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RICORDIAMO CHE:  Tratte da: "Le Lettere di S. Caterina da Siena - ridotte a miglior lezione e in ordine nuovo disposte con proemio e note" di Niccolò Tommaseo (G. Barbera, editore - 1860).

CCII (202) - A maestro Jacomo medico in Asciano

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, reverendissimo e carissimo Padre in Cristo dolce Gesù: io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi vero cavaliero di Dio, sempre seguitando la via delle virtù; non vollendoví a dietro a ragguardare l'arato, ma sempre ragguardare quello che avete a fare: perocché colui che si volle a dietro, segno è ch'è stanco. E pero noi, fratello carissimo, non ci dobbiamo mai stancare nelle sante e vere operazioni. E veramente così è, che colui che comincia, e non persevera, non è degno di corona. Così disse il nostro dolce Salvatore: che de' perseveranti e violenti, cioè che fanno forza e violenza alle loro male cogitazioni, di coloro è il reame del Cielo.

Dicovi dunque, fratello e figliuolo carissimo, che voi non potreste avere questa perseveranzia della virtù, né avere Dio nell'anima vostra, avendo la conversazione de dimoni visibili e incarnati, cioè delle creature che vi volessero ritrarre dal santo e buono proponimento, traendovi fuore di voi. E però sappiate che il dimonio non vuole altro che trarvi fuore di voi. Perocché l'anima tratta di sé medesima, perde ogni esercizio, e cade nel perverso vizio della superbia; e non può sostenere sé, né neuna creatura con pazienzia: per contrario di quelle dolcevirtù piccola della vera umiltà. E colui che non è umile, non può essere obbediente a Dio. Oh quanto sarebbe cosa sconvenevole che voi, che sete eletto sempre a lodare Dio, voi seguitaste le perverse volontadi degli uomini, essendo amatore degli uomini, e non di Dio! oimé, non sarebbe altro che diventare membro del dimonio.

Pregovi dunque per l'amore di Cristo crocifisso, che siate non crudele, ma pietoso inverso della anima vostra: e allora dimostrerete la pietà, quando trarrete la puzza de' peccati mortali dell'anima vostra, e pianteretevi le vere e reali virtù, come uom virile. Non facciamo dunque come l'animale che séguita le sue volontadi senza niuna ragione: ma, come uomo virile, seguitate la via delle virtù. E non indugiate, e dite: «Domane farò». Però che non sete sicuro d'avere il tempo; siccome disse il nostro dolce Salvatore: «Non vogliate pensare del dì di dimane. Basti al dì la sollecitudine sua». Oh quanto dolcemente ci manifestò il poco tempo che l'uomo ha! e noi miseri miserabili, con tutta la nostra sollecitudine e con molti affanni spendiamo il tempo nostro, che è la più cara cosa che noi abbiamo, inutilmente! Destianci dunque oggi mai dal sonno, e non dormiamo più, perocché non è tempo da dormire; ma destatevi dal sonno della negligenzia e dell'ignoranzia.

Ho inteso che voi e misser Sozzo volete andare al santo Sepolcro: la qual cosa molto mi piace. E però d'una cosa vi prego per l'amore di Cristo crocifisso, voi e misser Sozzo, che voi vi disponiate, prima che andiate, a questo santo viaggio, e che ordiniate prima la santa confessione, e scarichiate le coscienzie vostre con modo e con ordine, come se fosse nell'estremità della morte. Non aspettate disporvi per la via. E se questo non faceste, meglio sarebbe che non metteste 'l piede fuora dell'uscio. Pregovi, padri, e fratelli in Cristo Gesù, che non vi lasciate ingannare alla fragilità umana, né a tanta lebbra di cupidità: perocché né avere né neuna creatura risponderà per voi, ma solamente le virtù virili, e la buona coscienza.

Altro non dico. Abbiate sempre Dio dinnanzi agli occhi vostri. lo mi offero a voi per continua orazione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CCIII - Ad alcuni novizi, nel convento di Monte Oliveto a Perugia

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi grati e cognoscenti verso il vostro Creatore, dell'infiniti benefiziiricevuti da lui; acciocchè per la ingratitudine non si.disecchi in voi la fonte della pietà, ma nutrichisi con gratitudine.

Ma attendete, che gratitudine solamente di parole non è quella che risponde; ma le buone e sante operazioni. In che la mostrarete? in osservare i dolci comandamenti di Dio. E oltre a' comandamenti, osserverete i consigli mentalmente e attualmente. Voi avete eletta questa via perfetta de' consigli; e però ve li conviene osservare insino alla morte: altrimenti, offendereste Dio. Ma l'aníma grata sempre gli osserva.

