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56. - PER LA COSTRUZIONE DEL TEMPIO
FURONO IMPIEGATI QUARANTASEI ANNI

Sei, nove, dodici, diciotto sommati insieme fanno quarantacinque. Aggiungi l’unità e diventeranno quarantasei: moltiplicato per sei fa duecentosettantasei. Ora si dice che il concepimento dell’uomo si svolge e completa così: nei primi sei giorni [il feto] ha la somiglianza, per così dire, del latte, nei nove successivi si cambia in sangue, nei dodici seguenti si consolida, nei rimanenti diciotto prende forma sino ai perfetti lineamenti di tutte le membra; quindi, per il tempo rimanente sino al parto, aumenta in grandezza. Si tratta dunque di quarantacinque giorni più uno, che indica la totalità, perché la somma di sei, nove, dodici e diciotto fa quarantacinque: aggiungendo uno, come si è detto, si ha quarantasei. Moltiplicati per sei, che è il numero iniziale di questa serie, si ottiene duecentosettantasei, cioè nove mesi e sei giorni, che vengono computati dall’ottavo giorno prima delle calende di aprile [25 marzo], giorno in cui si crede che il Signore sia stato concepito ed è lo stesso giorno della sua passione, sino all’ottavo giorno prima delle calende di gennaio [25 dicembre], in cui è nato. Pertanto non è assurdo affermare che il tempio, che indicava il suo corpo 46, è stato costruito in quarantasei anni, sicché tanti sono stati gli anni per edificare il tempio quanti sono stati i giorni per formare il corpo del Signore.

 

57. - I CENTOCINQUANTATRÉ PESCI 47

1Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio 48. Se si contano dall’inizio si ha: uno, due, tre, quattro. Così pure: Capo della donna è l’uomo, capo dell’uomo è Cristo, e capo di Cristo è Dio 49. Se si contano allo stesso modo si ha ancora: uno, due, tre e quattro. Ora la somma di uno, due, tre e quattro fa dieci. Il numero dieci indica dunque perfettamente la scienza che presenta Dio creatore e la creatura da lui fatta. E quando un corpo perfetto e indistruttibile è sottomesso all’anima perfetta e indistruttibile, ed essa, a sua volta, è sottomessa a Cristo e Cristo a Dio, non in quanto dissimile o di altra natura, ma come Figlio al Padre: tutto questo è correttamente indicato dal numero dieci e si spera che sarà eternamente dopo la risurrezione del corpo. Forse proprio per questo gli operai della vigna ricevono come ricompensa un denaro 50. Come dunque la somma di uno, due, tre e quattro fa dieci, così uno, due, tre e quattro moltiplicati per quattro fanno quaranta.

