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Facciamoci un esame di coscienza: siamo così talmente abituati a ripetere le parole del Padre Nostro, che non solo non facciamo più caso al contenuto, ma soprattutto rischiamo spesso di vanificare, o banalizzare, le stesse espressioni che pronunciamo fino all'indifferenza, o con sterile abitudine.

Altre volte ripetiamo queste parole: "sia fatta la tua volontà", quasi meccanicamente quando, per esempio, siamo schiacciati dal peso di qualche problema o da qualche dramma personale, tanto da ripeterle come triste rassegnazione anzichè con quel gaudio che caratterizzò il "Fiat" di Maria Santissima, o lo stesso insegnamento di Gesù nel Getzemani mentre i Discepoli (noi oggi) "dormivano"... (Lc.22,39-46)

Oggi poi, questo fare la volontà di Dio, viene anche usato e strumentalizzato per affermare, da parte di certa gerarchia cattolica - anzi diremo  per imporre, alcuni cambiamenti epocali dell'etica e della morale cattolica, quasi avessimo un Dio schizofrenico, incapace di comunicare - per altro - con Se stesso fra le Tre Persone della Santissima Trinità.

E sì, diciamocelo francamente, abbiamo oggi uno Spirito Santo che rema contro Gesù Cristo, contro ciò che ha insegnato per duemila anni attraverso il Vangelo trasmesso dalla sua Chiesa, attraverso una visione di questo Spirito che agirebbe dissociato dalla dottrina, agirebbe come un "solitario" in una Nuova Era "pentecostale", eresia (quella dei gioachimiti) condannata dalla Chiesa, ma ugualmente disseminata da un certo francescanesimo di Gioacchino Fiore, ed oggi in mano alle correnti protestanti del pentecostalesimo carismatico.

"Dallo spiritualismo - utopico - all'anarchia il passo è breve", ha sottointeso Benedetto XVI nella famosa Udienza del mercoledì, 10 marzo 2010, dedicata a san Bonaventura. Quando oggi si invoca una purificazione epocale e radicale della Chiesa, una nuova pastorale che sia "nuovo inizio e rottura" con l'insegnamento passato della Chiesa, un cristianesimo spirituale fatto di nudo Vangelo senza più precetti, dogmi e dottrine, che cos'altro si invoca se non l'età dello Spirito annunciata da Gioacchino da Fiore?

"Questo gruppo - spiegava Benedetto XVI in quell'Udienza - affermava che la Chiesa aveva ormai esaurito il proprio ruolo storico, e al suo posto subentrava una comunità carismatica di uomini liberi guidati interiormente dallo Spirito...", parole tremende, per la cruda realtà, che suonano davvero come profezia dei nostri tempi! Certo, Benedetto XVI sta parlando degli "spiritualisti" francescani, ma come non vedere, oggi, la medesima situazione e, soprattutto, una riaffermazione di certo "spirito" attraverso il quale si fa passare ciò che i Vangeli non dicono?

 

Dopo questa parentesi necessaria (sull'argomento di Fiore  spiegato da Ratzinger, suggeriamo di approfondire in questo link), torniamo a quel "fare la volontà di Dio" oggi molto disattesa, anzi, camuffata del nuovo "spirito" questa volontà divina si erge contro la dottrina di Cristo. Non ci fermiamo ad un caso particolare o ad un "pontificato" specifico, vogliamo piuttosto che ogni lettore si ponga, in ginocchio davanti al Tabernacolo Divino, per un profondo esame della propria coscienza perchè, diciamocelo francamente, quando con la morte ci ritroveremo davanti a Dio, non ci sarà chiesto cosa avranno fatto "gli altri, o il Papa di turno", ma Dio chiederà ad ognuno di noi "Tu che cosa hai fatto?", e non potremo rispondere "ma Tizio, Caio e Sempronio mi hanno detto che....". Abbiamo il Vangelo e in base a questo e ai Sacramenti ricevuti, dovremo rispondere per le nostre azioni.

Siamo di quelli che ripetono certe pastorali a pappagallo, o che fanno questa volontà di Dio come triste rassegnazione? Oppure siamo di quelli che, come insegnano i Santi, muoiono a se stessi per fare in modo che questa volontà divina governi le nostre vite?

