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INEDITO
 

Per la prima volta, la testimonianza di un sacerdote fa luce su un controverso episodio del 1989 quando a sorpresa a Madre Teresa fu concesso di tornare in Albania. Fu subito accompagnata sulla tomba del dittatore Enver Hoxha, gesto che le procurò molte critiche, ma chi accompagnò la santa ha rivelato che la visita fu voluta dalla vedova Hoxha, con lo scopo di scacciare gli spiriti che spargevano il terrore intorno alla tomba. E Madre Teresa...

di Alessandra Nucci

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C’è una vicenda della vita di Santa Teresa di Calcutta sconosciuta ai più. A me l’ha riferita anni fa un amico albanese a cui avevo chiesto ragguagli sulle visite di Madre Teresa al suo paese d’origine, per un articolo che stavo scrivendo su Pjetr Arbnori, eroe albanese, cattolico, soprannominato “il Mandela dei Balcani” per essere sopravvissuto a quasi 29 anni di detenzione nel gulag. 

Riferisco le cose come le visse il mio amico, Marcel, che iniziò a raccontarmi a partire da un episodio del settembre 1985, quando si trovava sotto le armi. Era in un reparto mal equipaggiato e disarmato, il più umile dell’esercito albanese, perché fatto di uomini considerati pericolosi per il regime. Il dittatore Hoxha era morto l’11 aprile, ma il regime perdurava e impiegava i soldati nella costruzione di bunker, tunnel e trincee per difendere la patria dai nemici. Un giorno arrivò nel reparto un soldato che era stato espulso dalla Guardia della Repubblica, il corpo più prestigioso dell’esercito, costituito da uomini scelti e fidatissimi. Perché era stato punito in questo modo? 

«Tutti noi avevamo paura che fosse una spia – racconta Marcel - per cui eravamo guardinghi nei suoi confronti. Però un giorno, a tavola decido di chiedergli: "Che hai fatto di male per finire qui?". Lui mi risponde: "Ho avuto una rissa con un altro soldato e mi hanno mandato qui per punizione". Io, di rimando: "Certo, sarà duro per te. Là eri in un corpo prestigioso, un lavoro leggero, avevate gli stivali, mentre da noi devi solo lavorare duramente e non abbiamo neppure le scarpe". Con mia sorpresa lui sgranò gli occhi: "Ma sono fortunato! Tu non puoi capire cosa vuol dire montare la guardia di notte alla tomba di Enver Hoxha. Si sentono rumori, tremori, grida, sono come gemiti che salgono da un abisso. È una tortura. Da questo mi sono salvato. Sono più di 20 i compagni del mio gruppo che sono finiti in un reparto di psichiatria. Qui lavoro un pò di piu, ma non sento questo inferno". Io e gli altri soldati presenti ci siamo alzati dal tavolo per prendere le distanze da questo soldato. Ascoltare poteva avere delle conseguenze: eravamo in piena dittatura e parlare di queste cose poteva essere pericoloso». Questo l’antefatto con cui Marcel venne a sapere dei fenomeni notturni intorno alla tomba del dittatore che facevano tremare di paura anche i soldati.  

Alcuni anni dopo, nel 1989, con grande sorpresa di tutti, arriva in Albania Madre Teresa di Calcutta. La sorpresa fu grande perché prima di allora non le era mai stato concesso di entrare nel paese, nonostante vi si trovassero le tombe della madre e della sorella. Se la stampa di regime era costretta a nominarla, come ad esempio quando le venne assegnato il Premio Nobel dieci anni prima, era solo per denigrarla con epiteti infamanti (l’Albania, sotto il regime comunista, aveva adottato una Costituzione che la dichiarava ufficialmente un paese ateo). Nel 1989 invece ecco improvvisamente che arriva, e va ad accoglierla all’aeroporto nientemeno che la vedova di Enver Hoxha, che appena arriva la porta dritto alla tomba del dittatore! Questa visita naturalmente sembrò un omaggio, e la televisione la riportò come un grande successo del regime. Quella visita fu un colpo durissimo per i fedeli, la gente era atterrita: possibile che Madre Teresa si fosse fatta strumentalizzare per portare lustro alla memoria del dittatore defunto?   

