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CXC (190) - A Francesco di Pipino sarto da Firenze, e a monna Agnesa sua donna



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi alluminati di vero lume, acciocché perseveriate nella virtù infino alla morte. Senza il lume, carissimi, andereste in tenebre e non cognoscereste la verità, e le cose dolci vi parrebbero amare, e le amare dolci. Ma avendo il lume, saremo cauti, e fuggiremo tutte quelle cose che avessero a diminuire in noi le virtù, e l'amore che dobbiamo avere, schietto, al nostro Creatore. Con questo lume vederemo quanto è pericolosa la conversazione di quelli che vivono senza il timore di Dio; però ch'ella è il fondamento della nostra ruina. Ella ci fa ingrossare la coscienzia; tolleci la madre dell'orazione, leva via l'astinenzia, impedisce il fervore; dilata l'affetto ne' diletti vani del mondo,furaci l'umiltà santa, tolleci l'onestà, apre i sentimenti del corpo, e accieca l'occhio dell'intelletto nostro, in tanto che mai non pare che l'anima abbia incominciato a cognoscere il suo Creatore; e così a poco a poco non s'avvede la creatura, e trovasi d'un angelo terrestre, diventato dimonio d'inferno. E dove è la purità che tu solevi avere? Ove è il desiderio di patire per Dio? Dove sono le lagrime che tu solevi spandere nel cospetto di Dio con umile e continua orazione ? dov'è la carità fraterna che tu avevi a ogni creatura ragionevole? Nulla ce n'è rimaso, però che il dimonio ha furato tutto col mezzo degli servi suoi.


Non voglio, figliuoli carissimi e dolcissimi, che questo addivenga a voi: ma la vostra conversazione sia sempre con quelli che temono ed amano Dio in verità. Questi sono cagione di riscaldare la freddezza del cuore nostro, a dissolvono la durizia, con dolci ragionamenti di Dio; ragionando della grande bontà e carità sua verso di noi. E l'uno è cagione di dare lume all'altro, ricercando la dottrina di Cristo crocifisso, e la vita de' Santi. Odiansitutti e' sentimenti del corpo: con una modestia santa abbraccia la umiltà, e la viltà sua sorella, disprezzando sé medesimo. E così, brevemente, séguita della conversazione de' servi di Dio; siccome ogni male ci dà quella de' servi del mondo. Onde dice to Spirito Santo per bocca del profeta: «Tu sarai santo con i santi, innocente cogl'innocenti, ed eletto cogli eletti; e perverso con i perversi.


Voglio dunque che a questo abbiate una grande avvertenzia, di sempre conversare con i servi di Dio, e serve; e gli altri e l'altre fuggire come fuoco. E non vi fidatemai di voi, dicendo: «io son forte, e non temo che questi mi faccia cadere». Non così, per l'amore di Dio! Ma con vera umiltà cognosciamo che, se Dio non ci tiene egli, noi saremmo dimoni incarnati. Noi n'abbiamo esempio innanzi siffatto, che sempre doviamo stare in tremore. Son certa che, se avrete vero lume, che voi in questo e in ogni altra cosa compirete la volontà di Dio, e il desideriomio: altrimenti, no. E però vi dissi, che io desideravo di vedervi illuminati di esso lume.


Per fretta non dico più ora. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXCI - A Tommaso d'Alviano

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi servo fedele alla santa Chiesa, sì come colonna e difenditore di queste dolcesposa di Cristo. Perocché, chi sarà trovato fedele nel punto della morte sua, non vederà pena eternale. Ogni fedele Cristiano è tenuto d'esser fedele e di servire alla santa Chiesa, a ciascuno secondo lo stato suo.

