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Il concilio del nuovo ordine religioso

L’impeto riformatore di Lombardi avrebbe avuto, l’anno dopo, un fremito di entusiasmo con la convocazione del concilio di Roncalli, il 25 gennaio 1959.

Il Padre si allinea subito. «E’ un Lombardi non più apocalittico che esce da questo ritratto: ‘Dovunque si guarda nella Chiesa si trovano da valorizzare spunti stupendi già in atto, basterebbe notare con quale energia e quali applicazioni colossali si sia fatto araldo di tale spirito di unità e di rinnovamento il nuovo regnante Pontefice Giovanni XXIII, benedetto per questo dall’intero genere umano. Il Concilio Ecumenico annunziato da Lui per ispirazione dello Spirito Santo è il più grande sforzo umanamente immaginabile per una unità cattolica più efficiente ed un mondo migliore’» (MD, pagina 428).

L’8 agosto del 1960, Lombardi è a Castel Gandolfo e in una udienza «indimenticabile», si sente dire da Giovanni XXIII: «Il padre Lombardi prima era come quei profeti dell’Antico Testamento, terribili. Poi è diventato profeta del Nuovo Testamento. Ma ora deve diventare ancora più soave... E’ con spirito di soavità che si deve dire tutto. Dire le cose, ma badando al modo...».

Lombardi risponde: «Ho avuto tante umiliazioni e son cambiato molto. Ho imparato, sa? Sono più calmo, più modesto...» (MD, pagina 428).

La vera questione qui, però, non è di badare al modo, ma alla sostanza, cioè se quanto il magistero dei Papi e di Pio XII, ribadito nel Messaggio di Fatima, ha insegnato sugli errori sociali, ora crescenti, veniva seguito ed applicato.
Ma i nuovi obiettivi dell’opera «per la riforma collettiva permanente ascetica» implica nella nuova indicazione vaticana un disimpegno politico completo. Lombardi non può non vedere in tutto ciò «uno sganciamento da Pio XII» ed entra in crisi.
Nel giro di un anno tralascia la direzione del movimento per dedicarsi a un istituto per l’apostolato della gioventù femminile.

Che storie sono queste di «errori sparsi dalla Russia»?


Il capo del Sant’Officio, Ottaviani, «ha attaccato fortemente, in una omelia nella basilica di Santa Maria Maggiore, quei politici che non si fanno scrupolo di ‘stringere le mani grondanti di sangue dei novelli anticristi’, riferendosi alla visita di Gronchi a Mosca il 7 febbraio 1960. Anche sui primi cosmonauti sovietici sono caduti i fulmini di Ottaviani, che li considera ‘atei i quali credono di vuotare i cieli con le lo-ro prodezze spaziali’ (MD, pagina 437). La nuova politica vaticana, però, apre talmente alla sinistra e al comunismo che la Curia romana è allarmata: ‘La voce diffusa è che Giovanni XXIII sia persuaso che viene il comunismo. Perciò attenuerebbe tanto i contrasti per poter trattare’» (MD, pagina 434).

«Roncalli sta lavorando per assicurare la partecipazione dei vescovi d’oltre cortina al Vaticano II. Ha avviato contatti con il regime di Tito per normalizzare le relazioni tra Chiesa e Stato in Jugoslavia. Malgrado la bufera abbattutasi sulla Chiesa a Cuba, si è astenuto dal fulminare la scomunica su Fidel Castro, come vorrebbero i circoli della ‘Chiesa del silenzio’, e mantiene il nunzio all’Avana. […] Al principio dominante con Pio XII, ‘Non ci si accorda con il diavolo’, nell’epoca della contrapposizione frontale dei blocchi, egli preferisce la formula del primate polacco Stephan Wyszynski, ‘cardinale conciliante’ che Pacelli ha costretto ad una umiliante anticamera nel 1957: ‘Con il diavolo no, con gli uomini si. Non abbiamo nemici, abbiamo fratelli che ignorano per il momento i legami che ci uniscono’» (MD, pagina 435).

In verità, Pio XII, e predecessori, si riferivano a regimi «intrinsecamente perversi, con cui la trattativa è impossibile», giustamente quelli con cui Wyszynski trattò e ora anche Roncalli.