La sosta di Madre Teresa sulla tomba fu presentata come un modo di dimostrare alla gente il suo rispetto per il grande statista scomparso. Ma non era così. Marcel seppe la ragione vera quattro anni dopo, nel 1993, quando gli capitò di conoscere un sacerdote kosovaro che quel giorno aveva accompagnato Madre Teresa nel suo viaggio di ritorno in Albania. Egli gli raccontò che la visita era stata sollecitata da Nexhmije Hoxha perché si vergognava delle grida e del tremore che si sentivano provenire dalla sua tomba. Aveva dunque incaricato Ylli Popa, uno dei più fedeli uomini del regime, e traduttore di Hoxha, di portare una lettera a Madre Teresa, in cui le chiedeva di venire a pregare sulla tomba del marito per ottenere pace, che non si sentissero più le grida e non tremasse più la terra.

Quel giorno dunque Madre Teresa si soffermò a lungo a pregare sulla tomba di Hoxha, e dopo la porta dell’Albania per lei rimase aperta, tanto che prima di morire poté tornare a fondarvi anche delle Case. 

La preghiera di Santa Teresa di Calcutta fu esaudita? I rumori terrificanti intorno alla tomba di Hoxha cessarono? Pare di sì. “Non ripresa dalla Tv, mi disse il sacerdote, Madre Teresa rimase a lungo in preghiera sulla tomba, dove da allora è tornata la calma, non si è sentito più nulla.” Quel giorno Madre Teresa poté visitare per la prima volta la tomba della madre e della sorella, morte in Albania nel 1971 e nel 1974. Ma la cosa non finì lì. 

«Il sacerdote – conclude Marcel - mi raccontò che più tardi fu permesso loro di riunirsi con altri fedeli in una casa, dove fu possibile anche celebrare la Messa. Mentre stavano pregando a un certo punto una forza misteriosa, come una mano invisibile, sollevò in aria Madre Teresa e poi la scaraventò pesantemente a terra. Di lì iniziarono i suoi problemi di cuore, che sono continuati sempre, fino a causarle la morte nel 1997. E fu anche ‘contagiata’ in altro senso, subendo molestie diaboliche che le richiesero anche, pochi mesi prima di morire, di sottoporsi a un esorcismo».

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Perché Papa Francesco proclama santa Madre Teresa? Milioni di persone nel mondo, di tutte le confessioni religiose, neppure si pongono la domanda. La suorina macedone-albanese, salita al Cielo il 5 settembre 1997 a 87 anni, per loro era già “santa” in vita per aver scelto di soccorrere e accogliere in nome di Cristo gli ultimi della terra, i più derelitti, i moribondi raccolti per le strade di Calcutta e in tutte le strade dove si muore di miseria. Oggi Roma è in festa e piazza San Pietro si tinge di bianco e azzurro, i colori dell’inconfondibile sari scelto come “divisa” dalla nuova santa e indossato dalle sue Missionarie della Carità, presenti in modo massiccio alla solenne cerimonia. Sono attesi centomila fedeli, forse più, seicento i giornalisti accreditati per un grandioso evento.

LA GUARIGIONE DI MARCILIO

Quando ci lasciò, la notizia della sua scomparsa fece in pochi minuti il giro del mondo. E ci colpì tutti. L’India, la sua India, ammutolì e si fermò a pregare. Ai solenni funerali di Stato c’erano nomi altisonanti, come le regine Sofia di Spagna e Noor di Giordania, ma soprattutto gente comune. Erano passati solo pochi giorni dalla tragica morte di Lady Diana, una delle sue più fervide ammiratrici e sostenitrici. La smisurata fama della Madre rendeva più che giustificato il grido “Santa subito!”, che risuonerà meno di otto anni dopo anche per Karol Wojtyla. Ma la Chiesa ha i suoi tempi, che vanno rispettati. Perché si arrivi alla gloria degli altari e quindi alla pubblica venerazione da parte dei fedeli, c’è un preciso e cauto percorso istituzionale, che prevede il riconoscimento di un miracolo per essere proclamati beati e di un altro miracolo (salvo eccezioni, com’è avvenuto per Giovanni XXIII, dove si è ritenuto che non fosse necessario) per essere dichiarati santi. Il miracolo che ha consentito la beatificazione di Madre Teresa, avvenuta il 19 ottobre 2003, è stato la guarigione di una donna indiana, Monica Besra. Colpita da meningite tubercolare, poi sviluppata in forma tumorale, Monica è improvvisamente guarita il 5 settembre 1998, esattamente un anno dopo la scomparsa della suorina. Il miracolo che porta oggi, 4 settembre 2016, in pieno Anno Santo della misericordia, alla canonizzazione (cioè alla proclamazione a santa) di Madre Teresa, è la prodigiosa guarigione avvenuta nel 2008 di un ingegnere brasiliano, Marcilio Haddad Andrino, oggi 42enne, ridotto in fin di vita da “ascessi multipli cerebrali con idrocefalo ostruttivo”, che non gli avrebbero lasciato scampo. All’esame collegiale della Consulta medica, organo consultivo della Congregazione per le cause dei Santi, esame avvenuto il 10 settembre 2015, la scomparsa della malattia è stata dichiarata all’unanimità (sette voti su sette) scientificamente inspiegabile.