Dio mette i suoi lavoratori in questo glorioso giardino: e noi siamo quelli lavoratori, i quali dobbiamo servire in tre modi. L'uno modo tocca generalmente a tutti i fedeli Cristiani, i quali debbono lavorare con umili e sante orazioni, e con vera obedienzia; cioè essere obedienti e riverenti alla Santa Chiesa; la quale è il giardinode' Cristiani, dove essi si dilettano, e onde essi traggonola vita della Grazia, quando essi non sono spregiatori del sangue, cioè che lo spregino nel peccato mortale, e con la irreverenzia e disobidienzia alla santa Chiesa; ma stiano come lavoratori, come detto è. Il secondo modo, di coloro che sono posti a lavorare in questo giardino per ministri, quali hanno a ministrare, i santi Sacramenti della Santa Chiesa, e pascersi e nutricarci spiritualmente; i quali ci debbono nutricare di dottrina e di esemplo. E se l'esemplo loro non fosse specchio di virtù, non è però di meno la vita che noi traiamo da questi Sacramenti, colà dove noi li riceviamo degnamente. E non debbe essere di meno per alcun difetto o malo esemplo de' pastori, la riverenzia che noi dobbiamo avere verso di loro; perché la virtù del Sacramento, non riceve alcuna lesione per alcun difetto loro: e però noi li dobbiamo avere in riverenzia per virtù del Sacramento. E perché essi sono i suoi Unti, e chiamali per la Scrittura i suoi Cristi; e' non vuole che essi siano toccati, o buoni o cattivi che siano, per mano de' secolari. E però è molto spiacevole e abominevole a Dio questo peccato; e gl'iniqui uomini, come membri del dimonio, se ne vogliono far giudici in punire i loro difetti; e, come ciechi, perseguitano la santa madre Chiesa.

E per questa malvagia e iniqua persecuzione ha proveduto Dio del terzo modo, cioè de' terzi che lavorino in questo giardino; e questi sono coloro che la sovvengono temporalmente servendola fedelmente dell'avere e della persona. Intra li quali mi pare che Dio abbia eletto voi, perché voi gli siate servo fedele ora nel gran bisogno suo. Questo servizio è tanto piacevole a Dio, che la lingua nostra non sarebbe sufficiente a narrarlo; e specialmente quando l'uomo serve non tanto per diletto o per propria utilità, quanto per zelo della santa Chiesa, cioè per lo suo crescimento ed esaltazione. E tanto è piacevole a Dio, che eziandio se molti fossero che non avessero quella dritta e santa intenzione la quale debbono avere, anco ne saranno però rimunerati di ogni servigio che sarà fatto a queste dolceSposa. E Dio sarà per coloro che s'affadigheranno per lei: e se Dio è per loro, neuno sarà contra loro.

E però io v'invito, carissimo fratello, ad afadigarvi virilmente, voi e gli altri che sono a vostra compagnia, afadigandovi con vera e santa intenzione per le dolcesposa di Cristo. é questa la più dolce fadiga, e di più utilità, che alcuna altra fadiga del mondo. Questa è una fadiga, che, perdendo, vincete; cioè, che perdendo la vita corporale avete vita eterna. Però che nel sangue sparto per la santa Chiesa si lavano tutti i difetti e le iniquitadi chesi fossero commesse. E se vince, ha già fatta l'oferta dinanzi a Dio della vita sua, perché si mise alla morte: e seegli acquista della sostanzia temporale, è sua lecitamente. E chi non volesse, fratello carissimo, disponere sé a ogni pena e tormento per esser servo fedele di questa sposa? Non vi si metterà colui che è accecato, ed è spregiatore del sangue di Cristo, e che la perseguita: onde a uno tratto perde l'anima e il corpo, e consuma i beni temporali. Oh quanta grazia v'ha fatta Dio a voi, e agli altri che lo servono, che ve n'ha fatto aiutare e non perseguitare. Onde io dico: se voi deste il corpo vostro ad ardere, non potreste satisfare a tanta grazia.

E però vi prego, che gli rispondiate con amore ineffabile, e ad essere specchio di virtù nello stato vostro; acciocché voi facciate con santa e buona intenzione, e siate colonna ferma e servo fedele. Il gonfalone della santissima Croce non si parta mai dal cuore e dalla mente vostra; perocché, non essendo virtuoso, né purificato la coscienza con la santa confessione, non sareste servo fedele né a Dio né alla Chiesa sua, né sareste buono lavoratore in questo giardino santo.

E però vi dissi, che io desideravo di vedervi servo fedele alla santa Chiesa. Pregovene e costringovene, voi a gli altri, da parte di Cristo crocifisso, che così facciate. Esempre condite la virtù della giustizia con la misericordia; però ché, altrimenti, non sarebbe virtù. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso; e con santa intenzione e buona sollecitudine fate quello che avete a fare. E io leverò le mani e la mente al cielo, e orerò continuamente per voi e per gli altri, pregandolo che vi guardi da ogni male e che ci dia grazia che si faccia una dolce pace; e dopo la pace andiamo tutti di bella brigata sopra gl'Infedeli. Quello mi darà grandissima allegrezza; e questo mi dà grandissima pena, cioè di vedere che noi siamo condotti a tanto, che l'uno Cristiano combatta coll'altro, e ifigliuoli ribellano al padre, perseguitando 'l sangue di Cristo crocifisso. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXCII - A Neri di Landoccio

