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UNA NECESSARIA PRECISAZIONE: 
LA DISTINZIONE TRA CATECHESI E MISTAGOGIA

C a t e c h e s i

Il termine Catechesi deriva dal greco katêchéô. Tale parola è composta da due elementi: una preposizione katá = sopra, e un verbo êchô = suono, echeggio, risuono.
Il significato che ne deriva è dunque: far sentire la voce da sopra, quindi: insegnare con autorità. Ma si potrebbe anche tradurre: fare sentire l'eco di una parola ascoltata, quella di Dio; e ancora: insegnare a viva voce la dottrina ricevuta: quella di Cristo unico Maestro.
Si può allora dedurre che in senso figurato, il termine catechesi, significa l'insegnamento impartito con autorità da qualcuno competente, cioè un didascalos, un maestro, davanti al quale i discepoli, tuttavia, non rimangono puramente passivi nell'ascolto, ma prendono parte all'istruzione data, ponendo delle domande e accettando delle risposte.
Se rileggiamo il discorso di Pietro il giorno di Pentecoste (cf. At 2, 14-41), notiamo che all'insegnamento impartito dall'Apostolo con autorità (dall’alto), segue la domanda dal basso: " Che dobbiamo fare? ", a cui prosegue la risposta programmatica di Pietro.
Nel secondo capitolo, si vedrà più chiaramente che l'insegnamento primitivo della Chiesa era dato proprio così.
Era dunque una forma di colloquio pubblico o privato, che, d'altra parte, ritroviamo già presente nell'insegnamento ebraico e in quello pagano (6).
Sempre nel secondo capitolo si vedrà che, coll'andar del tempo, la Chiesa iniziò ad organizzare meglio il suo insegnamento fino a fondare delle vere e proprie scuole catechetiche e tutta una letteratura della quale ci sono rimasti purtroppo pochissimi testi.
Possiamo dunque concludere che Catechesi significa insegnare a viva voce, con autorità una dottrina ricevuta dall'alto e trasmessa quale eco della Parola di Cristo Dio; e a sua volta, rispondere con la voce e con la vita desiderando aderire alla dottrina insegnata.
Nella concezione antica, la catechesi era un prodromo, un inizio della corsa, l'ingresso nella vita della grazia, un esordio della vita divina, non era un fatto permanente, ma solo uno stadio iniziale per quello qualitativamente superiore: la vita nuova in Cristo data irrevocabilmente col Battesimo.

