Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo padre e figliuolo in Cristo Gesù, dato da quelle dolcemadre Maria, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi figliuoli veri e banditori della parola incarnata del Figliuolo di Dio, non pur con voce, ma con operazione; imparando dal Maestro della verità, il quale operò la virtù, e poi lapredicò. A questo modo, farete frutto; e sarete quello condotto, per cui mezzo Dio porgerà la grazia ne' cuori degli uditori. Sappiate, figliuoli miei, che la buona vita, efame dell'onore di Dio e della salute dell'anime, non potremmo avere ne imparare se noi non andassimo alla scuola del Verbo, agnello svenato e derelitto in croce; perocché ivi si trova la dottrina vera. così disse egli: «Ioson Via, Verità, e Vita», e neuno può andare al Padre se non per lui. Aprasi l'occhio del cognoscimento vostro a vedere; e sturate l'orecchie, e udite la dottrina che vi dà.Vedete voi medesimi; perocché in lui trovate voi, e in voi trovate lui. Cioè, che in lui trovate voi; per grazia, e non per debito, creandovi alla immagine e similitudine sua: e in voi trovate la smisurata bontà di Dio, avendo presa la similitudine nostra per l'unione che ha fatta la natura divina con la natura umana. Scoppino, dunque, e sfendansi i cuori nostri, a ragguardare tanto fuoco e fiamma d'amore, che Dio è innestato nell'uomo, e l'uomo in Dio. Oh amore inestimabile! Se l'uomo l'avesse avuto in pregio, si basterebbe. A queste dolce scuola, figliuoli miei! Perocché questo affetto e amore vi menerà, e farà la vita.
Dico che apriate l'orecchie a udire la sua dottrina, che è questa. Povertà volontaria, pazienzia contra le ingiurie, render bene a coloro che ci fanno male; essere piccolo, umile, calpestato e derelitto nel mondo; con scherni, strazii, ingiurie, villanie, detrattazioni, mormorazioni,tribolazioni, persecuzioni dal mondo e dal dimonio visibile e invisibile, e dalla propria carne puzzolente, la quale, come ribella, sempre vuole ribellare al suo Creatore, e impugnare contra lo spirito. Or questa e la sua dottrina; e portare con pazienzia, e resistere con l'arme dell'odio e dell'amore. O dolce e suave dottrina! Ella è quello tesoro, il quale egli elesse per sé, e lassò a' discepoli suoi. Questo lassò per maggiore ricchezza che lassare potesse. Che se avesse veduto la divina Bontà, che le delizie e diletti e piaceri e amore proprio di sé, e vanità eleggerezza di cuore, fussero state buone; egli l'averebbe elette per sé. Ma perché la sapienzia del Verbo incarnato vide e cognobbe che questa era l'ottima parte; subito l'ama, e per amore se ne veste. E così fanno i servi e figliuoli suoi, seguitando le vestigie del Padre loro. Adunque non voglio che caggia ignoranzia in voi né che vi ritraiate da queste dolcee dilettevole via, e soave scuola; ma come figliuoli veri vi instrignate questo vestimento in dosso, e sì e per siffatto modo vi sia incarnato, che mai non si parta da voi, se non quando si partirà la vita: allora abbandoneremo il vestimento della pena, e rimarremo vestiti del vestimento del diletto; e mangeremo alla mensa dell'Agnello 'l frutto che séguita dopo le fadighe.
Così fece il dolce banditore di Paolo, che si vestì di Cristo crocifisso, e spogliato fu del diletto della divina essenzia. Vestesi di Cristo uomo, cioè delle pene, obbrobrii di Cristo e in altro modo non si vuole dilettare; anzidice: «Io fuggo di gloriarmi, se non nella croce di Cristo crocifisso». E tanto gli piacque, che, come disse una volta esso Apostolo a una serva sua: «dolce figliuola mia, tanto me l'ho stretto 'l detto piacere col legame dell'affetto e dell'amore, che mai da me non si partì, né punto allentò, se non quando mi fu tolta la vita». Bene pareva il dolce di Paolo, che egli avesse studiata questa dottrina. Seppela perfettissimamente, in tanto che diventò mangiatore e gustatore dell'anime. Avendo fatto come fa la spugna, che trae a sé l'acqua; così egli passando perla via degli obrobrii, trova inestimabile carità e bontà di Dio, con la quale ama sommamente la creatura. E vede che la sua volontà è questa, di volere la nostra santificazione e l'onore del Padre Eterno e la salute nostra; e déssi alla morte per adempire in voi questa santificazione. Paolo piglia, e intendela; e intesa, si dà subito a darel'onore a Dio, e la fadiga al prossimo: Bandisce virilmente la verità, e non tarda per negligenzia, ma è sollicito. Ed è fatto vasello di dilezione pieno di fuoco, a portare, e a predicare la parola di Dio.