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e dolcissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. lo Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti sempre crescere di virtù in virtù, infine che io ti vegga tornare al mare pacifico dove tu non arai mai dubitazione d'essere, separato da Dio. Però che la puzza della legge perversa che impugna contro lo spirito, sarà rimasa alla terra e averàle renduto il debito suo. Voglio, dolcissimo figluolo, che, mentre che vivi in questa vita, tu t'ingegni di vivere morto ad ogni propria volontà; e con essa morte acquisterai le virtù. Per questo modo vivendo, darà a terra la legge della perversa volontà. E così non dubiterai che Dio permetta in te quello che permise in quell'altro; né averai pena perché per spazio di tempo l'umanità tua sia separata da me e dall'altra congregazione. Confòrtati; e stiati a mente quello che disse la Verità, cioè delle sue mani non ne sarebbe tolto veruno. Dico, delle sue mani, perché ogni cosa è suo. E io so che tu m'intendi senza molte parole. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXCIII - A misser Lorenzo del Pino da dottore in Decretali

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi amatore e seguitatore della verità e spregiatore della bugia. Ma questa verità non si può avere né amare s'ella non si cognosce. Chi è Verità? Dio è somma ed eterna Verità. In cui la cognosceremo? In Cristo dolce Gesù; perocché col sangue suo ci manifesta la verità del Padre eterno. La verità sua è questa, verso di noi: che egli ci creò alla imagine e similitudine sua per darci vita eterna,e participassimo e godessimo del bene suo. Ma per la colpa dell'uomo questa verità non s'adempiva in lui; e però Dio ci donò il Verbo del suo Figliuolo; e imposegli questa obedienzia, che dovesse restituire l'uomo a Grazia con molto sostenere, purgando la colpa dell'uomo sopra di sé e nel sangue suo manifestasse la sua verità. Onde per l'amore ineffabile che l'uomo trova mostrarsi a sé da Dio, con questo mezzo del sangue di Cristo cognosce, che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione. E per questo fine fummo creati; e ciò che Dio dà e permette a noi in questa vita, dà, perché siamo santificati in lui. Questa verità, chi la cognosce, non se ne scorda, ma sempre la séguita e ama, tenendo per le vestigie di Cristo crocifisso. E siccome questo dolce e amoroso Verbo, a nostro esempio e dottrina, spregiò il mondo e tutte le delizie, e volle sostenere fame e sete, obbrobriie rimproverii infino all'obbrobriosa morte della croce per onore del Padre e salute nostra; così queste vie e vestigie séguita colui ch'è amatore della verità, la quale cognobbe col lume della santissima fede. Perocché senza questo lume non si potrebbe cognoscere; ma, avendolo, la cognosce; e cognoscendola l'ama, e diventa amatore di ciò che Dio ama, e odia ciò che Dio odia.

Questa differenzia è tra colui che ama la verità, e colui che l'odia. Colui che odia la verità, è quello che giacenella tenebra del peccato mortale. Questo odia quello che Dio ama, e ama quello che Dio odia. Dio odia il peccato e' l disordinato diletto e piacere del mondo; e egli l'ama, nutricandosi nella miseria del mondo; e in ogni stato si corrompe. Onde, s'egli ha offizio per lo quale egli abbia a ministrare alcuna cosa al prossimo suo, egli nol serve se non in quanto se ne vede trarre utilità, e piùno; ed è fatto amatore di sé medesimo. Cristo benedetto diè la vita per noi. ed egli non vuole dare una parola in servizio del prossimo che non si vegga pagato e soprappagato. E se egli è poverello che non possa pagare, egli ilfa stentare prima che gli dica la verità; e spesse volte nongliela dice; ma fassi beffe di lui: e dove egli ebbe esser pietoso e padre de' poveri, ed egli è fatto crudele all'anima sua, perché offende li poverelli. Ma il misero uomo non vede che il sommo Giudice non gli renderà altro che quello che riceve da lui; perocché giustamente ogni peccato è punito, e ogni bene è remunerato. Cristo abbracciò la povertà volontaria, e fu amatore della continenzia; e il misero uomo il quale è fatto seguitatore e amatore della bugia, fa tutto il contrario; però che non tanto che egli stia contento a quello ch'egli ha, o ch'eglirifiuti per amore della virtù, ma egli invola l'altrui. E non che egli stia contento allo stato del matrimonio nel quale, se l'osserva come diè, può stare con buona coscienzia; ma egli come disordinato e animale bruto s'involle in ogni miseria, e come il porco si involle nel loto, così fa egli nel loto dell'immondizia.

