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OTTANTATRE QUESTIONI DIVERSE

 

1. - L’ANIMA ESISTE DA SE STESSA?

Ogni vero è vero per la verità, e ogni anima in tanto è anima in quanto è vera anima. Ogni anima, per essere anima in senso pieno, dipende dunque dalla verità. Altro però è l’anima, altro è la verità, perché la verità non è mai soggetta a falsità, mentre l’anima spesso s’inganna. Poiché l’anima è dalla verità, non è dunque da se stessa. Ma la verità è Dio: quindi l’anima, per essere, ha Dio per autore.

 

2. - IL LIBERO ARBITRIO

Tutto ciò che viene fatto non si può equiparare a chi l’ha fatto; altrimenti bisogna eliminare dalle cose la giustizia, che deve dare a ciascuno il suo. Dio dunque, quando ha creato l’uomo, pur avendolo creato ottimo, non l’ha tuttavia creato uguale a se stesso. Ma l’uomo che è buono volontariamente è migliore di chi lo è per necessità. Era pertanto necessario concedere all’uomo una volontà libera.

 

3. - DIO È AUTORE DELLA PERVERSIONE UMANA?

Nessun uomo diventa peggiore per opera di un uomo sapiente. Questa non è affatto una colpa insignificante: anzi è così grande che non può trovarsi in un uomo sapiente. Dio però è più eccellente di qualunque uomo sapiente. Molto meno quindi l’uomo diviene peggiore per opera di Dio, poiché la volontà di Dio è molto più eccellente di quella dell’uomo sapiente. Quando poi si dice che è l’autore, s’intende che egli vuole. È dunque per colpa della volontà che l’uomo diventa peggiore. Se questo vizio, come insegna la ragione, è assolutamente estraneo alla volontà di Dio, bisogna cercare dove si trova.

 

4. - LA CAUSA DELLA PERVERSIONE UMANA

La causa della perversione dell’uomo si trova in lui o in qualcun altro o nel nulla. Se nel nulla, non c’è una causa. Ma se nel nulla s’intende che l’uomo è stato tratto dal nulla o dagli elementi che sono stati fatti dal nulla, la causa allora sarà ancora in lui, perché il nulla è, per così dire, la sua materia. Se la causa è in un altro, chiedersi è in Dio o in qualche altro uomo, oppure in qualcosa che non sia né Dio né uomo. Di certo non è in Dio, perché Dio è la causa dei beni. Se dunque è nell’uomo, o c’è per forza o per convinzione. Per forza non è assolutamente possibile, perché non c’è causa più potente di Dio. Dio ha infatti creato l’uomo così perfetto che, se vuole rimanere ottimo, non ne sarebbe impedito dall’opposizione di alcuno. Se invece ammettiamo che l’uomo può pervertirsi per consiglio di un altro uomo, bisognerà cercare di nuovo da chi è stato pervertito lo stesso cattivo consigliere. È infatti impossibile che non sia cattivo un tale consigliere. Resta un non so che d’indefinito, che non sia né Dio né uomo: ma qualunque cosa sia, o ha usato la forza o la persuasione. Riguardo alla forza si risponderà come sopra; invece, qualunque sia il motivo della persuasione, poiché il consiglio non costringe chi non vuole, la causa della sua perversione ricade nella stessa volontà dell’uomo, sia o non sia stato pervertito dal consiglio di qualcuno.

 

5. - L’ANIMALE IRRAZIONALE PUÒ ESSERE FELICE?

L’animale privo di ragione non ha scienza. Ora nessun animale privo di ragione può essere felice. Dunque gli animali privi di ragione non sono felici.

 

6. - IL MALE

Tutto ciò che esiste o è corporeo o incorporeo. Il corporeo appartiene alla sfera sensibile, l’incorporeo invece a quella intelligibile. Tutto ciò che esiste, non è senza una qualche specie. Ma dove c’è una specie, c’è necessariamente un modo di essere e il modo di essere è un bene. Il male assoluto non ha pertanto alcun modo di essere, perché è sprovvisto di qualsiasi bene. Anzi non esiste neppure, poiché non è contenuto da alcuna specie, e il concetto stesso di male è derivato dalla privazione di specie.

