistico, spirituale, soprannaturale della Santa Messa.

È proprio nella Santa Messa, e solo nella Santa Messa, a meno di un dono straordinario ed imprevisto dall’alto, che il cristiano rinnova e rafforza la sua fede e la sua virtù morale e se gli capita, per propria colpa, di non andarvi, perde una grazia specialissima ed unica di crescere nella fede e di perfezionarsi nella virtù. “Ogni lasciata è persa”, dice il vecchio proverbio.

Dunque la Messa non è una semplice manifestazione comune, qui c’è traccia di antiche ideologie politiche che Si servivano di incontri o manifestazioni pubbliche per esprimere il loro credo storico-sociale, la Messa è mistero soprannaturale, divino, istituito da Cristo stesso per nostra redenzione e non c’è surrogato umano che , possa sostituirlo, né chimico, né biologico, né psicologico, né sociale.

La Messa è un “unicum” al quale il cristiano dovrebbe tendere come il pesce all’acqua e ogni vivente all’ossigeno. Se uno vive la realtà della fede non potrebbe più vivere senza la Messa. Il languore e la tiepidezza dipendono, questo sì, dal peccato originale, attuale, abituale, ripetuto e alla fine incancrenito in concezioni totalmente erronee che mettono al primo posto i peccati contro l’uomo e al secondo i peccati contro Dio.

Se è vero che è grave commettere l’omicidio, l’adulterio e l’oppressione dei poveri, tanto più è vero che è grave dimenticarsi di Dio che è il Bene, tutto il Bene, il sommo Bene e l’origine di ogni altro bene.

Dal rinnovato amore a Dio si riusciranno a vivere anche gli altri Comandamenti che tutelano l’amore del prossimo. Viceversa se non si ama Dio, anche l’amore del prossimo subirà la stessa fine, cioè la dimenticanza e l’oblio.

 

Redazione Papaboys (Fonte www.stellamatutina.eu)

 
[Modificato da Caterina63 15/06/2016 23:04]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)