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CCXXVII  (227) - A frate Guglielmo a Lecceto, essendo essa Catarina a Fiorenza



Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi bagnato e annegato nel sangue dell'umile e dolce e immacolato Agnello. Il quale sangue ci ha tolta la morte, e data la vita; tolse la tenebra, e diecci la luce. Perocché nel sanguedi Cristo crocifisso cognoscemmo la luce della somma eterna verità di Dio; il quale ci creò alla imagine e similitudine, ma per amore e per grazia, e non per debito. La verità fu questa: che ci creò per gloria e loda del nome suo, e perché godessimo e gustassimo il sommo ed eterno bene suo. Ma doppo la colpa di Adam s'era offuscata questa verità: onde quello amore ineffabile che costrinse Dio a trarre noi di sé, cioè creandoci alla sua imagine e similitudine sua, questo medesimo amore il mosse: non, che Dio si muova in sé (ché egli è lo Dio nostro immobile), ma l'amor suo inverso di noi, a darci il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo; ponendogli la obedienzia che sopra lui punisse, le colpe nostre, e nel sangue suo silavasse la faccia dell'anima, la quale con tanto amore aveva creata tanto nobile; e nel sangue suo volse che ci manifestasse la sua verità. Bene lo vediamo manifestamente: che se in verità non ci avesse creati per darci vitaeterna, perché godessimo il suo sommo e infinito bene, non ci averebbe dato siffatto Ricomperatore, né dato sé medesimo, cioè tutto sé Dio e tutto uomo. Adunque bene è la verità che 'l sangue di Cristo ci manifesta e fa chiari d'essa verità delle dolcevolontà sua. E se io considero bene, veruna virtù ha in sé vita, se non è fatta ed esercitata nell'anima con questo lume della verità.


Oh verità antica e nuova, l'anima che ti possiede, è privata dalla povertà delle tenebre, e ha la ricchezza della luce. Non dico luce per visioni mentali, né per altre consolazioni, ma luce di verità; cioè, che cognosciuta la verità nel sangue, l'anima s'inebria, gustando Dio per affetto di carità col lume della santissima fede. Con la quale fede debbono essere condite tutte le nostre operazioni; dilettandoci di mangiare il cibo dell'anime per onore di Dio in su la mensa della santissima croce. Non in su la mensa del diletto né della consolazione spirituale e temporale; ma in su la croce: stirpando e rompendo ogni nostra volontà; portando strazii, scherni e obbrobrii e villanie per Cristo crocifisso, e per meglio conformarsi con le dolcevolontà sua. Allora gode l'anima, quando si vede fatta una cosa con lui per affetto d'amore, e vedesi vestita del vestimento suo. E tanto si diletta il sostenerepene per gloria e loda del nome suo; che se possibile gli fusse d'avere Dio e gustare il cibo dell'anime senza pena, piuttosto il vuole con pena, per amore del suo Creatore. Onde essa ha questo desiderio? dalla verità. Con che la vide e cognobbe? col lume della fede. In su che si pose quest'occhio per vederla? nel sangue di Cristo crocifisso. In che vasello il trovò? nell'anima sua, quando cognobbe sé. Questa è la via a cognoscere la verità: e veruna altra ce ne veggo. E però vi dissi ch'io desideravo di vedervi bagnato e annegato nel sangue dell'umile e immaculato Agnello.


In questo sangue godiamo. E speriamo che, per amore del Sangue, Dio farà misericordia al mondo e alle dolcesposa sua; dissolverà la tenebra della mente degli uomini. E già mi pare che un poca dell'aurora cominci a venire; cioè, che 'l nostro Salvatore ha illuminato questo popolo, d'essersi levato dalla perversa ciechità dell'offesa che facevano, facendo celebrare per forza. Ora, per la divina Grazia, tengono l'interdetto, e cominciansi a drizzare verso l'obedienzia del padre loro. Onde io vi prego per l'amore di Cristo crocifisso, che voi e frate Antonio, il maestro, e fra Felice, e gli altri, facciate speciale orazione, strignendo la Divina Bontà, che per amore del Sangue mandi il sole della sua misericordia, acciocché tosto si faccia la pace: che veramente sarà uno dolce e soave sole. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù Amore.