 

7. - NELL’ESSERE ANIMATO CHE COSA SI CHIAMA PROPRIAMENTE ANIMA?

Qualche volta si parla di anima per indicare la mente, come quando diciamo che l’uomo è composto di anima e di corpo; qualche volta invece se ne parla, escludendo la mente. Ma quando se ne parla, prescindendo dalla mente, ci si riferisce alle attività che abbiamo in comune con gli animali. Le bestie infatti non hanno la ragione, facoltà che appartiene alla mente.

 

8. - L’ANIMA SI MUOVE DA SÉ?

Chi avverte di avere in sé una volontà, sente che l’anima si muove da se stessa. Se infatti noi vogliamo, non è un altro a decidere per noi. Questo movimento dell’anima è spontaneo: le è stato dato da Dio. Non si tratta però di movimento locale, come quello del corpo: infatti il movimento locale è proprio del corpo. Quando poi l’anima con la volontà, cioè con quel movimento che non è locale, muove il suo corpo nello spazio, non ne consegue che anch’essa si muova localmente. Allo stesso modo noi vediamo che qualcosa è mossa localmente da un perno per un grande spazio, mentre il perno stesso non cambia affatto posizione.

 

9. - LA VERITÀ PUÒ ESSERE PERCEPITA DAI SENSI DEL CORPO?

Tutto ciò che il senso corporeo percepisce è detto sensibile ed è soggetto a continuo mutamento : così avviene, ad esempio, nella crescita dei capelli del nostro capo, o nell’invecchiamento del corpo o nello sviluppo della giovinezza. Tutto ciò si verifica continuamente senza interruzione del movimento. Ora ciò che non sta fermo non può essere percepito: si percepisce infatti solo ciò che può essere colto dalla scienza, e non si può conoscere ciò che muta incessantemente. Non si deve dunque aspettare dai sensi del corpo la verità autentica. Qualcuno non dica che vi sono oggetti sensibili che rimangono sempre nello stesso stato e ci ponga avanti il caso del sole e delle stelle, sui quali non è facilmente possibile convincersi. Certamente non c’è nessuno che non sia costretto ad ammettere che non vi è alcuna cosa sensibile che non presenti una tale apparenza di falsità da non potersi distinguere. Tralasciando altri casi, tutto ciò che sentiamo mediante il corpo suscita in noi delle immagini come se fosse presente, anche quando non è presente ai sensi, come nel sonno o nell’allucinazione. In questi casi siamo assolutamente incapaci di distinguere se si tratta di percezioni sensibili o di immagini di cose sensibili. Se pertanto sono immagini false di cose sensibili e non possono essere distinte dagli stessi sensi - e non si percepisce nulla all’infuori di ciò che si distingue dal falso -, vuol dire che il criterio di verità non è riposto nei sensi. Siamo perciò molto salutarmente invitati a distoglierci da questo mondo corporeo e sensibile e a rivolgerci con tutto l’ardore a Dio, cioè alla Verità, colta con l’intelletto e il pensiero interiore, che rimane sempre uguale a se stessa e non ha alcuna somiglianza con la falsità, sì da non poterla distinguere.

 

10. - IL CORPO VIENE DA DIO?

Ogni bene è da Dio; ogni cosa bella, in quanto è bella, è buona. È bello tutto ciò che ha una forma. Ogni corpo, per essere corpo, rientra in una forma. Ogni corpo quindi è da Dio.

 

11. - PERCHÉ CRISTO È NATO DA DONNA?

Quando Dio libera, non libera solo una parte, ma tutto l’essere che si trova in pericolo. La Sapienza dunque e la Potenza di Dio, ossia il Figlio unigenito, assumendo l’umanità, ha manifestato la liberazione dell’uomo. Ora la liberazione dell’uomo doveva trasparire nei due sessi. Dovendo quindi assumere la natura dell’uomo, che è il sesso più ragguardevole, era logico che la liberazione del sesso femminile si mostrasse da questo fatto: che quell’Uomo è nato da donna.

