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CCVII (207) - A signori di Firenze



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, risovvenendomi della parola che disse il nostro Salvatore a' Discepoli suoi, quando disse: «Con desiderio io ho desiderato di fare la Pasqua con voi, prima ch'io muoia». Lungo tempo aveva pasquato il nostro Salvatore con loro: dunque di che Pasqua dice? Diceva dell'ultima Pasqua, la quale fece comunicando sé medesimo a loro. Ben mostra che faccia come innamorato della salute nostra. Onde non dice: Io desidero; ma dice: Con desiderio io ho desiderato; quasi dica: «lo ho, lungo tempo desiderato di compire la vostra redenzione, e di darmivi in cibo, e dare a me la morte per rendervi la vita». Or questa dunque è la Pasqua desiderata da lui: e però ha letizia e gode e fa festain sé, cioè perché si deve adempire 'l suo desiderio, il quale tanto aveva desiderato; ed in segno che ne sente letizia, dice Pasqua. E poi lascia a loro la pace e l'unione, e che si debbano amare insieme; e questo lascia per testamento e per segno; cioè, che a questo segno sono cognosciuti i figliuoli e i veri discepoli di Cristo. Dico che questo vero padre cel dà per testamento. Noi dunque, figliuoli, non dobbiamo renunziare al testamento del padre; perocché chi renunzia, non debbe avere l'eredità. E però dunque io desidero con grandissimo desiderio di vedervi figliuoli veri e non ribelli al Padre vostro, e non renunziatori al testamento della pace, ma adempitori d'essa pace, legati, ed uniti nel legame e nello amore dell'ardentissima carità. E, stando in questa dilezione, egli vi darà sé medesimo in cibo; e riceverete il frutto del sangue del figliuolo di Dio; per lo cui mezzo riceviamo l'eredità di vita eterna. Perocché, innanzi che il sangue fosse sparto, vita eterna era serrata; e niuno poteva andare al fine suo, il quale fine è Dio. E però era creato l'uomo. Ma perché l'uomo non era stato al giogo dell'obedienzia, ma fu inobediente, e ribello al comandamento suo: però venne la morte nell'uomo. Mosso Dio dunque dal fuoco della sua divina carità, donocci il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo; il quale per l'obedienza del Padre suo ci diè 'l sangue con tanto fuoco d'amore; in tanto che ogni cuore superbo e ignorante si dovrebbe vergognare non ricognoscendo tanto smisurato beneficio. Il sangue dunque ci è fatto bagno a lavare le nostre infermitadi, e gli chiovi ci sono fatti chiave, perocché hanno disserrata la porta del cielo. Dunque, figliuoli e fratelli miei, io non voglio che siate ingrati nescognoscenti a tanto ineffabile amore quanto Dio vi mostra; perocché voi sapete bene che la ingratitudine fa seccare la fonte della pietà. E però questa è la pasqua che desidera di fare con voi; cioè, che voi siate figliuolipacifici, e non siate ribelli al capo vostro, ma sudditi e obedienti infino alla morte.


Voi sapete bene, che Cristo lasciò il vicario suo, e questo lasciò per rimedio dell'anime nostre; perché in altro non possiamo avere salute, che nel corpo mistico della santa Chiesa, il cui capo è Cristo, e noi siamo le membra. E chi sarà inobediente a Cristo in terra, il quale è in vece di Cristo in cielo, non partecipa il frutto delFigliuolo di Dio; perocché Dio ha posto che per le sue mani ci sia communicato e dato questo sangue e tutti li sacramenti della santa Chiesa, li quali ricevono vita da esso sangue. E non possiamo andare per altra via, né entrare per alta porta; però che disse la prima Verità: «Io sono Via, Verità, e Vita». Chi tiene dunque per questa via, va per la verità, e non per la menzogna. E questa è, una via d'odio del peccato, e non d'amor proprio di sé medesimo; il quale amore è cagione d'ogni male. Questa via ci dà amore delle virtù, le quali danno vita all'anima;onde essa riceve un'unione e dilezione col prossimo suo; ché innanzi elegge la morte che offendere il prossimo suo. E bene vede che, se egli offende la creatura, egli offende il Creatore. Adunque bene è via di verità. Parmi ancora, che sia porta onde ci conviene entrare poiché abbiamo fatta la via. Così disse egli: «Niuno può andare al Padre, se non per me».


