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CCIII  (203) - Ad alcuni novizi, nel convento di Monte Oliveto a Perugia



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi grati e cognoscenti verso il vostro Creatore, dell'infiniti benefiziiricevuti da lui; acciocchè per la ingratitudine non si.disecchi in voi la fonte della pietà, ma nutrichisi con gratitudine.


Ma attendete, che gratitudine solamente di parole non è quella che risponde; ma le buone e sante operazioni. In che la mostrarete? in osservare i dolci comandamenti di Dio. E oltre a' comandamenti, osserverete i consigli mentalmente e attualmente. Voi avete eletta questa via perfetta de' consigli; e però ve li conviene osservare insino alla morte: altrimenti, offendereste Dio. Ma l'aníma grata sempre gli osserva.


Sapete che nella vostra professione prometteste d'osservare obedienzia, continenzia, e povertà volontaria. E se voi non gli osservaste, disecchereste in voi la fonte della pietà. Grande vergogna è al religioso a desiderare quello che ha già spregiato. ché non tanto ch'egli non debba desiderare o possedere sustanzia temporale; ma dalla memoria si de' trarre eziandio il ricordamento del mondo, delle i ricchezze e diletti suoi, e empirla del povero, umile ed immacolato Agnello; e con una carità fraterna vivere caritativamente.


Così vuole la carità fare utilità al prossimo suo: che quando l'anima ragguarda, e vede non poter fare utilità a Dio, perché non ha bisogno di noi, e volendogli mostrare che in verità cognosce le grazie che ha ricevute, e riceve da lui; li mostra verso la Creatura che ha in sé ragione: ed in tutte quante le cose s'ingegna di mostrare nel prossimo suo la gratitudine.


Onde tutte le virtù sono esercitate per gratitudine: cioè che per amore che l'anima ha al suo Creatore, è fatta grata, perché col lume ha ricognoscíute le grazie che ha ricevute e riceve da lui in sé. Chi la fa paziente a portare le ingiurie, strazii, rimproverii e villanie degli uomini, e le molestie e battaglie dalle dimonia? la gratitudine. Chi il fa annegare la propria volontà, e subiugarla alla santa obedienzia, e conservare l'obedienzia sua infino alla morte? essa gratitudine. Chi gli fa conservare il terzovoto della continenza? la gratitudine: ché, per osservarla, mortifica il corpo suo con la vigilia, digiuno, e con l'umile fedele e continua orazione. E con l'obedienzia uccide la propria volontà; acciocché, mortificato il corpo e morta la volontà, la potesse osservare, ed in essa osservanzia mostrare la gratitudine. Sicché le virtù sono uno segno dimostrativo, che dimostrano che l'anima non è scognoscente d'essere creata alla imagine e similitudine di Dio, e della ricreazione che ha ricevuta nel sangue dell'umile, dolce, crociato e amoroso agnello, ricreandola a Grazia, la quale avevano perduta per la colpa. E così di tutte l'altre grazie che ha ricevute, spiritualie temporali, in comune, e in particolare; ma tutte con gratitudine le ricognosce dal suo Creatore.


Allora cresce un fuoco nell'anima, d'uno santissimo desiderio, che sempre si notrica di cercare l'onore di Dio e la salute dell'Anime, con pena, sostenendo infino alla morte. Se fusse ingrata, non tanto che ella si dilettasse di sostenere per onore di Dio e la salute dell'anime, ma se la paglia se gli vollesse tra'piei, sarebbe incomportabile a sé medesimo; l'onore vorrebbe dare a sé, notricandosi del cibo della morte, cioè dell'amore proprio di sé medesimo, il quale germina la ingratitudine, privando l'anima della Grazia.