 

12. - SENTENZA DI UN SAPIENTE

" Impegnatevi ", egli dice, " o miseri mortali, sforzatevi perché lo spirito maligno non inquini mai questa dimora; insinuatosi attraverso i sensi non vìoli la santità dell’anima e offuschi la luce dell’intelligenza. Questo male s’infiltra in tutti gli aditi dei sensi: si presta alle figure, si adatta ai colori, s’inserisce nei suoni; si cela nella collera e nei discorsi menzogneri; si mischia agli odori, s’immerge nei sapori e, attraverso movimenti torbidi e disordinati, oscura i sensi con sensazioni tenebrose; riempie di caligine tutti i meandri dell’intelligenza, attraverso i quali l’irradiazione del pensiero sprigiona abitualmente la luce della ragione. E poiché è irradiazione della luce celeste e in essa c’è il riflesso della divina presenza, in questa luce risplende Dio, la volontà retta, il merito della buona azione. Dio è ovunque presente; si trova in ognuno di noi quando la purezza illibata del nostro spirito ha coscienza di essere alla sua presenza. Quando la vista degli occhi è difettosa non avverte la presenza di ciò che non riesce a vedere - infatti l’immagine presente delle cose sta invano davanti agli occhi, se gli occhi mancano d’integrità - così anche Dio, che non è mai assente, è presente invano agli spiriti corrotti: la cecità dello spirito non lo può vedere ".

 

13. - QUALE SEGNO DIMOSTRA CHE GLI UOMINI SONO SUPERIORI AGLI ANIMALI?

Tra le molte prove con le quali si può mostrare che l’uomo supera le bestie con la ragione, questa è a tutti manifesta: le bestie possono essere domate e addomesticate dagli uomini, gli uomini giammai dalle bestie.

 

14. - IL CORPO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO NON ERA UN’APPARENZA

Se il corpo di Cristo fosse stato un’apparenza, Cristo ci avrebbe ingannato e, se ci avesse ingannato, egli non sarebbe la verità. Ora Cristo è la verità. Il suo corpo quindi non fu un’apparenza.

 

15. - L’INTELLETTO

Chiunque conosce se stesso, comprende se stesso. Chi poi comprende se stesso, è limitato a se stesso. Ora l’intelletto si conosce: dunque è limitato a se stesso. Non desidera essere infinito, anche se lo potesse; desidera invece essere consapevole di se stesso, perché si ama.

 

16. - IFIGLIO DI DIO

Dio è la causa di tutto ciò che è. Ma la causa di tutte le cose è anche la causa della propria sapienza. Ora Dio non è mai senza la sapienza. Pertanto la causa della sua sapienza eterna è eterna e non precede nel tempo la sua sapienza. Inoltre se è proprio di Dio essere eternamente Padre, non ci fu mai tempo in cui non era Padre, né è mai stato senza il Figlio.

 

17. - LA SCIENZA DI DIO

Tutto il passato non è più; tutto il futuro non è ancora; quindi tutto il passato e tutto il futuro non esistono. Ma nulla è assente davanti a Dio: dunque non c’è passato né futuro, ma tutto è presente davanti a Dio.

 

18. - LTRINITÀ

In tutto ciò che esiste altro è la costituzione, altro la specificità, altro la struttura. Ogni creatura dunque, se esiste in qualche modo e differisce enormemente da ciò che non esiste affatto e si struttura convenientemente nelle sue diverse parti, deve avere anche una triplice causa che la faccia essere, la determini, la armonizzi con se stessa. Ora noi diciamo che Dio è la causa, cioè l’autore della creatura. È dunque necessario che egli sia Trinità: la ragione perfetta non può trovare niente di più eccellente, di più intelligente e di più felice di essa. Per questo motivo, anche quando si cerca la verità, non possono esserci più di tre generi di questioni: se l’oggetto esiste realmente, se è una cosa o un’altra, se merita approvazione o disapprovazione.