Or così desidera l'anima mia, perocché con grandissimo e affocato desiderio ha desiderato di fare Pasqua con voi; cioè, di vedere compito e consumato il desiderio mio. Or quanto sarà beata l'anima mia, quando io vedrò voi sopra tutti gli altri essere posto, fermato e stabilito nell'obbietto vostro, Cristo crocifisso, e pascervi e nutricarvi del cibo dell'anima! Perocché l'anima, che non vede sé per se, ma vede sé per Dio, e Dio per Dio, in quanto è somma ed eterna bontà e degno d'essere amato da noi; ragguardando in lui l'effetto nell'affocato e consumato amore, trova la immagine della creatura in lui, e in sé medesimo trova Dio in immagine sua. Cioè, che quello amore che vede che Dio ha a lui, quello amore distende in ogni creatura; e però subito si sente costretto ad amare il prossimo come sé medesimo, perché vede che Dio sommamente l'ama, sagguardando sé nella fonte del mare della divina essenzia. Allora il desiderio dispone ad amare sé in Dio, e Dio in sé, siccome colui che sagguarda nella fonte, che si vede la immagine sua; e vedendosi, s'ama e si diletta. E s'egli è savio, prima si muoveràad amare la fonte, che sé. Perocché, s'egli non si fusse veduto, non s'averebbe amato, né preso diletto; né corretto 'l difetto della faccia sua, 'l quale vedeva in esso fonte.
Or così pensate, figliuoli miei dolcissimi, che in altro modo non potremo vedere la nostra dignità, né i nostri difetti, i quali ci tolgono la bellezza dell'anima nostra, se noi non ci andassimo a specchiare nel mare pacifico della divina Essenzia, dove per essa ci rappresenta noi. Perocché indi siamo esciti, creandoci la Sapienza di Dio all'imagine e similitudine sua: ivi troviamo l'unione del Verbo innestato nella nostra umanità; troviamo, e vediamo e gustiamo la fornace della carità sua, il quale fu quello mezzo che díè noi a noi, e poi unì 'l Verbo in noi, e noi nel Verbo, prendendo la nostra natura umana. Egli fu quello ligame forte, che tenne confitto e chiavellato incroce. E tutto questo vedremo noi per lo vedere noi nella bontà di Dio. E in altro modo, non potremo gustarlo nella vita durabile, né vederlo a faccia a faccia, se primanol gustassimo per effetto e amore e desiderio in questa vìta, per lo modo che detto è.
E questo affetto non possiamo mostrare in lui per utilità che noi li possiamo fare, perocché egli non ha bisogno di nostro bene: ma possiamo e doviamo dimostrarlo ne' fratelli nostri, cercando la gloria e loda del nome di Dio in loro. Adunque non più negligenzia, né dormire nell'ignoranzia, ma con accesso e ardito cuore distendere ì dolci e amorosi desiderii ad andare a dare l'onore a Dío e la fadiga al prossimo; non partendovi mai dall'obbietto nostro, Cristo crocifisso. Sapete che egli è quello muro dove vi conviene riposare a ragguardare voi nella fonte. Correte, correte a giugnervi; e serratevi nelle piaghe di Cristo crocifisso. Godete, godete, e esultate; ché 'l tempo s'approssima che la primavera ci porgerà i fiori odoriferi. E non mirate perché vedeste venire il contrario; ma allora siate più certificato che mai.