Onde, considerando me quanto è pericoloso questo cibo, che ci dà morte; dissi ch'io desideravo di vedervi grati e cognoscenti di tante grazie quante avete ricevute dal nostro Creatore; e massimamente della smisurata grazia che v'ha fatta, di avervi tratti fuore dalle miseriedel mondo, e messi nel giardino della santa religione, posti ad essere angeli terrestri in questa vita. Questa è una grazia, alla quale Dio vi richiede che gli mostriate segno di gratitudine con la vera e santa obedienzia. ché tanto dimostra il religioso di cognoscere lo stato suo, quanto egli è obediente; e così per lo contrario il disobediente dimostra la sua ingratitudine. Bene se ne avvede il vero obediente, che tutta la sua sollicitudine pone in osservare l'Ordine suo, e osservare i costumi, e ogni cerimonia, e compire la volontà del suo prelato con allegrezza, non volendo giudicare né investigare la sua intenzione, né dire: «perché pone egli maggior peso a me, che a colui?». Ma semplicemente obedisce con pace, e tranquillità di mente. E già non è questo grande fatto; perocché egli ha tolta da sé la propria volontà, che gli faceva guerra. Non fa così il disobediente, che dinanzi a sé non puone altro che la propria volontà, e tutti quelli modi i quali possa pigliare per compire quello che desidera. Egli diventa non osservatore dell'Ordine, ma trapassatore; fassi giudice della volontà del suo prelato, Questi gusta l'arra dell'inferno, e sempre sta in amaritudine; ed è atto a cadere in ogni male. Non è costante né perseverante; ma volle il capo addietro a mirare l'arato. Egli cerca la congregazione, e fugge la solitudine: cerca la pace della volontà sua che gli dà morte, e fugge chi gli dà vitacioè la pace della coscienzia, ed abitazione della cella, eil diletto del Coro. Perocché 'l Coro gli pare che sia drittamente uno serpente velenoso, o cibo che gli abbia a dare morte; con tanto tedio vi sta e con tanta pena; perché la superbia e disobedienzia e ingratitudine sua gli hanno ripieno lo stomaco, e guasto il gusto dell'anima. Ma l'obediente, del Coro si fa giardino; dell'Officio, dolci e soavi frutti; e della Cella si fa uno cielo; della solitudine si diletta per meglio accostarsi al suo Creatore, e non mettere mezzo tra lui e sé; e del cuore suo fa tempio di Dio. Col lume della santissima fede ragguarda dove meglio trovi questa virtù, e con che mezzo rneglio la possa imparare, quando l'ha trovata. Cercando, la trova nell'umile, svenato e consumato per amore, dolce Agnello, il quale per obedienzia del Padre e salute nostra corse all'obrobriosa morte della santissima croce, con tanta pazienzia, che 'l grido suo non fu udito per veruna momiorazione. Vergogninsi, e confondansi nella superbia loro tutti i disobbedienti, a ragguardare l'obedienzia del Figliuolo di Dio.


