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CCXLVII (247) - A monna Giovanna di Corrado



Al nome di, Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.


A voi, carissima suoro e figliuola in Cristo Gesù, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vestita del vestimento nuziale; considerando me, che senza questo vestimento l'anima non può piacere al suo Creatore, nè ritrovarsi alle nozze della vita durabile. Voglio adunque che siate vestita; e acciocchè meglio vi possiate vestire voglio che vi spogliate d'ogni amore sensitivo proprio, che avete a voi, a' vostri figliuoli, o a veruna altra cosa creata. Fuori di Dio, non dovete amare nè voi nè neuna altra cosa; perocchè è impossibile che l'uomo serva a due signori; sicchè se egli serve all'uno,egli è incontento all'altro. E neuno è, che possa servire a Dio e almondo; perocchè non hanno neuna conformità insieme. Il mondo cerca onore, stato, ricchezza, figliuoli in grande stato, gentilezza, piacere e diletto sensitivo, radicati efondati nella perversa superbia: ma Dio cerca e vuole tutto il contrario. Egli vuole povertà volontaria, umiliazione di cuore, dispregiamento di sè e d'ogni diletto e piacimento del mondo; e non vuole onore proprio, ma l'onore di Dio, e la salute del prossimo suo. E cerca solo in che modo si possa vestire del fuoco dell'ardentissima Carità, coll'adornamento delle dolci e reali virtù; con vera e santa pacienzia; e che ad altri non sia vendicativo per neuna ingiuria che gli sia fatta dal prossimo suo: ma con pacienzia tutto porta, e cerca solo di fare vendetta di sè, perché si vede d'avere offesa la prima dolce Verità. E ciò che ama, ama in Dio; e fuore di Dio non amaniente.


E se voi mi diceste: «In che modo debbo amare?» io vi rispondo, che e' figliuoli e ogni altra cosa si debbono amare per amore di Colui che li ha creati, e non per amore di sè, nè de' figliuoli; e non offendere mai Dio per loro, nè per neuna altra cosa. E ciò non amare per rispetto di veruna utilità, nè come cosa vostra, ma come cosa prestata a voi: perocchè, ciò che ci è dato in questa vita, c'è dato per uso e imprestanza; e tanto ci è lassato,quanto piace alla divina Bontà che ce l'ha dato. Dovete adunque ogni cosa usare come dispensatrice di Cristo crocifisso, sì della sustanzia temporale (quanto è possibile a voi di poterlo fare a poverelli, che stanno in persona di Dio); e sì dovete dispensare de' figliuoli vostri, cioèdi nutricarli e allevarli sempre col timore di Dio; e volere prima che essi muoiano, che elli offendano il loro Creatore. Fate fate sacrificio di voi e di loro a Dio. E sevoi vedete che Dio li chiami, non fate resistenzia alla dolce volontà sua; ma se essi coll'una mano, e voi come vera e buona madre amatrice della salute loro, con le due; non volendo voi eleggere gli stati a vostro modo (perocchè sarebbe segno che voi gli amaste fuori di Dio); ma secondo lo stato a che Dio li chiama, a quello siate contenta. Chè spesse volte dice la madre che ama e' figliuoli suoi nella perversità del mondo: «A me piace bene, ch'e' miei figliuoli piacciano a Dio; e il possono servire così al mondo come in altro stato». Ma alle semplici madri spesse volte avvviene, volendoli pure annegare nel mondo, che esse non li hanno poi nè a Dio nè al mondo. E giusta cosa è, che esse ne siano private spiritualmente e corporalmente, poichè tanta superbia e ignoranza regna in loro, facendo così, volendo poner legge e regola allo Spirito Santo che gli chiama. Costoro non li amano in Dio, ma con amore proprio sensitivo fuori di Dio; chè amano più e' corpi che l'anime loro. Giammai, dilettissima suoro e figliuola in Cristo dolce Gesù, non si potrebbe vestire di Cristo Crocifisso chi, prima, di questo non fussi spogliato. Spero per labontà di Dio, che questo non toccherà a voi; ma, come vera e buona madre, darete voi e loro ad onore e gloria del nome di Dio; e così sarete vestita del vestimento nuziale. Ma acciocchè meglio vi possiate vestire, voglio che leviate il desiderio, e l'affetto vostro dal mondo, e da ogni sua cosa; e che apriate l'occhio dell'intelletto a cognoscere l'amore che Dio vi ha; che per amore vi ha dato il Verbo dell'Unigenito suo Figliuolo; e 'l Figliuolo vi ha data la vita con tanto fuoco d'amore, e ha svenato el corpo suo, facendoci bagno di Sangue. Ignoranti e miserabili noi, che non cognosciamo, nè amiamo tanto benefizio! Ma tutto questo è però che l'occhio è serrato; che se fusse aperto, ed avesse posto per obietto Cristo Crocifisso, non sarebbe ignorante nè ingrato a tanta grazia. E però vi dico, che sempre apriate quest'occhio. Fermatelo e stabilitelo nel consumato Agnello, acciocchè ignoranzia non caggia mai in voi.