CCXXVIII - A Neri di Landoccio

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A te, dilettissimo e carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti unito e trasformato nel fuoco dell'ardentissima carità, sì che tu sia uno vasello di dilezione a portare il nome della parola di Dio co' misterii grandi suoi nella presenzia del nostro dolce Cristo in terra, e facci frutto;con accendere il desiderio suo. E però io voglio, figliuolo mio, che apri l'occhio del cognoscimento nell'obietto di Cristo crocifisso; però ch'egli è quella fonte dove s'inebria l'anima, traendone dolci e amorosi desiderii: i quali voglio che tu distendi sopra il corpo della santa Chiesa per onore di Dio e salute di ogni creatura. Facendo così, egli diverrà delle operazioni e parole tue, come della saetta che si trae dal fuoco, ben rovente; che, gittandola, ella arde dovunque si gitta, perché non può fare che ella non dia di quello che ella ha in sé. Così ti pensa,figliuolo, che l'anima tua entrerà nella fornace del fuoco della divina Carità; e per forza di caldo d'amore si converrà che tu getti e porga quello che tu hai tratto dal fuoco.

E che hai tu tratto dall'obietto di Dio? Odio e dispiacimento di te e amore della virtù, fame della salute dell'anime e dell'onore del Padre eterno: che in questo obietto di questo dolce Verbo non si trova altro. E così vedi tu che per fame egli muore. Ed è sì grande la fame che 'l fa sudare, non d'acqua, ma per forza d'amore, gocciole di sangue. Come potrebbe essere tanto duro e ostinato quel cuore che non si risentisse e scoppiasse per questo caldo e calore di questo fuoco ? Ragguardandolo, non potrebbe essere se non come la stoppa che si mette nel fuoco, che non può essere che non arda; perocché condizione del fuoco è d'ardere e convertire in sé ciò che a lui s'accosta. Così l'anima che ragguarda l'affetto del suo Creatore, subito è tratta ad amarlo, e convertire l'affetto in lui. Ine si consuma ogni umido d'amore proprio di sé medesimo; e piglia la similitudine del fuoco dello Spirito santo. E questo è il segno che egliha 'l ricevuto: che subito diventa amatore di quello che Dio ama, e odiatore di quello ch'egli odia. E però desidera l'anima mia di vedere in te questa uinione, cioè d'essere unito e trasformato nel fuoco della sua Carità. Fà che giusta al tuo potere te ne ingegni, figliuolo mio carissimo; sì che tu adempia la volontà di Dio e di me trista miserabile madre. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio.

Dì a Nanni e a Papi che gridino per siffatto modo, che io m'avvegga delle voci loro. Dì a Gherardo figliuolo, che risponda alla voce della madre che 'l chiama; e spaccisi tosto, ch'io l'aspetto. Vanni, missere Francesco, monna Nella e Caterina, strignemeli tutti e benedici e ponendovi in mezzo la santissima croce. E così mi fà al babbo. Gesù dolce Gesù.

Dice Francesco, ch'è fuore dell'obbligo: e dice Francesco, cattivo e pigro, che tu 'l raccomandi a frate Raimondo mille volte in Cristo Gesù; e digli che preghi Dio per lui. Gesù, Gesù.

Sai, quando ebbi la indulgenzia di colpa e di pane, del santo Padre, m'impose ch'io dovessi dire ogni venerdì trenta e tre Pater nostri e trenta e tre Ave Marie, e poi settanta e due Ave Marie. Or mi contenterei, se ti pare, di dimandargli che m'imponesse ch'io digiunasse ogni venerdì in pane e acqua. E questo non dimenticare, se ti pare di chiederlo. Gesù dolce Gesù amore.

CCXXIX - A Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Reverendo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, indegna vostra figliuola, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi uomo virile, e senza veruno timore servile; imparando dal dolce e buono Gesù, di cui voi vicario sete, ché tanto fu l'amore suo inestimabile verso di noi, che corse all'obbrobriosa morte della croce, non curando strazii, obbrobrii, villanie e vituperio: ma tutti lipassava, e punto non gli temeva; tanto era l'affamato desiderio, che egli aveva dell'onore del Padre e della salutenostra. Perocché al tutto l'amore gli aveva fatto perdere sé, in quanto uomo. Or così voglio che facciate voi, padre. Perdete voi medesimo da ogni amore proprio: non amate voi per voi, né la creatura per voi; ma voi, e il prossimo amate per Dio, e Dio per Dio in quanto egli è degno d'essere amato, e in quanto egli è sommo e eterno Bene. Ponetevi per obietto questo Agnello svenato, perocché il sangue di questo Agnello vi farà animare ad ogni battaglia. Nel sangue perderete ogni timore; diventerete, e sarete pastore buono, che porrete la vita per le pecorelle vostre.