Poiché l'ha trovata, con che l'acquista? col mezzo dell'orazione, la quale è una madre che concepe e parturisce la virtù nell'anima. Perocché quanto più ci accostiamo a Dio, più partecipiamo della sua bontà, e più sentiamo l'odore delle virtù; perché solo egli è il maestrodelle virtù: e da lui le riceviamo, e l'orazione è quella checi unisce col sommo Bene. Adunque, con questo mezzo acquistiamo la virtù della vera obedienzia. Egli ci fa fortie perseveranti nella santa religione, che per veruna cosa non rivoltiamo il capo addietro. Ella ci dà lume a cognoscere noi medesimi, e l'affetto della carità di Dio, e gl'inganni delle dimonia. Egli ci fa umili; tantoché per umiltà l'anima si fa serva de' servi. Fa aprire tutto sé medesimo nelle mani del suo maggiore: e se per lo tempo passato o per lo presente il dimonio avesse obumbrata la coscienzia sua per battaglie, o eziandio fusse attualmente caduto in colpa di peccato mortale, umilmente manifesta la sua infirinità, siccome a medico, tante volte quante gli accadesse: e per vergogna non se ne ritrae, né debbe ritrarre; ma con pazienzia riceve la medicina e correzione che 'l medico suo spirituale gli desse, credendo con fede viva che Dio gli darà tanto lume quanto è bisogno alla salute. Così debbe fare, acciò tagli la via al dimonio, che non vorrebbe altro se non ponere una vergogna negli occhi nostri, acciocché tenessimo dentro nell'anima nostra i difetti e le cogitazioni, e non gli manifestassimo. Questa madre dell'orazione ci leva questa vergogna, come detto è. Ella è di tanta dolcezza, che la lingua nostra nol potrebbe narrare. Adunque doviamo con sollicitudine esercitarci in essa, e riposarci al petto suo, e mai nonlassarla. E, però, che alcuna volta il dimonio, stando noi in orazione, o dicendo l'Offizio, obumbrasse la mente nostra d'una tenebra con diverse e laide cogitazioni; non doviamo però mai lassare la nostra orazione, ma perseverare in essa, e col pensiero santo cacciare il pensiero rio, ed osservare la buona e santa volontà, che non consenta a quelle cogitazioni. Facendo così, non cadrà mai in confusione, ma pigliarà speranza in Dio; e con pazienzia porterà quelle fadighe della mente. Umiliandosi, dirà: «Signor mio, io cognosco, che non sono degno della pace e quiete della mente, come gli altri servi tuoi. Pure che tu mi conservi la buona e santa volontà, sicché mai non offenda te». Allora Dio, che ragguarda alla perseveranzia e umiltà de' servi suoi, dona in quell'anima il dono della Fortezza, infonde in essa uno lume di verità, ed uno accrescimento di desiderio di virtù; con una allegrezza cordiale, che tutto pare che vi si dissolva; con uno ardore di Carità verso Dio e verso il Prossimo suo. Tante sono le grazie e' doni che si ricevono da Dio col mezzo dell'orazione, che la lingua nostra non è sufficiente a narrarle. Ma vuole essere umile, fedele e continua, cioè col continuo santo desiderio. Con questo santo desiderio fare tutte le nostre operazioni manuali e spirituali: facendolo, sarà uno continuo orare: perché òra nel cospetto di Dio il santo e vero desiderio. Farávi dilettare nelle fadighe, e abbracciare la viltà: diletteravvinella mortificazione che vi fusse fatta fare per lo vostro maggiore.


Non mi distendo più sopra questa materia; ché troppo averemmo che dire. Ma pregovi che v'inebbriate del sangue di Cristo crocifisso, dove troverete l'ardore dell'obedienzia. Tiratelo a voi coll'amo dell'orazione, acciocché mostriate d'essere grati e cognoscenti a Dio, siccome egli vi richiede per la grazia che avete ricevuta. Non facendolo, vi tornerebbe a morte quello ch'egli v'ha dato in vita. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


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CCIV - A frate Bartolomeo Dominici dell'ordine de' predicatori, quando predicava ad Asciano