Orsù, figliuola dolcissima, non tardiamo più; ricoveriamo il tempo perduto con vero e perfetto amore; sicchè in questa vita vestendoci per grazia del vestimento detto, noi godiamo ed esultiamo nelle nozze della vita durabile, voi insieme con lo sposo e figliuoli vostri. E confortatevi dolcemente, e siate paziente, e non vi conturbate, però che io abbia tenuto troppo Stefano; però che io ne ho presa buona sicurtà; perché per amore e affetto sono fatta una cosa con lui; e però ho preso delle cose vostre, sì come di cosa mia. Credo che non l'aviate avuto troppo per male. Io per voi e per lui insino alla morte voglio adoperare ciò che io potrò. Voi, Madre, l'avete partorito una volta; e io lui e voi e tutta la vostrafamiglia voglio partorire in lagrime e in sudore, per continue orazioni e desiderio della salute vostra.


Altro non dico. Raccomandatemi a Corrado, e benedicetemi tutta l'altra famiglia, e particolarmente la mia pianta novella che di nuovo s'è cominciata a piantare nel Giardino della santa Chiesa. Fate che vi sia raccomandato, e che voi mel notrichiate in virtù, sicchè gitti odore fra gli altri fiori. Dio vi riempia della sua dolcissima grazia. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCXLVIII - A Bartolo Usimbardi, e a monna Orsa sua donna, e a Francesco di Pipino sarto e a monna Agnesa sua donna, da Firenze

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli e figliuole in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi arsi e consumati nel fuoco della divina carità, il quale è quel fuoco che, ardendo, non consuma, ma fa ingrassare l'anima, e uniscela e trasformala in sè, fuoco d'amore divino. Quando l'anima,ragguarda sè avere l'essere, e poi anco vedrà che per amore Dio eterno ha donato a noi il Verbo del Figliuolo suo, perché pagasse per noi il debito al quale eravamo obbligati, e traesseci dall'oscura prigione e servitudine del dimonio, della quale non poteva l'uomo uscirne. Ed esso Verbo divino, diventando uomo mortale, entrò al campo della battaglia per noi; e, sconfiggendo il dimonio, ruppe l'oscura prigione, e trasseci della misera servitù, nella quale tanto tempo era stata tutta l'umana generazione; e con la Croce aperse a noi la porta di vita eterna. E tutto questo ha fatto per amore. Avendoci dunque mostrata la via, aperta la porta; rimane solo da noi se non camminiamo per essa; però che possiamo andare francamente e con grande confidenzia sotto questo gonfalone glorioso della croce. Però che e' nemici sono sconfitti, e spaventansi per esso; e il dolce Dio nostro con grande amore ci aspetta e c'invita che andiamo a godere lui, sommo eterno Bene.
O amore inestimabile, o carità immensa, o fuoco di divina carità! quale sarà quel cuore che vedendosi amare con tanto fuoco d'amore, che non si dissolva per amore, e che non si trasformi tutto in lui? Troppo è duro, e drittamente cuore più duro del diamante, che non si scalda a tanto fuoco. Voglio adunque, carissime figliuole mie, monna Orsa e monna Agnesa, che voi vi destiate dal sonno della negligenzia, e che vi leviate a vedere coll'occhio dell'intelletto tanto fuoco d'amore. E il simile dico a voi,figliuolo mio Francesco. E vedutolo, sarete costretti ad amare: amando, vi sarà leggiero di portare ogni gran fascio per Dio. E subito si estenderà sopra il prossimo vostro, che è quella cosa che è più amata da Dio: e così adempirete l'amore di Dio e del prossimo. Altro, per la brevità del tempo, non dico per ora, se non che voi vi confortiate in Cristo crocifisso, e bagniatevi nel sangue dolcissimo suo. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCXLIX - A Francesco di Pipino sarto in Firenze e a monna Agnesa sua donna

