Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. lo Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vero combattitore, siccome vero cavaliere virile, col lume e con loscudo della santissima fede riparare ai colpi; e con esso lume, cognoscere quale è quella cosa che fortifica i nemici, e quale c'indebilisce; acciocchè abbracciate il rimedio che gli fa debili, e fuggiate la cagione che gli fortifica. Quale è la cagione che li fortifica? è la propria volontà, fondata in amore proprio di sè medesimo. Questo amore indebilisce la volontà, e fálla vollere come foglia al vento. Ciò che l'amore sensitivo ama, la volontà vicorre, consentendo volontariamente al piacere di quella cosa che ama. Nella quale volontà sta la colpa; e non i movimenti che desse l'amore sensitivo in volere amare quelle cose che sono fuore della volontà di Dio e della ragione, se non in quanto la volontà consenta. E però la volontà, che séguita l'amore proprio di sè, fortifica i nemici, e s'indebilisce come detto è quale è quella cosa che fortifica l'anima, e indebilisce i nemici è la volontà nostra, vestita, per affetto d'amore, della volontà di Dio; laquale volontà è di tanta fortezza, eh, nè dimonio nè creatura la può indebilire se essa medesima ion vuole. E perché ella è forte? Perché volontariamente s'è unita in Dio, che è somma ed eterna fortezza. Ella è ferma, e stabile; perché lo Dio nostro, in cui ella fa mansione, è immutabile: onde ella non si muove altro che in lui. E onde aquista l'anima questa fortezza? dalla dottrina del dolce e amoroso Verbo, ragguardandola col lume della santissima fede; nella quale dottrina, e nel sangue suo, cognobbe che la volontà di Dio non cerca nè vuole altro che la nostra santificaione. E però se ne innamorò, e vestissene; annegando la volontà sua in quella di Dio.
Questa volontà fa l'anima prudente: che non è idiota, nè senza lume; ma cm sapienzia e grande discrezione ordina la vita sua, stando sempre attento di fuggire quelle cose che gli abbiano a tollere Dio. E perché vede che l'amore sensitivo gli 'l tolle, però odia la propria sensualità; e ama la ragione: onde con lume di ragione fa ogni suo fatto. Ama il suo Creatore senza mezzo, e senza misura: e non tanto che egli vi voglia mettere in mezzo le cose create, o le creature; ma egli non ci vuole per mezzo sè medesimo, cioè la propria perversa volontà. E come egli renuncia a sè; così rifiuta le creature, e tutte le cose create: cioè, che non le ama fuore della volontà di Dio, ma bene le ama per Dio; onde l'amore suo è ordinato. Che se egli ama la creatura, l'ama per l'amore del Creatore, con modo, e non senza modo; con misura, e non senza misura.
E con quale misura? con quella della carità di Dio. Non tolle altra misura, perocchè ne rimarrebbe ingannato, siccome fanno molte persone imperfette, che si lassano pigliare al dimonio coll'amo dell'amore. Cominciando a misurare con la carità di Dio; cioè d'amare le creature per lui; poi escono di questa dritta misura, e caggiono nella misura della propria sensualità. E vedrassi il cieco che coll'amo della devozione ha perduto Dio, e l'orazione santa, della quale s'aveva fatta madre; vedesi gittare a terra l'armi con le quali si difendeva, indebilita la volontà, e fortificati i suoi nemici; e trovasi nell'ultima ruina. Già ha conceputa la morte; non ha, se non a parturire. E non si sente; nè fugge quella creatura come veleno; ma séguita, e va dietro al veleno. Le velenate cogitazioni e movimenti non potiamo noi tenere che non vengano. perché la carne è pronta a impugnare contra lo spirito; e il dimonio non dorme mai, anco insegna a noi negligenti esser solliciti alla vigilia. Ma bene può il liberoarbitrio legare la volontà, che ella non consenta, nè volontariamente li riceva in casa sua; e può fuggire che attualmente non si voglia ritrovare in quello luogo. Ma per la sua cechità pare che voglia aspettare che si vegga cadere uno angelo dal cielo, a andarne nel profondo dell'inferno.
Oh maladetta devozione, quanto se' uscita dalla misura tua! Oh sottile amo, tu entri queto come il ladro che fura; poi ti fai domestico della casa; e poichè hai abbacinato l'occhio dell'intelletto, ti fai manifesto. E non se' veduto; ma ben si sente la puzza tua. O carissimo e delcissimo fratello in Cristo dolce Gesù, tolliamo la mano dell'odio con contrizione di cuore e dispiacimento della colpa, e con essa mano traiamo la brusca dall'occhio sicchè rimanga chiaro, acciochè cognosciamo questo falso nemico. Fuggasi la volontà, che non consenta alle cogitazioni del cuore; e ritraggasi il corpo, che in tutto si levi dal luogo e dalla presenzia della creatura.
Oimè, oimè, attachianci all'arbore della croce, e ragguardiamo l'Agnello svenato per noi e ine racquistiamo il fuoco del santo desiderio, e con esso desiderio ritroviamo la madre nostra della santissima e umile orazione, fedele e continua. Altrimenti, sarebbe madre senza latte, e non notrirebbe i figliuoli delle virtù nell'anima colla dolcezza sua. Subito che averemo ritrovata questa madre, riaveremo la misura della carità di Dio, con la quale ci conviene misurare l'affetto e l'amore che abbiamo alla creatura che ha in sè ragione: saremo fatti forti: tolta sarà da noi ogni debilezza; e saremo virili, perché sarà spento in noi il piacere femminile, che fa il cuore pusillanime. Privati saremo della tenebra, a anderemo per la luce, seguitando la dottrina di Cristo crocifisso. Tutti fortificati con lo scudo della santissima fede, staremo nelcampo della battaglia, non rifiutando fadiga, nè mai volleremo il capo indietro, ma con lunga perseveranzia, senza alcuno timore servile, con timore santo, vedendo i nostri nemici debili, e noi fatti forti della somma fortezza. E nella perseveranzia, vedremo la corona della gloria, apparecchiata non a chi solamente comincia, ma a chi persevera infino alla fine. E però, essendosi l'anima vestita di fortezza, è perseverante; altrimenti, no.