Sapete che nella vostra professione prometteste d'osservare obedienzia, continenzia, e povertà volontaria. E se voi non gli osservaste, disecchereste in voi la fonte della pietà. Grande vergogna è al religioso a desiderare quello che ha già spregiato. ché non tanto ch'egli non debba desiderare o possedere sustanzia temporale; ma dalla memoria si de' trarre eziandio il ricordamento del mondo, delle i ricchezze e diletti suoi, e empirla del povero, umile ed immacolato Agnello; e con una carità fraterna vivere caritativamente.

Così vuole la carità fare utilità al prossimo suo: che quando l'anima ragguarda, e vede non poter fare utilità a Dio, perché non ha bisogno di noi, e volendogli mostrare che in verità cognosce le grazie che ha ricevute, e riceve da lui; li mostra verso la Creatura che ha in sé ragione: ed in tutte quante le cose s'ingegna di mostrare nel prossimo suo la gratitudine.

Onde tutte le virtù sono esercitate per gratitudine: cioè che per amore che l'anima ha al suo Creatore, è fatta grata, perché col lume ha ricognoscíute le grazie che ha ricevute e riceve da lui in sé. Chi la fa paziente a portare le ingiurie, strazii, rimproverii e villanie degli uomini, e le molestie e battaglie dalle dimonia? la gratitudine. Chi il fa annegare la propria volontà, e subiugarla alla santa obedienzia, e conservare l'obedienzia sua infino alla morte? essa gratitudine. Chi gli fa conservare il terzovoto della continenza? la gratitudine: ché, per osservarla, mortifica il corpo suo con la vigilia, digiuno, e con l'umile fedele e continua orazione. E con l'obedienzia uccide la propria volontà; acciocché, mortificato il corpo e morta la volontà, la potesse osservare, ed in essa osservanzia mostrare la gratitudine. Sicché le virtù sono uno segno dimostrativo, che dimostrano che l'anima non è scognoscente d'essere creata alla imagine e similitudine di Dio, e della ricreazione che ha ricevuta nel sangue dell'umile, dolce, crociato e amoroso agnello, ricreandola a Grazia, la quale avevano perduta per la colpa. E così di tutte l'altre grazie che ha ricevute, spiritualie temporali, in comune, e in particolare; ma tutte con gratitudine le ricognosce dal suo Creatore.

Allora cresce un fuoco nell'anima, d'uno santissimo desiderio, che sempre si notrica di cercare l'onore di Dio e la salute dell'Anime, con pena, sostenendo infino alla morte. Se fusse ingrata, non tanto che ella si dilettasse di sostenere per onore di Dio e la salute dell'anime, ma se la paglia se gli vollesse tra'piei, sarebbe incomportabile a sé medesimo; l'onore vorrebbe dare a sé, notricandosi del cibo della morte, cioè dell'amore proprio di sé medesimo, il quale germina la ingratitudine, privando l'anima della Grazia.

Onde, considerando me quanto è pericoloso questo cibo, che ci dà morte; dissi ch'io desideravo di vedervi grati e cognoscenti di tante grazie quante avete ricevute dal nostro Creatore; e massimamente della smisurata grazia che v'ha fatta, di avervi tratti fuore dalle miseriedel mondo, e messi nel giardino della santa religione, posti ad essere angeli terrestri in questa vita. Questa è una grazia, alla quale Dio vi richiede che gli mostriate segno di gratitudine con la vera e santa obedienzia. ché tanto dimostra il religioso di cognoscere lo stato suo, quanto egli è obediente; e così per lo contrario il disobediente dimostra la sua ingratitudine. Bene se ne avvede il vero obediente, che tutta la sua sollicitudine pone in osservare l'Ordine suo, e osservare i costumi, e ogni cerimonia, e compire la volontà del suo prelato con allegrezza, non volendo giudicare né investigare la sua intenzione, né dire: «perché pone egli maggior peso a me, che a colui?». Ma semplicemente obedisce con pace, e tranquillità di mente. E già non è questo grande fatto; perocché egli ha tolta da sé la propria volontà, che gli faceva guerra. Non fa così il disobediente, che dinanzi a sé non puone altro che la propria volontà, e tutti quelli modi i quali possa pigliare per compire quello che desidera. Egli diventa non osservatore dell'Ordine, ma trapassatore; fassi giudice della volontà del suo prelato, Questi gusta l'arra dell'inferno, e sempre sta in amaritudine; ed è atto a cadere in ogni male. Non è costante né perseverante; ma volle il capo addietro a mirare l'arato. Egli cerca la congregazione, e fugge la solitudine: cerca la pace della volontà sua che gli dà morte, e fugge chi gli dà vitacioè la pace della coscienzia, ed abitazione della cella, eil diletto del Coro. Perocché 'l Coro gli pare che sia drittamente uno serpente velenoso, o cibo che gli abbia a dare morte; con tanto tedio vi sta e con tanta pena; perché la superbia e disobedienzia e ingratitudine sua gli hanno ripieno lo stomaco, e guasto il gusto dell'anima. Ma l'obediente, del Coro si fa giardino; dell'Officio, dolci e soavi frutti; e della Cella si fa uno cielo; della solitudine si diletta per meglio accostarsi al suo Creatore, e non mettere mezzo tra lui e sé; e del cuore suo fa tempio di Dio. Col lume della santissima fede ragguarda dove meglio trovi questa virtù, e con che mezzo rneglio la possa imparare, quando l'ha trovata. Cercando, la trova nell'umile, svenato e consumato per amore, dolce Agnello, il quale per obedienzia del Padre e salute nostra corse all'obrobriosa morte della santissima croce, con tanta pazienzia, che 'l grido suo non fu udito per veruna momiorazione. Vergogninsi, e confondansi nella superbia loro tutti i disobbedienti, a ragguardare l'obedienzia del Figliuolo di Dio.