Ma noi potremmo dire: «Come farò io, che ho le ricchezze e sono nello stato del matrimonio, se queste cose sono dannazione dell'anima mia?». O carissimo fratello, in ogni stato che è l'uomo, può salvare l'anima sua e ricevere in sé la vita della Grazia; ma non mentre che egli sta in colpa di peccato mortale. Però che ogni stato è piacevole a Dio; e non è accettatore degli stati, ma del santo desiderio. Onde noi le possiamo tenere quando si tengono con ordinata volontà; perocché ciò che Dio ha fatto, è buono e perfetto eccetto il peccato, che non è fatto da lui, e però non è degno d'amore. Le ricchezze e lo stato del mondo, se l'uomo le vuol tenere, il può; e non offende Dio né l'anima sua; ma se egli le lassasse, sarebbe maggior perfezione, però che maggior perfezione è a lassare che a tenere. Ma s'egli non vuole lassare attualmente, debbe lassare e rifiutare col santo desiderio, e non ponere in loro il suo principale affetto, ma solo in Dio; e tenerle per uso a' suoi bisogni e della sua famigliae come cosa prestata, e non come cosa sua. Facendo così non riceve pena mai d'alcuna cosa creata; perocché la cosa che non si possiede per amore, non si perde mai con dolore. Onde vediamo che i servi del mondo, amatori della bugia portano nella vita loro grandissime pene, e infine all'ultimo crociati tormenti. Chi n'è cagione?Il disordinato amore che ha a sé e alle cose create, amandole fuore di Dio. Perocché la divina Bontà ha permesso che ogni disordinato affetto sia incomportabile a sé medesimo.

Questo cotale sempre crede la bugia perocché in lui non è cognoscimento di verità. E credesi di tenere il mondo e starsi in delizie, farsi Dio del corpo suo, e dellealtre cose ch'egli ama disordinatamente, uno Dio; ed e' gli conviene lassare. Onde noi vediamo, che egli le lassa morendo, o Dio permette che elle ci siano levate dinanzi. E tutto dì il vediamo; però che testè è l'uomo ricco, etestè povero; oggi è salito nello stato del mondo, e domane è disceso; ora sano, e ora infermo. E così ogni cosa è mutabile. E sonci levate dinanzi quando ce le crediamo bene stringere; o noi siamo tolti a loro col mezzo della morte.

Sicché vedete che ogni cosa passa. Onde, vedendo che elle passano, si debbono possedere con modo e lume di ragione, amandole con quel modo che si debbono amare. E così tenendole, non le terrà con tenimento di colpa, ma con grazia; e con larghezza di cuore, e non con avarizia; con pietà de' poveri, e non con crudeltà; con umiltà, e non con superbia; con gratitudine e non con ingratitudine; e ricognosceralle dal suo Creatore, e non da sé. E con questo medesimo amore ordinato amerà e' figliuoli, e gli amici e i parenti, e ogni altra creatura che ha in sé ragione. E terrà lo stato del matrimonio, ordinato, ma ordinato sì come Sacramento; e' averà in reverenzia e' dì che sono comandati dalla santa Chiesa. Sarà, e viverà, come uomo, e non come animale; e non essendo continente, sarà continente, e ordinerà la volontà sua. Questi sarà un arbore fruttifero, che producerà e' frutti della virtù; e sarà odorifero, perché standonella puzza, getterà odore; e il seme che uscirà di lui saràbuono e virtuoso.

Sicché vedete che in ogni stato potete avere Dio; perocché lo stato non è quello che cel tolle, ma solo la mala volontà. La quale volontà essendo posta in amore della bugia, è disordinata: e con essa volontà corrompe ogni sua operazione. Ma s'egli ama la verità, séguita le vestigie della verità: onde odia quello che odia la verità,e ama quello ama la verità: e allora è buona e perfetta ogni sua operazione. In altro modo non gli sarebbe possibile di partecipare la vita della Grazia: né alcuna sua operazione farebbe frutto di vita.