Adunque vedete, figliuoli miei dolcissimi, che colui che ribella come membro putrido alla santa Chiesa, e al padre nostro Cristo in terra, è caduto nel bando della morte; perocché quello che facciamo a lui, facciamo a Cristo in cielo, o riverenzia, o vituperio che noi facciamo. Vedete bene che per la disobedienzia e per la persecuzione che avete fatta (credetemi, fratelli miei, che con dolore e pianto di cuore vel dico) voi sete caduti nella morte, e in odio e in dispiacere di Dio; e peggio non potete avere, che esser privati della Grazia sua. Poco ci varrebbe la potenzia umana se non ci fussi la divina. Oimé, che in vano s'affadiga colui che guarda la città, se Dio non la guarda. Se Dio dunque ha fatta guerra con voi per la ingiuria che avete fatta al padre nostro e vicario suo; sete, dico, indebiliti perdendo l'adiutorio suo. Poniamoché molti sono quelli che non si credono per questo offendere Dio, ma pare a loro fare sacrificio a lui, perseguitando la Chiesa e i pastori suoi, e difendendosi dicendo: «E' sono cattivi; e fanno ogni male». E io vi dico che Dio vuole, e ha comandato così. che eziandio se e' paslori, e Cristo in terra, fussero dimoni incarnati, non tanto che buono e benigno padre, e' ci conviene esser sudditi e obedienti a lui, non per loro in quanto loro,ma per la obedienzia di Dio, come vicario di Cristo; perocché vuole che facciamo così. Sapete che il figliuolo non ha mai ragione contra del padre, sia cattivo, e riceva ingiuria da lui quanta si vuole; perocché è tanto grande il beneficio dell'essere ch'egli ha avuto dal padre che, per niuna cosa gli può rendere tanto debito. Or così pensate che egli è tanto l'essere e il beneficio della graziache traiamo del corpo mistico della santa Chiesa, che niuna riverenzia o operazione che noi facciamo, o facessimo, potrebbe esser sufficiente a rendere questo debito. Oimé, oimé, figliuoli miei, piangendo vel dico, e ve ne prego e costringo da parte di Cristo crocifisso, che vi riconciliate e facciate pace con lui.


Oh non state più in guerra, e non aspettate che l'ira di Dio venga sopra di voi. Perocché io vi dico che questa ingiuria egli la reputa fatta a sé. E così vogliate dunque ricoverare sotto l'ale dell'amore e del timore di Dio, umiliandovi e volendo cercare la pace e l'unione col padre vostro. Aprite, aprite l'occhio del cognoscimento, e non andate in tanta cecità. Perocché noi non siamo Giudei né Saraceni, ma siamo Cristiani battezzati, e ricomperati del sangue di Cristo. Non dobbiamo dunque andare contra al capo nostro per neuna ingiuria ricevuta; né l'uno cristiano contra all'altro; ma dobbiamo fare questo contra agl'Infedeli. Perocché ci fanno ingiuria; però che possedono quello che non è loro; anco, è nostro.


Or non più dormite (per l'amore di Dio!) in tanta ignoranzia e ostinazione. Levatevi su, e correte alle braccia del padre nostro, che vi riceverà benignamente. Se 'l farete, averete pace e riposo spiritualmente e temporalmente, voi e tutta la Toscana: e tutta la guerra che, è di qua, anderà sopra gl'Infedeli, rizzandosi il gonfalone della santissima croce. E se non facesse di recarvi a buona pace, arete il peggiore tempo, voi e tutta la Toscana che avessino mai e' nostri antichi. Non pensate che Dio dorma sopra l'ingiurie che sono fatte alla Sposa sua, ma veglia. E non ci paia altrimenti perché vediamo andare la prosperità innanzi; perocché sotto la prosperità è nascosta la disciplina della potente mano di Dio.


Poiché Dio è disposto a porgerci la misericordia sua, non state fratelli miei, più indurati; ma umiliatevi ora, mentreché avete il tempo. perocché l'anima che s'umilia, sarà sempre esaltata (così disse Cristo); e chi si esalta,sarà umiliato con la disciplina e co' flagelli e con battiture di Dio.