M i s t a g o g i a

Il termine Mistagogia, è anch'esso d’origine greca e proviene dalla letteratura ellenica antica.
E' composto dal verbo myéô e dal sostantivo agôgê. Il verbo myéô indica l'azione di insegnare una dottrina nascosta, che riguarda le sacre realtà, mentre il sostantivo agogê indica l’atto di condurre qualcuno da un luogo o in un luogo.
Unito al verbo myéô, dunque, significa portare, guidare, qualcuno a considerare le sacre realtà, introdurre dentro le cose nascoste vale a dire ai misteri.
La mistagogia è allora l’azione di colui che conduce un altro alle sacre realtà, che lo inizia ai misteri. Nel Rito Bizantino la mistagogia per eccellenza è la Divina Liturgia, la S. Messa, perché è l’azione che la Chiesa-Mistagoga fa per condurre i fedeli dentro il mistero di Dio e dell'uomo, ed è l’azione di Dio che esce dal suo mistero per farsi presente all’uomo.
Dal verbo myéô derivano due altri sostantivi che è necessario considerare: il sostantivo Mystêrion, per l'importanza che ha e per l'abbondanza con cui viene usato sia nella Sacra Scrittura che nella Liturgia, e il sostantivo Mystês applicato soprattutto ai Padri.
Il termine mystêrion ha due significati, uno profano e l'altro religioso. Quello profano conserva il significato antico del termine: qualcosa di nascosto che non può essere compreso, che va al di là della comune intelligenza, qualcosa a cui non si può dare una spiegazione o che può esser capito solo da persone che hanno dimestichezza con l'occulto.
Il significato religioso invece è di natura squisitamente cristiana e paolina. E’ stato S. Paolo ha dare il significato che tuttora usiamo. Per l’Apostolo, il termine esprime la rivelazione del piano salvifico che Dio ha tenuto nascosto per secoli e alla fine l’ha svelato a noi per mezzo del suo unico figlio, perché‚ diventassimo partecipi della natura divina, salvati per grazia e redenti dal sangue dell'Unigenito (cf. Ef 1, 9-14 e Pt 1, 4).
La parola mistero indica però anche gli avvenimenti della vita del Cristo: la sua incarnazione, la sua passione e morte, la sua risurrezione, l'ascensione ai cieli, l'effusione dello Spirito Santo, la seconda e gloriosa venuta, ecc.
Ma indica anche i sacramenti della Chiesa (tà mystêria), il suo insegnamento, e l'unione col Cristo suo sposo.
La parola mystês invece indica colui che è stato iniziato alle sacre realtà e che è idoneo ad iniziare altri. Possiamo definire il mystês come l'esperto del mystêrion salvifico, colui che l'ha sperimentato non solo a livello intellettuale ma soprattutto esperienziale, nella sua carne. Per tale motivo S. Basilio, nel Megalinárion che si canta nella Liturgia che reca il suo nome, viene chiamato mystês toû despótou cioè: iniziato del Signore; esperto: dell'esperienza di Dio, della comunione con lui; maestro di vita spirituale; ecc.
Il termine è adatto a coloro che sono esperti nell’arte spirituale, che hanno fatto l’esperienza di Dio e vivono una vita di intensa comunione con Lui e con i suoi misteri. In altre parole dovremmo dire che il termine dovrebbe potersi applicare ad ogni cristiano, ma soprattutto a coloro che hanno nella Chiesa il compito di insegnare, consci che l'insegnamento viene impartito con più autorità e accettato di buon grado quando - secondo la felice espressione del papa Paolo VI - colui che insegna prima di insegnare con la bocca, testimonia con la vita il suo insegnamento (7).
Cosa è dunque la mistagogia? Di per sé è l’azione del mistagogo, nel compito di condurre i fedeli dentro il mistero celebrato, far rivivere attraverso il suo insegnamento le azioni salvifiche che si sono compiute nei sacramenti, spiegare i simboli, i riti, le preghiere, i significati intrinseci contenuti nella Parola di Dio e nelle celebrazioni dell'anno liturgico.
Ma qui vogliamo usare la definizione del teologo Tommaso Federici, perché la troviamo la più completa ed esaustiva:
"La mistagogia è l'operazione della divina grazia, gratuita, trasformante, attraverso la quale il Padre, mediante Cristo Signore nello Spirito Santo, cura i suoi figli diletti nella sua Chiesa, la Una Santa, la Sposa del Signore, la Madre dei viventi, e servendosi di essa; per condurli lungo un esodo doloroso ma decisivo, ed in crescendo, alla pienezza nuziale della Vita divina" (8).
La Mistagogia, in conclusione, nasce dalla necessità non solo di partire definitivamente verso la divinizzazione, ma di proseguire il cammino dentro la realtà del mistero vissuto con Cristo e in Cristo, per la gloria del Padre.
Dentro questo mistero del Cristo vivente in noi, e noi in Lui per il suo Spirito, la Chiesa degli Apostoli e dei Padri ha sempre condotto i suoi figli, e continua a condurli, grazie ai mistagoghi che lo Spirito suscita e susciterà sempre nel suo seno, fino a far raggiungere ad essi la perfetta statura di Cristo (cf. Ef 4,13). 
E questo grazie e in forza dell'evento unico, irripetibile e decisivo che è la iniziazione battesimale, crismale ed eucaristica (9).
E' necessario dunque, recuperare al più presto il linguaggio e i contenuti della mistagogia e metterli al servizio del popolo cristiano perché progredisca nella santità operata dal Cristo nei suoi Misteri.

 