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo e figliuola, in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi veri pellegrini. Ogni creatura che ha in sè ragione, è pellegrina in questa vita: perocchè non è qui il nostro fine; ma il termine dove dobbiamo andare e per lo quale noi fummo creati, è vita eterna. E però io voglio che noi camminiamo: chè la via è fatta; cioè la dottrina di Cristo crocifisso, per la quale chi va, non va in tenebre, ma giunge a perfettissima luce. Convienci dunque avere la condizione del pellegrino; il quale, per diletto che trovasse, nè per malagevolezza di cammino, non si volle a tornare a dietro, nè si pone a restare fra via, ma con perseveranza cammina infino a tanto che giugne al termine suo. Or così, carissimi figliuoli, conviene fare a noi. Noisiamo entrati in questo cammino della dottrina del dolce e amoroso Verbo, Per giugnere al Padre eterno: e trovianci in mali paesi, e malagevoli delle ingiurie e schernidelle creature e delle battaglie delle dimonia. E non ci conviene però ponere a sedere e vollere il capo indietro per impazienza; ma virilmente col lume della fede trapassare tutto, e con vera umiltà chinare il capo alla dolcevolontà di Dio, che per nostra utilità ci permette questi oscuri passi, acciocch'abbia più di che remunerarci. Perocchè, come dice il glorioso apostolo santo Jacopo: «Beato è colui che sostiene la tentazione; però che quando sarà provato, riceverà la corona della vita». E santo Paolo dice: «Non sarà coronato, se non chi legittimamente averà combattuto». Rallegratevi dunque, quando vi vedete ricevere le molte molestie dalle dimonia, o dalle creature; però che essi vi fabbricano la corona: e con vera perseveranza camminate per la strada della verità. E così e' molti diletti, onori e piaceri che il mondo ci mostrasse, o promettesse, e la nostra fragile carne desiderasse, anco non vi faccia ponere a riposare per diletto; ma, come veri pellegrini, fate vista di non vedere, seguitando il vostro viaggio con fortezza, insino alla morte, acciò che giugniate al termine vostro. Or così vi prego che facciate per l'amore di Gesù Cristo. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCL (250) - All'abbate di Sant'Antimo

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; col desiderio di vedervi con vero e dolcissimo lume,il quale lume è necessario all'anima; cioè, d'aprire l'occhio dell'intelletto a vedere e ragguardare e giudicare la somma ed eterna volontà di Dio in voi. Questo è quello dolce vedere che fa l'uomo prudente, e non ignorante; fállo cauto, e non leggermente giudicare la volontà degli uomini, come spesse volte fanno i servi di Dio, con colore di virtù e con zelo d'amore. Esso lume fa l'uomo virtuoso, e non timoroso. E con debita riverenzia giudica la volontà di Dio in sè; cioè, che quello che Dio permette, o persecuzione o consolazione, o dagli uomini o dal dimonio, tutto vede che è fatto per nostra santificazione; e godesi della smisurata carità di Dio, sperando nella providenzia sua, che provede in ogni nostra necessità; ogni cosa dà con misura; e se cresce la misura cresce la forza. Questo vede l'anima e cognosce, quando, alluminato l'occhio dell'intelletto suo, ha cognosciuta la volontà di Dio, e però n'è fatto amatore.