Orsù, padre, non state più. Accendetevi di grandissimo desiderio, aspettando l'adiutorio e la Providenzia divina. Perocché mi pare che la divina bontà venga disponendo li grandi lupi, e facciali tornare agnelli. E però ora di subito vengo costà per metterveli in grembo umiliati. Voi, come padre, son certa che gli riceverete, non ostante la ingiuria e la persecuzione che v'hanno fatta; imperando dalle dolcee prima Verità, che dice che il buono pastore, poiché ha trovato la pecorella smarrita, egli se la pone in sulla spalla, e rimettela nell'ovile. Cosìfarete voi, padre; perocché la vostra pecorella smarrita, poiché ella è ritrovata, la porrete in su la spalla dell'amore, e metteretela nell'ovile della santa Chiesa. Poi di subito, vuole e vi comanda il nostro dolce Salvatore, che voi drizziate il gonfalone della santissima croce sopra gl'Infedeli, e tutta la guerra si levi e vadene sopra di loro. La gente che avete soldata per venire di qua, sostentate, e fate sì che non venga; perocché farebbe più tosto guastare, che acconciare.

Padre mio dolce, voi mi dimandate dell'avvenimento vostro; e io vi rispondo, e dico da parte di Cristo crocifisso, che veniate il più tosto che voi potete. Se potete venire, venite prima che settembre; e se non potete prima, non indugiate più che infino a settembre. E non mirate a veruna contraddizione che voi aveste; ma, come uomo virile e senza alcuno timore, venite. E guardate, per quanto voi avete cara la vita, voi non veniate con sforzo di gente, ma con la croce in mano, come agnello mansueto. Facendo così, adempirete la volontà di Dio; ma venendo per altro modo, la trapassereste, e non l'adempireste. Godete, padre, e esultate: venite, venite.

Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore. Perdonatemi, padre. Umilmente v'addimando la vostre dolcebenedizione.

CCXXX - Agli otto della guerra, eletti pel comune di Firenze, ad istanza de' quali ando la Santa a Papa Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi padri e fratelli in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi veri figliuoli, umili e obbedienti al padre vostro sì e per siffatto modo, che voi non volgiate mai il capo addietro; ma con vero dolore e amaritudine dell'offesa fatta al padre. Perocché, se colui che offende, non si rileva con dolore dell'offesa fatta, non è degno di ricevere misericordia. E io v'invito a vera umiliazione di cuore; non volgendo il capo addietro, ma andando innanzi, seguitando il proponimento santo che cominciaste, crescendolo ogni dì perfettamente; se volete essere ricevuti nelle braccia del padre. Come figliuoli morti dimanderete la vita; e io spero per la bontà di Dio, che voi l'averete, purché voi vi vogliate bene umiliare, e cognoscere e' difetti vostri.

Ma io mi lagno fortemente di voi, se egli è vero quello che in qua si dice, cioè, che voi abbiate posta la presta a'chierici. Se questo è vero, egli ha grandissimo male per due modi. L'uno, perché ne offendete Dio: perocché nol potete fare con buona coscienzia. Ma pare a me, che voi perdiate la coscienzia e ogni cosa buona; e non pare che s'attenda ad altro che a beni sensitivi e transitorii, che passano come il vento. E non vediamo che noi siamo mortali, e doviamo morire, e non sappiamo 'l quando? E però è grande stoltizia di tollersi la vita della Grazia, ed esso medesimo darsi la morte. Non voglio che facciate più così; ché a questo modo volgereste il capo addietro; e voi sapete, che colui che comincia, non è degno di gloria: ma la perseveranzia infino al fine. Così vi dico che voi non verreste in effetto della pace, se non con la perseveranzia della umiltà, non facendo più ingiuria né scandalo a' ministri e sacerdoti della santa Chiesa.

E questa è l'altra cosa ch'io vi dicevo, che v'era nocivae male. E oltra al male che si riceve per l'offesa di Dio, come detto è, dico che questo è guastamento della vostra pace. Perocché, sapendolo il Padre santo, concepirebbe maggiore indignazione verso di voi.

E questo è quello che ha detto alcuno de' cardinali, che cercano e vogliono la pace volentieri. Sentendo ora questo, dicono: «Non pare che questo sia vero che egli vogliano pacificarsi; perché, se fusse vero, si guarderebbono d'ogni minimo atto che fosse contra la volontà del santo Padre, e a' costumi della santa Chiesa». Credo che queste e simili parole possa dire 'l dolce Cristo in terra; eha ragione e cagione di dirlo, se egli il dice.