C A P I T O L O II

L’INIZIAZIONE CRISTIANA NEI PRIMI SECOLI DEL CRISTIANESIMO

Quando si parla di Iniziazione cristiana nella Chiesa antica, ci si riferisce al conferimento dei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell'Eucaristia a persone adulte. Tuttavia anche i bambini erano iniziati ai Misteri, ma non in base alla loro preparazione, bensì sulla parola dei genitori già cristiani o dei padrini che si rendevano garanti della loro futura formazione cristiana (10).
Gli adulti non cristiani che volevano accedere al Battesimo dovevano preparasi. Tale tempo di preparazione era detto Catecumenato.
Per tutto il tempo catecumenale, la persona che doveva diventare cristiana, era chiamata coll'appellativo di catecumeno/a, iscritta in un apposito libro e istruita.
L'istruzione impartita era detta catechesi.
Quando la persona accedeva al Battesimo, era chiamata neofito/a e l'istruzione che riceveva era detta mistagogia o catechesi mistagogica.
Nel Nuovo Testamento, l’annuncio del Kérigma (Gesù Cristo morto e risorto), precede immediatamente il Battesimo.
L’eunuco della regina Candàce, ad esempio, fu battezzato da Filippo, subito dopo che questi l’aveva educato alla fede (cf. At 8, 37). E così lungo tutto il libro degli Atti degli Apostoli.
Il Catecumenato come tempo di preparazione nasce nel periodo subapostolico, mentre la catechesi nasce dalla predicazione apostolica.
Il primo esempio di catechesi ci viene dato dal discorso di S. Pietro nel giorno della Pentecoste.
Dopo che l'Apostolo ha spiegato a Gerusalemme il significato della morte e della risurrezione di Cristo e dell'effusione dello Spirito Santo, i presenti "si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro: "Che cosa dobbiamo fare fratelli?" E Pietro rispose loro: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare (immergere) nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo" "(At 2,37-38).
Troviamo qui in sintesi, tutto il contenuto della futura catechesi e del catecumenato, i cui elementi sono:
- la predicazione,
- l'inizio della conversione (si sentirono trafiggere il cuore)
- la volontà di aderire alla fede (cosa dobbiamo fare?),
- il programma di vita dettato da Pietro (pentitevi e fatevi battezzare)
- il battesimo e la conseguente effusione dello Spirito Santo (la vita nuova nello Spirito). 
Questi elementi di metodologia catechetica, li ritroviamo anche in Rm 10, 14-15.
S. Paolo dichiara che è impossibile invocare il Nome del Signore (cf. At 4, 12) per essere salvati se prima non si crede.
Non si può però credere senza l'annuncio e la catechesi. Ma questa non si può avere senza una persona che sia in grado di insegnare, e questa persona che annunzia, deve essere inviata, cioè esperta nel proporre la fede e nell'educare ad essa.
Anche qui abbiamo gli elementi utili per la futura catechesi della Chiesa:
- l'inviato,
- l'annuncio,
- l'ascolto,
- l'adesione,
- la salvezza.