Onde non cognoscendo io altra via, dissi che desideravo di vedervi amatore e seguitatore della verità, e spregiatore della bugia: cioè, che odiate il dimonio padre delle bugie, e la propria sensualità, che séguita cosiffatto padre: e amiate Cristo crocifisso, ch'è via verità e vita. Perocché, chi va per lui, giugne alla luce, e vestesi del lucido vestimento della carità, dove sono fondate tutte le virtù. La quale carità ed amore ineffabile, quando è nell'anima, non si chiama contenta allo stato comune, ma desidera d'andare più innanzi. Onde dalla povertà mentale desidera d'andare all'attuale, e dalla mentale continenzia vuole andare all'attuale, per osservare e' comandamenti e consigli di Cristo; cominciandogli a venire a tedio il fracidume. E perché molto gli pare malagevole stare nel loto e non imbrattarsi desidera con ansietato desiderio e affocata carità di sciogliersi a un trattodal mondo, in quanto gli fosse possibile. E non essendogli possibile di levarsi attualmente, si studia d'essere perfetto nello stato suo: almeno il desiderio non gli manca.

Adunque, carissimo fratello, non dormiamo più, ma destianci dal sonno. Aprite l'occhio dell'intelletto col lume della fede a cognoscere e amare e seguitare questa verità, la quale cognoscerete nel sangue dell'umile ed amoroso Verbo. E il sangue cognoscerete nel cognoscimento di voi, però che la faccia dell'anima si lava col sangue: e' l sangue è nostro, e neuno cel può tollere, se noi non vogliamo. Non siate, adunque negligente; ma, come vasello, empietevi nel sangue di Cristo crocifisso. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXCIV - A monna Tora, figliuola di misser Pietro Gambacorti in Pisa

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere spogliato il cuore e l'affetto tuo del mondo e di te medesima. Perocché in altro modo non ti potresti vestire di Cristo crocifisso, perché 'l mondo non ha neuna conformità con Dio. Onde l'affetto disordinato del mondo ama la superbia; e Dio l'umiltà: il mondo cerca onori, stato e grandezza: e Cristo benedetto le dispregiò, abbracciando la vergogna, li scherni, le villanie, fame, sete, freddo ecaldo, infino alla obbrobriosa morte della croce; colla quale morte rendette onore al Padre, e noi fummo restituiti a Grazia. Questo affetto disordinato cerca di piacere alle creature, non curando dispiacere al Creatore; e egli non cercò mai se non di compire l'obedienzia del Padre eterno per la nostra salute. Egli abbracciò e vestissi della povertà volontaria; e 'l mondo cerca le grandiricchezze. Bene è dunque differente l'uno dall'altro: e però è di necessità che se 'l cuore è spogliato del mondo, sia pieno di Dio; e se egli è spogliato di Dio, sia pieno del mondo. Così disse il nostro Salvatore: «Neuno può servire a due signori; ché, se serve all'uno, è in contentoall'altro».

Dobbiamo adunque con grande sollecitudine levare il cuore e l'affetto da questo tiranno del mondo, e ponerlo tutto libero e schietto in Dio, e senza neuno mezzo; non doppio, né amare fittivamente: però che egli è 'l dolce Dio nostro che tiene l'occhio suo sopra di noi, e vede l'occulto segreto del cuore nostro. Troppo è grande simplicità e mattezza la nostra, che, vedendo noi che Dio ci vede, e ch'egli è giusto giudice che ogni colpa punisce, e ogni bene rimunera, e noi siamo come accecati e senza veruno timore, aspettando quello tempo che noi non abbiamo né siamo sicuri d'avere. Sempre ce n'andiamo attaccando; e se Dio ci taglia uno ramo, e noi ne pigliamo un altro. E più ci curiamo di perdere queste cose transitorie e delle creature, che noi curiamo di perdere Dio. Tutto questo ci avviene per lo disordinato amore che noi ci abbiamo posto, tenendole e possedendole fuora della volontà di Dio. Onde in questa vita ne gustiamo l'arra dell'inferno; perocché Dio ha promesso giustamente che chi disordinatamente ama queste cose, sia incomportabile a sé medesimo. E sempre ha guerra nell'anima e nel corpo: perocché porta pena di quello che possiede, per timore ch'egli ha di non perderlo; e per conservarlo, che non gli venga meno, s'affadiga dì e notte; e pena porta anco di quello che non ha, perché l'appetisce d'avere. E così mai l'anima non si quieta in queste cose del mondo, perciocché sono tutte meno di sé. Elle sono fatte per noi, e non noi per loro; e noi siamo fatti per Dio, acciò che gustiamo il suo sommo e eterno bene. Solo adunque Dio la può saziare: in lui si pacifica e in lui si riposa. Però che essa non può volere né desiderare neuna cosa che essa non trova in Dio. Egli sa, può e vuole dare a noi più che non sappiamo desiderare per la nostra salute. E noi il proviamo: perocché, non tanto ch'egli ci dia addomandando, ma egli ci diè prima che noi fussimo; perocché, non pregandolo mai, ci creò alla immagine e similitudine sua, e recreocci a Grazia nel sangue del suo Figliuolo. sicché dunque l'anima si pacifica in lui, e non in altro; perocché egli è coluiche è somma ricchezza, somma sapienzia, somma bontà e somma bellezza; in tanto che neuno può estimare la sua bontà, grandezza e diletto, se non esso medesimo. Sì che egli sa, può e vuole saziare e compire li santi desiderii di chi si vuole spogliare del mondo, e vestirsi di lui. Adunque io voglio che a questo poniamo ogni nostro studio, cioè di spogliare il cuore e l'affetto nostro di tutte le cose terreno e delle creature, aman o ogni uomo in Dio e per Dio, e fuora di lui nulla.