 

19. - DIO E LA CREATURA

Ciò che non muta è eterno, perché permane sempre nello stesso modo. Invece ciò che muta è soggetto al tempo, perché non permane sempre nello stesso modo. Di conseguenza non è giusto dirlo eterno. Infatti ciò che cambia non permane: ciò che non permane non è eterno. La differenza tra immortale ed eterno è questa: ogni eterno è immortale, ogni immortale non può dirsi, con evidente sottigliezza, eterno. Infatti se una cosa vive sempre, ma è soggetta a mutazione, non può dirsi propriamente eterna, perché non permane sempre nello stesso stato, sebbene possa dirsi giustamente immortale, perché vive sempre. Talvolta si dice eterno anche ciò che è immortale. Ma ciò che è soggetto a mutazione e si dice che vive per la presenza dell’anima, pur non essendo anima, non si può in alcun modo ritenere immortale né tanto meno eterno. Nell’eterno propriamente detto non c’è nulla infatti di passato, come se fosse già trascorso, né alcunché di futuro, come se non fosse ancora, ma tutto ciò che c’è, è semplicemente.

 

20. - IL LUOGO DI DIO

Dio non è in un luogo. Infatti ciò che si trova in un luogo è racchiuso dal luogo e ciò che è racchiuso dal luogo è corpo. Ora Dio non è corpo: dunque non si trova in un luogo. E tuttavia, poiché è e non è in un luogo, in lui sono tutte le cose piuttosto che lui in qualche luogo. Le cose però non sono in lui come se egli fosse un luogo, perché il luogo è nello spazio, che è occupato dalla lunghezza, dalla larghezza e dall’altezza del corpo. Dio non è nulla di tutto questo. Eppure tutte le cose sono in lui ed egli non è un luogo. Tuttavia solo abusivamente si dice che il luogo di Dio è il tempio di Dio, non perché vi è contenuto, ma perché egli è presente. Ora non si può concepire un tempio migliore dell’anima pura.

 

21. - DIO NON È AUTORE DEL MALE

Chiunque è l’autore di tutto ciò che esiste, soltanto dalla sua bontà dipende l’esistenza di tutto ciò che è; a lui non può assolutamente appartenere il non essere. Tutto ciò che viene meno si allontana dall’essere e tende al non essere. Ora l’essere e il non venir meno in alcuna parte è bene, invece il venir meno è male. Ma colui al quale non appartiene il non essere, non è la causa del venir meno, cioè del tendere al non essere, perché è, se si può dire così, la causa dell’essere. Dunque è soltanto causa del bene e per questo motivo egli è il sommo Bene. Di conseguenza non è autore del male colui che è autore di tutte le cose esistenti le quali, in quanto sono, sono buone.

 

22. - DIO NON È SOGGETTO ALLA NECESSITÀ

Dove non c’è indigenza, non c’è necessità; dove non c’è difetto, non c’è indigenza. Ora a Dio non manca nulla, quindi non c’è alcuna necessità.

 

23. - IPADRE E IL FIGLIO

Il casto è casto per la castità; l’eterno è eterno per l’eternità; il bello è bello per la bellezza; il buono è buono per la bontà. Quindi anche il sapiente è sapiente per la sapienza e il simile per la somiglianza. In due modi però si può dire casto per la castità: o perché la produce, sicché è casto per quella castità che genera e della quale è principio e causa di esistenza, oppure, in altro senso, è casto perché partecipa della castità, sicché a volte può anche non essere casto. Lo stesso dicasi degli altri casi. È infatti oggetto di conoscenza e di fede che anche l’anima consegua l’eternità, ma essa diventa eterna perché partecipa dell’eternità. Dio invece non è eterno in questo modo: egli è autore dell’eternità stessa. Ciò vale anche per la bellezza e la bontà. Pertanto, allorché si dice che Dio è sapiente, e lo si dice per quella sapienza di cui sarebbe un delitto credere che talvolta sia stato privo o potrebbe essere privo, non è detto sapiente perché partecipa della sapienza, come l’anima che può essere o non essere sapiente, ma perché egli stesso ha generato quella sapienza, per la quale è detto sapiente. Allo stesso modo le cose che sono o caste, o eterne, o belle, o buone, o sapienti per partecipazione hanno la possibilità, come si è detto, di non essere né caste, né eterne, né belle, né buone, né sapienti. Ma la castità stessa, l’eternità, la bellezza, la bontà, la sapienza non sono affatto soggette o alla corruzione o, per così dire, alla temporalità, o alla deformità, o alla malizia. Anche le cose che sono simili per partecipazione sono dunque soggette alla dissomiglianza. La somiglianza stessa però non può assolutamente essere dissimile in alcuna parte. Di conseguenza quando il Figlio è detto somiglianza del Padre (poiché per partecipazione a lui sono simili tutte le cose che si assomigliano tra loro o a Dio: tale è infatti la prima specie da cui le cose ricevono, per dire così, la loro specie e forma da cui tutte sono formate), da nessun punto di vista il Figlio può essere dissimile dal Padre. Egli è dunque uguale al Padre, solo che uno è Figlio e l’altro Padre, cioè uno è la somiglianza e l’altro colui del quale il Figlio è la somiglianza; uno è sostanza e l’altro sostanza, da cui risulta un’unica sostanza. Se infatti non è una sola, la somiglianza riceve la dis(somiglianza): ipotesi che ogni ragionamento rigoroso rifiuta.