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo fratello mio in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo, econfortovi nel prezioso sangue di Dio; con desiderio di vedervi tanto annegato e affocato in Cristo Gesù, che al tutto vi perdiate voi medesimo. Ma questo non veggo che potiate avere se l'occhio dell'intelletto del vero desiderio non si leva sopra di voi a ragguardare l'occhio ineffabile della divina carità col quale Dio ragguardò (e ragguarda) la sua creatura, prima che ci creasse. La quale poiché ragguardò in sé medesimo, innamorossene smisuratamente; tanto che per amore ci creò, volendo che noi godessimo e participassimo quello bene che aveva in sé medesimo. Ma per lo peccato d'Adam non s'adempiva il desiderio suo. Costretto dunque Dio dal fuoco della divina carità, mandò il dolce Verbo incarnato del Figliuolo suo a ricomprare l'uomo, e trarlo di servitudine: ed il Figliuolo corre, e dassi all'obbrobriosa morte della croce, e a conversare co' peccatori e co' pubblicani e scomunicati e con ogni maniera di gente. Perocché nella carità non si può ponere legge né misura; e non vede sé, né cerca le cose sue proprie. E perché il primo uomo cadde dell'altezza della Grazia per l'amore proprio di sé medesimo; però fu di bisogno che Dio usasse uno modo contrario a questo: e però mandò questo Agnello immacolato con una larga ed ineffabile carità, non cercando sé, ma solo l'onore del Padre e la salute nostra. Oh dolce e amoroso cavaliere, tu non ragguardi né a tua morte né a tua vita nè a tuo vituperio; anzi giochi in su la croce alle braccia con la morte del peccato; e la morte vince la vita del corpo tuo; e la tua morte distrusse la morte nostra. L'amore n'è cagione, che voi vedete; perocché l'occhio suo non si riposava se non nell'onore del Padre suo; ed ine adempie il desiderio suo in noi, cioè che noi godessimo Dio per lo quale fine egli ci creò. Oh carissimo e dolcissimo mio figliuolo,io voglio che vi conformiate con questo Verbo, quale è nostra regola e de' Santi che l'hanno seguitato. E così diventerete una cosa con lui, e participerete la sua larghezza, e non la stremità. Dicovi dunque, come detto è, che se l'anima non si leva, ed apre l'occhio, e pongasi per obietto la smisurata bontà e amore di Dio, il quale dimostra alla sua creatura; mai non verrebbe a tanta larghezza, e perfezione, ma sarebbe tanto stretto che non vi capirebbe né sé né il prossimo. E però vi dissi, e voglio, che stiate annegato e affocato in lui, ragguardando sempre l'occhio dolce della sua carità: perocché allora perfettamente amerete quello ch'egli ama, e odierete quello ch'egli odia. Levate dunque, levate via il cuore vile e la disordinata e stretta coscienzia; e non date l'occhio al perverso dimonio, che vuole impedire tanto bene, e non vorrebbe essere cacciato della città sua. E voglio che con cuore virile e sollicitudine perfetta il facciate, vedendo che altra legge è quella dello Spirito Santo, che quella degli uomini. Accordatevi con quello dolce innamorato di Paolo, e siate uno vasello di dilezione a portare e a bandire il nome di Gesù. Ben mi pare che Paolo si specchiasse in questo occhio, ed ine perdesse sé. Ed ine riceve tanta larghezza, che egli desidera e vuole essere scomunicato e partito da Dio per li fratelli suoi. Era innamorato Paolo di quello che Dio s'innamorò; e vede che la carità non offende, né riceve confusione. Moisé guardò all'onore di Dio; e però voleva essere cacciato del libro della vita, prima che 'l popolo avesse morte. Per la quale cosa io vi costringo, e voglio, che in Cristo Gesù stiate fermo a stirpare i vizii, e piantare le virtù, seguitando la prima Verità, come detto è, e i Santi che hanno seguitato le vestigie sue; non ponendo regola né misura al desiderio, che vuole essere senza misura. Fate ragione d'essere tra uno popolo infedele, scomunicato, pieno d'iniquità; convienvi per forza d'amore participare con loro. perocché io vi fo sapere che a questo modo participerete, con la carità, con loro, cioè per l'amore che avete alla salute loro. Che se il nostro conversare fusse con amore proprio o per diletto che ne traeste o spirituale o temporale, che fusse fuore di questa fame; sarebbe da fuggire e temere la loro conversazione. Levate adunque ogni amaritudine ristrettiva, e credete più altrui, che a voi medesimo, E se il dimonio volesse pure stimolare la coscienzia vostra, dirgli che faccia ragione con meco di questo e d'ogni altra cosa; perocché la madre ha a rendere ragione del figliuolo. Or così dunque voglio che siate sollicito; perocché veruno caso o punto sarà si forte, che la carità non rompa; e voi fortificherà.

Benedicetemi il mio figliuolo, Frate Simone, e dite che corra col bastone del santo desiderio, cioè della santa croce. Mandatemi a dire come voi vi riposate, e come si vede l'onore di Dio.