Dico che questo lume non giudica la volontà de' servi di Dio, nè di veruna altra creatura; ma giudica ed ha in reverenzia che lo Spirito Santo gli guidi; e però non piglia ardire di mormorazione: che essi siano giudicati dagli uomini, ma solo da Dio. Benchè potremmo dire: è veruno servo di Dio, che sia tanto alluminato, che un altro non possa vedere più di lui? No: anco è di necessità, per manifestare la magnificenzia di Dio, e per usare l'ordine della carità, che l'uno servo di Dio con l'altro usinoe participino insieme il lume e le grazie e i doni che ricevono da Dio: e perché si vegga che il lume e la magnificenzia della propria dolce Verità si manifesti infinita, come ella è, e non finita; e perché noi ci umiliamo a cognoscere il lume e la Grazia di Dio ne' servi di Dio. Li quali egli pone come fonti; e chi tiene un'acqua, e chi ne tiene un'altra; i quali sono posti in questa vita per dare vita ad essi medesimi, e per consolazione e refrigerio degli altri servi di Dio, che hanno sete di bere queste acque, cioè di molti doni e grazie che Dio pone ne' servi suoi. E così sovviene alla nostra necessità.

Sicchè, egli è vero che non è veruno che sia tanto illuminato, che spesse volte non abbia bisogno del lume d'altrui; ma colui che è alluminato di questa dolce volontà di Dio, dà lume con lume di fede; non giudicando con mormorazione, e scandalo di colui che egli vuole consigliare; ma per sì fatto modo, che sta e rimane senza pena. Onde, se egli s'attiene al consiglio suo, godene; e se egli non s'attiene al consiglio suo, godene; e se egli non vi s'attiene, giudica dolcemente che non è senza misterio e senza necessità, e con providenzía e volontà di Dio. E però rimane in pace e in quiete e senza pena; perocchè è vestito di questa volontà; e non si affanna di parole, partecipando con altrui i suoi pareri; anco, s'ingegna d'annegarli e di mortificarli nel parere dolce di Dio; offerendogli ogni dubbio e timore che egli n'avesse. Liberamente offera sè, e il dubbio che ha dal prossimo suo dinanzi a Dio. Or con questa dolce prudenzia vanno e stanno coloro che sono alluminati di questo vero lume: onde in questa vita gustano vita eterna.