Poiché l'ha trovata, con che l'acquista? col mezzo dell'orazione, la quale è una madre che concepe e parturisce la virtù nell'anima. Perocché quanto più ci accostiamo a Dio, più partecipiamo della sua bontà, e più sentiamo l'odore delle virtù; perché solo egli è il maestrodelle virtù: e da lui le riceviamo, e l'orazione è quella checi unisce col sommo Bene. Adunque, con questo mezzo acquistiamo la virtù della vera obedienzia. Egli ci fa fortie perseveranti nella santa religione, che per veruna cosa non rivoltiamo il capo addietro. Ella ci dà lume a cognoscere noi medesimi, e l'affetto della carità di Dio, e gl'inganni delle dimonia. Egli ci fa umili; tantoché per umiltà l'anima si fa serva de' servi. Fa aprire tutto sé medesimo nelle mani del suo maggiore: e se per lo tempo passato o per lo presente il dimonio avesse obumbrata la coscienzia sua per battaglie, o eziandio fusse attualmente caduto in colpa di peccato mortale, umilmente manifesta la sua infirinità, siccome a medico, tante volte quante gli accadesse: e per vergogna non se ne ritrae, né debbe ritrarre; ma con pazienzia riceve la medicina e correzione che 'l medico suo spirituale gli desse, credendo con fede viva che Dio gli darà tanto lume quanto è bisogno alla salute. Così debbe fare, acciò tagli la via al dimonio, che non vorrebbe altro se non ponere una vergogna negli occhi nostri, acciocché tenessimo dentro nell'anima nostra i difetti e le cogitazioni, e non gli manifestassimo. Questa madre dell'orazione ci leva questa vergogna, come detto è. Ella è di tanta dolcezza, che la lingua nostra nol potrebbe narrare. Adunque doviamo con sollicitudine esercitarci in essa, e riposarci al petto suo, e mai nonlassarla. E, però, che alcuna volta il dimonio, stando noi in orazione, o dicendo l'Offizio, obumbrasse la mente nostra d'una tenebra con diverse e laide cogitazioni; non doviamo però mai lassare la nostra orazione, ma perseverare in essa, e col pensiero santo cacciare il pensiero rio, ed osservare la buona e santa volontà, che non consenta a quelle cogitazioni. Facendo così, non cadrà mai in confusione, ma pigliarà speranza in Dio; e con pazienzia porterà quelle fadighe della mente. Umiliandosi, dirà: «Signor mio, io cognosco, che non sono degno della pace e quiete della mente, come gli altri servi tuoi. Pure che tu mi conservi la buona e santa volontà, sicché mai non offenda te». Allora Dio, che ragguarda alla perseveranzia e umiltà de' servi suoi, dona in quell'anima il dono della Fortezza, infonde in essa uno lume di verità, ed uno accrescimento di desiderio di virtù; con una allegrezza cordiale, che tutto pare che vi si dissolva; con uno ardore di Carità verso Dio e verso il Prossimo suo. Tante sono le grazie e' doni che si ricevono da Dio col mezzo dell'orazione, che la lingua nostra non è sufficiente a narrarle. Ma vuole essere umile, fedele e continua, cioè col continuo santo desiderio. Con questo santo desiderio fare tutte le nostre operazioni manuali e spirituali: facendolo, sarà uno continuo orare: perché òra nel cospetto di Dio il santo e vero desiderio. Farávi dilettare nelle fadighe, e abbracciare la viltà: diletteravvinella mortificazione che vi fusse fatta fare per lo vostro maggiore.