Fides et Ratio, Fede e ragione non è solo l'eccellente enciclica di san Giovanni Paolo II attraverso la quale si denuncia di come la ragione, impoverita dalla fede, non ha fatto altro che generare relativismo, nuove forme di agnosticismo e pure certo scetticismo, ma sottolinea il Papa: " Testimoniare la verità è, dunque, un compito che è stato affidato a noi Vescovi; ad esso non possiamo rinunciare senza venir meno al ministero che abbiamo ricevuto.Riaffermando la verità della fede, possiamo ridare all'uomo del nostro tempo genuina fiducia nelle sue capacità conoscitive e offrire alla filosofia una provocazione perché possa recuperare e sviluppare la sua piena dignità."

Purtroppo, oggi, vescovi che dicano "la verità" del Vangelo sono sempre più scarsi... e conoscere quella verità che ci rende liberi, quella Verità che è Cristo stesso, è importante perché influenza le nostre scelte e, non conoscere questa verità, condiziona negativamente l'obbedienza che dobbiamo alla volontà divina. Si finisce per ripetere meccanicamente quelle parole del Padre Nostro, si finisce per ripeterle come triste rassegnazione, ma senza metterle in pratica, senza viverle con quella gioia cristiana che ha dato carattere alle vite stesse di coloro che chiamiamo i Santi, attraverso le loro testimonianze e i loro esempi. Ecco perchè, oggi, molti Santi del passato "non ci dicono più nulla" e spesso li guardiamo come icone, immaginette, senza riuscire a penetrare dentro il loro insegnamento, di come si obbedisce al Padre come, ad esempio, ci insegna Santa Faustina Kowalska nel suo Diario, o la stessa Suor Lucia do Santos di Fatima, o come un San Padre Pio, e così via.

Guardate che non ci sono altre vie! Non ci sono altre opzioni, non ci sono altre porte, c'è solo quella "porta stretta". Il fatto che si predichi oggi, con certa faciloneria, la Misericordia di Gesù ed ogni permissivismo divino fino all'esaltazione di un "erotismo sano" in un documento papale, non significa che chi non riesce ad entrare per la "porta stretta" è dispensato dal farlo o che avrà altre scelte, magari portoni aperti e spalancati perchè così decide oggi una certa pastorale modernista. No! La parola di Gesù non cambia: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. (Lc 13,24-25).

Senza dubbio ci sono le famose "vie straordinarie" che la Chiesa stessa non conosce, o intravvede appena, e questo perchè Dio è al di sopra delle leggi, e pur tuttavia anche le vie straordinarie procedono da un ordine preciso: l'oblazione della Croce di Cristo, la Sua offerta al Padre, il Sacrificio che la Chiesa compie nella Messa è una offerta che il sacerdote compie "in Cristo, per Cristo e con Cristo" per la salvezza degli uomini, credenti e non, secondo il disegno di Dio.

Ma un Dio che contraddica se stesso, o che agisca in modo schizofrenico (fra le Tre Auguste Persone Divine) rinnegando ciò che ha dato quale via ordinaria per la salvezza, no, non esiste proprio! Si parla di una porta stretta attraverso la quale molti cercano di entrare, non tutti riuscendovi, perché siamo assorbiti della nostra superbia e del nostro orgoglio (e si dica questo proprio verso coloro che sono stati battezzati in Cristo), perché davvero in pochi sono coloro che si applicano di osservare pienamente il duplice comandamento dell’amore che è la spinta autentica verso quel "sia fatta la tua volontà". Quella porta è Gesù Cristo con il suo amore e la sua infinita misericordia che perdona sempre le nostre mancanze, a patto che ci riconosciamo peccatori e dunque, convertendoci, accogliamo questo Amore, accogliamo questo perdono facendo, da questo momento in poi, la volontà di Dio, ciò che a Lui piace per ognuno di noi.

