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  ITINERARI DI FEDE

 




Nel 1448, quando Crema era ancora sotto la giurisdizione del Ducato di Milano, imperversavano anche qui interminabili lotte tra Guelfi e Ghibellini. Assediatisi questi ultimi nel Duomo, vi accesero un fuoco per attizzare il quale utilizzarono anche il Crocefisso. Il Cristo ritrasse le gambe e il legno non bruciò. 



di Margherita Del Castillo



 Il Cristo ritrasse le gambe, ancora oggi in quella posizione, e il legno non bruciò. La Croce miracolosa, da allora profondamente venerata, fu scolpita probabilmente in Francia tra il 1250 e il 1275 ed è oggi custodita nell’abside della navata sinistra della Cattedrale di Crema.

Intitolata a Santa Maria Assunta la chiesa è frutto della lunga ricostruzione avvenuta dopo l’assedio sotto cui Federico Barbarossa, tra il 1159 e il 1160, pose la città, procurando la distruzione dell’edificio precedente, risalente all’XI secolo, probabilmente grande come l’attuale con pianta basilicale e tre navate. Di gusto romanico sono alcuni elementi della facciata a vento il cui profilo a capanna è delimitato da una fascia di archetti intrecciati e da una loggia praticabile di colonnine in marmo. 

Tre grandi archi a tutto sesto, poggianti su massicce semicolonne, tripartiscono la superficie su cui si aprono bifore a vento. Sullo sfondo del laterizio della muratura risalta il marmo del portale principale la cui lunetta accoglie il gruppo scultoreo, di fattura campionese, della Madonna con Bambino tra i SS. Giovanni Battista e Pantaleone. L’architrave è decorato con cinque clipei, di cui quello centrale rappresenta l’Agnello pasquale mentre i laterali sono stati interpretati quali figure del clero, del monaco, del vescovo e del laico. Gotico è il grande rosone, in marmo di Candoglia, con sedici colonne a raggiera, intrecciate da archetti a tutto sesto.

Cinque ampie campate, delimitate da arcate a tutto sesto laterali e da archi ogivali trasversali, scandiscono lo spazio interno oggetto di un radicale intervento di trasformazione tra il 1776 e il 1780. Solo nel secolo scorso fu deciso di procedere con la rimozione delle sovrastrutture barocche e di riportare l’ambiente al suo stile originario. Testimoni del gusto barocco sono rimasti solo la Cappella del Crocefisso, a sinistra dell’altare maggiore, decorata con affreschi che ricordano i miracoli di cui il Legno sacro fu protagonista, e la Cappella della Madonna della Misericordia, adiacente all’ingresso, il cui altare è sormontato da un affresco quattrocentesco di Rinaldo da Spino, raffigurante la Madonna e il Bambino. 

L’ambientazione architettonica e i SS. Giuseppe e Giovanni Battista vi furono aggiunti dal Civerchio il secolo seguente. Della decorazione primitiva restano tracce negli affreschi della controfacciata – una Maestà, angeli e un santo che legge - e nella quarta campata a sinistra dove tra due figure su scanni si intravvede San Pantaleone. Al patrono della diocesi, medico di Nicomedia martirizzato durante le persecuzioni di Diocleziano, è intitolata la cappella a destra dell’altare maggiore, sopra la quale si innalza, dal XIV secolo il campanile, concluso con un caratteristico coronamento ottagonale e lanterna a cono. 

La torre ospita un raffinato concerto di campane, tra i più prestigiosi di Lombardia. Sopravvissute alle diverse requisizioni e ai danni della Seconda Grande Guerra, le campane, realizzate nel 1753 dalla fonderia cremasca dei Crespi, perfettamente intonate tra loro, compongono una particolare scala musicale, unica nel suo genere. 







 ITINERARI DI FEDE

 




Una conversione è all’origine della chiesa di Santa Maria Bressanoro, a Castelleone, in provincia di Cremona. L’ebreo sefardita Amadeo Mendes de Silva, rinunciando ad una promettente carriera politica, si convertì al cattolicesimo presso il convento agostiniano di Santa Maria di Guadalupe in Estremadura.


di Margherita del Castillo

Una conversione è all’origine della chiesa di Santa Maria Bressanoro, a Castelleone, in provincia di Cremona. Intorno alla metà del XV secolo l’ebreo sefardita Amadeo Mendes de Silva, rinunciando ad una promettente carriera politica, si convertì al cattolicesimo presso il convento agostiniano di Santa Maria di Guadalupe in Estremadura. Dopo una visione della Vergine che gli mostrava San Francesco, entrò nell’ordine francescano nell’ambito del quale fondò la congregazione degli amadeiti. Il suo cammino verso la beatitudine e la sua opera di riforma, promossa attraverso una più stretta osservanza della regola, ebbero inizio presso Castelleone, dove si stabilì su richiesta della duchessa Bianca Maria Sforza.

Nel 1460 si avviarono i lavori per la costruzione di un nuovo complesso nello stesso punto in cui i documenti ricordano una chiesa plebana, intitolata a San Lorenzo, già dall’842. Il convento e la piccola chiesa, dedicata alla Madonna di Guadalupe per onorare il luogo della conversione del religioso portoghese, furono affidati a un architetto di cui si ignora il nome ma che senz’altro va ricercato tra le maestranze al servizio della committenza sforzesca. A causa delle soppressioni napoleoniche, però, il convento venne poi in gran parte demolito: scomparvero, così, i chiostri, l’oratorio e  le celle eremitiche.

L’imponente edificio chiesastico, in mattoni a vista, presenta elementi tipici della tradizione architettonica lombarda quali la facciata a capanna e il tiburio ottagonale. La novità architettonica di questa bellissima chiesa è la planimetria a croce greca libera, dove il corpo di base è un ampio quadrato, sormontato da cupola rivestita dal massiccio tiburio, sui cui lati si sviluppano le braccia, sempre quadrate, ma di dimensioni minori. Il portico a tre fornici, il campanile e il coro poligonale furono aggiunti nel corso del XVI secolo.

La robusta mole esterna è alleggerita solo dalla ricca decorazione fittile che sottolinea le linee di ogni elemento architettonico: in particolare, il portale centrale è incorniciato da cinque fasce di terracotta dove formosi putti si arrampicano su tralci di vite. L’austerità del paramento esterno del tempio contrasta con la luce e il colore dello spazio interno: sulle pareti del vano centrale si sviluppa un ciclo pittorico, realizzato alla fine del Quattrocento da un autore rimasto ancora ignoto, il cui fine principale è l’imitazione di Cristo.  E’ composto di ventinove affreschi che raccontano episodi della vita di Gesù, soprattutto la Sua Passione.

Nella scena dell’ingresso a Gerusalemme il Figlio di Dio è rappresentato al centro della scena, benedicente, a cavallo di un asino che qui intende sottolineare la regalità del Cristo, mentre sulla destra tre giovani rappresentano la folla che accolse il Salvatore. Di questi, il primo stende sotto gli zoccoli dell’animale la sua veste rossa e gli altri agitano rami di ulivo in segno di pace.

La cupola, suddivisa in otto spicchi, è una volta celeste rivestita da una moltitudine di stelle che si irradiano dal sole centrale. Alla base corre una teoria di tondi con santi e beati cari alla tradizione francescana. Alla Vergine è intitolata la cappella di destra dove un cinquecentesco ciclo di affreschi racconta i principali episodi della vita di Maria; la cappella simmetrica è, invece, dedicata allo Spirito Santo.

  



[Modificato da Caterina63 08/04/2017 12:33]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)