Non mi distendo più sopra questa materia; ché troppo averemmo che dire. Ma pregovi che v'inebbriate del sangue di Cristo crocifisso, dove troverete l'ardore dell'obedienzia. Tiratelo a voi coll'amo dell'orazione, acciocché mostriate d'essere grati e cognoscenti a Dio, siccome egli vi richiede per la grazia che avete ricevuta. Non facendolo, vi tornerebbe a morte quello ch'egli v'ha dato in vita. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCIV - A frate Bartolomeo Dominici dell'ordine de' predicatori, quando predicava ad Asciano

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo fratello mio in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo, econfortovi nel prezioso sangue di Dio; con desiderio di vedervi tanto annegato e affocato in Cristo Gesù, che al tutto vi perdiate voi medesimo. Ma questo non veggo che potiate avere se l'occhio dell'intelletto del vero desiderio non si leva sopra di voi a ragguardare l'occhio ineffabile della divina carità col quale Dio ragguardò (e ragguarda) la sua creatura, prima che ci creasse. La quale poiché ragguardò in sé medesimo, innamorossene smisuratamente; tanto che per amore ci creò, volendo che noi godessimo e participassimo quello bene che aveva in sé medesimo. Ma per lo peccato d'Adam non s'adempiva il desiderio suo. Costretto dunque Dio dal fuoco della divina carità, mandò il dolce Verbo incarnato del Figliuolo suo a ricomprare l'uomo, e trarlo di servitudine: ed il Figliuolo corre, e dassi all'obbrobriosa morte della croce, e a conversare co' peccatori e co' pubblicani e scomunicati e con ogni maniera di gente. Perocché nella carità non si può ponere legge né misura; e non vede sé, né cerca le cose sue proprie. E perché il primo uomo cadde dell'altezza della Grazia per l'amore proprio di sé medesimo; però fu di bisogno che Dio usasse uno modo contrario a questo: e però mandò questo Agnello immacolato con una larga ed ineffabile carità, non cercando sé, ma solo l'onore del Padre e la salute nostra. Oh dolce e amoroso cavaliere, tu non ragguardi né a tua morte né a tua vita nè a tuo vituperio; anzi giochi in su la croce alle braccia con la morte del peccato; e la morte vince la vita del corpo tuo; e la tua morte distrusse la morte nostra. L'amore n'è cagione, che voi vedete; perocché l'occhio suo non si riposava se non nell'onore del Padre suo; ed ine adempie il desiderio suo in noi, cioè che noi godessimo Dio per lo quale fine egli ci creò. Oh carissimo e dolcissimo mio figliuolo,io voglio che vi conformiate con questo Verbo, quale è nostra regola e de' Santi che l'hanno seguitato. E così diventerete una cosa con lui, e participerete la sua larghezza, e non la stremità. Dicovi dunque, come detto è, che se l'anima non si leva, ed apre l'occhio, e pongasi per obietto la smisurata bontà e amore di Dio, il quale dimostra alla sua creatura; mai non verrebbe a tanta larghezza, e perfezione, ma sarebbe tanto stretto che non vi capirebbe né sé né il prossimo. E però vi dissi, e voglio, che stiate annegato e affocato in lui, ragguardando sempre l'occhio dolce della sua carità: perocché allora perfettamente amerete quello ch'egli ama, e odierete quello ch'egli odia. Levate dunque, levate via il cuore vile e la disordinata e stretta coscienzia; e non date l'occhio al perverso dimonio, che vuole impedire tanto bene, e non vorrebbe essere cacciato della città sua. E voglio che con cuore virile e sollicitudine perfetta il facciate, vedendo che altra legge è quella dello Spirito Santo, che quella degli uomini. Accordatevi con quello dolce innamorato di Paolo, e siate uno vasello di dilezione a portare e a bandire il nome di Gesù. Ben mi pare che Paolo si specchiasse in questo occhio, ed ine perdesse sé. Ed ine riceve tanta larghezza, che egli desidera e vuole essere scomunicato e partito da Dio per li fratelli suoi. Era innamorato Paolo di quello che Dio s'innamorò; e vede che la carità non offende, né riceve confusione. Moisé guardò all'onore di Dio; e però voleva essere cacciato del libro della vita, prima che 'l popolo avesse morte. Per la quale cosa io vi costringo, e voglio, che in Cristo Gesù stiate fermo a stirpare i vizii, e piantare le virtù, seguitando la prima Verità, come detto è, e i Santi che hanno seguitato le vestigie sue; non ponendo regola né misura al desiderio, che vuole essere senza misura. Fate ragione d'essere tra uno popolo infedele, scomunicato, pieno d'iniquità; convienvi per forza d'amore participare con loro. perocché io vi fo sapere che a questo modo participerete, con la carità, con loro, cioè per l'amore che avete alla salute loro. Che se il nostro conversare fusse con amore proprio o per diletto che ne traeste o spirituale o temporale, che fusse fuore di questa fame; sarebbe da fuggire e temere la loro conversazione. Levate adunque ogni amaritudine ristrettiva, e credete più altrui, che a voi medesimo, E se il dimonio volesse pure stimolare la coscienzia vostra, dirgli che faccia ragione con meco di questo e d'ogni altra cosa; perocché la madre ha a rendere ragione del figliuolo. Or così dunque voglio che siate sollicito; perocché veruno caso o punto sarà si forte, che la carità non rompa; e voi fortificherà.