2. Se poi il numero quattro indica a ragione il corpo, per i quattro ben noti elementi che lo compongono - il secco e l’umido, il freddo e il caldo - e se l’estensione dal punto alla lunghezza, dalla lunghezza alla larghezza, dalla larghezza all’altezza, consolida il corpo, di nuovo racchiuso dal numero quattro, non è assurdo ritenere che il numero quaranta indichi la disposizione temporale, realizzata per la nostra salvezza, quando il Signore ha assunto il corpo e si è degnato di apparire visibilmente agli uomini. Infatti uno, due, tre e quattro, che indicano il Creatore e la creatura, moltiplicati per quattro - cioè manifestati nel tempo mediante il corpo - fanno quaranta. La differenza poi tra quattro e quattro volte è questa: quattro esprime uno stato, quattro volte un movimento. Come dunque quattro si riferisce al corpo, così quattro volte si riferisce al tempo: è accennato il mistero compiuto corporalmente nel tempo, a motivo di coloro che erano invischiati nell’amore dei corpi e soggetti al tempo. Non è dunque un’incoerenza ritenere che il numero quaranta indica, come si è detto, la stessa economia temporale. Forse per questo motivo il Signore ha digiunato quaranta giorni 51, alludendo all’indigenza di questo secolo, che è sottoposto alla mutazione dei corpi e al tempo; e, dopo la risurrezione, è rimasto quaranta giorni con i discepoli mostrando loro, credo, questa stessa economia temporale che egli ha realizzato a nostra salvezza. Ora il numero quaranta, computate le parti che lo compongono, arriva al numero cinquanta, offrendo la stessa lezione, poiché le parti stesse che lo compongono sono uguali tra loro. Infatti l’azione corporale e visibile nel tempo, compiuta con giustizia, assicura all’uomo la perfezione: perfezione indicata, come si è detto, dal numero dieci. Anche il numero quaranta, sommando le sue parti uguali dà origine al numero dieci e così si arriva, come si è detto prima, al numero cinquanta. L’uno è contenuto quaranta volte nel numero quaranta, il due venti volte, il quattro dieci volte, il cinque otto volte, l’otto cinque volte, il dieci quattro volte, il venti due volte: sommati insieme fanno cinquanta. Nessun altro numero può infatti dividere in parti uguali il numero quaranta, all’infuori di questi che abbiamo elencati e che, sommati, abbiamo portato al numero cinquanta. Passati dunque quaranta giorni con i suoi discepoli dopo la risurrezione, cioè affidando loro quanto era stato compiuto per noi nel tempo, salì al cielo e, dieci giorni dopo, inviò lo Spirito Santo 52 per elevare spiritualmente, ad intendere le cose spirituali, coloro che avevano creduto alle cose visibili e temporali. Con quei dieci giorni, dopo i quali mandò lo Spirito Santo, indicava la stessa perfezione che è conferita dallo Spirito Santo col numero dieci, che il quaranta produce sommando le sue parti uguali e diventa cinquanta. Allo stesso modo nell’economia temporale, amministrata con giustizia, si giunge alla perfezione che indica il numero dieci, il quale, aggiunto al quaranta, fa cinquanta. Poiché dunque la perfezione, operata dallo Spirito Santo mentre camminiamo ancora nella carne, anche se non viviamo secondo la carne, è legata alla stessa economia temporale, sembra giusto ritenere che il numero cinquanta appartenga alla Chiesa ormai purificata e perfetta, che nella carità abbraccia la fede nell’economia temporale e la speranza della futura eternità, unendo insieme, per dire così, il numero quaranta al numero dieci. Ora questa Chiesa, a cui si applica il numero cinquanta, sia perché è composta da tre categorie di uomini - Giudei, Gentili e Cristiani carnali -, sia perché è consacrata dal sacramento della Trinità, moltiplicando per tre il numero che la indica si arriva a centocinquanta. Infatti cinquanta per tre fa centocinquanta. Se a questo aggiungi tre, poiché deve essere importante e prezioso ciò che viene purificato dal lavacro della rigenerazione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo 53, si ha centocinquantatré. Questo è il numero di pesci che si trova, perché la rete è stata gettata dalla parte destra e raccoglie inoltre dei grossi pesci 54, cioè perfetti e atti al Regno dei cieli. Infatti la parabola della rete, non gettata dalla parte destra, ha raccolto insieme buoni e cattivi, che vengono separati sulla riva 55. Adesso infatti nelle reti dei precetti e dei sacramenti divini, nella Chiesa attuale, convivono insieme buoni e cattivi. La separazione avverrà alla fine del mondo, quasi alla fine del mare, cioè sulla riva. Dapprima i giusti, com’è scritto nell’Apocalisse, regnano nel tempo e poi per sempre in quella città, ivi descritta 56, dove, cessata alfine l’economia temporale, indicata dal numero quaranta, rimane il numero del denaro [= 10], che è la ricompensa che riceveranno i santi che lavorano nella vigna.