 

Compito del battezzato, infatti, o della gerarchia ecclesiastica (vedi qui), non è discutere sulla porta stretta per come renderla più larga.... ma come entrarci rimanendo essa "stretta". Il bussare alle porte del Cuore divino di Gesù può avvenire anche negli ultimi istanti della vita, sull’esempio del Buon ladrone che è stato capace di "scippare" - come dice saggiamente santa Teresina del Bambin Gesù - la promessa del perdono, la prima indulgenza se vogliamo, per entrare in Paradiso (Lc 23, 39-43). Ma il bussare, per coloro che hanno conosciuto il Figlio di Dio durante la loro vita terrena, significa vivere costantemente la piena comunione con Dio, cercarlo ogni momento della nostra esistenza per ottenere la grazia di entrare nel suo Regno.

Ecco ora la classica domanda da un milione di euro: "ma come faccio a sapere quale è la volontà di Dio per me?"

Non abbiamo ricette, lo diciamo molte volte, ma abbiamo la Parola di Dio e non si capisce davvero perché si fa così fatica a prenderla e a leggerla e a meditarla. Ecco cosa dice San Paolo: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto... (Rm.12,1-2).

Intanto è chiarissima una cosa che Dio non vuole: che ci conformiamo alla mentalità del mondo e, in particolare ogni generazione è avvisata a non cedere alla mentalità del suo tempo. Questo è quando diciamo che la Parola di Dio è per ogni tempo e per ogni generazione, ed è l'uomo che in ogni generazione deve adeguarsi alla Parola di Dio, non il contrario come sta avvenendo oggi! Altra cosa che invece Dio vuole: è che offriamo i nostri corpi come oblazione a Lui... e cosa vuol dire? Qui ora il discorso sarebbe lungo, ma consigliamo questo articolo interessante - Amoris Laetitia ed erotismo - perchè l'argomento della continenza e della castità è uno di questi temi per cui si rischia di perdere davvero la fede e la gioia eterna se non lo si affronta con serenità e serietà, ma fa parte dei Dieci Comandamenti, non è un optional.

Ma se non amiamo ardentemente quel "Fiat", quel "sia fatta la tua volontà", come possiamo pretendere di dire "ma io amo Dio!", è una menzogna! Delle volte sappiamo anche di mentire ma facciamo in modo che, tale menzogna, sia giustificata dai "tempi moderni", sia giustificata dalla tipica frasetta "ma che c'è di male?!". La tendenza che abbiamo oggi di giustificare la disobbedienza ai Comandamenti divini è davvero diabolica, a tal punto che ne è coinvolta anche la gerarchia ecclesiastica: preti che giustificano il peccato dell'adulterio sostenendo che ciò che conta è amarsi e poco importa se si vive in concubinato (leggasi il primo matrimonio sacramentale, divorziati, e poi le seconde nozze civili fatte passare per sacramentali), è così si è allargata la "porta stretta" del sesto comandamento. E questo metodo viene usato per tutti gli altri nove Comandamenti divini.

Ed è Gesù che lo dice chiaramente: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui...», amare Gesù è amare il Padre e lo Spirito Santo in quel "Fiat" nel quale lo stesso Cristo, in quanto uomo, si è attenuto scrupolosamente: «Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato....». In tutto questo "moto", come la dottrina ci insegna, parliamo sempre di un unico e solo Dio, ed è sempre Gesù a farcelo capire bene sempre nel medesimo paragrafo: «Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.  Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto...» (Gv.14,23-26). Non c'è un dio, pertanto, atto a confondere dottrine e leggi, ma c'è la Santissima Trinità che si esprime con una sola Parola, è l'uomo che deve adeguarsi a questa Parola, non il contrario.

Se la "porta è stretta" la si allarga strumentalizzando l'intervento dello Spirito Santo il quale, oggi, arriverebbe a "dire" ai prelati che la Chiesa del passato ha sbagliato tutto, oppure, che la Chiesa si evolve, la dottrina si evolve, i Comandamenti si evolvono, la legge di Dio si adegua ai nuovi corsi, alle nuove mode. In una parola si allargano le porte, si prendono altre vie e si usa il Cristo come una sorta di super eroe che non chiede nulla in cambio, solo di amarlo così come si è, rimanendo ognuno nel proprio peccato. E' ovvio che così non facciamo più quella "volontà divina" per la quale Gesù stesso, nel sperimentarla in quanto uomo, giunse a sudare sangue... ma molto più comodamente arriviamo a compiere la nostra volontà.