Benedicetemi il mio figliuolo, Frate Simone, e dite che corra col bastone del santo desiderio, cioè della santa croce. Mandatemi a dire come voi vi riposate, e come si vede l'onore di Dio.

Dice Alessia grassotta, che voi preghiate Dio per lei e per me, e per Cecca perditrice di tempo. Pregate Dio per Lisa. Permanete nella sarita pace e dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CCV - A Stefano di Corrado Maconi, poverello d'ogni virtu

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti con tanto lume e cognoscimento, che tu vegga che tu hai bisogno di tagliare, e non di sciogliere. Perocché chi non taglia, sempre sta legato; e chi non fugge, sempre rimane preso. Non fare più resistenzia allo Spirito Santo, che ti chiama; ché duro ti sarà a ricalcitrare a lui, e non ti lassare legare alla tepidezza del cuore, nell'amore compassionevole femminile, spesse volte colorato col colore della virtù. Ma sia uomo virile, che virilmente esca al campo della battaglia; ponendoti dinanzi all'occhio dell'intelletto il sangue sparto con tanto fuoco d'amore; acciocché, fatto libero, sia inanimato alla battaglia. Rispondi, rispondi, figliuolo negligente; apri la porta del cuore tuo: ché grande villania è che Dio stia alla porta dell'anima tua, e non gli sia aperto. Non gli essere mercenaio, ma fedele. Bàgnati nel sangue di Cristo crocifisso; dove tu troverai il coltello dell'odio e dell'amore, e tu taglieraiogni legame il quale fusse fuore della volontà di Dio e impedimento di perfezione; e troverai il lume con che tu hai bisogno di vedere che t'è necessario di tagliare. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CCVI (206) - A Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo e carissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Gesù, io vostra indegna figliuola Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel preziososangue suo; con desiderio che ho desiderato di vedere in voi la plenitudine della divina Grazia; sì, e per siffatto modo che voi siate strumento e cagione, mediante la divina Grazia, di pacificare, tutto l'universo mondo. E però vi prego, padre mio dolce, che voi, con sollicitudine ed affamato desiderio della pace e onore di Dio e salute dell'anime, usiate lo strumento della potenzia e virtù vostra. E se voi mi diceste, padre: «il mondo è tanto travagliato! in che modo verrò a pace?» dicovi da parte di Cristo crocifisso: tre cose principali vi convieneadoperare con la potenzia vostra. Cioè, che nel giardino della santa Chiesa voi ne traggiate li fiori puzzolenti, pieni d'immondizia e di cupidità, enfiati di superbia; cioè limali pastori e rettori, che attossicano e imputridiscono questo giardino. oimé, governatore nostro, usate la vostra potenzia a divellere questi fiori. Gittateli di fuori, che non abbino a governare. Vogliate ch'egli studino a governare loro medesimi in santa e buona vita. Piantate in questo giardino fiori odoriferi, pastori e governatori che siano veri servi di Gesù Cristo, che non attendano ad altro che all'onore di Dio e alla salute dell'anime, e sieno padri de' poveri. oimé, che grande confusione è questa, di vedere coloro che debbono essere specchio in povertà volontaria, umili agnelli, distribuire della sustanzia della santa Chiesa a' poveri; ed egli si veggono intante delizie e stati e pompe e vanità del mondo, più che se fussero mille volte nel secolo! Anzi molti secolari fanno vergogna a loro, vivendo in buona e santa vita. Ma pare che la somma e eterna Bontà faccia fare per forza quello che non è fatto per amore: pare che permetta che gli stati e delizie siano tolti alla sposa sua, quasi mostrasse che volesse che la Chiesa santa tornasse nel suo stato primo poverello, umile, mansueto, com'era in quello tempo santo, quando non attendevano altro che all'onore di Dio e alla salute dell'anime, avendo poi ch'ha ammirato più alle temporali che alla cura delle cose spirituali, e non temporali. ché spirituali, le cose sono andatedi male in peggio. Però vedete che Dio per questo giudizio gli ha permessa molta persecuzione e tribolazione. Ma confortatevi, padre, e non temete per veruna cosa che fusse addivenuta o addivenisse, che Dio fa per rendere lo stato suo perfetto; perché in questo giardino si paschino agnelli, e non lupi divoratori dell'onore che debbe essere di Dio, il quale furano, e dánnolo a loro medesimi. Confortatevi in Cristo dolce Gesù; ché io spero che l'adiutorio suo, la plenitudine della divina Grazia, il sovenimento e l'adiutorio divino sarà presso da voi, tenendo il modo detto di sopra. Da guerra verrete a grandissima pace, da persecuzione a grandissima unione: non con potenzia umana, ma con la virtù santa sconfiggerete le dimonia visibili delle inique creature, e le invisibili dimonia, che mai non dormono sopra di noi.

