00 17/10/2017 17:08
Benedetto XVI: "La Chiesa ha bisogno di pastori che resistano alla dittatura dello spirito del tempo"
Lungo messaggio inviato da Joseph Ratzinger ai solenni funerali dell'amico Joachim Meisner, cardinale e arcivescovo emerito di Colonia, morto improvvisamente

di Matteo Matzuzzi
16 Luglio 2017

 
Benedetto XVI: "La Chiesa ha bisogno di pastori che sappiano resistere alla dittatura dello spirito del tempo"

Roma. E’ stato mons. Georg Gaenswein a leggere, nella cattedrale di Colonia, il lungo messaggio che il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto per ricordare il cardinale Joachim Meisner, per venticinque anni arcivescovo della città sul Reno e, soprattutto, suo grande amico. Ai solenni funerali erano presenti diversi porporati, tra cui i cardinali Gerhard Ludwig Müller , Dominik Duka, Reinhard Marx e Péter Erdo, che ha tenuto l’omelia. A presiedere il rito, l’attuale arcivescovo di Colonia, il cardinale Rainer Maria Woelki, già segretario dello stesso Meisner.

“Quando mercoledì scorso ho appresto, da una telefonata, la notizia della morte del cardinale Meisner, in un primo momento non ci ho creduto”, ha scritto Joseph Ratzinger, ricordando che solo il giorno prima i due si erano sentiti, parlando anche della felicità dell’arcivescovo emerito di Colonia defunto per aver potuto partecipare solo il 25 giugno, a Vilnius, alla beatificazione di mons. Mautolionis. “Aveva un grande amore per le chiese dell’Europa dell’est che tanto soffrirono la persecuzione comunista”, prosegue il Papa emerito: “Quello che mi ha colpito particolarmente nei recenti colloqui con il cardinale defunto sono state la serenità, la gioia interiore e la fiducia che aveva trovato. Sappiamo che era un pastore appassionato, e l’ufficio di pastore è difficile, proprio in un momento in cui la Chiesa ha bisogno di pastori convincenti che sappiano resistere alla dittatura dello spirito del tempo e sappiano decisamente vivere con fede e ragione. Mi ha commosso anche il fatto che ha vissuto in questo ultimo periodo della sua vita sempre di più con la certezza profonda che il Signore non abbandona la sua Chiesa, anche se a volte la barca si è  riempita fino quasi a capovolgersi”.

Due cose negli ultimi tempi gli piaceva ricordare, ha aggiunto Benedetto XVI a proposito di Meisner: “la profonda gioia gioia di vivere il sacramento della penitenza” e qui c’è il rimando alla Giornata mondiale della gioventù del 2005 che si tenne proprio a Colonia, con il Papa emerito a sottolineare che “alcuni esperti di pastorale e liturgia credevano che il silenzio non potesse essere raggiunto agli occhi del Signore con un gran numero di persone” e alcuni – osserva ancora Ratzinger – “credevano che l’adorazione eucaristica fosse datata in quanto tale, perché il Signore dovrebbe essere ricevuto nel pane eucaristico e non in modo diverso”.

Quindi, le ultime parole di ricordo: “Quando il cardinale Meisner non è andato alla messa, l’ultima mattina, è stato trovato morto nella sua stanza. Il breviario gli era scivolato dalle mani: stava pregando, morto, davanti al Signore, parlando con Lui. Il genere di morte che gli è stato dato dimostra ancora una volta come ha vissuto alla presenza del Signore e in conversazione con lui con Lui”.




Un articolo del 2013  - prima della elezione del successore di Benedetto XVI, fa comprendere la triste posizione del cardinale Kasper e della "mafia sangallo" per spingere la Chiesa verso l'apostasia....

I cardinali tedeschi arrivati a Roma per “attuare il Concilio”


I cardinali tedeschi arrivati a Roma per “attuare il Concilio”
Accanto agli organizzatissimi cardinali americani giunti a Roma per le Congregazioni generali e per il Conclave che eleggerà il successore di Benedetto XVI, c’è un altro gruppo di porporati che si sta dando da fare per approfondire il dibattito a porte chiuse nelle sessioni che si tengono quotidianamente nell’Aula nuova del Sinodo, contribuendo così a rimandare la decisione sull’ingresso nella Cappella Sistina di qualche giorno. “Non c’è fretta, l’extra omnes può attendere”, ha detto ieri in un’intervista a Repubblica il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

di Matteo Matzuzzi
7.3.2013

Accanto agli organizzatissimi cardinali americani giunti a Roma per le Congregazioni generali e per il Conclave che eleggerà il successore di Benedetto XVI, c’è un altro gruppo di porporati che si sta dando da fare per approfondire il dibattito a porte chiuse nelle sessioni che si tengono quotidianamente nell’Aula nuova del Sinodo, contribuendo così a rimandare la decisione sull’ingresso nella Cappella Sistina di qualche giorno. “Non c’è fretta, l’extra omnes può attendere”, ha detto ieri in un’intervista a Repubblica il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Perfino il loro arrivo in Vaticano è stato centellinato: lunedì, alla prima Congregazione, mancavano l’arcivescovo di Berlino Rainer Maria Woelki, Joachim Meisner di Colonia e Karl Lehmann di Magonza, giunto solamente nel pomeriggio di martedì. I problemi sul tavolo, diceva Kasper – che in Conclave sarà l’elettore più anziano, avendo compiuto 80 anni il 5 marzo –, sono tanti e quindi vanno affrontati con calma. Non c’è nulla di nuovo, si tratta delle solite istanze avanzate dalla chiesa tedesca negli ultimi decenni dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, a cominciare dalla critica del centralismo romano.