Le cinque vergini stolte che hanno trovato la porta chiusa, perché la loro lampada si era spenta, e non c’era stato il tempo necessario per ricomprare l’olio, ed arrivare in tempo alle nozze quando la porta era ancora aperta (Mt 25,1-13), ci rammentano la vigilanza e l'obbedienza.  Ma  a questo punto, chi sono i salvati del regno di Dio? Sono quelli che hanno accolto la grazia di Dio, sono coloro che avranno riconosciuto la loro ingiustizia verso gli uomini e i loro peccati verso Dio, sono coloro che riconoscono nei Dieci Comandamenti dei "sì" gioiosi al volere di Dio, e non dei "no" opprimenti o come una sorta di pesi insopportabili. Sono quelli che avranno compiuto opere di misericordia materiali e spirituali per sedere a mensa nel regno di Dio.

Allora per non sentirci dire anche noi: “Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità!” (Lc 13,27),occorre non compiere iniquità, e se ciò accade, pentirci subito e chiedere davvero perdono, una richiesta decisa e convinta come quella che ebbe il Buon Ladrone. Quali sono queste iniquità? Semplice, sono contenute nei Dieci Comandamenti che sono le leggi del "Regno di Dio". 

 

La Volontà di Dio è ciò che il cristiano deve fare, se vuole essere come Dio lo ha pensato.

Vogliamo concludere queste riflessioni guardando a Maria Santissima. Diceva San Massimiliano Kolbe che la migliore devozione all'Immacolata, non è tanto il recitare molte preghiere, quanto l'avere con Lei un rapporto semplice e fidato, sincero e fedele, come quello di un bambino che ama davvero la propria madre e si diletta di compiacerla in tutto. E questo perché? Perché non a caso invochiamo Maria con il bel titolo di "Porta del Cielo". Non è un'altra porta, intendiamoci, anche se molti Santi la definiscono una specie di "porta di servizio" attraverso la quale Maria salva i peccatori in extremis... E' sempre la medesima Porta del Cristo il cui accesso è stato dato da Dio a Maria Santissima, la Regina del Paradiso.

Il Rosario, diceva il Beato Bartolo Longo, ma anche Suor Lucia di Fatima "sfonda la porta stretta", ma non fa sconti a nessuno a riguardo del peccatocompiaciuto o giustificato! Il peccato non rimosso per dolo, non confessato perchè giustificato come un "male minore", non odiato, non frenato, è l'unico che ci impedisce questo passaggio, anche se avessimo recitato mille rosari, o preso mille eucaristie, il peccato non odiato, non debellato almeno con la santa e forma intenzione, ci fa ingrassare a tal punto da non riuscire a passare per la porta stretta. In sostanza, compiacere il peccato o il definirlo un male minore, giustificandolo, non è fare la volontà di Dio per la quale, non dimentichiamolo mai, Gesù finì sulla Croce.

Non abbiamo delle ricette per fare questa volontà, ma attraverso l'esempio dei Santi e l'insegnamento vero della Chiesa, ci sono indicate molte vie che ci aiutano a raggiungere questo traguardo, ve ne segnaliamo alcune che riteniamo le più importanti:

la Preghiera: senza la preghiera è impossibile capire cosa Dio vuole da noi. San Francesco d'Assisi, quello autentico, per ben due anni sostava davanti al famoso Crocefisso detto di san Damiano, per chiedere a Gesù: "Signore, cosa vuoi da me?", quando piacque al Signore, glielo rivelò... Per questo la Madonna stessa a Fatima ci impegnava con il Rosario "tutti i giorni", e nel Rosario ripetiamo quel Padre Nostro nel quale chiediamo a Dio di compiere la Sua volontà. Sostare, dunque, spesso o spessissimo davanti al Tabernacolo, ci aiuterà in questa comprensione. «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto» (Lc.11, 9-10), ma attenzione a ciò che chiediamo e diciamo perchè esiste anche una certa presunzione che può diventare perfino arroganza quando, nel pregare, ci si mette davanti agli altri, come nella parabola del fariseo e del pubblicano, in cui il fariseo vantava davanti a tutti, nel tempio, i propri meriti: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri... Digiuno due volte alla settimana e pago la decima di quanto possiedo”. Osa perfino fare confronti con i presenti: “Non sono come questo pubblicano...”, mentre di quest’ultimo, che pregava "Dio perdonami..." con umiltà, Gesù dice: “Questi tornò a casa giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18,9s), insomma, è Dio che deve giustificarci, non noi da noi stessi! Infine attenti alla banalizzazione della preghiera perchè questa non è una bacchetta magica, non ha l'effetto delle favole, ma è una vera scienza, un percorso costante, l’apostolo Giacomo ci mette in guardia da questo atteggiamento scrivendo: “Voi chiedete e non ottenete, perché chiedete male, per soddisfare i vostri piaceri” (Gc 4,3). Mai pregare per giustificare il proprio stato di peccato!