A questo t'invito, dolcissima figliuola, cioè a ponere e a fermare il cuore e la mente tua in Cristo crocifisso; luicercare e di lui pensare; dilettandoti di stare sempre innanzi a Dio con umile e continua orazione. La quale io ti do per principale tuo esercizio: che quanto t'è possibile tu spenda tutto il tempo tuo: però che essa orazione è quella madre che nella carità di Dio concepe le vere virtù, e nella carità del prossimo le parturisce. In essa orazione impara l'anima a spogliarsi di sé, e vestirsi di Cristo. In essa gusterai l'odore della continenzia; in essaacquisterai una fortezza, che non curerai battaglie del dimonio, né ribellione della fragil carne, né detto di creatura che ti volesse rimuovere dal santo proponimento. Contra tutti starai forte, costante e perseverante insino alla morte. In essa orazione t'innamorerai delle pene per conformarti con Cristo crocifisso. In essa ritroverai un lume soprannaturale, col quale camminerai per la via della verità. Molte altre cose t'averei a dire sopra questamadre dell'orazione; ma la brevità del tempo nol patisce. Studiati dunque pure in essa. E sempre t'ingegna di cognoscere te, e li tuoi difetti, e la grande bontà di Dio in te, e l'affetto della carità sua, e gl'infiniti beneficii. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXCV - A Stefano di Corrado Maconi

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo Figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti forte e perseverante nella battaglia, acciò che riceva la corona della gloria. E tu sai bene, che solo a' perseveranti è datala corona ed il frutto delle fadighe.

Ma tu mi dirai: «In che modo posso avere questa fortezza, conciosia cosa che io sia tanto debole, che ogni piccola cosa mi fa dare a terra?». Io ti rispondo e confessoti, che tu sei debile e fragile secondo la sensualità; ma,secondo la ragione e la fortezza dello spirito, non è così;perocché nel sangue di Cristo siamo fortificati: solo la debilezza sta nella sensualità. Possiamo dunque vedere per che modo s'acquista questa fortezza, poiché ogni debilezza è nella parte sensitiva. Dico, che per questo modo acquisteremo questa gloriosa virtù della fortezza e lunga perseveranzia. Poiché la ragione è fortificata nel sangue di Cristo, ci doviamo annegare in questo dolce e glorioso prezzo, vedendolo coll'occhio dell'intelletto, e lume della santissima fede nel vasello dell'anima nostra, cognoscendo l'esser nostro da Dio, e la ricreazione, che Dio ci fece a Grazia, nel sangue dell'unigenito suo Figliuolo, dove ci fu tolta la debilezza. O figliuolo carissimo, riguarda e godi, che tu se' fatto vasello, che tieni ilsangue di Cristo crocifisso, se tu 'l vorrai gustare per affetto d'amore.

O sangue pietosol che per te si distillò la pietosa Misericordia. Tu se' quello glorioso sangue dove lo ignorante uomo può cognoscere e vedere la verità del Padre eterno, con la quale verità, e amore ineffabile, fummo creati a la immagine e similitudine di Dio. La sua verità fu questa: perché participassimo e godessimo di quello sommo bene suo, il quale egli gusta in sé. Nel sangue ci hai manifestata questa verità; e per altro fine non creastil'uomo.