3. Se si considera questo numero, può anche riferirsi alla santità della Chiesa, fondata dal nostro Signore Gesù Cristo. Poiché la creatura consta del numero sette, dato che il tre si riferisce all’anima e il quattro al corpo, l’assunzione stessa dell’umanità si calcola sette volte tre. Il Padre ha infatti mandato il Figlio, e il Padre è nel Figlio, e per dono dello Spirito Santo è nato dalla Vergine. Padre, Figlio e Spirito Santo sono dunque tre. Sette volte indica invece la stessa umanità assunta nell’economia temporale per divenire eterna. La somma numerica è pertanto ventuno, cioè sette volte tre. Ora questa assunzione dell’umanità ha procurato la liberazione della Chiesa, di cui egli è il capo 57, e così la Chiesa stessa, a motivo dell’anima e del corpo, è ritemprata nello stesso numero sette. Si moltiplichi perciò ventuno per sette, a motivo di quelli che sono liberati dall’Uomo del Signore, e si ha centoquarantasette. Si aggiunga il numero sei, simbolo della perfezione, perché è costituito da parti che lo dividono esattamente, sicché non si trova nulla di meno e nulla di più: nella divisione infatti l’uno è compreso sei volte, il due tre volte, il tre due volte; addizionati insieme, uno, due e tre, fanno sei. Questo si può probabilmente applicare anche a quel mistero secondo il quale Dio ha terminato la sua opera il sesto giorno 58. Se dunque a centoquarantasette aggiungi sei, simbolo della perfezione, si ha centocinquantatré: è il numero dei pesci che si scopre dopo che, per ordine del Signore, le reti sono state gettate a destra, dove non si trovano peccatori, che stanno a sinistra.

 

58. - GIOVANNI BATTISTA

1. Considerando i testi evangelici che parlano di lui, Giovanni Battista può essere giustamente ritenuto, sulla base di numerose e verosimili testimonianze, la personificazione della profezia, tanto più che il Signore dice di lui: Più di un profeta 59. Egli dunque rappresenta tutta la profezia riguardante il Signore, che è stata proclamata dall’origine del genere umano sino al suo avvento. Il Vangelo, impersonato dal Signore stesso, era preannunziato dalla profezia: la sua predicazione si estende in tutto il mondo dopo la venuta stessa del Signore; la profezia invece declina dopo la realizzazione di ciò che preannunziava. Per questo il Signore proclama: La Legge e i Profeti fino a Giovanni Battista; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio 60. E lo stesso Giovanni dice: Egli deve crescere e io invece diminuire 61. Questo è stato simboleggiato anche dai giorni in cui sono nati e dalle morti che hanno subìto. Giovanni nasce infatti quando i giorni cominciano a declinare, il Signore nasce quando i giorni cominciano ad allungarsi. Quegli, quando viene ucciso, è sminuito del capo, questi invece è innalzato dalla croce. Quando dunque la profezia stessa, compiuta in Giovanni, mostra col dito che è presente colui che dall’inizio del genere umano aveva annunziato che sarebbe venuto, comincia a diminuire e da quel momento comincia a crescere la predicazione del regno di Dio. Ecco perché Giovanni battezzava per la conversione 62: la vecchia vita termina infatti con la conversione e di lì inizia la nuova.