Ma pensate, padre dolce, che maleagevolmente potreste fare questo, se voi non adempiste l'altre due cose che avanzano a compire l'altre: e questo si è dello avvenimento vostro, e drizzare il gonfalone della santissima croce. E non vi manchi il santo desiderio per veruno scandalo né ribellione di città che voi vedeste o sentiste;anzi più s'accenda il fuoco del santo desiderio a tosto volere fare. E non tardate però la venuta vostra. Non credete al dimonio, che s'avvede del suo danno, e però s'ingegna di scandalizzarvi, e di farvi tórre le cose vostreperché perdiate l'amore e la carità e impedire il venire vostro. Io vi dico, padre in Cristo Gesù, che voi veniate tosto come agnello mansueto. Rispondete allo Spirito Santo, che vi chiama. Io vi dico: Venite, venite, e non aspettate il tempo, ché il tempo non aspetta voi. Allora farete come lo svenato Agnello, la cui vice voi tenete; che con la mano disarmata uccise li nemici nostri, venendo come agnello mansueto, usando solo l'arma della virtù dell'amore, mirando solo avere cura delle cose spirituali, e rendere la Grazia all'uomo che l'aveva perduta per lo peccato.

Oimé, dolce padre mio, con queste dolcemano vi prego e vi dico, che veniate a sconfiggere li nostri nemici. Da parte di Cristo crocifisso vel dico: non vogliate credere a' consiglieri del dimonio, che volsero impedire il santo e buono proponimento. Siatemi uomo virile, e non timoroso. Rispondete a Dio, che vi chiama che veniate a tenere e possedere il luogo del glorioso pastore santo Pietro, di cui vicario sete rimasto.

E drizzate il gonfalone della croce santa: ché come per la croce fummo liberati (così disse Paolo), così levando questo gonfalone il quale mi pare refrigerio de' Cristiani, saremo líberati, noi dalla guerra e divisione e molte iniquità, il popolo infedele dalla sua infidelità. E con questi modi voi verrete, e averete la riformazione delli buoni pastori della santa Chiesa. Reponetele il cuore, che ha perduto, dell'ardentissima carità: ché tanto sangue li è stato succhiato per gl'iniqui devoratori, che tutta è impallidita. Ma confortatevi, e venite, padre, e non fate più aspettare li servi di Dio, che s'affliggono per lo desiderio. E io misera miserabile non posso più aspettare: vivendo, mi pare morire stentando, vedendo tanto vituperio di Dio. Non vi dilongate però dalla pace, per questo caso che è addivenuto di Bologna; ma venite; ché io vi dico che i lupi feroci vi metteranno il capo in grembo come agnelli mansueti, e dimanderanno misericordia a voi, padre.

Non dico più. Pregovi, padre, che odiate, e scoltiate quello che vi dirà frate Raimondo e gli altri figliuoli chesono con lui, che vengono da parte di Cristo crocifisso, e da mia; che sono veri servi di Cristo e figliuoli della santa Chiesa. Perdonate, padre, alla mia ignoranzia; e scusimi dinanzi alla vostra benignità l'amore e dolore che mel fa dire. Datemi la vostra benedizione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