Andate dunque con pace e unione. E questa è la Pasqua che io ho desiderio di fare con voi: considerando che in altra corte non possiamo fare questa Pasqua, che nel corpo della santa Chiesa, perché quivi è il bagno del sangue del Figliuolo di Dio, dove si lavano i fracidumi de' peccati nostri. Ine si truova il cibo dove l'anima si sazia e si notrica; e trovianvi il vestimento nuziale, il quale, ci conviene avere, se vogliamo entrare alle nozze di vita eterna, alle quali siamo invitati dall'Agnello svenato e derelitto in croce per noi. Questo è 'l vestimento della pace, che pacifica 'l cuore, e ricuopre la vergogna della nostra nudità, cioè di molte miserie e difetti e divisioni,le quali noi abbiamo l'uno con l'altro, le quali sono cagione e strumento di tôrci il vestimento della Grazia. Poi, dunque, che la benignità dolce di Dio ci rende il vestimento, non siate negligenti ad andare per esso con sollicitudine virilmente al capo nostro, acciò che la morte non vi trovi nudi. Perocché noi dobbiamo morire, e non sappiamo morire, e non sappiamo quando. Non aspettate 'l tempo, perocché 'l tempo non aspetta voi. Grande simplicità sarebbe d'aspettare, e fidarmi di quello che io non ne son sicuro e non ho davvero.


Non dico più. Perdonate alla mia presunzione, e incolpatene l'amore ch'io ho alla salute vostra, e dell'anima e del corpo; e il dolore ch'io ho del danno che voi ricevete spiritualmente e temporalmente. E pensate che più tosto vel direi a bocca che per lettera. Se per me si può adoperare alcuna che sia onore di Dio, e unione di voi e della santa Chiesa; sono apparecchiata a dare la vita, s'el bisogna. Permanete nella santa e dolce dilezione, del nostro signor Gesù Cristo. Gesù dolce, Gesù amore.


CCVIII - A frate Bartolomeo Dominici dell'ordine de' predicatori, in Asciano

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissimo e carissimo mio figliuolo in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Dio, vi benedico e conforto nel prezioso sangue di Gesù Cristo. Con desiderio ho desiderato di fare Pasqua con voi prima che io muoia. Questa è la Pasqua ch'io voglio che noi facciamo; cioè di vederci alla mensa dell'Agnello immanolato, il quale è cibo, mensa, e servitore. In su questa mensa sono e' frutti delle vere e reali virtù: ogni altra mensa èsenza frutto; ma questa è con perfetto frutto, perocché dà vita. Questa è una mensa forata, piena di vene che germinano sangue; e tra gli altri vi ha uno canale, che gitta sangue e acqua mescolato con fuoco; e all'occhio che si riposa in su questo canale, gli è manifestato il secreto del cuore. Questo sangue è uno vino che inebria l'anima; del quale quanto più beve, più ne vorrebbe bere; e non si sazia mai, perocché 'l sangue e la carne è unita con lo infinito Dio. O figliuolo dolcissimo in Cristo Gesù, corriamo con sollicitudine a questa mensa. Adempite il mio desiderio in voi, sicché io faccia la Pasqua, come detto è. E fate come colui che molto beve, che inebbria e perde sé medesimo e non si vede. E se 'l vino molto gli diletta, anco ne beve più; in tanto che, riscaldato lo stomaco dal vino, nol può tenere, e sì 'l vomica fuore. Veramente, figliuolo, che in su questa mensa noi troviamo questo vino; cioè 'l costato aperto del Figliuolo di Dio. Egli è quello sangue che scalda, e caccia fuore ogni freddezza, rischiara la voce di colui che beve, e letifica l'anima e il cuore. Perocché questo sangue è sparto col fuoco della divina carità; e scalda tanto l'uomo, che gitta sé fuore di sé: e quinci viene, che non può vedere sé per sé, ma sé per Dio, e Dio per Dio, e il prossimo per Dio. E quando egli ha bene bevuto; ed egli 'l gitta sopra 'l capo de' fratelli suoi: ed ha imparato da colui che continuamente in mensa versa non per sua utilità, ma per nostra. Noi dunque, chi, mangiamo alla mensa predetta, conformandoci col cibo, facciamo quello medesimo non per nostra utilità, ma per onore di Dio, e per la salute del prossimo. E per questo sete mandato. Confortatevi dunque, perocché questo fuoco vi darà la voce, e torrà la fiocaggine.