2. Ora quelli che ricercano devotamente e sono aiutati da Dio in questa ricerca concludono che la profezia non è mai cessata, non solo in coloro che sono propriamente chiamati Profeti, ma neppure nella storia dell’Antico Testamento. Nondimeno essa si mostra più apertamente nelle figure più rappresentative di fatti, come il giusto Abele, che è ucciso dal fratello 63 e il Signore dai Giudei; l’arca di Noè, che è governata come la Chiesa nel diluvio del mondo 64; Isacco, che è condotto per essere sacrificato e un ariete tra le spine [immolato] al suo posto rappresenta il crocifisso 65; nei due figli di Abramo, uno dalla schiava e l’altro dalla libera, sono indicati i due Testamenti 66; nei gemelli Esaù e Giacobbe sono raffigurati i due popoli 67; Giuseppe che, dopo essere stato perseguitato dai fratelli, è onorato dagli stranieri 68, come il Signore che, perseguitato dai Giudei, è glorificato dai Gentili. È inutile ricordare ogni singolo fatto quando l’Apostolo così conclude dicendo: Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio e sono state scritte per noi per i quali è arrivata la fine dei tempi 69. Ora la fine dei tempi, come la vecchiaia del vecchio uomo - puoi considerare tutto il genere umano come un solo uomo -, è indicata dalla sesta età, in cui è venuto il Signore. Anche nell’uomo individuale sei sono infatti le età: infanzia, fanciullezza, adolescenza, giovinezza, maturità e vecchiaia. La prima età del genere umano va da Adamo a Noè. La seconda da Noè ad Abramo; questi periodi sono evidentissimi e ben noti. La terza da Abramo a Davide: questa è infatti la divisione dell’evangelista Matteo 70. La quarta da Davide alla deportazione di Babilonia. La quinta dalla deportazione di Babilonia alla venuta del Signore. La sesta bisogna protrarla dalla venuta del Signore alla fine del mondo: in questa età, l’uomo esteriore, che si chiama anche uomo vecchio, deperisce per vecchiaia e l’interiore si rinnova di giorno in giorno 71. Allora inizia il riposo eterno, raffigurato dal sabato. A questo ben si accorda il fatto che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio al sesto giorno 72. Ora nessuno ignora che la vita umana, da quando si occupa di qualcosa, si nutre di conoscenza e di azione. Infatti l’attività senza conoscenza è temeraria e la conoscenza senza attività è sterile. Ma la prima vita dell’uomo, a cui giustamente non si affida alcun incarico, è assorbita dai cinque sensi del corpo; essi sono: vista, udito, olfatto, gusto, tatto. Per questo motivo le prime due età del genere umano includono dieci generazioni, come l’infanzia e la fanciullezza, con il raddoppio cioè del numero cinque, poiché la generazione si perpetua col concorso dei due sessi. Dieci sono dunque le generazioni da Adamo a Noè e altre dieci sino ad Abramo; abbiamo detto che queste due età sono l’infanzia e la fanciullezza del genere umano. L’adolescenza, la giovinezza e la maturità, cioè da Abramo a Davide, poi fino alla deportazione babilonese e successivamente fino alla venuta del Signore, sono rappresentate da quattordici generazioni: il numero sette è raddoppiato per il medesimo motivo dei due sessi, poiché al numero cinque, che sono i sensi del corpo, si sono aggiunte l’azione e la conoscenza. La vecchiaia infine occupa di solito uno spazio di tempo corrispondente a tutte le altre età. Poiché si dice che la vecchiaia comincia a sessant’anni e che la vita umana può arrivare fino a centoventi anni, è chiaro che la vecchiaia da sola può essere tanto lunga quanto tutte le età precedenti. È quindi incerto di quante generazioni sia composta l’ultima età del genere umano, che va dalla venuta del Signore sino alla fine del mondo. Dio ha voluto che ciò rimanesse utilmente nascosto, come sta scritto nel Vangelo 73 e come attesta l’Apostolo, dicendo che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte74.

3. Ma nella sesta età il genere umano è stato visitato dall’umile venuta del Signore, come è precedentemente dimostrato dalle diverse generazioni. In questa visita cominciò a disvelarsi la profezia, che era rimasta nascosta nelle cinque età precedenti. Poiché Giovanni personificava la profezia, come si è già detto, nasce pertanto da genitori anziani, quasi a significare che quella profezia comincia a rivelarsi durante la vecchiaia del mondo. Inoltre, come sta scritto, sua madre rimane nascosta per cinque mesi: Elisabetta si tenne nascosta per cinque mesi 75. Al sesto mese viene visitata da Maria, la madre del Signore, e il bambino esulta nel grembo, simbolo della profezia che comincia a svelarsi sin dalla prima venuta del Signore, nella quale si è degnato mostrarsi nell’umiltà: ma come nel grembo, cioè non tanto chiaramente da essere riconosciuta da tutti in piena luce. Noi crediamo che questo avverrà alla seconda venuta del Signore, quando verrà nella gloria. Precursore di questa venuta sarà Elia, come della prima è stato Giovanni. Per questo il Signore dice: Elia è già venuto e gli uomini gli hanno fatto molte cose; e se lo volete sapere, egli è Giovanni Battista che deve venire 76. Con lo stesso spirito e con la stessa forza, come nell’ufficio dell’araldo che precede, uno è già venuto e l’altro verrà. Per questo, sotto l’ispirazione di cui fu ripieno il profeta suo padre, si dice che anche questo Giovanni sarà precursore del Signore con lo spirito e la forza di Elia 77. Trascorsi tre mesi con Elisabetta, Maria tornò a casa sua 78. Con questo numero mi sembrano indicati la fede nella Trinità e il battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo col quale, mediante l’umile venuta del Signore, il genere umano viene purificato e preparato alla sua venuta futura nella gloria.