Giovanni XXIII nel messaggio natalizio del 1960 saluta «L’atmosfera di distensione che ha fatto rifiorire la speranza in molte anime» e ha aggiunto: ‘La Chiesa accompagna con le sue preghiere tutti coloro che, nelle relazioni internazionali, permettono gli incontri in un clima di serenità, aiutano al regolamento pacifico dei conflitti, al riavvicinamento dei popoli e alla loro mutua collaborazione’» (MD, pagina 436).

La sterzata a sinistra nel piano nazionale e internazionale preoccupa i membri della Curia romana e altre personalità prossime al pensiero di Pio XII che cercavano le voci autorevole per affrontarla.
Chi meglio di padre Lombardi, che considerava la distensione un cavallo di Troia del comunismo mondiale?

Egli diceva in una lettera a La Pira, che lo invitava a «cogliere ogni sintomo di speranza»: «Mi è sembrato un dovere per la difesa di tanti pusilli il dichiarare che nell’attuale fase bisogna stare in guardia dalla speculazione comunista su quei fatti. Se tutte le persone fossero buone, si sarebbe potuto parlare di quegli incontri come di una promessa per l’umanità. Siccome purtroppo ci sono innumerevoli persone che oggi tramano per la rovina delle anime con la bandiera del comunismo, mi sembra che bisogna difendere i deboli da tutto ciò che li può illudere, che il comunismo sia in qualsiasi senso in via di conversione e di avvicinamento alla Chiesa» (DOC, Lettera di Lombardi a La Pira, 9 ottobre 1959).

«Lo ribadisce in una clamorosa intervista a Oggi alla fine di maggio 1961, dal titolo simbolico: ‘Padre Lombardi prepara una nuova Crociata per sottrarre al caos la Civiltà Cristiana. Nel Diario scrive: ‘Si respira nell’aria una specie di adattamento ad avere i comunisti tra noi. E il silenzio del Papa è interpretato come acquiescenza. Insomma, si teme che il Papa mi richiamerebbe se io parlassi molto su quello’» (D, 4 giugno 1961).

Il cardinale Ottaviani, che ripeteva allora: «la situazione è molto grave», patrocina la «crociata» di Lombardi mettendo a disposizione i mezzi di cui dispone.
S’illude però ed inganna il gesuita sul consenso che pensa di strappare a Giovanni XXIII: «Ottaviani riferisce che il Papa benedice approvando» annota nel suo diario Lombardi. Richiede però «che io devo agire come singolo non con l’intero Movimento Mondo Migliore e che, per la predicazione, stia attento a quei punti che mi furono già notati in altre occasioni. Il cardinale mi dice di aver riferito al Papa che il padre Lombardi predicherà solo di far preghiera e penitenza e questo certamente è buono» (D, 8 e 27 giugno 1961).

In verità Giovanni XXIII reagisce al progetto in ben altra maniera: «Non passano molte settimane e il cardinale Confalonieri riceve da Tardini una lettera durissima, accompagnata dall’intervista di Lombardi a Oggi, piena di sottolineature».

Ecco le direttive a Lombardi:

1) La Santa Sede non vuole che si usino certi toni e certi metodi.
Non si deve parlare di «crociata», non si deve gettare l’allarme, non si deve parlare di rivoluzione, di «riforma».
Non si devono prendere atteggiamenti da Savonarola.

2) Parlando del comunismo non si dia la falsa impressione che esso sia il male.
Si dica che ci sono tanti mali e - fra i tanti - anche il comunismo.

3) Poi bisogna sempre specificare che la Chiesa è contro il «comunismo ateo»: questo è il termine della Divini Redemptoris.
Si capisce che il comunismo è condannabile anche per altri motivi, ma noi dobbiamo stare a questa terminologia.

4) Non bisogna proclamare che si farà un giro di tutta l’Italia.
Si andrà, così, diocesi per diocesi senza suscitare clamori ed allarmi fuori luogo.

5) Soprattutto viene raccomandato il «garbo»: quel garbo che da tre an¬ni viene praticato e predicato dall’Alto (DOC, Lettera di padre Rotondi a padre Lombardi, 18 agosto 1961).



  per comprendere le aberrazioni di questo progetto, si legga qui: Noi non attendiamo nessun "nuovo" ordine mondiale, l'Ordine è Cristo stesso....


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)