 

24. - PECCATO E BUONA AZIONE DIPENDONO
DAL LIBERO ARBITRIO DELLA VOLONTÀ?

Tutto ciò che avviene a caso, avviene senza riflessione; tutto ciò che avviene sconsideratamente esula dalla provvidenza. Se dunque nel mondo succedono cose fortuite, l’universo non è regolato dalla provvidenza. Se tutto l’universo non è guidato dalla provvidenza c’è qualche natura o sostanza che sfugge all’azione della provvidenza. Ora tutto ciò che esiste, in quanto esiste, è bene. Bene sommo è il bene di cui partecipano tutti gli altri beni. Ora tutto ciò che muta, poiché esiste, è bene non per se stesso, ma per partecipazione al bene immutabile. Invece il bene immutabile, di cui partecipano tutti gli altri beni, comunque siano, è bene per se stesso senza relazione ad altro: noi lo chiamiamo anche divina provvidenza. Dunque nel mondo niente avviene a caso. Ammesso questo ne segue che tutto ciò che accade nel mondo, in parte dipende dall’azione divina e in parte dalla nostra volontà. Ma Dio è di gran lunga e senza paragone migliore e più giusto di qualunque uomo pur ottimo e giustissimo. Ora il Dio giusto che regge e governa ogni cosa non permette che qualcuno sia castigato o premiato senza che lo meriti. Ora merita castigo il peccato, merita ricompensa la buona azione. Ma né il peccato né la buona azione si possono giustamente imputare a chi non ha agito di propria volontà. Il peccato e la buona azione dipendono dunque dal libero arbitrio della volontà.

 

25. - LA CROCE DI CRISTO

La Sapienza di Dio ha assunto l’umanità per mostrarci come noi possiamo vivere rettamente. È proprio della vita buona non temere ciò che non deve temersi. Ora non si deve temere la morte. Era pertanto opportuno mostrarlo con la morte di quell’Uomo che la Sapienza di Dio ha assunto. Vi sono però degli uomini che, pur non temendo la morte, hanno in orrore un particolare genere di morte. Ciononostante, come non bisogna temere la stessa morte, così per l’uomo che vive bene e rettamente non c’è da temere alcun genere di morte. Ma anche questo si doveva dimostrare con la croce di quell’Uomo. Infatti, tra tutti i generi di morte, non ce n’era uno più odioso e spaventoso di quello.

 

26. - LA DIVERSITÀ DEI PECCATI

Alcuni sono peccati di debolezza, altri di inavvertenza, altri di malizia. La debolezza è contraria alla fortezza, l’inavvertenza alla sapienza, la malizia alla bontà. Chi è in grado di conoscere cos’è la potenza e la sapienza di Dio 1 può discernere quali sono i peccati veniali; chi è in grado di conoscere cos’è la bontà di Dio può valutare quali peccati meritano una determinata pena sia in terra che nel secolo futuro. E dopo aver ben valutato tutto ciò, si può giudicare, con probabilità, chi non deve essere sottoposto alla penitenza luttuosa e lacrimevole, sebbene confessi i suoi peccati, e chi invece non può sperare salvezza, a meno che non offra a Dio come sacrificio uno spirito contrito dalla penitenza.