Kasper, dottore in Teologia a Tubinga nel 1961 con una tesi sulla “Dottrina della tradizione secondo la Scuola romana” e poi assistente per tre anni di Hans Küng nella stessa università, è stato spesso il contraltare in curia dell’allora cardinale Ratzinger, prefetto della congregazione per la dottrina della fede. Se il futuro Benedetto XVI difendeva il primato della chiesa universale su quella locale, il capo del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ribadiva la necessità di concedere più autonomia alle chiese locali, arrivando anche a sostenere la possibilità che queste eleggessero i propri vescovi. Se Kasper (assieme all’ex presidente della Conferenza episcopale tedesca, Karl Lehmann) apriva alla possibilità di dare la comunione ai divorziati, Ratzinger assumeva una linea più rigorista. Oggi, Kasper richiama ancora la necessità di una profonda riforma che dia vita a un “governo orizzontale della chiesa” per uscire dalle “secche del centralismo romano”, che qualche anno fa l’abate primate benedettino Notker Wolf (anch’egli tedesco) definiva “invenzione del diavolo”. Proprio il sistema benedettino veniva usato come esempio da Wolf: “Naturalmente c’è l’autorità di Roma, ma ogni monastero è autonomo come una diocesi. L’abate primate, tra l’altro, non viene confermato dal Papa ma eletto, e lo diventa direttamente”, spiegava in un’intervista al Sole 24 Ore nel 2010.

Tesi che dividono anche le gerarchie ecclesiastiche tedesche al loro interno, come dimostrano le prese di posizione dell’attuale prefetto per la congregazione della dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, contro chi parla di “chiesa tedesca” anziché di “chiesa cattolica in Germania”. Il problema, secondo Müller (che pure ha fama di progressista), non è il centralismo romano – che “non esiste” – ma la forza delle “spinte centrifughe”. E’ l’interpretazione del Concilio a essere ancora al centro delle frizioni tra Roma e la realtà tedesca. Già negli anni Sessanta, quando il giovane Joseph Ratzinger era da poco giunto a Tubinga chiamato da Hans Küng a occupare la cattedra di Teologia dogmatica, la spaccatura era evidente tra chi come Küng esprimeva un livore antiromano che lo portava a dire che il Papa deve avere un primato di carattere pastorale e non giurisdizionale e chi, come Ratzinger, era convinto che “insistendo solo sull’aspetto pastorale si rischiava di raffigurare non il pastore della chiesa universale, ma un burattino universale da manovrare a nostro piacimento”. Un ruolo, quello del Pontefice, che oggi “andrebbe ripensato”, dice Kasper.

In crisi è la fede
Durante le Congregazioni generali di questi giorni, uno dei temi più affrontati nelle discussioni plenarie è l’ecumenismo, il rapporto tra il cattolicesimo e le altre confessioni. Serve più apertura, più comprensione reciproca, più disponibilità a mettere da parte pregiudizi culturali e teologici – dicono i porporati tedeschi – altrimenti il rischio è che le chiese cattoliche si svuotino sempre più, a vantaggio di quelle riformate. Un passo significativo, Benedetto XVI l’aveva compiuto durante la sua visita a Erfurt, quando sottolineò ciò che unisce cattolici e luterani: l’interrogativo su Dio, così centrale nell’esistenza del monaco nato a Eisleben nel 1483.
Per invertire la rotta serve un cambiamento radicale, sostiene l’ala antiromana dell’episcopato tedesco, che ponga al centro la concezione stessa di ciò che rappresenta la chiesa oggi. Per fare ciò, però, non basta una semplice riforma: serve una solida riflessione teologica che indaghi sulla crisi profonda che investe l’Europa e la Germania in particolare. “Se si parla di nuova evangelizzazione”, dice Kasper, “bisogna prendere atto che a essere in crisi è la fede. Molti giovani non hanno contatti con la vita della chiesa e coi sacramenti”.
Non a caso, anche il tema dell’evangelizzazione – una delle grandi sfide del pontificato ratzingeriano – torna spesso nei discorsi dei porporati presenti a Roma in vista dell’elezione del nuovo Papa. La necessità di un nuovo radicamento del cattolicesimo nel cuore d’Europa è un problema che domina la preparazione al Conclave e si allaccia, ancora una volta, all’esigenza di mettere al centro le comunità locali: “In futuro avremo bisogno di luoghi, gruppi, movimenti e comunità nelle quali possano raccogliersi le persone che amano la vita per imparare insieme e aiutarsi reciprocamente”, diceva qualche tempo fa il cardinale Lehmann, che sottolineava come sia sempre più “indispensabile rafforzare la fede”, dal momento che “la cristianità si trova in una situazione di diaspora”.







[Modificato da Caterina63 17/10/2017 17:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)