00 16/10/2017 14:55

Visione di S. Teresa d'Avila, circa la Confessione:

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"(…) ed ecco, ad un tratto, spalancarsi innanzi agli occhi una voragine profondissima tutta ripiena di fuoco e di fiamma, e laggiù cadere abbondantissime, come la neve d’ inverno, le povere anime. Spaventata, santa Teresa alza gli occhi al cielo e dice :”Mio Dio, mio Dio! Che cosa vedo mai? Chi sono tutte quelle anime che vanno perdute? Saranno certamente anime di poveri infedeli…”.

“No, Teresa – rispose Gesù – no! Sappi: quelle anime che vedi in questo momento andare all’ inferno per mia permissione, sono tutte anime di cristiani come te”.
Teresa ancora più stupita intervenne: “Ma saranno anime di gente che non credevano, che non praticavano la religione, che non frequentavano i Sacramenti…”.

“No, Teresa, no! Sappi che sono anime di cristiani battezzati come te, che come te credevano e praticavano…”.
“Ma allora non si saranno confessati mai, neppure in punto di morte”.

“No, sono anime che si confessavano e si sono confessate anche in punto di morte…”, dice Gesù.
“Come, o mio Dio, vanno dannate?”.

“Vanno dannate perchè si confessano male!…Và, o Teresa, racconta a tutti questa visione e scongiura Vescovi e Sacerdoti di non stancarsi mai di predicare sul rischio delle confessioni mal fatte, onde i miei cari cristiani non abbiano a convertire la medicina in veleno e servirsi in male di questo sacramento, che è il sacramento della misericordia e del perdono”.

Un sacerdote risponde

Sui peccati impuri e se si possa fare la Comunione ugualmente con la volontà di confessarli poi tutti insieme una volta al mese

Quesito

Caro Padre Angelo, 
le scrivo per togliermi qualche dubbio sui peccati che compio in merito al 6° comandamento... Sono un ragazzo di 18 e sono credo 4 anni ormai che pratico la masturbazione. Ovviamente so bene che ciò non è da contemplare, chiedo spesso il perdono di Dio oltre a confessarmi (una volta al mese circa) e dunque dopo l'atto non mi posso dire soddisfatto. 
Ma il problema torna sempre, forse perché non mi impegno veramente e non mi affido completamente a Dio. C'è da dire che dopo la confessione spesso e volentieri riesco a stare una settimana (a volte 2) senza autoerotismo e mi soddisfa molto il fatto di non cadere in tentazione.
Ma prima o poi gli impulsi carnali si fanno sentire e di conseguenza pecco.
Dopo questa tediosa introduzione le volevo porgere i miei dubbi riguardo la questione:
1) nella mia ultima confessione ho chiesto in che modo capire quando non potersi più accostare al sacramento, e quindi confessarsi di nuovo prima di ricevere la Comunione. Il parroco, che sa quali sono i miei peccati e il fatto che commetta atti impuri, mi ha detto che in generale se ci si confessa una volta al mese basta l'atto penitenziale ad inizio messa. Prima di ciò, consideravo la masturbazione come il punto limite, oltre il quale non poter più prendere l'Ostia (anche se a volte peccati diversi a cui generalmente si fa poca attenzione potrebbero, come è capitato, impedire di accostarsi ovviamente).
Adesso dunque pensavo di prendere la Comunione questa Domenica dopo le parole del parroco ma, in una sua risposta più datata ad un altro ragazzo, lei diceva che il peccato della masturbazione non consente di accostarsi al sacramento se non dopo una nuova e rinnovata riconciliazione con Dio. Che fare dunque? Pecco se mi accosto?
2) Nella confessione rinchiudo diversi peccati, non specificandoli per troppa vergogna, dicendo "ho commesso atti impuri"... questi peccati sono, oltre a quelli che invece cito come pensieri ed atti impuri pornografia o altro, su pornografia transessuale e immaginaria. Spiego meglio: a volte compio atti impuri su persone che non sono mie coetanee, ma in generale attraenti; atti impuri guardando pornografia transessuale, "fortunatamente" da poco tempo e non spesso (come se a furia di peccare non bastasse il peccato normale ma abbiamo bisogno di altro); infine pornografia immaginaria nel senso di disegni, e a volte, mi vergogno a dirlo, con personaggi zoomorfi. 
Ho chiesto al parroco se la confessione valesse lo stesso nel caso mi scordassi di riferire qualche peccato, e la risposta è stata affermativa. Il problema è che a volte mi dimentico, altre volte mi vergogno e dico più in generale " ho commesso atti impuri". 
Inoltre il padre presso cui mi confesso spesso tende a darmi l'assoluzione prima che possa dire tutti i peccati perché ritiene che Dio già sa ciò che abbiamo fatto e ciò di cui abbiamo bisogno.  Posso considerare valida la confessione anche in questi casi? Oppure non mi posso accostare al corpo di Cristo? Omettere ciò è peccato grave da confessare? A volte penso di voler andare in centro città in un'altra Chiesa per confessarmi nel totale anonimato e dire tutto ciò che ho dentro, ma non l'ho ancora fatto per problemi di spostamento o tempo.
Grazie in anticipo della disponibilità e delle risposte, il Signore la benedica.
Pace e bene.