Tutto ciò non è se non l’eco di Mt 28, 18-20: il "mandato" di Gesù.
Il primo autore non "canonico" che parla di un periodo di istruzione e di preparazione al battesimo, è il martire S. Giustino nella sua Prima Apologia .
Dopo di lui si parla di una vera e propria istruzione all'iniziazione cristiana, di lunga durata, nella Passione delle Sante Felicita e Perpetua.
Così anche Tertulliano nel suo De Baptismo, ci testimonia che a Cartagine esisteva un lungo tempo di preparazione al battesimo; la stessa cosa è stata tramandata anche da Clemente per la città di Alessandria.
Ippolito, nella sua Tradizione Apostolica (circa a. 217), afferma che a Roma l'istruzione ai catecumeni veniva impartita per tre anni da un dottore.
Col passare del tempo nuove problematiche spinsero la Chiesa antica ad allungare il tempo della preparazione, sottomettendo gli adepti a una vera prova di pazienza e di perseveranza.
Era infatti aumentato il numero dei canditati al battesimo, ma si erano inasprite anche le persecuzioni, per cui persino il semplice fatto di dichiararsi cristiani era considerato un reato punibile con la pena capitale.
A questo si aggiungeva il fatto che tanti proseliti provenivano non dal giudaismo, ma dal paganesimo misterico ed avevano necessità di una purificazione maggiore, non solo del pensiero, ma anche delle abitudini di vita.
Infine vi era la presenza di sette ereticali che sviavano dalla retta fede i cristiani poco preparati; e il fenomeno, considerato gravissimo dalla Chiesa di allora, dei lapsi, ossia dei cristiani che, sottoposti alle torture, avevano rinnegato la fede.
Con Costantino le sorti della Chiesa cambiarono e così avvenne anche per il catecumenato.
Iniziò una organizzazione stabile a classi distinte di catecumeni e neofiti.
La prima comprendeva un catecumenato elementare o precatecumenato, destinato agli ascoltatori (audientes), la seconda comprendeva un catecumenato più elevato riguardo alla dottrina, ed era destinato ai più avanzati (competentes), la terza classe invece, era destinata non più ai catecumeni, bensì ai neofiti, a coloro, cioè, che avevano ricevuto il battesimo e che, per una settimana (generalmente l'ottava di Pasqua), erano iniziati ai misteri ricevuti.
In questa terza classe l'insegnamento era detto mistagogia e i catecumeni, diventati ormai neofiti, era tenuti a frequentare le catechesi mistagogiche, impartite durante la celebrazione dell'Eucaristia, e a prendere parte ai Santi Misteri.
Il precatecumenato consisteva nell'istruzione elementare di coloro che per la prima volta chiedevano di poter accedere alla comunità dei cristiani.
Durante questo tempo (circa tre anni), il catecumeno veniva istruito sulla storia sacra e sulla morale.
L'insegnamento consisteva nell'esposizione storica dei fatti biblici e nella dottrina delle due vie del comportamento umano.
La Didachè ossia L'insegnamento dei dodici apostoli, ne è un esempio. Si tratta di un'opera antichissima forse più antica dei Vangeli sinottici. Essa ci trasporta ai primissimi tempi della Chiesa e ci fa’ toccare con mano come avveniva l'evangelizzazione.
Si tratta di un'opera anonima che contiene notizie veramente sorprendenti: catechesi sui vizi e sulle virtù, mistagogie sui sacramenti, consigli pratici su come comportarsi con i profeti itineranti.
Consapevole del suo alto valore morale e formativo, ancora nel secolo IV, S. Atanasio di Alessandria ne consiglierà la lettura come particolarmente utile per l'istruzione dei catecumeni.
Oltre all'insegnamento, al catecumeno veniva fatto col pollice un segno di croce sulla fronte, gli venivano imposte le mani e, in alcune regioni, riceveva anche del sale da assaporare.
Segni questi che gli richiamavano alla memoria i contenuti della fede cristiana: la croce sulla fronte, il tau dell'Apocalisse, segno di salvezza (cf. Ap 7, 4; 14,1); l'imposizione delle mani, l'appartenenza a Dio, l'essere sua proprietà (cf. Lv 1, 4; 3, 2); il sale, il gusto per le cose di Dio, ecc.
Inoltre sul catecumeno venivano recitate preghiere di esorcismo, necessarie per liberarlo dagli influssi satanici a cui si era sottoposto nel paganesimo. La Chiesa istituì un vero ordine: l'esorcistato, per svolgere questo ministero di liberazione.
Infine il catecumeno poteva assistere alla prima parte della celebrazione eucaristica: la liturgia detta appunto, dei catecumeni, o della Parola, dopo la quale veniva solennemente invitato a lasciare l'assemblea.
Trascorso il tempo del catecumenato elementare, il candidato si presentava con un padrino garante della sua preparazione e della volontà ad accedere alla santa Illuminazione, per prenotarsi, prima dell'inizio della quaresima, per il battesimo nella notte pasquale. Dava il suo nome ad un diacono incaricato a tale scopo, il quale ne parlava col vescovo.
Ricevuto il consenso, il catecumeno diventava illuminando, cioè ammesso a ricevere la luce del battesimo e quindi accettato alla catechesi superiore quella detta dei competentes
Tale insegnamento durava per il tempo quaresimale e consisteva nell'esporre all’illuminando, i contenuti dottrinali della fede cristiana, insieme a contenuti morali e rituali.
L’insegnamento doveva procedere anche con un cambiamento radicale di vita, con una metànoia continua, chiesta a Dio con preghiere e digiuni, con veglie, prostrazioni e con l’intensificarsi degli esorcismi.
A questa preparazione immediata e costante, seguivano gli scrutini: il candidato doveva rispondere alle domande postegli sul simbolo della fede (il Credo), e poi veniva esaminato sulla sua maturazione morale, sulla profondità della volontà d'impegno, sulle buone disposizioni.
Terminato questo intenso periodo di preparazione più immediata, e ritenuto idoneo, il catecumeno illuminando veniva battezzato, crismato e fatto partecipare per la prima volta ai santi Misteri, l’Eucaristia.
Da questo momento iniziava per lui il terzo periodo, quello della catechesi mistagogica, ossia della spiegazione del simbolismo dei riti, l'esposizione delle figure bibliche dei sacramenti, l'esortazione a vivere in Cristo quale neofita, innestato nell'albero fecondo del corpo di Cristo: la Chiesa (11).
Nel IV secolo i Padri iniziano a lamentare una prassi più lassista: il catecumenato tendeva a prolungarsi il più possibile, e alcuni catecumeni si facevano battezzare solo in punto di morte.
Nell'approccio patristico vedremo in particolare come si svolgevano sia le catechesi preparatorie al battesimo, che quelle mistagogiche. E vedremo anche, come i Padri esortassero tutti a vivere sempre come neofiti, considerando il tempo dopo il battesimo un tempo di mistagogia continua e ininterrotta per il progresso nella santità iniziale.

 





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)