DIFFONDERE LA SUA LUCE

Ma chi era veramente la minuta religiosa amata da tutti, con il viso scavato dalle rughe ma sempre con il sorriso sulle labbra? Una coraggiosa apostola della carità? Una instancabile costruttrice di case per i poveri? Una donna capace di infondere ottimismo e suscitare buoni sentimenti? Certo, Agnes Bojaxhiu (questo il vero nome della Madre) era tutto questo, ma all’origine della sua straordinaria opera a favore dei poveri c’era innanzitutto una fede netta e senza compromessi, alimentata da uno smisurato amore per Cristo e per la Chiesa. La testimonianza era il primo compito da lei affidato alle sue suore. Prima ancora di sfamare i poveri, curare i malati, dare un’istruzione ai bambini, occorreva “portare Nostro Signore in luoghi dove non è mai stato”; perché - diceva – “se non diffondiamo intorno a noi la luce di Cristo, le tenebre cha avvolgono il mondo continueranno a infittirsi...  Dobbiamo essere il Suo amore e la Sua compassione nel mondo di oggi”. Ma, precisava, “noi non siamo assistenti sociali, siamo contemplative nel cuore del mondo”. E i pilastri della contemplazione li indicava nell’adorazione e nella letizia: “Se una consorella non è in uno stato d’animo lieto, non le permetto di andare dai poveri”.

LA SANTITA’ E’ PER TUTTI

A proposito di luce, ecco un episodio forse poco conosciuto. Al momento della sua morte su Calcutta si abbatté un temporale violentissimo e nel quartiere dove sorge la casa madre delle Missionarie della Carità venne a mancare l’elettricità per varie ore. Una strana circostanza: l’infaticabile donna che aveva dato luce a tanti lasciava l’esistenza terrena al buio. Ma era stata proprio lei a definire la sua tormentata vita interiore, con una espressione forte, “notte dell’anima”: aveva una profonda, lacerante e continua sensazione di essere lontana da Dio. Molti se ne stupirono, scandalizzati, ma nessun cammino verso Dio è immune da crisi e momenti di sconforto. Averli superati, grazie al fiducioso abbandono al Padre, è segno eloquente di santità, al limite dell’eroismo. Tenace ma schiva e umile, non puntava all’onore degli altari, lei che si riteneva soltanto “una piccola matita nelle mani di Dio”. Ma le era ben chiaro che la santità “non è un lusso”, è alla portata di tutti. Certo, richiede “rinunce, tentazioni, lotte, persecuzioni e ogni genere di sacrifici”. Dal momento che “siamo stati creati a immagine di Dio, siamo stati creati per essere santi”. E oggi più che mai “la Chiesa ha bisogno di santi”.

IL RITORNO A CASA

Premio Nobel per la Pace nel 1979, la suorina aveva una lucida visione di un mondo che si dissolve nel momento stesso in cui nega Dio. Memorabili le sue battaglie per la vita, soprattutto la vita nascente. I frutti della guerra sono “terribili”, affermava, ma oggi è l’aborto “il più grande distruttore della pace”. Perché “se una madre può uccidere il suo bambino, cosa impedirà a me di uccidere te e a te di uccidere me?”. E in un’altra occasione lanciò un accorato appello: “Se avete paura del bambino che sta per nascere, datelo a me: ne avrò cura io”. Una cura e un’attenzione alla persona che arrivava fino all’ultimo fiato di vita. E oltre. Per Madre Teresa “la morte è il momento più decisivo della vita umana. E’ come la nostra incoronazione: morire in pace con Dio è come tornare a casa. Chi muore in Dio torna a casa”.

di Vincenzo Sansonetti



Marcilio Haddad Andrino è un ingegnere brasiliano di 43 anni. Dopo gli studi nella sua città natale, Santos, ha intrapreso la carriera accademica a Campinas per poi trasferirsi a Rio de Janeiro, dove attualmente vive con la moglie Fernanda e due figli. Nel 2008, dopo due anni di malattia, gli fu diagnosticata una grave forma di idrocefalia da cui guarì pochi mesi dopo, secondo i medici in modo inspiegabile. Un miracolo riconosciuto dalla Chiesa come frutto dell’intercessione di Madre Teresa di Calcutta, oggi canonizzata. Di seguito alcuni brani della testimonianza  di Marcilio e Fernanda al recente Meeting di Rimini.