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. se prima di fare la Santa Comunione hai dei peccati impuri non ancora confessati non puoi fare la Comunione.
“Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato” (Sap 1,4).
Col criterio della confessione mensile ti viene a mancare la forza della grazia sacramentale per porre rimedio ai tuoi peccati.
Inoltre s’indebolisce l’impegno per conversione.
E la confessione viene ridotta ad un momento in cui si paga la bolletta.

2. E poi perché un mese e non due?
E perché non due o tre o quattro?
Ho conosciuto persone che da due anni facevano la Comunione col peccato impuro ripetuto con la scusa che avevano il proposito della confessione. Ma questa di fatto è arrivata solo dopo due anni.
Si può immaginare con quali sentimenti facessero la Comunione…
Era un “prendere l’Ostia” come si dice in alcune parti d’Italia, ma nessuna fusione della propria anima col Signore.

3. San Giovanni Paolo II nell’enciclica sull’Eucaristia a questo proposito riporta le parole di San Giovanni Crisostomo, uno dei quattro grandi Padri e dottori della Chiesa orientale: “San Giovanni Crisostomo, con la forza della sua eloquenza, esortava i fedeli: «Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta.
Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunioneanche se tocchiamo mille volte il corpo del Signorema condanna, tormento e aumento di castighi» (Omelie su Isaia 6,3).

4. Quest’ultima espressione è ricavata dalla Sacra Scrittura nella quale si legge: “Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.
Ciascuno pertanto esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna
È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e un buon numero sono morti” (1 Cor 11,27-30).
Essere “sarà reo del corpo e del sangue del Signore” equivale a peccato di lesa maestà che ai quei tempi meritava la pena di morte.
Nel nostro caso si tratta di morte portata nella propria anima.
Ecco perché la Sacra Scrittura dice: “mangia e beve la propria condanna”.
E poi specifica ulteriormente: “È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e un buon numero sono morti”.

5. Sempre nella sua enciclica sull’Eucaristia Giovanni Paolo II scrive ancora: “In questa linea giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione» (CCC 1385).
Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale” (Ecclesia de Eucharistia 36).
Nel tuo caso non si tratta neanche di essere consapevole di peccato mortale, perché sei consapevole di peccati mortali (al plurale).

6. Per porre rimedio al problema che ti affligge la prima cosa che devi eliminare è la pornografia di ogni tipo. Questa è veleno.
La tua anima con la pornografia si inquina. E questo inquinamento lo avverti anche dopo per diversi tempo.
Senti che ne sei posseduto.
Come puoi accostarti a Cristo in quelle condizioni?

7. Quando Isaia ebbe la visione di Dio, avvertì subito di essere un uomo dal cuore e dalle labbra impure e non osava accostarsi. 
E disse: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti»” (Is 6,5).
Ed ecco che cosa successe: “Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato»” (Is 6,6-7).
Si noti che l’Angelo prese il carbone ardente con le molle.
Commenta il padre Girotti, oggi Beato: “Anche la mano di un Serafino non poteva toccare i vasi o gli oggetti consacrati a Dio o le cose che gli si sacrificavano”.

8. Ancora: nell’ultima cena a Pietro che era già mondo (“Voi siete mondi per la parola che avete ascoltato” Gv 15,3) il Signore chiese una mondezza ancora più grande altrimenti non avrebbe potuto aver parte con lui (Gv 13,8).
È questa la purezza che si richiede per fare la Santa Comunione.
Diversamente si compie il rito, ma non si vive la sostanza e si corre il rischio “di mangiare e di bere la propria condanna”.

9. Infine quando ti confessi, accusa subito i peccati mortali.
Non ci vuole tanto tempo, né è necessario dare tante spiegazioni. In tal modo il sacerdote non si stanca e non ti dice di omettere il resto della confessione.

Ti auguro con tutto il cuore di fare le cose seriamente e santamente, come vuole il Signore.
Allora comincerai a sentire qualcosa di nuovo nella tua vita spirituale.
Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico. 
Padre Angelo





I SETTE PECCATI CONTRO L'EUCARESTIA



Perché sia salda la chiarezza della fede nella Presenza eucaristica e indiscussa la fedeltà a tale Presenza, ricordiamo i sette peccati contro la Santissima Eucaristia.

1. Non creder nella Messa come sacrificio, ma celebrarla solo come convito fraterno, come invito alla festa e alla gioia, non alla preghiera e di rin­graziamento e alla penitenza.

2. Negare la partecipazione all'offerta cruenta della Croce sacramentalmente ripresen­tata sull'altare nella celebra­zione di ogni messa, in modo incruento, ossia, vero è che chi partecipa alla santa Messa (specialmente in stato di grazia), rivive lo stesso momento della passione e morte di Gesù, chi nega questo commette una profanazione.