Oimé, oimé, disavventurata l'anima mia! che io non mi vorrei mai restare, infino che io mi vedessi che per onore di Dio mi giungesse uno coltello che mi trapassasse la gola, sicché 'l sangue mio rimanesse sparto nel campo mistico della santa Chiesa. Oimé, oimé, che io muoio, e non posso morire. Non dico più. Perdonate, padre, alla mia ignoranzia. E scoppi e dissolvasi 'l cuore vostro a tanto caldo d'amore. Non vi scrivo dell'operazioni di Dio che egli ha adoperate e adopera: ché non ci ha lingua né penna sufficiente. Voi mi mandaste dicendo che io godessi e esultassi; e mandastemi novelle da ciò; delle quali ho avuta singolare letizia; benché la prima e dolce Verità, 'l dì poi che fui partita da voi, volendo fare a me lo sposo Eterno come fa 'l padre alla figliuola, e lo sposo alla sposa sua, che non può sostenere che abbia alcuna amaritudine, ma trova nuovi modi per dargli letizia; così pensate, padre, che fece 'l Verbo, somma eterna e alta Deità, che mi donò tanta letizia, che eziandio le membra del corpo si sentivano dissolvere, disfare, come la cera nel fuoco. L'anima mia faceva allora tre abitazioni; una con la dimonia, per cognoscimento, di me e per le molte battaglie e molestie e minaccie, le quali mi facevano, che non restavano punto di bussare alla porta della mia coscenza. E allora io mi levai con uno odio, e con esso me n'andai nell'inferno, desiderando da voi la santa confessione. Ma la divina bontà mi diè sé più che io non addimandavo; perocché, dimandando voi, mi diè medesimo, ed egli mi fece l'assoluzione e le remissione de' peccati miei e i vostri, ripetendo le lezioni per altro tempo dette, e obumbrandomi d'uno grande fuoco d'amore, con una sicurtà se grande e purità di mente, che la lingua non è sufficente a poterlo dire. E per compire in me la consolazione, diemmi l'abitazioni di Cristo in terra, andando come si va per la strada; così pareva chi fusse una strada dalla somma altezza, Trinità eterna, dove si riceveva tanto lume e cognoscimento nella bontà di Dio, che non si può dire; manifestando e cose future, andando e conversando tra' veri gustatori, e con la famigliuola di Cristo in terra. Vedevo venire novelle nuove di grande esultazione e pace, udendo la voce della prime dolceVerità; che diceva: «Figliuola mia, io non sono spregiatore de' veri e santi desiderii anzi ne sono adempitore. Confortati dunque, e sia buono istrumento e virile ad annunziare la verità: che sempre sarò con voi»: parevami sentire esaltazione del nostro arcivescovo. Poi quando udii l'effetto secondo che mi scriveste, raggiunsemi letizia sopra letizia.
O figliuolo mio dolce, fovvi manifesto l'ostinato e indurato mio cuore, acciocché ne dimandiate vendetta e giustizia per me, che non scoppi e sfenda tanto caldo d'amore. Oimé che per ammirabile modo queste tre abitazioni l'una non impediva l'altra, ma una condiva l'altra. Siccome il sale l'olio condisce e fa perfetta la cucina;così la conversazione della dimonia per umilità e odio, e la fame e la conversazione della santa Chiesa per amore e desiderio, mi faceva stare, e gustare, nella vita durabileco' veri gustatori. Non voglio dire più. Pensate che io scoppio, e non posso scoppiare.
Dicovi novelle del mio padre, frate Tommaso, che, per la grazia di Dio, con la virtù ha vinto 'l dimonio. Egliè fatto tutto un altro uomo che non soleva essere: in grande affetto e amore si riposa il cuore suo. Pregovi che gli scriviate alcuna volta, manifestandovi voi medesimo. Fate festa, che i miei figliuoli smarriti sono ritrovatie tornati al gregge, esciti sono delle tenebre. Nullo è chemi dica cavelle più che io mi voglio fare.
Io Catarina, indegna vostra figliuola, addimando la vostra benedizione. Raccomandovi tutti i miei figliuoli e figliuole, che voi n'abbiate buona cura, che il lupo infernale non me ne toglia ncuno. Credo che Neri verrà costà; perché mi pare che sia bene di mandarlo a corte. Informatelo di quello che fa bisogno d'adoperare per la pace di questi membri putridi che sono ribelli alla santa Chiesa; perocché non si vede più dolce rimedio a pacificare l'anima e 'l corpo, che questo. Di questo, e dell'altre cose che bisognano, farete sollecitamente; attendendo sempre all'onore di Dio, e non a veruna altra cosa. Nondimeno, perché io vi dica così, fate ciò che Dio vi fa fare, e ciò che vi pare che sia 'l meglio, o di mandarlo, ono. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce. Gesù amore.