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  Carisma dei movimenti e gerarchia insieme per la Chiesa

di Lorenzo Bertocchi
15-06-2016



Fedeli in piazza San Pietro

Il rapporto tra carisma e istituzione, tra doni gerarchici e carismatici nella Chiesa, è al centro della lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede, Iuvenescit Ecclesia, presentata ieri in Vaticano dai cardinali Gherard Muller e Ouellet.

«Scopo del presente documento», ha detto il cardinale Muller, «èquello di favorire - attraverso una approfondita consapevolezza degli elementi essenziali relativi a doni gerarchici e carismatici, e al di là di ogni sterile contrapposizione o giustapposizione - una loro ordinata comunione, relazione e sinergia, in vista di un rinnovato slancio missionario ecclesiale e di quella “conversione pastorale” a cui in continuazione ci chiama Papa Francesco (cf. Evangelii gaudium, n. 25)». 

La lettera è stata ordinata dal Papa lo scorso 14 marzo durante un'udienza concessa al prefetto Muller esi occupa delle questioni teologiche che riguardano il rapporto tra istituzione ecclesiale e nuovi movimenti e aggregazioni. I carismi che caratterizzano questi nuovi movimenti, pensiamo ad esempio all'ampio fenomeno dei carismatici, devono partecipare alla comunione della Chiesa in modo «fecondo e ordinato», senza «sottrarsi all’obbedienza verso la gerarchia ecclesiale», né hanno un qualche «diritto ad un ministero autonomo». Il dono gerarchico e quello carismatico sono «coessenziali» alla vita della Chiesa, d'altra parte, come rilevava il Concilio Vaticano II in Lumen gentium, nella Chiesa vi è una unità inscindibile tra dono di grazia e l'elemento visibile umano. 

«È il Concilio Vaticano II», ha specificato il cardinale Muller, «che ci ha riproposto questa bella verità: “Lo Spirito introduce la Chiesa nella pienezza della verità (cfr. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cfr. Ef 4,11-12; 1 Cor 12,4; Gal 5,22). Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo” (Lumen gentium, 4). Il sorgere di tante nuove aggregazioni, associazioni e movimenti ecclesiali, così come di tanti nuovi Istituti di vita consacrata, dopo il Concilio Vaticano II, ci ha fatto riscoprire concretamente la portata ecclesiale di questa affermazione conciliare. In particolare, abbiamo potuto constatare come “la forte capacità aggregativa di tali realtà rappresenta una significativa testimonianza di come la Chiesa non cresca per proselitismo ma per attrazione” (IE, 2). Ora, per tutte queste aggregazioni ecclesiali, si è ormai aperto il tempo della “maturità ecclesiale” (IE, 2) ».

Leggendo Iuvenescit Ecclesia emerge che non bisogna opporre una Chiesa “dell’istituzione” a unaChiesa “della carità”, perché nella Chiesa «anche le istituzioni essenziali sono carismatiche», ed «i carismi devono istituzionalizzarsi per avere coerenza e continuità». Quindi, le dimensioni «concorrono insieme a rendere presente il mistero e l’opera salvifica di Cristo nel mondo». La Chiesa non può rinunciare ad un'opera di discernimento per comprendere e valorizzare l'autenticità dei doni carismatici. Questo compito è «di pertinenza dell’autorità ecclesiastica», seguendo alcuni criteri fondamentali. Un certo rilievo viene posto a quei criteri propriamente giuridici, secondo il Codice di Diritto canonico. Innanzitutto occorre «il rispetto della peculiarità carismatica delle singole aggregazioni ecclesiali», così da evitare «forzature giuridiche» che ne «mortifichino la novità».

Il secondo criterio concerne «il rispetto del regimen ecclesiale fondamentale», favorendo«l’inserimento fattivo dei doni carismatici nella vita della Chiesa», ma evitando che essi si concepiscano come una realtà parallela. Gli altri criteri da valutare per il discernimento: essere strumento di santità nella Chiesa; impegnarsi nella diffusione missionaria del Vangelo; confessare pienamente la fede cattolica; testimoniare una comunione fattiva con tutta la Chiesa, accogliendo con leale disponibilità i suoi insegnamenti dottrinali e pastorali; riconoscere e stimare le altre componenti carismatiche nella Chiesa; accettare con umiltà i momenti di prova nel discernimento; avere frutti spirituali come carità, gioia, pace, umanità; guardare alla dimensione sociale dell’evangelizzazione.

Alla luce anche del recente rescritto per il canone 579, in cui il Pontefice ha reso necessaria laconsultazione del Vaticano per l'erezione degli Istituti diocesani di vita religiosa, è interessante notare che inIuvenescit Ecclesia si sottolinea che anche la vita consacrata «si colloca nella dimensione carismatica della Chiesa». E come, più in generale, il rapporto tra doni gerarchici e carismatici debba tener conto della «imprescindibile e costitutiva relazione tra Chiesa universale e Chiese particolari».

   


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)