Dicovi, carissimi padri, e pregovi, che non vogliate impedire la Grazia dello Spirito Santo, la quale, non meritandola voi, per la sua clemenzia è disposto a darvela. E a me fareste vergogna e vituperio. ché non ne potrebbe escir altro che vergogna e confusione, dicendogli una cosa, e voi ne facessi un'altra. Pregovi che non sia più. Anco, v'ingegnate in detto e in fatto di dimostrare che voi vogliate pace, e non guerra. Ho parlato al santo Padre. Udimmi, per la bontà di Dio sua, graziosamente, mostrando d'avere affettuoso amor della pace; facendo come fa il buon padre, che non ragguarda tanto all'offesa del figliuolo, ch'egli ha fatta a lui, ma ragguarda se egli è umiliato, per potergli fare piena misericordia. Quanto egli ebbe singolare letizia, la lingua mia non il potrebbe narrare. Avendo ragionato con lui buono spazio di tempo, nella conclusione delle parole disse, che, essendo quello che io gli ponevo innanzi, di voi; egli era acconcio di ricevorvi come figliuoli, e di farne quello che ne paresse a me. Altro non dico qui. Altra risposta assolutamente non pare al santo Padre che si dovesse dare, infino che vostri ambasciatori non giugnessero. Maravigliomi che anco non sono giunti. Come saranno giunti, io sarò con loro, e poi sarò col santo Padre: e come troverò la disposizione, così vi scriverò. Ma voi, con le vostre preste e novelle, m'andate guastando ciò che si semina. Non fate più così, per l'amore di Cristo crocifisso e per la vostra utilità. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Data in Avignone, a dì 28 di giugno 1376.


CCXXXI - A Gregorio XI

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo padre in Cristo dolce Gesù, la vostra indegna e miserabile figliuola Caterina vi si raccomanda nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi pietra ferma fortificata nel buono e santo proponimento; sicché molti venti contrari e' quali vi percotono, degli uomini del mondo per ministerio e illusione e per malizia delle dimonia, non vi nuocano; li quali vogliono impedire tanto bene che seguita dall'andata vostra. Intesi per la scritta che mi mandaste che li cardinali allegano, che il papa Chimento quarto, quando aveva a fare la cosa, non la voleva fare senza il consiglio de' suoi fratelli cardinali. Poniamoché spesse volte gli paresse che fusse di più utilità il suo medesimo che il loro, nondimeno seguitava il loro. Oimé, santissimo Padre, costoro v'allegano papa Chimento quarto; ma eglino non v'allegano papa Urbano quinto, il quale delle cose che egli era in dubbio se egli era il meglio o si o no di farle, allora voleva il consiglio; ma della cosa che egli era certa e manifesta, come è a voi l'andata vostra, della quale sete certo, egli non s'atteneva a loro consiglio ma seguitava il suo, e non si curava perché tutti gli fussero contrari. Parmi che 'l consiglio de' buoni attenda solo all'onore di Dio, alla salute dell'anime, e alla riformazione della santa Chiesa, e non ad amore proprio di loro.
Dico che 'l consiglio di costoro è da seguitarlo, ma non quello di coloro che amassero solo la vita loro, onori, stati e delizie; perocché il consiglio loro va colà dov'hanno l'amore. Pregovi da parte di Cristo crocifisso, che piaccia alla santità vostra di spacciarvi tosto.
Usate un santo inganno; cioè parendo di prolungare più dì, e farlo poi subito e tosto, che quanto più tosto meno starete in queste angustie e travagli. Anco, mi pare che essi v'insegnino, dandovi l'esempio delle fiere, che quando campano dal lacciuolo, non vi ritornano più. Per infino a qui sete campato dal lacciuolo delli consigli loro nel quale una volta vi fecero cadere, quando tardaste la venuta vostra; il quale lacciuolo fece tendere il dimonio, perché ne seguitasse il danno e 'l male che ne seguitò. Voi come savio, spirato dallo Spirito Santo, non vi caderete più. Andiamci tosto, babbo mio dolce, senza verun timore. Se Dio è con voi, veruno sarà contra voi. Dio è quello che vi muove: sicché egli è con voi. Andate tosto alla Sposa vostra, che vi aspetta tutta impallidita, perché gli poniate il colore. Non vi voglio gravare di più parole; ché molte n'averei a dire. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate a me prosontuosa. Umilmente v'addimando la vostra benedizione. Gesù dolce, Gesù amore.

prosegue: Libro Quarto
dalla CCXXXII (232) alla CCCX (310)
https://www.ilpalio.siena.it/SantaCaterina/libro/4


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)