Per la qual cosa io vi dissi ch'io desideravo di vedervi vero combattitore, acciocchè nieglio potiate compire la volontà di Dio e il desiderio mio, e sovvenire alla vostra necessità. Ponetevi il sangue di Cristo dinanzi all'occhio dell'intelletto vostro, sicchè vi faccia inanimare alla battaglia. In questo glorioso sangue s'anneghi la volontà; acciocchè muoia, e, come morta, non consenta alle malizie del dimonio nè delle creature, nè alla fragile carne. Efuggite il luogo, se voi avete cara la vita dell'anima vostra. Fatto questo, non curate le battaglie e le molestie del dimonio: e non venite a confusione di mente; ma portate con pazienza la pena, e con dispiacimento la colpa che seguirebbe a consentire volontariamente, e attualmente mandarla in effetto. Non siate negligente, ma sollecito. Disponete il gusto a sentire l'odore delle virtù,e della vera e santa povertà per amore del povero e umile Agnello. Poichè avete messo mano all'aratro, non vollete il capo indietro a mirarlo.
Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Fuggite nella cella del cognoscimento di voi, dove troverete la larghezza della bontà e carità di Dio, che v'ha campato dall'inferno. Gesù dolce, Gesù amore.
CCXLVI - Al Priore di Cervaja, presso Genova
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimo e carissimo padre per riverenzia di quello dolcissimo Sacramento, e figliuolo, dico per vero e santo desiderio (il quale desiderio partorisce l'anima vostra nel cospetto di Dio per santissima orazione, siccome la madre partorisce il figliuolo), io Catarina, misera miserabile serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo, e vi conforto e raccomandomivi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi il cuore e l'affetto consumato nel consumato ardentissimo suo amore. Il quale suo amore consumò e arse e distrusse tutte le nostre iniquitadi in su 'l legno della santissima e venerabile croce. E non finì nè finisce mai, questo dolce fuoco; perocchè se finísse l'affetto suo in noi, verremmo meno. Perocchè finirebbe quello che ci diè l'essere; ché solo il fuoco dell'Amore il mosse a trare noi di sè. Anco, pare che provvedesse la inestimabile carità di Dio alla fragilità e miseria dell'uomo; perocchè, essendo sempre atto e inchinevole ad offendere il suocreatore Dio, providde, a conservarlo, la medicina contra la sua infermità.
La medicina contra le infermitadi nostre non è altro che esso fuoco d'amore, il quale amore è amore che non è mai spento da te. Questo riceve l'anima per medicina, quando ragguarda in sè piantato il gonfalone della santissima croce. Perocchè noi fummo quella pietra, dove fu fitta, e che tenne, questa croce; perocchè nè chiovo nè legno era sufficiente a tenere questo dolce Agnello immacolato, se l'amore e l'affetto non l'avesse tenuto. Quando dunque l'anima ragguarda tanto dolce e cara medicina, non dee cadere in negligenzia, ma debbesi levare con l'affetto e col desiderio suo, e distendere le mani con uno odio e dispiacimento di sè medesimo; e fare come fa l'infermo, che odia la infermità, e ama la medicina che gli è data per lo medico.
O figliuolo e padre in Cristo Gesù, levianci col fuoco dell'ardentissimo amore, con odio e profonda umilità: cognoscendo noi non essere, e ponendo le infermitadi nostre dinanzi al medico Cristo Gesù. Distendasi la mano vostra a ricevere l'amare medicine che sono date a noi. Queste sono le amaritudini che spesse volte l'uomo riceve, cioè molte tenebre e tentazioni, e cenfusione di mente, o altre tribolazioni che venissero di fuore: le quali allora molto ci paiono amare; ma se faremo come il savio infermo, saranno a noi di grandissima dolcezza. Cioè, che noi ragguardiamo all'affetto del dolce Gesù, che ce le dà. Vedendo che nol fa per odio, ma per singolare amore, perocchè non può volere altro che la nostra santificazione. Veduta la sua bontà, e noi vediamo poi la nostra necessità; perocchè grande necessità è a noi averle; però che senz'esse caderemo in ruina. Ma elle ci fanno cognoscere noi medesimi, e levanci, dal sonno della negligenzia; e tollonci la ignoranzia; perochè, n'ha fatto vomitare l'atto della superbia. Onde per questo, nasce una giustizia, con una santa e dolce pazienzia in volere, sostenere ogni pena e tormento, e reputarsi indegno della pace e quiete della mente. Or questo fa l'anima innamorata di Dio, che ha conceputo in sè perfettissimo odio. Aperto dunque l'occhio dello intendimento, e ragguardato in sè la inestimabile bontà e carità di Dio; a costui le pene gli paiono tanto dolci e soavi, che non pare che d'altro si possa dilettare: e sempre pensa in che modo possa sostenere pena per amore dell'odio suo.
A questo dunque vuole e desidera l'anima mia di vedervi andare: sì che, se Dio ci conduce, e, concede grazia d'affa digarsi, e dare la vita per lui, se bisognerà, siafornita la navicella dell'anima nostra di sangue, e del fuoco della divina carità; cercandolo e acquistandolo per lo modo detto di sopra. Altro non dico. Abbiate l'occhio sopra i sudditi vostri, e mai non si serri per neuna cosa. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.