Se io potrò, vi verrò molto volentieri. Richiamatevene a Cristo, che mi faccia venire. Dite a missere Biringhiere, che si conforti in Cristo Gesù, e ragguardi la brevità del tempo, e il prezzo che è pagato per lui. Io li verrò a vedere, se io potrò. Dite a frate Simone, che io torrò la fune della Carità, e terrollo legato al petto suo, siccome lamadre il figliuolo. Sono consolata di questo prete, perocché pare che abbia buona volontà: menatelo a' frati di Monte Oliveto, e sbrigatelo d'acconciare il più tosto che voi potete. Siate, siate sollicito. Monna Giovanna vi conforta e benedice. Ricordivi di Giovanna Pazza, ed invasata nel fuoco dell'Agnello smiraldato. Lisa, e Monna Alessa, e Cecca cento migliaia di volte vi si raccomandano. Laudato sia Gesù, Gesù, Gesù.


CCIX - A Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo e reverendissimo padre in Cristo dolce Gesù la vostra indegna figliuola Caterina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrive alla Vostra Santitate nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi giunto alla pace, pacificato voi, e li figliuoli con voi. La quale paceDio vi richiede, e vuole che ne facciate ciò che potete. oimé, non pare che voglia che noi attendiamo tanto alla signoria e sostanzia temporale, che non si vegga quanta è la destruzione dell'anime e il vituperio di Dio, il qualeséguita per la guerra; ma pare che voglia che apriate l'occhio dell'intelletto sopra la bellezza dell'anima, e sopra il sangue del Figliuolo suo; del quale sangue lavò la faccia dell'anima nostra: e voi ne sete ministro. Invitavi dunque alla fame del cibo dell'anime. Perocché colui che ha fame dell'onore di Dio e della salute delle pecorelle, per ricoverarle e trarle dalle mani delle demonia, egli lassa andare la vita sua corporale, e non tanto la sostanzia. Benché, potreste dire, santo Padre: «Per coscienzia io sono tenuto di conservare e racquistare quello della santa Chiesa». oimé, io confesso bene che egli è la verità; ma parmi che quella cosa che è più cara, si debba meglio guardare. Il tesoro della Chiesa è il sangue di Cristo, dato in prezzo per l'anima: perocché il tesoro del sangue non è pagato per la sostanzia temporale, ma per salute dell'umana generazione. Sicché, poniamo che siate tenuto di conquistare e conservare il tesoro e la signoria delle città la quale la Chiesa ha perduto; molto maggiormente sete tenuto di racquistare tante pecorelle, che sono un tesoro nella Chiesa; e troppo ne impoverisca in sé, poiché il sangue di Cristo non può diminuire; ma perde uno adornamento di gloria, il quale riceve dalli virtuosi e obedienti e sudditi a lei. Meglio c'è dunque lassar andare l'oro delle cose temporali, che l'oro delle spirituali. Fate dunque quello che si può: e, fatto il potere, scusato sete dinanzi a Dio e agli uomini del mondo. Voi gli batterete più col bastone della benignità, dell'amore e della pace, che col bastone della guerra; e veravvi riavuto il vostro spiritualmente e temporalmente.

Restringendosi l'anima mia fra sé e Dio, con grande fame della salute nostra e della riformazione della santa Chiesa e del bene di tutto quanto il mondo; non pare che Dio manifesti altro rimedio, né io veggo altro in lui, che quello della pace. Pace, pace dunque, per l'amore di Cristo Crocifisso! E non ragguardate all'ignoranzia, cechità e superbia de' figliuoli vostri. Con la pace trarretela guerra e il rancore del cuore e la divisione; e unireteli.Con la virtù dunque caccerete il demonio.