Dice Alessia grassotta, che voi preghiate Dio per lei e per me, e per Cecca perditrice di tempo. Pregate Dio per Lisa. Permanete nella sarita pace e dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCV - A Stefano di Corrado Maconi, poverello d'ogni virtu

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti con tanto lume e cognoscimento, che tu vegga che tu hai bisogno di tagliare, e non di sciogliere. Perocché chi non taglia, sempre sta legato; e chi non fugge, sempre rimane preso. Non fare più resistenzia allo Spirito Santo, che ti chiama; ché duro ti sarà a ricalcitrare a lui, e non ti lassare legare alla tepidezza del cuore, nell'amore compassionevole femminile, spesse volte colorato col colore della virtù. Ma sia uomo virile, che virilmente esca al campo della battaglia; ponendoti dinanzi all'occhio dell'intelletto il sangue sparto con tanto fuoco d'amore; acciocché, fatto libero, sia inanimato alla battaglia. Rispondi, rispondi, figliuolo negligente; apri la porta del cuore tuo: ché grande villania è che Dio stia alla porta dell'anima tua, e non gli sia aperto. Non gli essere mercenaio, ma fedele. Bàgnati nel sangue di Cristo crocifisso; dove tu troverai il coltello dell'odio e dell'amore, e tu taglieraiogni legame il quale fusse fuore della volontà di Dio e impedimento di perfezione; e troverai il lume con che tu hai bisogno di vedere che t'è necessario di tagliare. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCVI - A Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo e carissimo e dolcissimo padre in Cristo dolce Gesù, io vostra indegna figliuola Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel preziososangue suo; con desiderio che ho desiderato di vedere in voi la plenitudine della divina Grazia; sì, e per siffatto modo che voi siate strumento e cagione, mediante la divina Grazia, di pacificare, tutto l'universo mondo. E però vi prego, padre mio dolce, che voi, con sollicitudine ed affamato desiderio della pace e onore di Dio e salute dell'anime, usiate lo strumento della potenzia e virtù vostra. E se voi mi diceste, padre: «il mondo è tanto travagliato! in che modo verrò a pace?» dicovi da parte di Cristo crocifisso: tre cose principali vi convieneadoperare con la potenzia vostra. Cioè, che nel giardino della santa Chiesa voi ne traggiate li fiori puzzolenti, pieni d'immondizia e di cupidità, enfiati di superbia; cioè limali pastori e rettori, che attossicano e imputridiscono questo giardino. oimé, governatore nostro, usate la vostra potenzia a divellere questi fiori. Gittateli di fuori, che non abbino a governare. Vogliate ch'egli studino a governare loro medesimi in santa e buona vita. Piantate in questo giardino fiori odoriferi, pastori e governatori che siano veri servi di Gesù Cristo, che non attendano ad altro che all'onore di Dio e alla salute dell'anime, e sieno padri de' poveri. oimé, che grande confusione è questa, di vedere coloro che debbono essere specchio in povertà volontaria, umili agnelli, distribuire della sustanzia della santa Chiesa a' poveri; ed egli si veggono intante delizie e stati e pompe e vanità del mondo, più che se fussero mille volte nel secolo! Anzi molti secolari fanno vergogna a loro, vivendo in buona e santa vita. Ma pare che la somma e eterna Bontà faccia fare per forza quello che non è fatto per amore: pare che permetta che gli stati e delizie siano tolti alla sposa sua, quasi mostrasse che volesse che la Chiesa santa tornasse nel suo stato primo poverello, umile, mansueto, com'era in quello tempo santo, quando non attendevano altro che all'onore di Dio e alla salute dell'anime, avendo poi ch'ha ammirato più alle temporali che alla cura delle cose spirituali, e non temporali. ché spirituali, le cose sono andatedi male in peggio. Però vedete che Dio per questo giudizio gli ha permessa molta persecuzione e tribolazione. Ma confortatevi, padre, e non temete per veruna cosa che fusse addivenuta o addivenisse, che Dio fa per rendere lo stato suo perfetto; perché in questo giardino si paschino agnelli, e non lupi divoratori dell'onore che debbe essere di Dio, il quale furano, e dánnolo a loro medesimi. Confortatevi in Cristo dolce Gesù; ché io spero che l'adiutorio suo, la plenitudine della divina Grazia, il sovenimento e l'adiutorio divino sarà presso da voi, tenendo il modo detto di sopra. Da guerra verrete a grandissima pace, da persecuzione a grandissima unione: non con potenzia umana, ma con la virtù santa sconfiggerete le dimonia visibili delle inique creature, e le invisibili dimonia, che mai non dormono sopra di noi.