 

27. - LPROVVIDENZA

Può avvenire che la divina Provvidenza punisca o salvi mediante un uomo cattivo. L’empietà dei Giudei ha infatti soppiantato i Giudei e salvato le Genti. Può anche accadere che la divina Provvidenza condanni o aiuti mediante un uomo buono, come dice l’Apostolo: Noi siamo per gli uni odore di vita per la vita e per gli altri odore di morte per la morte 2. Ma poiché ogni tribolazione è castigo per gli empi e prova per i giusti - una stessa trebbiatrice, da cui prende nome la tribolazione, trita la paglia e libera il grano dalla paglia -, anche la pace e la quiete dalle molestie corporali tornano a vantaggio dei buoni e a danno dei cattivi: è la divina Provvidenza a regolare tutto questo secondo i meriti delle anime. I buoni tuttavia non ricercano l’aiuto della tribolazione né i cattivi amano la pace. Costoro pertanto, perché sono strumenti inconsapevoli di ciò che avviene, ricevono la ricompensa della loro malizia non della giustizia che dipende da Dio. Allo stesso modo non viene imputato ai buoni, desiderosi di giovare, ciò che danneggia qualcuno, ma viene concesso il premio della benevolenza alla buona intenzione. Ugualmente anche il resto della creazione, a seconda dei meriti delle anime razionali, o è percepito o è nascosto, o è dannosa o utile. Poiché il sommo Dio governa saggiamente tutto il creato, nel mondo non c’è nessun disordine e nessuna ingiustizia, sia che noi ne siamo consapevoli o meno. Ma l’anima peccatrice è parzialmente danneggiata: poiché a causa delle sue colpe si trova dov’è giusto che sia un tale essere e subisce quanto è giusto che subisca un tale essere, non riesce tuttavia con la sua deformità a sfigurare l’insieme del regno di Dio. Dunque, poiché non conosciamo totalmente quanto realizza a nostro vantaggio l’ordine divino, operiamo secondo la legge con la sola buona volontà; per il resto lasciamoci guidare dalla legge, poiché la legge stessa permane immutabile e governa tutte le cose mutevoli con un perfettissimo regolamento. Quindi gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà 3.

 

28. - PERCHÉ DIO HA VOLUTO CREARE IL MONDO

Chi si domanda perché Dio ha voluto creare il mondo, cerca la causa della volontà di Dio. Ma ogni causa è efficiente. Ora ogni efficiente è maggiore dell’effetto prodotto. Ma niente è maggiore della volontà di Dio. Non c’è dunque motivo di cercarne la causa.

 

29. - NELL’UNIVERSO ESISTE L’ALTO E IL BASSO?

Pensate alle cose di lassù 4. Siamo invitati a gustare le cose di lassù, cioè le cose spirituali, che non sono da intendere come se fossero innalzate negli spazi o nelle parti di questo mondo, ma a motivo della loro eccellenza, purché non attacchiamo il nostro cuore a qualche parte di questo mondo, da cui dobbiamo liberarci totalmente. Nelle sue parti c’è l’alto e il basso. Ma l’universo in se stesso non ha né alto né basso. È infatti corporeo e tutto ciò che si vede è corporeo. Ora nell’universo corporeo non c’è niente di alto e di basso. Poiché sembra che il moto rettilineo, vale a dire quello non circolare, avviene in sei direzioni: avanti e indietro, destra e sinistra, sopra e sotto, non c’è affatto alcun motivo perché nell’universo corporeo non vi sia nulla avanti e indietro, a destra e sinistra, mentre invece sia sopra e sotto. Ma coloro che pensano così s’ingannano, perché è difficile resistere ai sensi e all’abitudine. Infatti non sarebbe così facile per noi capovolgere il corpo, come avviene se qualcuno volesse muoversi a testa in giù, come invece lo sarebbe muoversi da destra a sinistra o avanti e indietro. Lasciamo pertanto da parte le parolee preoccupiamoci seriamente di comprendere con l’intelletto laquestione.

 

30. - TUTTO È STATO CREATO PER L’UTILITÀ DELL’UOMO?