CCVII - A signori di Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, risovvenendomi della parola che disse il nostro Salvatore a' Discepoli suoi, quando disse: «Con desiderio io ho desiderato di fare la Pasqua con voi, prima ch'io muoia». Lungo tempo aveva pasquato il nostro Salvatore con loro: dunque di che Pasqua dice? Diceva dell'ultima Pasqua, la quale fece comunicando sé medesimo a loro. Ben mostra che faccia come innamorato della salute nostra. Onde non dice: Io desidero; ma dice: Con desiderio io ho desiderato; quasi dica: «lo ho, lungo tempo desiderato di compire la vostra redenzione, e di darmivi in cibo, e dare a me la morte per rendervi la vita». Or questa dunque è la Pasqua desiderata da lui: e però ha letizia e gode e fa festain sé, cioè perché si deve adempire 'l suo desiderio, il quale tanto aveva desiderato; ed in segno che ne sente letizia, dice Pasqua. E poi lascia a loro la pace e l'unione, e che si debbano amare insieme; e questo lascia per testamento e per segno; cioè, che a questo segno sono cognosciuti i figliuoli e i veri discepoli di Cristo. Dico che questo vero padre cel dà per testamento. Noi dunque, figliuoli, non dobbiamo renunziare al testamento del padre; perocché chi renunzia, non debbe avere l'eredità. E però dunque io desidero con grandissimo desiderio di vedervi figliuoli veri e non ribelli al Padre vostro, e non renunziatori al testamento della pace, ma adempitori d'essa pace, legati, ed uniti nel legame e nello amore dell'ardentissima carità. E, stando in questa dilezione, egli vi darà sé medesimo in cibo; e riceverete il frutto del sangue del figliuolo di Dio; per lo cui mezzo riceviamo l'eredità di vita eterna. Perocché, innanzi che il sangue fosse sparto, vita eterna era serrata; e niuno poteva andare al fine suo, il quale fine è Dio. E però era creato l'uomo. Ma perché l'uomo non era stato al giogo dell'obedienzia, ma fu inobediente, e ribello al comandamento suo: però venne la morte nell'uomo. Mosso Dio dunque dal fuoco della sua divina carità, donocci il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo; il quale per l'obedienza del Padre suo ci diè 'l sangue con tanto fuoco d'amore; in tanto che ogni cuore superbo e ignorante si dovrebbe vergognare non ricognoscendo tanto smisurato beneficio. Il sangue dunque ci è fatto bagno a lavare le nostre infermitadi, e gli chiovi ci sono fatti chiave, perocché hanno disserrata la porta del cielo. Dunque, figliuoli e fratelli miei, io non voglio che siate ingrati nescognoscenti a tanto ineffabile amore quanto Dio vi mostra; perocché voi sapete bene che la ingratitudine fa seccare la fonte della pietà. E però questa è la pasqua che desidera di fare con voi; cioè, che voi siate figliuolipacifici, e non siate ribelli al capo vostro, ma sudditi e obedienti infino alla morte.

Voi sapete bene, che Cristo lasciò il vicario suo, e questo lasciò per rimedio dell'anime nostre; perché in altro non possiamo avere salute, che nel corpo mistico della santa Chiesa, il cui capo è Cristo, e noi siamo le membra. E chi sarà inobediente a Cristo in terra, il quale è in vece di Cristo in cielo, non partecipa il frutto delFigliuolo di Dio; perocché Dio ha posto che per le sue mani ci sia communicato e dato questo sangue e tutti li sacramenti della santa Chiesa, li quali ricevono vita da esso sangue. E non possiamo andare per altra via, né entrare per alta porta; però che disse la prima Verità: «Io sono Via, Verità, e Vita». Chi tiene dunque per questa via, va per la verità, e non per la menzogna. E questa è, una via d'odio del peccato, e non d'amor proprio di sé medesimo; il quale amore è cagione d'ogni male. Questa via ci dà amore delle virtù, le quali danno vita all'anima;onde essa riceve un'unione e dilezione col prossimo suo; ché innanzi elegge la morte che offendere il prossimo suo. E bene vede che, se egli offende la creatura, egli offende il Creatore. Adunque bene è via di verità. Parmi ancora, che sia porta onde ci conviene entrare poiché abbiamo fatta la via. Così disse egli: «Niuno può andare al Padre, se non per me».

Adunque vedete, figliuoli miei dolcissimi, che colui che ribella come membro putrido alla santa Chiesa, e al padre nostro Cristo in terra, è caduto nel bando della morte; perocché quello che facciamo a lui, facciamo a Cristo in cielo, o riverenzia, o vituperio che noi facciamo. Vedete bene che per la disobedienzia e per la persecuzione che avete fatta (credetemi, fratelli miei, che con dolore e pianto di cuore vel dico) voi sete caduti nella morte, e in odio e in dispiacere di Dio; e peggio non potete avere, che esser privati della Grazia sua. Poco ci varrebbe la potenzia umana se non ci fussi la divina. Oimé, che in vano s'affadiga colui che guarda la città, se Dio non la guarda. Se Dio dunque ha fatta guerra con voi per la ingiuria che avete fatta al padre nostro e vicario suo; sete, dico, indebiliti perdendo l'adiutorio suo. Poniamoché molti sono quelli che non si credono per questo offendere Dio, ma pare a loro fare sacrificio a lui, perseguitando la Chiesa e i pastori suoi, e difendendosi dicendo: «E' sono cattivi; e fanno ogni male». E io vi dico che Dio vuole, e ha comandato così. che eziandio se e' paslori, e Cristo in terra, fussero dimoni incarnati, non tanto che buono e benigno padre, e' ci conviene esser sudditi e obedienti a lui, non per loro in quanto loro,ma per la obedienzia di Dio, come vicario di Cristo; perocché vuole che facciamo così. Sapete che il figliuolo non ha mai ragione contra del padre, sia cattivo, e riceva ingiuria da lui quanta si vuole; perocché è tanto grande il beneficio dell'essere ch'egli ha avuto dal padre che, per niuna cosa gli può rendere tanto debito. Or così pensate che egli è tanto l'essere e il beneficio della graziache traiamo del corpo mistico della santa Chiesa, che niuna riverenzia o operazione che noi facciamo, o facessimo, potrebbe esser sufficiente a rendere questo debito. Oimé, oimé, figliuoli miei, piangendo vel dico, e ve ne prego e costringo da parte di Cristo crocifisso, che vi riconciliate e facciate pace con lui.