LA DIAGNOSI E LA PREGHIERA NEL RACCONTO DI FERNANDA

“Nel 2008 Marcilio, dopo diversi trattamenti, non aveva ancora una diagnosi. L’ha ottenuta quando è stato ricoverato ad ottobre. Il dottore ha guardato l’esame e, illuminato dallo Spirito Santo, ha capito che Marcilio aveva otto ascessi cerebrali. Solo in quel momento del ricovero, abbiamo avuto la diagnosi. È stata un’attesa piena di angoscia, perché era malato già da due anni e noi non sapevamo cosa avesse.

Il primo tentativo non ha avuto successo. Quindi il medico ha cambiato terapia, ma Marcilio ha continuato a peggiorare e noi abbiamo sempre pregato Madre Teresa. Avevo una reliquia di Madre Teresa che mi aveva dato il parroco, prima di sposarmi; mettevo la reliquia in testa a Marcilio, dove aveva gli ascessi. Recitavo la preghiera di beatificazione e anche ciò che mi veniva dal cuore. Non è stato facile, ma mi ha arricchito molto questo periodo, ha arricchito il nostro amore, la nostra fede. Oggi posso dire che ne è valsa la pena”.

IL RACCONTO DI MARCILIO

“Il 9 dicembre mi sono svegliato con un forte mal di testa, insopportabile; non riuscivo a parlare ma ho chiesto di mia moglie e le ho detto: «Prega per me, perché mi sta scoppiando la testa». Da quel momento tanti medici sono venuti a visitarmi e hanno constatato che la mia situazione era molto grave.

Mi sono svegliato in sala operatoria, senza il mal di testa, mi sono guardato intorno e ho chiesto: «Cosa ci faccio qui?». Ho sentito dentro di me una grande pace e non mi faceva più male la testa. Non capivo cosa mi stesse succedendo... Allora il dottore mi ha detto: «Marcilio, visto che stai meglio, non ti operiamo ma ti portiamo in terapia intensiva, ti opereremo domani».

Quella sera ho dormito benissimo e il giorno dopo ho incontrato il dottore che mi ha chiesto: «Ti fa male la testa? Se no, torna in camera tua». In camera mia ho saputo che gli ascessi si erano ridotti del 70% e l'idrocefalia era scomparsa. Dopo tre giorni, ho fatto altre analisi e non si vedevano neppure le cicatrici degli ascessi; in quell’occasione ho scoperto che ero guarito.

Dopo che il medico mi ha detto che gli ascessi erano diminuiti, sono stato dodici giorni in terapia in ospedale, poi sono stato dimesso. Sono riuscito a tornare a casa per Natale; abbiamo parlato con il prete che ci aveva accompagnato durante la malattia e che mi aveva dato l’estrema unzione. Nel dialogo con lui, è emersa la certezza che Madre Teresa aveva interceduto per noi. 

Ho capito che Fernanda aveva pregato senza sosta per me. Il mio era un caso clinicamente difficilissimo. Fin dall'inizio, le diagnosi non erano buone e sembravo solo peggiorare. Da quel momento, dentro questa grande sofferenza, abbiamo capito che qualcosa era accaduto. Eravamo certi che era accaduto un miracolo e il nostro parroco ci ha chiesto di scrivere la nostra storia alle Suore della Carità. Io ero sicuro che fosse stata Madre Teresa a guarirmi.

Questo miracolo ha reso la mia famiglia più forte e più unita. Prima di essere malato ero cattolico, dopo il miracolo la mia fede è aumentata e ora credo che i miracoli esistano davvero. La misericordia di Dio è per tutti. Io ho ricevuto questo miracolo, ma Dio sceglie anche te. Tutti noi siamo scelti”.

LA CONSTATAZIONE DEL MIRACOLO NELLE PAROLE DI FERNANDA 

“Quando, il giorno dopo, sono tornata in ospedale, il medico aspettava me e i genitori di Marcilio; mi ha detto che era stabile e che era tornato in camera. Non mi ha detto che era guarito ma io lo sapevo già, forte di quanto avevo pregato Dio per intercessione di Madre Teresa. 

Marcilio stava bene, era seduto, parlava, e io ho capito che Madre Teresa lo aveva guarito. Questo è stato confermato dagli esami che hanno accertato la riduzione degli ascessi e la scomparsa dell’idrocefalia, assicurandoci così che non sarebbero più serviti interventi e drenaggi.