Tra onesto e utile intercorre la stessa differenza che c’è tra godere e usare. Sebbene con una certa sottigliezza si possa infatti sostenere che ogni onesto è utile e ogni utile è onesto, tuttavia, siccome è più appropriato e comune chiamare onesto ciò che si desidera per se stesso e utile ciò che si riferisce a qualcos’altro, noi ora parliamo secondo questa differenza, dando per scontato che onesto e utile non si oppongono affatto tra loro, poiché talvolta si ritiene, sconsideratamente e superficialmente, che siano in opposizione tra loro. Godere si dice dunque di una cosa da cui traiamo piacere; usare si dice invece di una cosa che riferiamo ad un’altra da cui si ricava piacere. Tutta la perversione umana, che ha anche il nome di vizio, consiste nel volere fare uso delle cose da godere e nel voler godere delle cose da usare. Invece il retto ordine, che ha anche il nome di virtù, consiste nel godere delle cose da godere e nell’usare delle cose da usare. Bisogna godere delle cose oneste e fare uso delle utili. Chiamo onestà la bellezza intelligibile, detta più propriamente spirituale, e utilità la divina Provvidenza. Per questo motivo, sebbene molte siano le cose visibili, che solo impropriamente si chiamano oneste, la stessa bellezza, per cui sono belle tutte le cose belle, non è assolutamente visibile. Anche molte cose utili sono visibili, ma la stessa utilità, per cui tornano a nostro vantaggio le cose che giovano, e che noi chiamiamo divina Provvidenza, non è visibile. Con il termine visibile, s’intendono, com’è noto, tutte le cose corporee. Bisogna quindi godere delle bellezze invisibili, cioè oneste; se poi si tratta di tutte, è un’altra questione; sebbene sia forse conveniente chiamare oneste solo quelle da godere. Bisogna invece far uso di tutte le cose utili, a seconda della necessità che si ha di ognuna. A ragione si ritiene che anche le bestie godano del cibo e di qualsiasi soddisfazione corporea; solo l’animale dotato di ragione può invece far uso di una cosa. Sapere infatti a che debba riferirsi una cosa non è concesso agli esseri privi di ragione e neppure agli stolti dotati di ragione. Nessuno poi può utilizzare una cosa se ignora a che cosa debba riferirla, e nessuno può saperlo all’infuori del sapiente. Di coloro perciò che fanno cattivo uso delle cose si dice di solito e più giustamente che ne abusano. Il cattivo uso infatti non giova a nessuno, e ciò che non giova non è certamente utile. Invece ciò che è utile è utile perché si usa e nessuno utilizza se non ciò che è utile; chi poi ne usa male, in realtà non ne fa uso. La perfetta ragione dell’uomo, che si chiama virtù, si serve innanzitutto di se stessa per conoscere Dio e godere di colui dal quale è stata anche creata. Si serve poi degli altri esseri ragionevoli in funzione della società, e degli esseri irrazionali in funzione della supremazia. Orienta inoltre la sua vita al godimento di Dio: solo così infatti è felice. Si serve dunque anche di se stessa e sicuramente dà inizio alla propria miseria, a causa della superbia, se si rivolge a se stessa e non a Dio. Fa uso anche di alcuni corpi, che essa vivifica per fare del bene (così infatti fa uso del proprio corpo): ne accoglie alcuni e rifiuta altri in vista della salute, alcuni sopporta con pazienza, altri ordina alla giustizia, altri indaga per approfondire qualche verità; si serve anche di ciò da cui si astiene in vista della temperanza. In tal modo si serve di tutto ciò che passa o non passa attraverso i sensi: non c’è una terza possibilità. Giudica poi tutte le cose che utilizza. Essa non giudica solo Dio, perché in rapporto a Dio giudica tutto il resto: di lui non fa uso, ma gode. Dio infatti non si deve riferirlo ad altro, perché tutto ciò che si riferisce ad altro è inferiore a quello a cui viene riferito. Non c’è niente di superiore a Dio, non dal punto di vista dello spazio, ma dell’eccellenza della sua natura. Tutto ciò che è stato creato è dunque stato creato ad uso dell’uomo, perché la ragione, che è stata data all’uomo, fa uso di tutto giudicando di tutto. Prima della caduta l’uomo non faceva uso delle cose da sopportare, dopo la caduta ne fa uso solo se si è convertito e, ancor prima della morte del corpo, è diventato, per quanto è possibile, amico di Dio, servendolo volentieri.





 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)