Oh non state più in guerra, e non aspettate che l'ira di Dio venga sopra di voi. Perocché io vi dico che questa ingiuria egli la reputa fatta a sé. E così vogliate dunque ricoverare sotto l'ale dell'amore e del timore di Dio, umiliandovi e volendo cercare la pace e l'unione col padre vostro. Aprite, aprite l'occhio del cognoscimento, e non andate in tanta cecità. Perocché noi non siamo Giudei né Saraceni, ma siamo Cristiani battezzati, e ricomperati del sangue di Cristo. Non dobbiamo dunque andare contra al capo nostro per neuna ingiuria ricevuta; né l'uno cristiano contra all'altro; ma dobbiamo fare questo contra agl'Infedeli. Perocché ci fanno ingiuria; però che possedono quello che non è loro; anco, è nostro.

Or non più dormite (per l'amore di Dio!) in tanta ignoranzia e ostinazione. Levatevi su, e correte alle braccia del padre nostro, che vi riceverà benignamente. Se 'l farete, averete pace e riposo spiritualmente e temporalmente, voi e tutta la Toscana: e tutta la guerra che, è di qua, anderà sopra gl'Infedeli, rizzandosi il gonfalone della santissima croce. E se non facesse di recarvi a buona pace, arete il peggiore tempo, voi e tutta la Toscana che avessino mai e' nostri antichi. Non pensate che Dio dorma sopra l'ingiurie che sono fatte alla Sposa sua, ma veglia. E non ci paia altrimenti perché vediamo andare la prosperità innanzi; perocché sotto la prosperità è nascosta la disciplina della potente mano di Dio.

Poiché Dio è disposto a porgerci la misericordia sua, non state fratelli miei, più indurati; ma umiliatevi ora, mentreché avete il tempo. perocché l'anima che s'umilia, sarà sempre esaltata (così disse Cristo); e chi si esalta,sarà umiliato con la disciplina e co' flagelli e con battiture di Dio.

Andate dunque con pace e unione. E questa è la Pasqua che io ho desiderio di fare con voi: considerando che in altra corte non possiamo fare questa Pasqua, che nel corpo della santa Chiesa, perché quivi è il bagno del sangue del Figliuolo di Dio, dove si lavano i fracidumi de' peccati nostri. Ine si truova il cibo dove l'anima si sazia e si notrica; e trovianvi il vestimento nuziale, il quale, ci conviene avere, se vogliamo entrare alle nozze di vita eterna, alle quali siamo invitati dall'Agnello svenato e derelitto in croce per noi. Questo è 'l vestimento della pace, che pacifica 'l cuore, e ricuopre la vergogna della nostra nudità, cioè di molte miserie e difetti e divisioni,le quali noi abbiamo l'uno con l'altro, le quali sono cagione e strumento di tôrci il vestimento della Grazia. Poi, dunque, che la benignità dolce di Dio ci rende il vestimento, non siate negligenti ad andare per esso con sollicitudine virilmente al capo nostro, acciò che la morte non vi trovi nudi. Perocché noi dobbiamo morire, e non sappiamo morire, e non sappiamo quando. Non aspettate 'l tempo, perocché 'l tempo non aspetta voi. Grande simplicità sarebbe d'aspettare, e fidarmi di quello che io non ne son sicuro e non ho davvero.

Non dico più. Perdonate alla mia presunzione, e incolpatene l'amore ch'io ho alla salute vostra, e dell'anima e del corpo; e il dolore ch'io ho del danno che voi ricevete spiritualmente e temporalmente. E pensate che più tosto vel direi a bocca che per lettera. Se per me si può adoperare alcuna che sia onore di Dio, e unione di voi e della santa Chiesa; sono apparecchiata a dare la vita, s'el bisogna. Permanete nella santa e dolce dilezione, del nostro signor Gesù Cristo. Gesù dolce, Gesù amore.




[Modificato da Caterina63 11/06/2020 17:46]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)