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Progetto clericale per un nuovo ordine del mondo

Qui si vuole osservare che molte idee conciliari erano già in giro nel tempo di Pio XII come parte di una crociata del Papa che poteva andare pari passo con una riorganizzazione del mondo attraverso una sana democrazia di cui la Chiesa si sarebbe fatta garante, a causa dei suoi princìpi di libertà e di dignità umane nel piano nazionale, riconoscendo ad un organo mondiale (ONU) la tutela della pace internazionale.
Infatti, il 140° punto del programma rivendica il dominio dell’universo per tutti gli uomini.
Dunque alla ricerca di un amministratore comune.
Ma si può dire che gli scritti di padre Lombardi riflettessero bene il pensiero di Pio XII?
Non riflettevano forse un’indole rivoluzionaria?
Prendiamo per esempio i capitoli che riguardano il messaggio natalizio del 1944 di Pio XII, i cui titoli
sono: «IX - Una sana democrazia per l’ordine nuovo» (pagina 173) e: «X - L’unità del genere umano nel nuovo ordine» (pagina 181).
Il messaggio papale tratta delle questioni della democrazia, del governo e di una società degli Stati come soluzione delle controversie internazionali e finisce auspicando un ritorno alla solidarietà tra i popoli, nel rispetto del diritto naturale.
Il magistero cattolico illustrato da Pio XII distingue due democrazie: una buona, consistente nel sistema del consenso per eleggere il governo che rappresenti meglio i governati; l’altra perversa, che sottomette al voto popolare princìpi dell’ordine assoluto che trascendono ogni umano governo.
Non è questo però a preoccupare padre Lombardi, ma che le esigenze del bene comune non siano sacrificate, altrimenti «la democrazia non funzionerà e resterà esposta a pericolosissimi sfruttamenti».

Ora, il principio di governo per cui «la dignità dell’autorità politica consiste nella sua partecipazione all’autorità di Dio» è universale e quanto Pio XII applica alle democrazie nazionali non può non estendersi ad un governo per «l’unità del genere umano e della famiglia dei popoli» (Mm, pagina 182).
Dunque per Pio XII ciò dipende dal riconoscimento del principio assoluto, senza di che nessuna vera riforma mondiale può sussistere.
Ma qui già si intravede un’intenzione di fare della Chiesa, che è per istituzione la roccia dell’unione in Dio, un mezzo, come altri, per questa unione delle nazioni nella pace.
Ecco che il titolo del capitolo XI è: «Ciò che può fare la Chiesa per la restaurazione del mondo» in base al discorso papale del 20 febbario 1946.
In esso padre Lombardi vede un periodo che va meditato più di ogni altro: «La Chiesa non può, rinchiudendosi inerte nel segreto dei suoi templi, disertare la sua missione divinamente provvidenziale di formare l’uomo completo, e con ciò di collaborare senza posa alla costituzione del solido fondamento della società. Tale missione è in lei essenziale. Considerata da questo lato, la Chiesa può dirsi la società di coloro che, sotto l’influsso soprannaturale della grazia, nella perfezione della loro dignità personale di figli di Dio e nello sviluppo armo¬nico di tutte le inclinazioni e le energie umane, edificano la potente armatura della convivenza umana».

Le parole di Pio XII seguono un ordine diverso da quello della lettura per un progetto di unione universale, poiché «la mirabile universalità e unità della Chiesa» deve plasmare la restaurazione del mondo, e ciò non vuol dire far parte di un piano di unione indifferenziata degli uomini, come sembra voler il progetto lombardiano e come vuole apertamente il progetto ecumenico conciliare che seguì.
Ma sentiamo Pio XII che al Sacro Collegio parla «del profondo interesse che una tale manifestazione del carattere soprannazionale della Chiesa e della sua universale unità avrebbe suscitato nel mondo; povero mondo, che dappertutto ha fame e sete di unità e in vario modo lotta per conseguirla! Nelle nostre parole i fedeli hanno trovato un nuovo motivo di consolazione e di incoraggiamento; agli altri - intendiamo di parlare delle persone oneste, non di coloro che sono schiavi del ‘padre della menzogna’ (Giovanni 8,44) - esse hanno offerto materia di seria riflessione. La Chiesa possiede in Dio, nell’Uomo Dio, in Cristo, l’invisibile ma incrollabile principio della sua unità e della sua interezza... E questa Chiesa si leva oggi, in mezzo al mondo lacerato e diviso, come un segno ammonitore, come un signum levatum in nationes, che invita a sé coloro i quali ancora non credono, e conferma i suoi figli nella fede che professano, poiché senza Dio e lontano da Dio non può esservi fra gli uomini alcuna vera, solida e sicura unità».

Influsso della Chiesa sul fondamento della società umana: «Se dunque oggi tanti da ogni parte, in una ansiosa aspettazione e in una trepida speranza, si volgono alla Chiesa, e le chiedono quale sia la sua parte nella salvezza della società umana, nello stabilimento di quel bene inestimabile, più prezioso di tutti i tesori, che è una durevole pace interna ed esterna, la risposta della Chiesa può essere molteplice e varia, come svariate sono le sue possibilità. Tuttavia la grande, la definitiva risposta, alla quale si possono ricondurre tutte le altre, rimane sempre la unità e la interezza della Chiesa fondata in Dio e in Cristo. […] La Chiesa - cerca primieramente l’uomo stesso; si studia di formare l’uomo, di modellare e perfezionare in lui la somiglianza divina. Il suo lavoro si compie nel fondo del cuore di ognuno, ma ha la sua ripercussione su tutta la durata della vita, su tutti i campi dell’attività di ciascuno».
E infatti quanto segue ha un diverso indirizzo e il capitolo XII ha per titolo: «Necessità di anime oranti per l’auspicata rinnovazione» e contiene il discorso papale del 17 gennaio 1943 in cui Pio XII parla del potere della fede e del valore della preghiera e del Sacrificio: «Se ora la Chiesa si trova dinanzi a doveri inumani e a molteplici cure: azione in favore della pace; opere di carità e di soccorso ai sofferenti; lavoro missionario; riconducimento degli increduli alla fede, dei fratelli separati alla unità della Chiesa, della civiltà odierna alla onestà del costume cristiano: come potrebbe essa sperare di portare a termine così formidabile impresa senza una falange di oranti e di penitenti, le suppliche e i sacrifici dei quali ogni giorno salgono a Dio? A questa falange voi vi siete incorporati colla vostra promessa di fedeltà al Cuore del Salvatore divino. Domandate e riceverete».

  per comprendere le aberrazioni di questo progetto, si legga qui: Noi non attendiamo nessun "nuovo" ordine mondiale, l'Ordine è Cristo stesso....





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)