Lui era molto sorpreso e si chiedeva: «Magari qualche antibiotico ha fatto effetto». Il medico ci ha risposto: «Non esiste un antibiotico che faccia effetto subito, il giorno dopo». Il padre di Marcilio ha chiesto al medico: «Ma allora cosa è successo?» Il medico ha risposto: «Qualcuno lassù vi vuole proprio bene»”.




"Madre Teresa, una perfetta identificazione con il Crocefisso"

di Marinellys Tremamunno
Madre Teresa

Il mondo è in festa per la Canonizzazione della Santa dei poveri, Madre Teresa: “Testimone privilegiata di carità e di generosa attenzione ai poveri e agli ultimi”, secondo parole del Papa Francesco, in un telegramma inviato a padre Bernardo Cervellera, in occasione del Simposio internazionale organizzato lo scorso venerdì 2 settembre dall’Agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, presso la Pontificia Università Urbaniana. Il suo auspicio: che il suo esempio di vita “contribuisca a portare sempre più Cristo al centro della vita e a vivere generosamente il suo Vangelo nel continuo esercizio delle opere di misericordia, per essere costruttori di un futuro migliore, illuminato dallo splendore della verità”.

Madre Teresa è stata in vita un’icona della Misericordia di Dio e oggi è la protagonista dell’evento più importante dell’Anno Santo della Misericordia convocato da Papa Francesco. Come possiamo interpretare questa canonizzazione, iniziata da San Giovanni Paolo II ma voluta dal pontefice argentino in questo contesto? Per capirlo, La Nuova BQ ha parlato con Monsignore Guido Mazzota, teologo e decano della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Urbaniana, ma anche un consulente della Congregazione delle Cause dei Santi della Santa Sede che ha seguito da vicino la vicenda evangelica di Madre Teresa.

“La vita profonda di Madre Teresa parla di una sua perfetta identificazione con il crocifisso”, ha affermato Mons. Mazzota, sottolineando che proprio da questa sua identificazione con Gesù nasce la sua grande espansione di carità. “E credo che questo risponda alla predicazione del Papa Francesco. Non solo, potremo dire che la sua opera di carità che traduce la Misericordia di Dio, è un segno della misericordia materna di Dio verso i tutti gli uomini”.

Dove è radicata la santità di Agnes Gonxha Bojaxhiu, conosciuta da tutti come Madre Teresa?

Innanzitutto è evidente la sua fama di santità, nessuno dubita della sua santità, tanto dentro quanto fuori della Chiesa cattolica. Ho conosciuto Madre Teresa… Quella piccola donna, avvolta in un sari indiano e di esteriore fragilità ha la straordinaria compiutezza di una vita attorno alla sequela del Crocifisso e alla sete di anime. Lei custodisce intatta e, anzi, incrementa la forza necessaria per rapire il Regno. Tutti sapevano che era una donna che viveva nella carità. Ma la sorpresa è stata nel suo lunghissimo periodo di “notte oscura dei sensi”, come viene definito dai mistici. E proprio in questa prova mistica nacque la purificazione della sua fede.

Per Giovanni della Croce l’uomo è essenzialmente un essere in cammino, in perenne ricerca. Nel suo cammino verso la santità cristiana, come ha vissuto Madre Teresa questa prova mistica?

La vera sorpresa si trova nel carteggio di Madre Teresa con i direttori spirituali, nelle sue lettere. Dal 1948 in poi, sembra una persona depressa, sofferente. Questo periodo di “notte oscura dei sensi” lo ha vissuto per circa 15 anni. Nel 1953 per la prima volta confida la sua pena profonda per una “terrible darkness within”. Ma c'è un momento commovente: il 31 gennaio del 1960 o 1961 (a seconda delle fonti), quando scrisse “comincio ad amare le mie tenebre interiori, perché finora pensavo di dover sanare la sofferenza di Gesù quando muore di sete sulla croce, adesso sto capendo che devo lasciare che Gesù muoia dentro di me”. La sua vita di carità nasce in questa frase. Il lunghissimo Getsemani di agonia e d’oscurità interiore che scandisce il percorso mistico di Madre Teresa non le impedisce di dedicarsi agli altri accollandosi fatiche disumane e senza mai rivelare l’intimo tormento, anzi con il sorriso sempre pronto per chiunque avesse bisogno di aiuto e di conforto… La santità di Madre Teresa ha una dimensione Mistica e si basa nella sua relazione intima con il Crocifisso.


   



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)