Aprite, aprite bene l'occhio dell'intelletto con fame e desiderio della salute dell'anime, a riguardare due mali: cioè 'l male della grandezza, signoria, e sustanzia temporale, la quale vi par essere tenuto di racquistare; e il maledi veder perdere la Grazia nell'anime, e l'obedienzia la quale debbono avere la Santità Vostra. E così vederete che molto maggiormente sete tenuto di racquistare l'anime. Poi, dunque, che l'occhio dell'intelletto ha veduto, e discerne quale è il meno male; voi dunque, santissimo Padre, che sete in mezzo di questi due così grandi mali, dovete eleggere il minore; e eleggendo il minore per fuggire il maggiore, perderete l'uno male e l'altro; e ambedui torneranno in bene: cioè che averete in pace racquistati li figliuoli, e averete il debito vostro. Mia colpa! chéio non dico questo però per insegnarvi, ma son costretta dalla prime dolceVerità, dal desiderio che io, babbo mio dolce, di vedervi pacificato, e in quiete l'anima e il corpo. Perocché, con queste guerre e malaventura, non veggo che possiate avere una ora di bene. Distruggesi quello delli poverelli ne' soldati, i quali sono mangiatoridella carne e degli uomini. E veggo che impedisce il santo vostro desiderio, il quale avete della reformazione della Sposa vostra. Reformarla, dico, di buoni pastori e rettori. E voi sapete che con la guerra malagevolmente il potere fare: ché, parendovi aver bisogno di principi e di signori, la necessità vi parrà che vi stringa di fare i pastori a modo loro, e non a modo vostro. Benché ella è pessima ragione, che, per alcun bisogno che si vegga, si metta però pastori, o altri che si sia, nella Chiesa, che non siavirtuoso, e persona che cerchi sé per sé, ma cerchi sé per Dio, cercando la gloria e la loda del nome suo. E non debbe essere enfiato per superbia, né porco per immondizia, né foglia che si volve al vento delle proprie ricchezze e vanità del mondo. oimé, non così, per l'amore di Gesù Cristo, e per la salute dell'anima vostra! Tollete dunque via la cagione della guerra, quanto è possibile a voi, acciocché non veniate in questo inconveniente di fargli secondo la volontà degli uomini, e non secondo la volontà di Dio e desiderio vostro. Voi avete bisogno dell'adiutorio di Cristo Crocifisso; in lui ponete dunque l'affetto e il desiderio, e non in uomo e in adiutorio umano; ma in Cristo dolce Gesù, la cui vice voi tenete; che pare che voglia che la Chiesa torni al primo dolce stato suo. Oh quanto sarà beata l'anima vostra e mia che io vegga voi esser cominciatore di tanto bene, che alle vostre mani quello che Dio permette per forza, si faccia per amore! Questo sarà il modo a farlo con pace, e con pastori veri e virtuosi e umili servi di Dio; ché ne troverete, se piacerà alla Santità Vostra di cercarli. Ché sono due cose, perché la Chiesa perde e ha perduto li beni temporali, cioè per la guerra, e per lo mancamento delle virtù. Ché colà, dove non è virtù, sempre è guerra col suo Creatore. Sicché la guerra n'è cagione.

Ora dico che, a volere racquistare quello che è perduto, non ci è altro rimedio se non col contrario di quello con che è perduto, cioè racquistare con pace e con virtù, come detto è. A questo modo adimpirete l'altro desiderio santo vostro e de' servi di Dio, e di me misera miserabile; cioè di racquistare le tapinelle anime dell'infedeliche non participino il sangue dello svenato e consumato Agnello.

Or vedete, santissimo Padre, quanto è il bene che se n'impedisce, e quanto è il male che séguita e che se ne fa. Spero nella bontà di Dio e nella Santità Vostra, che giusta al vostro potere v'ingegnerete di ponere il rimedio detto, della santa pace. Questo è la volontà di Dio. E dicovi da parte del dolce Gesù, che di questo e dell'altre cose che avete a fare, voi pigliate consiglio da' veri servidi Dio; perocché vi consiglieranno in verità. E di loro vi dilettate; ché ne avete bisogno. E però sarà bene, e di grande necessità, che voi li teniate allato da voi, mettendoli per colonne nel corpo mistico della santa Chiesa.

Credo che F. J. da P. portatore di questa lettera, sia uno vero e dolce servo di Dio: il quale vi raccomando; e pregovi che piaccia alla Santità Vostra che lui e gli altrisempre vi vogliate vedere appresso. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate alla mia presunzione. Umilemente v'addimando la vostra benedizione. Gesù dolce, Gesù amore.