O Sangue, tu dissolvesti la tenebra, e dasti la luce all'uomo acciocché cognoscesse la verità, e la santa volontà del Padre eterno. Tu hai empiuta l'anima di Grazia, onde ella ha tratto la vita, ed è privata della morte eternale. Tu ingrassi l'anima del cibo dell'onore di Dio, e salute dell'anime; tu satolli d'obbrobrii, desiderandoli,e portandoli per amore di Cristo crocifisso. Tu ardi e consumi l'anima nel fuoco della divina carità, cioè che consumi ciò che trovasi nell'anima fuora della volontà di Dio. Ma tu non l'affliggi né disecchi per colpa di peccato mortale. O sangue dolce, tu la spogli del proprio amore sensitivo, il quale amore indebilisce l'anima che se ne veste; e hala vestita del fuoco della divina carità; perché non può gustare te, Sangue, che tu non la vesta di fuoco (perché tu fusti sparto per fuoco d'amore), accostandoti nell'anima. Perché amore non è senza fortezza, né fortezza senza perseveranzia: e però la fortifichi econforti in ogni avversità.

Adunque vedi, dolcissimo figliuolo, che questo è il modo a venire a perfetta fortezza: che tu t'unisca nel fuoco della divina carità, la quale troverai nel Sangue. E nel Sangue affoga e uccidi ogni propria volontà. Allora, essendo accostato Il con la somma Fortezza, sarai forte e perseverante, e ucciderai la debilezza della propria sensualità; e nella amaritudine gusterai la dolcezza, e nella guerra la pace.

Confòrtati, figliuolo, e non venire meno sotto la disciplina che Dio t'ha posta; tanto che sia venuta l'ora tua. Pensa che sempre a cavare il fondamento si dura maggiore fadiga: fatto il fondamento, agevolmente si fa l'edificio. Tu fa il principio tuo; poi compiutolo di fare, agevolmente farai ogni altra cosa. Non voglio che ti paia duro; ma la durizia, che si dissolva con la memoria del Sangue. Porta, porta; sia fatto portatore. Ma tanto ti dico... Di questo però ne fa ciò che lo Spirito Santo te nefa fare. Ma a pena mi tengo che io non dica quella parola che disse Cristo. Spero che a luogo e tempo suo si farà. E tu briga di fornire la navicella dell'anima tua, e d'empire il vasello del cuore, di Sangue. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CXCVI (196) - A Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo e reverendissimo padre in Cristo Gesù. Io Catarina, indegna e miserabile vostra figliuola, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel preziososangue suo; con desiderio di vedervi pastore buono; considerando me, babbo mio dolce, che il lupo ne porta le pecorelle vostre, e non si trova chi le rimedisca. Ricorro dunque a voi padre e pastore nostro, pregandovi da parte di Cristo crocifisso, che voi impariate da lui, il quale con tanto fuoco d'amore si diè all'obbrobriosa morte della santissima croce per trarre la pecorella smarrita dell'umana generazione delle mani delle dimonia; perocché, per la rebellione che l'uomo fece a Dio, la possedevano per sua possessione.

Viene dunque la infinita bontà di Dio, e vede 'l male e la dannazione e la ruina di questa pecorella; e vede che con ira e con guerra non ne la può trarre. Onde, non istante che sia ingiuriato da essa (perocché, per la rebellione che fece l'uomo disobbediente a Dio, meritava pena infinita). La somma ed eterna Sapienza non vuole fare così; ma trova uno modo piacevole, e più dolce e amoroso che trovare possa; perocché vede, che per neuno modo si traie tanto il cuore dell'uomo, quanto per amore; però ch'egli è fatto per amore. E questa pare la cagione che tanto ama, perché non è fatto d'altro che d'amore, secondo l'anima e secondo il corpo. perocché per amore Dio il creò alla immagine e similitudine sua; e per amore il padre e la madre gli diè della sua sustanzia concependo e generando 'l figliuolo. E però vedendo Dio che egli è tanto atto ad amare, drittamente gli gitta l'amo dell'amore, donandoci il Verbo dell'unigenito Figliuolo, prendendo la nostra umanità, per fare una grande pace. Ma la giustiza vuole che si faccia vendetta della ingiuria che è stata fatta a Dio: viene dunque la divina misericordia e ineffabile carità, per satisfare alla giustiziae alla misericordia, condanna il figliuolo suo alla morte, avendolo vestito della nostra umanità, cioè della massa d'Adam, che offese. Sicché per la morte sua è placata l'ira del Padre, avendo fatta giustizia sopra la persona del figliuolo: e così ha satisfatto alla giustizia, ha satisfatto alla misericordia, traendo dalle mani delle dimonia l'umana generazione. Ha giuocato questo dolce Verbo alla braccia in sul legno della santissima croce, facendo uno torniello la morte con la vita e la vita con la morte: sicché per la morte sua distrusse la morte nostra, e per darci la vita consumò la vita del corpo suo. Sicché dunque con l'amore ci ha tratti, e con la sua benignità ha vinta la nostra malizia; in tanto che ogni cuore dovrebbe essere tratto; perocché maggiore amore non poteva mostrare (e così disse egli) che dare la vita per l'amico suo. E se egli commenda l'amore che dà la vita per l'amico, che dunque diremo dell'ardentissimo e consumato amore che diè la vita per lo nemico suo? Perocché per lo peccato eravamo fatti nemici di Dio. Oh dolce e amoroso Verbo, che con l'amore hai ritrovata la pecorella, e con l'amore gli hai data la vita, ed ha la rimessa nell'ovile, rendendole la Grazia, la quale aveva perduta!