Il contrario è di coloro che sono ignoranti; poniamochè servono a Dio: i quali pur s'hanno serbato ancora de' loro giudicii e de' loro pareri, colorati di virtù e dizelo d'amore. E per questo cadiamo spesse volte in grandi difetti e in molti scandali e mormorazioni. E però c'è bisogno il lume vero e schietto. Ma non so che si possa bene avere se non si perde la nuvola e la tenebra di noi; che il nostro parere non sia fermo, ma dia a terra. Oh lume glorioso! O anima annegata, perduta sei nel lume; perocchè non vedi te per te, ma vedi solamente il lume in te; e in quello lume vedi e giudichi il prossimo tuo. Così vedi e ami e hai in riverenzia il prossimo tuo nel lume, e non nel tuo parere, nè nel falso giudicio dato per zelo d'amore. Bene è da aprirce dunque, e speculare con l'occhio dell'intelletto nostro, con la perduta e annegata volontà. E così col lume dell'amore vero, e reverenzia della volontà di Dio, e di quella de' suoi servi, acquisteremo il lume, e giugneremo alla perfetta e vera purità; e non saremo scandalizzati nel servi di Dio. Perocchè non ne saremo fatti giudici: ma saremo consolati in loro, e dello stare, dell'andare e d'ogni loro operazione goderemo, avendo giudicato e veduto la volontà di Dio in loro. Orsù dunque, carissimo padre e figliuolo, poniamoci al petto della divina Carità, e ine gustiamo questo dolce e soave latte, il quale ci farà venire alla perfezione de' Santi, e seguitare le vestigie e la regola dell'Agnello. Perderemo il timore, e metterenci fra le spine e fra triboli, e none schiferemo labore: ma dorrenci dell'offesa de' mormoratori, e dello scandalo degli uomini; e porterengli con grande compassione dinanzi a Dio. E noi seguiteremo l'operazioni sante, cominciate per onore di Dio e salute delle anime; e finiremo nella sua dolce volontà. Sopra questa materia io non dico più, se non che noi ci anneghiamo nel sangue di Cristo crocifisso; senza veruno timore (vi dico), sapendo che se Dio è per noi, neuno sarà che sia contra noi.

La mia venuta non so quando ella potrà essere. Non posso sapere quanto io mi starò. Spaccierommi il più tosto che si potrà; sempre compiendo in me, nell'andare e nello stare, la dolce volontà di Dio, e non quella degli uomini. Fovvi sapere, a voi e agli altri, che tante pene e cogitazioni vi lassate cadere nel cuore, che io non sto nè mi vo affatigando, con le molte infirmitadi, a diletto, se non quando io son costretta da Dio per lo suo onore e per salute dell'anime. Onde, se del bene i cuori infermi ne vogliono pigliare male, io non ne posso fare altro. Non debbo però io vollermi indietro, e lassare stare l'arato; perocchè così parrebbe che noi arassimo a petizione degli uomini, onde verrebbe la zizzania, e affogherebbe il grano. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLI (251) - A monna Agnesa, donna di Francesco di Pipino sarto

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. lo Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti vestita della vera e reale virtù; perocchè senza la virtù non possiamo piacere a Dio. Ma queste virtù non le puoi trovare altrove che nell'affetto della Carità; e l'affetto della Carità si trova nel dolce e amoroso Verbo. Le quali virtù si nutricano in sul arbolo della santissima croce. Tu dunque, come vera figliuola, attáccatí a questo arbolo, a ricogliere di questi frutti. E a questo t'inebrierai e vestiraidelle vere e reali virtù. Bágnati nel sangue di Cristo crocifisso, e nasconditi nel costato suo; e ine fa una dolce abitazione, per uno santo cognoscimento di te, e con uno vero cognoscimento della larghezza della bontà sua. Ine concepi uno amore all'onore suo e salute dell'anime, offerendo dolci e amorosi desiderii dinanzi a Dio per loro. Altro non dico. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLII - A Gregorio XI, essendo a Cornelo