CCX - A misser Matteo Rettore della casa della misericordia in Siena

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo scrivo a voi nel prezioso sangue del figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi annegato e affocato nell'abbondanza d'esso sangue suo. La memoria del quale sangue rende calore e lume all'anime fredde e tenebrose, dona larghezza, e tolle stremità; tolle superbia, e infonde umiltà; tolle crudelità e dona pietà. O inestimabile dilezione di carità, non mi maraviglio se nel sangue tuo io trovo la virtù della pietà; imperocché io vedo che per divina pietà tu hai svenato te medesimo, non per debito; e facesti vendetta della crudele e pessima crudeltà, che l'uomo ebbe a sé medesimo, quando per lo peccato si fece degno di morte. Adunque desidero di vedervi annegato in questo fiume, acciocché ne traiate pietosa compassione e misericordia; la quale continuamente vi bisogna adoperare, secondo lo stato nostro.
E poniamoché io desidero di vedervi usare questa virtù in verso i poveri di Cristo delle sustanzie temporali; non son contenta qui, ma invitovi, secondo che Dio invita l'anima mia, a distendere gli amorosi e ardentissimi desiderii, con occhi pietosi e lagrimosi, mostrando nel cospetto della divina pietà compassione a tutto il mondo. Ed egli t'insegna molto bene il modo siccome ebbro d'amore; e per desiderio che ha di fare tosto l'operazione sua, dice: «Pigliate il corpo della santa Chiesa co' membri legati e tagliati e poneteli con pietosa compassione sopra il corpo mio».
Sopra il quale corpo furono fabricate tutte le nostre iniquità, perocché egli fu quelloche prese con pena la città dell'anima nostra e il Padre, fu quello che accettò il sacrificio.

Mangiamo, Mangiamo adunque le anime sopra a questa mensa del corpo del dolce Figliuolo di Dio: sicché, passando i penosi e ansietati desiderii, con fadigosi aspettari, sopravenendo gli adempiuti dolci e innamorati desiderii (dove l'anima si pacifica, quando si vede adempiuto quello che molto tempo ha desiderato), possiamo, con dolce voce e soave, gridare al Padre quello che dice la santa Chiesa; cioè: per Gesù Cristo nostro Signore tu ci hai fatto misericordia, levando i lupi o piantando gli agnelli. Adunque o padre, fratello e figliuolo in Cristo Gesù, levianci dal sonno della negligenzia, acciocché in poco tempo noi esciamo delle mani de' lupi, e perveniamo a questa giocondità; non per voi, ma solo per l'onore di Dio. Questa è quella virtù pietosa che io voglio che noi abbiamo. E però dissi ch'io desideravo di vedervi affocato nel sangue del Figliuolo di Dio; perocché ella è quella memoria che notrica la virtù della pietà e misericordia nell'anima nostra. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCXI - A frate Raimondo da Capua a Vignone

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Reverendo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere voi e gli altri figliuoli vestit del vestimento nuziale, il quale è quellovestimento che ricopre tutte le nostre nudità. Egli è un'arme, che non lassa incarnare a morte i colpi dell'avversario dimonio; ma piuttosto l'ha a fortificare, che a debilire, ogni colpo di tentazione o molestia di dimonio o di creatura o della carne propria, che volesse ribellare allo spirito. Dico che questi colpi, non tanto che sieno nocivi, ma saranno pietre preziose e margarite poste sopra questo vestimento dell'ardentissima carità.

Or da che sarebbe l'anima che non portasse delle molte fadighe e tentazioni, da qualunque parte e qualunque modo Iddio le concede? Non sarebbe in lei virtù provata; perocché la virtù si prova per lo suo contrario. Con che si prova la parità, e s'acquista? Col contrario, cioè con la molestia della immondizia. Perocché che fusse immondo, non gli bisognerebbe ricevere molestia dalle cogitazioni della immondizia; ma perché si vede che la volontà è privata de' perversi consentimenti, ed è purificata d'ogni macchia per santo e vero desiderio che ha di piacere al suo Creatore, però il dimonio, il mondo e la carne gli dànno molestia. Sicché, ogni cosa contraria si caccia per lo suo contrario. Vedete che per la superbia s'acquista l'umilità. Quando l'uomo si vede molestare da esso vizio di superbia, subito s'umilia, cognoscendo sé difettuoso, superbo: che se non avesse avuta quella molestia, non si sarebbe sì ben cognosciuto. Poiché s'è umiliato e veduto; concepe uno odio per siffatto modo, che gode ed esulta d'ogni pena ed ingiuria che sostenesse. Questo fa come cavaliero virile, il quale non schifa i colpi. Anzi si reputa indegno di tanta grazia, quanta gli pare essere, a sostenere pena, tentazioni e molestie per Cristo crocifisso. Tutto è per l'odio ch'egli ha di sé medesimo, e per amore che ha conceputo alla virtù.