 

59. - LE DIECI VERGINI

1. Tra le parabole raccontate dal Signore quella riguardante le dieci vergini procura di solito molta fatica agli studiosi. E molti hanno sicuramente proposto numerose interpretazioni che non sono incompatibili con la fede. Bisogna però indagare accuratamente se l’interpretazione si adatti a tutte le sue parti. Ho letto anche in certi scritti, che si chiamano apocrifi, qualcosa che non è in contrasto con la fede cattolica; ma, considerando tutte le particolarità di questa parabola, mi è sembrato che non si accordino perfettamente al testo in questione. Non mi permetto tuttavia di dare un giudizio affrettato di tale interpretazione, perché non sia tanto la sua poca fedeltà a procurarmi difficoltà quanto la mia incapacità a scoprire la corrispondenza. Cercherò quindi di esporre brevemente e diligentemente, per quanto potrò, ciò che mi sembra opportuno ricavare da questo testo.

2. Nostro Signore, interrogato in segreto dai suoi discepoli sulla fine del mondo, tra i molti altri insegnamenti, raccontò anche questo: Allora il Regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; ma le stolte, prese le loro lampade, non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte. A mezzanotte però si levò un grido: " Ecco lo sposo, andategli incontro! ". Allora tutte quelle vergini si alzarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: " Dateci il vostro olio, perché le nostre lampade si spengono ". Ma le sagge risposero: " No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene ". Ora, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze e la porta fu chiusa. Infine arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: " Signore, signore, aprici! ". Ma egli rispose: " In verità vi dico: Non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora " 79. Evidentemente le dieci vergini, di cui cinque sono ammesse e cinque escluse, indicano la separazione dei buoni e dei cattivi. Ma se il titolo verginale è degno di stima, perché è comune a quelle che vengono ammesse e a quelle che vengono escluse? Che cosa significa inoltre il numero cinque riferito ad entrambe? Che cosa significa l’olio?Sembra misterioso il fatto che le sapienti non lo diano a quelle che lo chiedono, dal momento che l’invidia non si addice a quelle che sono così perfette da essere accolte dallo sposo - è indubbio che sotto questo nome è indicato il Signore Gesù Cristo -, e che i misericordiosi devono essere pronti a dare ciò che hanno, secondo il precetto dello stesso Signore che dice: Da’ a chiunque ti chiede 80. Ma cos’è questa cosa che, distribuendola, potrebbe non bastare né alle une né alle altre? Queste domande soprattutto aumentano la difficoltà della questione, e anche se tutti gli altri punti sono considerati diligentemente, sicché tutto concordi in un solo senso coerente, e non si affermi in una parte ciò che viene contraddetto da un’altra, è necessaria una grande cautela.