Ma pensate, padre dolce, che maleagevolmente potreste fare questo, se voi non adempiste l'altre due cose che avanzano a compire l'altre: e questo si è dello avvenimento vostro, e drizzare il gonfalone della santissima croce. E non vi manchi il santo desiderio per veruno scandalo né ribellione di città che voi vedeste o sentiste;anzi più s'accenda il fuoco del santo desiderio a tosto volere fare. E non tardate però la venuta vostra. Non credete al dimonio, che s'avvede del suo danno, e però s'ingegna di scandalizzarvi, e di farvi tórre le cose vostreperché perdiate l'amore e la carità e impedire il venire vostro. Io vi dico, padre in Cristo Gesù, che voi veniate tosto come agnello mansueto. Rispondete allo Spirito Santo, che vi chiama. Io vi dico: Venite, venite, e non aspettate il tempo, ché il tempo non aspetta voi. Allora farete come lo svenato Agnello, la cui vice voi tenete; che con la mano disarmata uccise li nemici nostri, venendo come agnello mansueto, usando solo l'arma della virtù dell'amore, mirando solo avere cura delle cose spirituali, e rendere la Grazia all'uomo che l'aveva perduta per lo peccato.

Oimé, dolce padre mio, con queste dolcemano vi prego e vi dico, che veniate a sconfiggere li nostri nemici. Da parte di Cristo crocifisso vel dico: non vogliate credere a' consiglieri del dimonio, che volsero impedire il santo e buono proponimento. Siatemi uomo virile, e non timoroso. Rispondete a Dio, che vi chiama che veniate a tenere e possedere il luogo del glorioso pastore santo Pietro, di cui vicario sete rimasto.

E drizzate il gonfalone della croce santa: ché come per la croce fummo liberati (così disse Paolo), così levando questo gonfalone il quale mi pare refrigerio de' Cristiani, saremo líberati, noi dalla guerra e divisione e molte iniquità, il popolo infedele dalla sua infidelità. E con questi modi voi verrete, e averete la riformazione delli buoni pastori della santa Chiesa. Reponetele il cuore, che ha perduto, dell'ardentissima carità: ché tanto sangue li è stato succhiato per gl'iniqui devoratori, che tutta è impallidita. Ma confortatevi, e venite, padre, e non fate più aspettare li servi di Dio, che s'affliggono per lo desiderio. E io misera miserabile non posso più aspettare: vivendo, mi pare morire stentando, vedendo tanto vituperio di Dio. Non vi dilongate però dalla pace, per questo caso che è addivenuto di Bologna; ma venite; ché io vi dico che i lupi feroci vi metteranno il capo in grembo come agnelli mansueti, e dimanderanno misericordia a voi, padre.

Non dico più. Pregovi, padre, che odiate, e scoltiate quello che vi dirà frate Raimondo e gli altri figliuoli chesono con lui, che vengono da parte di Cristo crocifisso, e da mia; che sono veri servi di Cristo e figliuoli della santa Chiesa. Perdonate, padre, alla mia ignoranzia; e scusimi dinanzi alla vostra benignità l'amore e dolore che mel fa dire. Datemi la vostra benedizione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)