il silenzio: purtroppo oggi nelle nostre Chiese manca questa pratica, anzi, sembra che senza silenzio non si possa più pregare! Se non facciamo questo silenzio davanti al Tabernacolo, è impossibile "ascoltare" quello Dio vuole dirci. Per silenzio si intende sia quello davanti al Tabernacolo, sia quello in casa.Come fare silenzio? Innanzi tutto staccate questi cellulari! Persino in Chiesa si vedono persone leggere messaggini o addirittura scriverli durante la Messa o le Adorazioni, per non parlare della mania di fotografare tutto, o riprendere in video tutto. Se non stacchiamo la presa con le attività del mondo, è impossibile riuscire ad ascoltare Dio. L'abitudine di portare il cellulare sempre attaccato alle nostre mani, ha sostituito, per esempio, il Rosario.... Mettiamola così: la Corona del Rosario, come insegnava l'Immacolata a Lourdes a santa Bernadetta, deve essere portata sempre fra le mani o in tasca, perchè questa devozione ci mette "in comunicazione" con il Cielo. Madre Teresa di Calcutta aveva questa santa abitudine di tenere spesso fra le mani la sua Corona e diceva: " Mi è impossibile non portarla con me, essa "mi suggerisce" quello che devo fare. Quando non trovo soluzione ai problemi, mi fermo e comincio a pregare con la Corona, quando ho terminato ogni problema si risolve con l'aiuto dal Cielo..."  

Qualcuno potrà dire: ma il Rosario non è silenzio! Dipende. Se si impara a dirlo mentalmente, sgranando la Corona benedetta, il Signore userà questo canale per parlare al cuore, così spiegava Suor Lucia di Fatima:... fare "silenzio" sgranando la Corona del Rosario, ci eviterà distrazioni mentali, perchè la mente non sta mai a riposo, perciò il silenzio consiste nel pensare sempre a Dio e per farlo, cosa c'è di meglio che pensare alla vita di Gesù nei misteri del rosario, lasciando alla Madre di spiegarceli nel cuore e nella mente? Infine fare silenzio dal nostro "io", mettere da parte tutti i pensieri che ci riguardano per fare posto a Dio. Tanti dicono: "eh ma ho le bollette da pagare, l'affitto, non trovo lavoro; ho troppi pensieri importanti per la testa!" Sì, i problemi sono tanti, ma chi pensa davvero a Gesù "prigioniero d'Amore nel Tabernacolo"? Chi pensa al dono della Sua vita per noi? Chi pensa alle offese che riceve da noi ogni giorno? Chi pensa a consolarlo? Silenzio, allora, per pensare a Dio! «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta...» (Mt.6,33)

- opere di misericordia corporale e spirituale - vedi qui - non sono solo sette, e non sono solo corporali, o quel tam-tam che ha fatto del povero, l'esclusiva di ogni opera! Tutte queste opere non vanno disgiunte l'une dalle altre. Certo, si fa quel che si può, si fa quello che siamo in grado di fare, e quello che non si può materialmente, però, lo si può fare con la Preghiera.

Siano lodati i Santissimi Cuori di Gesù e Maria

 Invitiamo a leggere anche le Omelie di Padre Brown, qui sull'obbedienza che si deve a Dio

 








[Modificato da Caterina63 05/05/2016 21:12]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)