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo e reverendissimo padre in Cristo dolce Gesù, la vostra indegna e miserabile figliuola Catarina vi si raccomanda nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedere il cuore vostro fermo e stabile, e fortificato in vera e perfetta pazienzia; considerando che 'l cuore debile, volubile e senza pazienzia, non potrebbe venire a fare lì grandi fatti di Dio. Ogni Creatura ragionevole, se vuole servire a Dio ed essere vestita delle virtù, conviene averequesta costanzia, fortezza e pazienzia: altrimenti, non averebbe: mai Dio nell'anima. Che se l'uomo si volgesse alla prosperità per disordinato diletto, delizie e piacimento di sè o del mondo; o all'ingiurie e tribolazione si volgesse per impazienzia, e lassasse l'affetto delle, virtù,le quali virtù ha concepute nell'animo per santo desiderio, e vuole acquistare; egli debbe bene vedere, che la virtù non s'acquista nè diventa perfetta senza 'l suo contrario.Che se egli schifa il contrario, séguita che fugge lavirtù, con lav quale virtù debbe contrastare e abbattere il vizio, che è contrario alla virtù; con l'umilità cacciarela superbia: le ricchezze e delizie e stati del mondo con la volontaria povertà. La pace cacci e sconfigga la guerra dell'anima sua e del prossimo suo; la pazienzia vinca la impazienzia per amore dell'onore di Dio e della virtù. E per odio e dispiacimento di sè portare fortemente con pazienzia li strazii, ingiurie, schernì e villanie, pene dicorpo, e danni temporali. Così debbe essere costante, fermo, stabile e paziente: altrimenti, non sarebbe servo di risto, ma diventerebbe servo e schiavo della propria sensualità, la quale sensualità gli tolle questa costanzia, efalo pusillanimo, con piccolo e debile cuore. Ma non debbe fare così; anco, si debba ponere per obietto la prima dolce Verità, che col sostenere, portando e sostenendo li difetti nostri, ci rende la vita. O padre santissimo,dolcissimo babbo mio, aprite l'occhio dell'intelletto, e con intelligenzia vedete, se l'è tanto necessaria la virtù ad ogni uomo, a ciascuno per sè medesimo per salute dell'anima sua, quanto maggiormente in voi, che avete a notricare e governare il corpo mistico della santa Chiesa sposa vostra, bisogna questa costanzia, fortezza, pazienzia. Sapete che, come voi intraste pianta novella nel giardino della santa Chiesa, voi vi doveste disponere con virtù a resistere al dimonio, alla carne, e al mondo, che sono tre nemici principali, li quali ci contrastano di dì edi notte; che non dormono mai. Spero nella divina Bontà, che a parte di questi nemici vi ha fatto resistere, efarà in tutto; sicchè egli averà di voi quel fine, per lo quale vi creò, cioè, perché rendeste gloria e loda al nome suo, e perché godeste la bontà sua, ricevendo l'eterna sua visione, nella quale sta la nostra beatitudine. Ora sete vicario di Cristo; il quale avete preso a travagliare e combattere per l'onore di Dio, per salute dell'anime, e riformazione della santa Chiesa: le quali cose sono a Voi travagli e pene, in particolare a voi aggionte, oltre le battaglie comuni, che date sono ad ogni anima che vuole sersvire a Dio, come detto è. E perché è maggiore il peso vostro, però bisogna più ardito e viril cuore, e non timoroso per veruna cosa che avvenire potesse. Chè voi sapete bene, santissimo padre, che come voi pigliaste per sposa la santa Chiesa, così pigliaste a travagliare per lei,aspettando li molti venti contrari di molte pene e tribulazioni, che si facevano incontra a combattere con voi per lei. E voi, come uomo virile, fatevi rincontra a q uesti venti pericolosi, con una fortezza, pazienzia e longa perseveranzia, non volgendo mai il capo addietro per pena nè sbigottimento nè timore; ma perseverate, rallegrandovi nelle tempeste e battaglie. Rallegrisi il cuore vostro: chè nelli molti contrari che sono addivenuti e addivengono, si fanno bene li fatti di Dio; e per altro modo non si fecero mai. Così vediamo che 'l fine della persecuzione della Chiesa, e d'ogni tribulazione che riceve l'anima virtuosa, è la pace acquistata con vera pazienzia e perseveranzia: essa n'esce coronata di corona di gloria.

Questo è dunque il remedio. E però dissi, santissimo Padre, ch'io desiderava di vedervi il cuore fermo e stabile, fortificato in vera e santa pazienzia. Voglio che siateuno arbore d'amore, innestato nel Verbo Amore, Cristo crocifisso; il quale arbore, per onore di Dio e salute delle pecorelle vostre tenga le radici nella profonda umilità.Se voi sarete arbore d'amore, radicato così dolcemente, troverete in voi, arbore d'amore, nella cima il frutto della pazienzia e fortezza, e nel mezzo la perseveranzia coronata; e troverete nelle pene pace, quiete e consolazione, vedendovi conformare in pena con Cristo crocifisso. E così nel sostenere per amore di Cristo crocifisso, con gaudio verrete dalla molta guerra alla gran pace.