Adunque vedete che non è da fuggire né dolersi nel tempo della tenebra, perocché della tenebra nasce la luce. O Dio, dolce amore, che dolce dottrina dài, che per lo contrario della virtù s'acquista la virtù! Della impazienzia s'acquista la pazienzia: ché l'anima che sente il vizio della impazienzia diventa paziente della ingiuria ricevuta, ed è impaziente verso il vizio della impazienzia; epiù si duole ch'ella si duole, che di veruna altra cosa. E così nei contrari gli viene acquistata la perfezione. E nonse ne avvede: trovasi diventato perfetto nelle molte tempeste e tentazioni. E in altro modo non si giugne mai a porto di perfezione.

Sicché, pensate in questo: che l'anima non può ricevere né desiderare virtù, che ella non abbia i desiderii, molestie e tentazioni, a sostenere con vera e santa pazienzia per amore di Cristo crocifisso. Doviamo dunque godere ed esultare nel tempo delle battaglie, molestie e tenebre, poiché di loro esce tanta virtù e diletto. Doimé, figliuolo dato da quella dolce madre Maria, non voglio che veniate a tedio né a confusione per veruna molestia che sentiste nella mente vostra; ma voglio che voi conserviate la buona e santa e vera fedele volontà, la quale io so che Dio per sua misericordia v'ha dato. So che vorreste innanzi morire, che offenderlo mortalmente. Sicché io voglio che dalle tenebre esca il cognoscimento di voi medesimo senza confusione della buona volontà esca uno cognoscimento della infinita bontà e inestimabile carità di Dio; ed in questo cognoscimento stia ed ingrassi l'anima nostra. Pensate che per amore egli vi conserva la buona volontà, e non la lassa correre per consentimento e diletto dietro alle cogitazioni del dimonio. E così per amore ha permesso a voi e a me e agli altri suoi servi le molte molestie e illusioni dal dimonio, dalle creature, e dalla carne propria, solo perché noi ci leviamo dalla negligenzia, e veniamo a perfetta sollicitudine, a vera umilità, e ardentissima carità. La quale umilità viene per cognoscimento di sé, e la carità per lo cognoscimento della bontà di Dio. Ivi s'inebbria e si consuma l'anima per amore.

Godete, padre, ed esultate; e confortatevi, senza veruno timore servile, e non temete per verana cosa che vedeste venire o che fusse venuta. Ma confortatevi; ché la perfezione è presso da voi. E rispondete al dimonio, dicendo: «che quella virtù non ha adoperato in voi per me, perocché non era in me; adopera per grazia della infinita pietà e miscricordia di Dio». Sicché per Cristo crocifisso ogni cosa potrete. Fate con fede viva tutte le vostre operazioni; e non mirate perché vedeste apparire veruna cosa contraria, che paresse che fusse contra la vostra operazione. Confortatevi, confortatevi, perché la prima e dolce Verità ha permesso d'adempire il vostro e mio desiderio in voi. Svenatevi per affocato desiderio con lo svenato e consumato Agnello: riposatevi in croce con Cristo crocifisso: dilettatevi in Cristo crocifisso: dilettatevi in pena; satollatevi d'obbrobri per Cristo crocifisso: innestisi il cuore e l'affetto in su l'arbore della santissima croce con Cristo crocifisso; e nelle piaghe sue fate la vostra abitazione. E perdonate a me, cagione e strumento d'ogni vostra pena e imperfezione: ché, se io fussi strumento di virtù, sentireste voi e gli altri odore divirtù. E non dico queste parole, perché io voglio che n'abbiate pena, perché la vostra pena sarebbe mia; ma perché voi abbiate compassione, voi e gli altri figliuoli, alle miserie mie. Spero e tengo di fermo, per la grazia dello Spirito Santo, che porrà fine e termine in tutte quelle cose che sono fuor della volontà di Dio.

Pensate che io misera miserabile sto nel corpo, e trovomi per desiderio continuo di fuore del corpo. oimé, dolce e buono Gesù! Io muoio e non posso morire, e scoppio, e non posso scoppiare, del desiderio che io ho della rinnovazione della santa Chiesa per onore di Dio e salute d'ogni creatura; e di vedere voi e gli altri vestiti dipurità, arsi e consumati nell'ardentissima carità sua. Dite a Cristo in terra, che non mi faccia più aspettare.

E quand'io vedrò questo, canterò con quello dolce vecchio di Simeone: Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in pace. Non dico più; ché se io seguissi la volontà, testè comincerei. Fate che io vivegga e senta tutti legati e conficcati con Cristo dolce Gesù, sì e per siffatto modo, che né dimonia né creatura vi possa mai partire né separare da così dolce e soave legame. Amatevi, amatevi, amatevi insieme. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)