3. Le cinque vergini, mi sembra, stanno pertanto ad indicare la continenza dalle attrattive carnali, suddivisa in cinque parti. Bisogna infatti frenare l’appetito dell’animo dal piacere della vista, dell’udito, dell’olfatto, del gusto, del tatto. Ma poiché questa continenza si esercita in parte davanti a Dio, per piacere a lui nel gaudio interiore della coscienza, e in parte davanti agli uomini, solo per ricavare gloria umana, cinque sono dette sapienti e cinque stolte. Tutte però sono vergini, perché tutte continenti, sebbene il movente sia diverso. Le lampade portate in mano indicano le opere compiute mediante questa continenza. È stato detto infatti: Risplendano le vostre opere davanti agli uomini 81. Tutte invero presero le lampade e uscirono incontro allo sposo 82. Bisogna quindi ritenere che coloro di cui si tratta portano il nome di Cristo: non possono andare infatti incontro allo sposo, a Cristo, coloro che non sono cristiani. Ma le cinque stolte, prese le loro lampade, non presero con sé l’olio 83. Molti in realtà, sebbene si aspettino moltissimo dalla bontà di Cristo, pur vivendo nella continenza, non trovano gioia se non nelle lodi degli uomini. Non hanno dunque olio con sé. Infatti, a mio parere, la gioia è significata dall’olio: Dio, il tuo Dio - è detto - ti ha consacrato con olio di letizia 84. Chi poi non gioisce per il motivo di piacere interiormente a Dio, non ha olio con sé. Le prudenti invece, insieme alle lampade, presero con sé dell’olio nei loro vasi 85, cioè misero la gioia delle opere buone nel cuore e nella coscienza, secondo l’ammonimento dell’Apostolo: Ciascuno - egli dice - esamini se stesso e allora solo in se stesso e non in altri avrà vanto 86Ma poiché lo sposo tardava, tutte si addormentarono 87: infatti in questo intervallo di tempo, finché alla venuta del Signore avverrà la risurrezione dei morti, le persone continenti dell’una e dell’altra classe, sia quelle che esultano davanti a Dio sia quelle che si compiacciono delle lodi degli uomini, muoiono. A mezzanotte, cioè quando nessuno lo sa o l’aspetta, come afferma lo stesso Signore: Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa 88, e l’Apostolo: Il giorno del Signore verrà come un ladro di notte89, da ciò risulta che è totalmente ignoto quando egli verrà; Si levò un grido: " Ecco, viene lo sposo, andategli incontro " 90In un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba, tutti risorgeremo 91. Dunque tutte quelle vergini si alzarono e prepararono le loro lampade 92, si prepararono cioè a rendere conto delle loro azioni. Dobbiamo infatti comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo sia in bene che in male 93E le stolte dissero alle sagge: " Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono " 94. Infatti le azioni di coloro che si ispirano all’altrui lode, svaniscono quando questa viene meno: è una consuetudine ricercare sempre ciò da cui l’animo suole trarre godimento. Essi vogliono inoltre avere presso Dio, che scruta il cuore, la testimonianza di uomini che non vedono i cuori. Ma cosa hanno risposto le sagge? No, che non abbia a mancare per noi e per voi 95. Ognuno infatti renderà conto di se stesso, e dinanzi a Dio, cui sono noti i segreti del cuore, nessuno è aiutato dalla testimonianza altrui. Ciascuno basterà a malapena a se stesso, perché la sua coscienza testimoni a suo favore. Chi potrà infatti gloriarsi di avere il cuore puro 96? Questo fa dire all’Apostolo: A me, poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io neppure giudico me stesso 97. Per questo motivo, perché nessuno può assolutamente o solo a malapena essere giudice sincero di se stesso, come può giudicare un altro, quando nessuno sa cosa avviene in un uomo, se non lo spirito dell’uomo 98Andate piuttosto dai venditori e compratevene. Non si deve credere che esse dessero un consiglio, ma che indirettamente ricordassero la loro negligenza. Vendono infatti olio gli adulatori i quali, lodando il falso o ciò che ignorano, inducono le anime in errore e, promettendo loro come a persone sciocche vani piaceri, ne ricavano qualche ricompensa o in alimenti o in denaro o in onori o in qualche altro vantaggio temporale, senza riflettere al detto: Quelli che vi proclamano felici, vi ingannano 99. È meglio essere rimproverati dal giusto che lodati dal peccatore. Mi percuota il giusto - è detto - con misericordia e mi rimproveri, ma l’olio del peccatore non profumi il mio capo 100Andate dunque piuttosto dai venditori e compratevene, cioè vediamo ora che cosa vi giovino coloro che sono abituati a lodarvi e ad ingannarvi, affinché cerchiate gloria non davanti a Dio ma agli uomini. Mentre quelle andavano a comprare, arrivò lo sposo; cioè, mentre si volgevano alle esteriorità e cercavano la gioia nelle cose usuali, poiché non conoscevano le gioie interiori, arrivò colui che giudica. E quelle che erano pronte, cioè coloro alle quali la coscienza rendeva buona testimonianza davanti a Dio, entrarono con lui alle nozze 101, dove, vale a dire, l’anima pura, per essere fecondata, si unisce al Verbo di Dio, puro, perfetto ed eterno. E la porta fu chiusa, dopo aver accolto, cioè, coloro che sono stati trasformati nella vita angelica. Infatti - dice l’Apostolo - tutti risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati 102. È stato chiuso l’ingresso del Regno dei cieli; dopo il giudizio infatti non c’è più spazio per le preghiere e i meriti. Infine vengono anche le altre vergini, dicendo: Signore, Signore, aprici! 103 Non è detto che abbiano comprato l’olio, e perciò bisogna intendere che, non rimanendo ormai alcuna gioia per le lodi degli altri, con grande miseria ed afflizione sono ritornate ad implorare Dio. Ma dopo il giudizio, grande è la severità di colui la cui ineffabile misericordia è stata dispensata prima del giudizio. Per questo egli risponde così: In verità vi dico: Non vi conosco 104, in conformità a quella regola, secondo cui la condotta di Dio, cioè la sapienza di Dio, non vuole che entrino nel suo gaudio coloro che sono stati visti compiere qualcosa secondo i suoi precetti, non per piacere a Dio ma agli uomini. Pertanto così conclude: Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora 105. Nessuno conosce il giorno e l’ora non solo di quell’ultimo momento, in cui verrà lo sposo, ma neppure della propria morte. Ma chi è preparato fino al sonno, cioè sino alla morte, che è retaggio di tutti, sarà trovato pronto anche quando a mezzanotte risuonerà la voce che sveglierà tutti.