Pace, pace, santissimo Padre! Piaccia alla Santità vostra di ricevere li vostri figliuoli, che hanno offeso voi Padre La benignità vostra vinca la loro malizia e superbia. Non vi saràvergogna d'inchinarvi per placare il cattivo figliuolo; ma sa ràvi grandissimo onore e utilità nel cospetto di Dio, e degli uomini del mondo. Oimè, babbo, non più guerra per qualunque modo. Conservando la vostra coscienzia, si può aver la pace. La guerra si mandi sopra gl'infedeli, dove ella debbe andare. Seguitate la mansuetudine e pazienzia dell'Agnello immacolato Cristo dolce Gesù, la cui vece tenete. Confidomi in Domino nostro Jesù Cristo, che di questo e d'altre cose adopererà tanto in voi, che n'adempirò il desiderio vostro e mio: chè altro desiderio in questa vita io non ho se non di vedere l'onore di Dio, la pace vostra, e la reformazione della santa Chiesa, e di vedere la vita della Grazia in ogni creatura che ha in sè ragione. Confortatevi: chè la disposizione di qua, secondo che mi è dato a sentire, è pure di volervi per Padre. E specialmente questa città tapinella; la quale è sempre stata figliuola della Santità vostra; la quale, costretta dalla necessità, gli è convenuto fare di quelle cose che gli sono spiaciute. Pare a loro che il bisogno lo abbi fatto fare. Voi medesimo li scusate alla vostra Santità; sicchè coll'amo dell'amore voi li pigliate. Pregovi per l'amore di Cristo crocifisso, che, più tosto che potete, voi n'andiate al luogo vostro delli gloriosi Pietro e Paolo. E sempre dalla parte vostra cercate d'andare sicuramente; e Dio dalla parte sua vi provederà di tutte quelle cose che saranno necessarie a voi e al bene della sposa sua. Altro non dico. Perdonate alla mia presunzione. Confortatevi, e confidatevi nelle orazioni de' veri servi di Dio, che molto orano e pregano per voi. Domandovi io e gli altri vostri figliuoli umilmente la vostra benedizione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CCLIII - A misser Trincio de' Trinci da Fuligno, e a Corrado suo fratello

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi fratelli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava e' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi veri servi di Cristo crocifisso, e legati nel legame dolce della carità. Il qual legame legò Dio nell'uomo, e l'uomo in Dio; e fu per siffato modo perfetta questa unione, che nè per morte nè per neuna altra cosa si potè separare.