3. Non credere che le parole della consacrazione produco­no la transustanziazione, ossia, la vera, reale, sostanziale presenza di Gesù Cristo sotto le specie eucaristiche, rite­nendo tale presenza solo simbolica, o un segno o persino spirituale.

4. Non curarsi di briciole e frammenti del pane consacra­to caduti durante la celebra­zione, non considerandoli più materia del sacramento. Specialmente coloro che la riceveno nelle mani dovrebbero ricredersi di questo gesto e dei tanti frammenti dispersi. Negare dunque che Gesù possa essere presente in ogni singolo frammento tutto integralmente, è un peccato della fede.

5. Non inginocchiarsi durante la Consacrazione, né davanti al tabernacolo (a meno che di non esserne impediti per motivi di salute), poiché l'Ostia sarebbe solo un simbolo e non il vero Corpo di Cristo, o comunque sottovalutando la Divina Presenza negando a Dio Vivo e Vero il culto massimo dell'adorazione e della prostrazione (Filippesi 2,10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra)

6. Giudicare superflua la Con­fessione sacramentale prima di comunicarsi, soprattutto in stato di peccato mortale, perché sarebbe sufficiente amare Cristo, fidarsi dei suoi meriti e rimettersi alla misericordia del Padre. Con la conseguen­te moltiplicazione dei sacri­legi.

7. Ritenere che basti la recita del Confiteor per ottenere il perdono dei peccati mortali, dimenticando che Gesù ha detto ai suoi apostoli: "A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi" (Gv. 20); non è neppure sufficiente il Confiteor se - chi vuole partecipare del Sacrificio della Messa e del Banchetto nuziale di Cristo - ha in sospeso quei peccati riportati nei Dieci Comandamenti: i primi sono i peccati contro Dio, anche mortali se deliberatamente commessi, gli altri sono quelli contro il prossimo, ed anche questi mortali se commessi deliberatamente e rifiutando il pentimento, la conversione e la confessione.



Dai «Discorsi» di Sant'Agostino, vescovo
(Disc. 19,2-3; CCL 41,252-254)

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio

David ha confessato: «Riconosco la mia colpa» (Sal 50,5). Se io riconosco, tu dunque perdona. Non presumiamo affatto di essere perfetti e che la nostra vita sia senza peccato. Sia data alla condotta quella lode che non dimentichi la necessità del perdono. Gli uomini privi di speranza, quanto meno badano ai propri peccati, tanto più si occupano di quelli altrui. Infatti cercano non che cosa correggere, ma che cosa biasimare. E siccome non possono scusare se stessi, sono pronti ad accusare gli altri. Non è questa la maniera di pregare e di implorare perdono da Dio, insegnataci dal salmista, quando ha esclamato: «Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi» (Sal 5,5). Egli non stava a badare ai peccati altrui. Citava se stesso, non dimostrava tenerezza con se stesso, ma scavava e penetrava sempre più profondamente in se stesso. Non indulgeva verso se stesso, e quindi pregava sì che gli si perdonasse, ma senza presunzione.

Vuoi riconciliarti con Dio? Comprendi ciò che fai con te stesso, perché Dio si riconcili con te. Poni attenzione a quello che si legge nello stesso salmo: «Non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti» (Sal 50,18). Dunque resterai senza sacrificio? Non avrai nulla da offrire? Con nessuna offerta potrai placare Dio? Che cosa hai detto? «Non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti» (Sal 50,18). Prosegui, ascolta e prega: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi». Dopo aver rigettato ciò che offrivi, hai trovato che cosa offrire. Infatti presso gli antichi offrivi vittime del gregge e venivano denominate sacrifici. «Non gradisci il sacrificio»: non accetti più quei sacrifici passati, però cerchi un sacrificio.

Dice il salmista: «Se offro olocausti, non li accetti». Perciò dal momento che non gradisci gli olocausti, rimarrai senza sacrificio? Non sia mai. «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi». Hai la materia per sacrificare. Non andare in cerca del gregge, non preparare imbarcazioni per recarti nelle più lontane regioni da dove portare profumi. Cerca nel tuo cuore ciò che è gradito a Dio. Bisogna spezzare minutamente il cuore. Temi che perisca perché frantumato? Sulla bocca del salmista tu trovi questa espressione: «Crea in me, o Dio, un cuore puro» (Sal 50,12). Quindi deve essere distrutto il cuore impuro, perché sia creato quello puro.

Quando pecchiamo dobbiamo provare dispiacere di noi stessi, perché i peccati dispiacciono a Dio. E poiché constatiamo che non siamo senza peccato almeno in questo cerchiamo di essere simili a Dio nel dispiacerci di ciò che dispiace a Dio. In certo qual modo sei unito alla volontà di Dio, poiché dispiace a te ciò che il tuo Creatore odia.



[Modificato da Caterina63 11/11/2017 18:08]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)