Oh santissimo babbo mio dolce, io non ci vedo altro né altro rimedio a riavere le vostre pecorelle, le quali con ribelle si sono partite dall'ovile della santa Chiesa, non obbedienti, né subietti a voi padre. Onde io vi prego da parte di Cristo crocifisso, e voglio che mi facciate questa misericordia, cioè con la vostra benignità vinciate la loro malizia. Vostri siamo, o Padre. E io cognosco e so che a tutti in comune lor pare aver male fatto; e poniamoché scusa non abbino nel male adoperare, nondimeno, per le molte pene e cose ingiuste e inique che sostenevano per cagione de' mali pastori e governatori, lor pareva non potere fare altro. Perocché sentendo il puzzo della vita di molti rettori, e' quali sapete che sono demoni incarnati, vennero in tanto pessimo timore, che fecero come Pilato, il quale per non perdere la signoria, uccise Cristo: e così fecero essi, che per non perdere lo stato, vi hanno perseguitato. Misericordia adunque, padre, v'addimando per loro. E non ragguardate all'ignoranzia e superbia de' vostri figliuoli; ma con l'esca dell'amore e della vostra benignità, dando quelle dolcedisciplina e benigna reprensione che piacerà alla Santità vostra, rendete pace a noi miseri figliuoli che abbiamo offeso. Io vi dico, dolce Cristo in terra, da parte di Cristo ìn cielo, che facendo così, cioè senza briga e tempesta, essi verranno tutti con dolore dall'offesa fatta, e metterannovi il capo in grembo. Allora goderete, e noi goderemo; prché con amore averete rimessa la pecorella smarrita nell'ovile della santa Chiesa. E allora, babbo mio dolce, adempirete il santo desiderio vostro e la volontà di Dio, cioè di fare il santo passaggio; al quale io v'invito per parte sua a tosto farlo, e senza negligenzia. Ed essi si disporranno con grande affetto; e disposti sono a dare la vita per Cristo. oimé, Dio, amore dolce! Rizzate, babbo, tosto il gonfalone della santissima croce, e vederete li lupi diventare agnelli. Pace, pace, pace! acciocché non abbi la guerra a prolongare questo dolce tempo. Ma se volete fare vendetta e giustizia, pigliatela sopra di me misera miserabile, e datemi ogni pena e tormento che piace a voi, infino alla morte. Credo che per la puzza delle mie iniquità siano venuti molti difetti e molti inconvenienti e discordie.

Dunque sopra me misera vostra figliuola prendete ogni vendetta che volete. oimé, padre, io muoio di dolore, e non posso morire. Venite, venite, e non fate più resistenzia alla volontà di Dio che vi chiama; e le affamate pecorelle v'aspettano che veniate a tenere e possedere il luogo del vostro antecessore e campione, apostolo Pietro. Perocché voi, come vicario di Cristo, dovete riposarvi nel luogo vostro proprio. Venite dunque, venite, e non più indugiate; e confortatevi, e non temete d'alcuna cosa che avvenire potesse, perocché Dio sarà con voi. Dimandovi umilmente la vostra benedizione e per me, e per tutti li miei figliuoli; e pregovi che perdoniate alla mia presunzione. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù Amore.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)