4. Quanto poi si dice delle vergini che vanno incontro allo sposo, ritengo lo si debba intendere nel senso che colei, che è chiamata sposa, risulta dalle stesse vergini, come quando, raccogliendosi tutti i cristiani nella Chiesa, si dice che i figli corrono incontro alla madre, mentre quella che si chiama madre risulta dalla riunione degli stessi figli. In realtà la Chiesa ora è sposa ed è anche vergine pronta per le nozze, nel senso cioè che si mantiene illibata dalla corruzione del mondo. Il momento delle nozze sarà quando, eliminata tutta la mortalità, sarà ripiena dell’unione immortale: Vi ho fidanzato - dice l’Apostolo - a un solo sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo 106. Dice: Vi, e vergine, passando dal plurale al singolare. Si può dunque parlare di vergini e di una vergine. Mi sembra poi di avere già spiegato perché si parli di cinque. Ora però vediamo in enigma, allora invece faccia a faccia 107, ora parzialmente, allora pienamente. Il fatto poi di scoprire attualmente nelle Scritture, anche se in enigma e parzialmente, qualcosa che tuttavia è conforme alla fede cattolica, deriva da quel pegno che la Chiesa vergine ha ricevuto nell’umile venuta del suo sposo, a cui si congiungerà nell’ultima venuta, quando verrà nella gloria, e allora lo contemplerà faccia a faccia. Ci ha dato infatti in pegno lo Spirito Santo, come dice l’Apostolo 108. Questa esposizione quindi non offre nulla di certo, se non ciò che è conforme alla fede, né pregiudica altre che potrebbero essere anch’esse conformi alla fede.

 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)