O dolce e vero legame, grande è la forza tua, in tanto che tenesti confitto e chiavellato Dio-e-Uomo in su 'l legno della santissima croce; perocchè nè chiodo nè altro ferro era sufficiente a tenerlo se l'amore dell'onore del Padre e della salute nostra non l'avesse tenuto. Sì forte fu, carissimi fratelli, questo amore, e sì perseverante, chenè dimonia nè altre creature il poterono allentare, che quest'amore non perseverasse. Le creature non lo allentarono nè allentano per le ingiurie che gli erano fatte, e che noi gli facciamo, nè per ingratitudine loro niè nostra; nè le dimonia; perocchè, molestando noi, non lo impediscono che egli non ami. Nè abbandonò l'obedienzia del Padre eterno, ma perseverò infino alla morte della croce, Questo dolce e amoroso Verbo, unigenito Figliuolo di Dio, con molta perseveranzia e pazienzia ci manifesta la volontà e la verità dolce del suo Padre eterno. La volontà sua è la nostra santificazione: questa è la verità; e per questo fine ci creò Dio, cioè perché fussimo santificati in lui a loda e gloria del nome suo, e acciò chenoi godessimo e gustassimo la eterna sua visione. O dolcissimi e carissimi fratelli, io voglio che ragguardiate l'abbondanzia e l'abisso della sua carità: però che, perché l'uomo era accecato e diventato ignorante per la colpa sua, e, non cognosceva questa dolce verità e dolce volontà di Dio, però si volle umiliare all'uomo. Oh miserabile superbia! Bene si debbe vergognare l'anima d'insuperbire dove Dio è umiliato e hacci donato il Verbo velato e vestito della nostra umanità. Or chi può aggiungere solo alla considerazione di vedere l'altezza di Dio discesa a tanta bassezza, e legatosi nell'uomo, e l'uomo in Dio? Aprite, aprite l'occhio dell'intelletto, e vederete quella abbondanzia del sangue dei Figliuolo di Dio; perocchè l'apritura del corpo suo ci ha fatto manifesto, che Dio ci ama inestimabilmente, e non vuole altro che il nostro bene: però che, se egli avesse voluto altro, non ci averebbe dato sì fatto ricompratore. Oh inestimabile e dolcissima carita! La caverna del corpo tuo è aperta per lo calore del fuoco dell'amore della nostra salute. Tu, Dio eterno, se' fatto visibile, e dato ci hai il visibileprezzo, acciocchè la bassezza dell'intelletto nostro non abbia scusa di non potersi levare, però che tu se' fatto basso, e insiememente la bassezza è unita coll'altezza. Così dunque per forza d'amore si levi lo intelletto e l'affetto dell'uomo, cognoscendo in te la bassezza della tua umiltà, e a cognoscere l'altezza ed eccellenza della tua carità, deità eterna. Così dicesti tu, dolce e amoroso Verbo: «Se io sarò levato in alto, ogni cosa tirerò a me». Quasi volesse dire questa dolce Verità eterna: «Se io sarò abbassato alla umiliazione della obrobriosa morte della Croce, io trarrò i cuori vostri all'altezza della divinità, e carità increata». Perocchè, tratto il cuore dell'uomo, si può dire che sia tratto tutto l'affetto e le potenziedell'anima, con tutti li esercizi spirituali e temporali. E anco perché ogni cosa creata è fatta in servizio dell'uomo; tratto dunque l'uomo, è tratto tutto. E però disse: «Se io sarò levato in alto, ogni cosa trarrò a me».

Bene è dunque da aprire l'occhio dell'intelletto, e ragguardare l'affetto del suo Creatore. Voglio dunque che pensiate, carissimi fratelli, che quando l'occhio dell'intelletto è offuscato coll'amore proprio sensitivo, non può cognoscere questa verità: perocchè, come l'occhio infermo, pieno di terra e di carne, non può vedere la luce del sole; così l'occhio dell'anima non può vedere, se egli è ricoperto di terra di disordinato amore e affetto del mondo, cioè di queste cose transitorie, che passano come il vento: e se egli è ricoperto d'affetto carnale non vivendo onestamente, ma disonestamente s'involge nel loto della carnalità, la quale miseria fa diventare l'uomo animale bruto, e toglieli il lume e il cognoscimento. Questi cotali, dico, che non possono cognoscere questa verità; e anco sono fatti amatori della bugia, e seguitano le vestigio del padre loro, cioè il dimonio; che è padre delle bugie.

Voglio dunque che leviate l'occhio dell'intelletto e l'amore da queste cose transitorie, e da ogni vizio carnale, e purifichiate l'anima vostra col mezzo della santa confessione. Non dico però, che lasciate lo stato vostro, più che lo Spirito santo ve ne spiri; ma voglio che teniatecol santo timor di Dio, virilmente stando come uomini virtuosi, e non come stolti animali; tenendo con giustizia e con benignità i sudditi vostri. E lo stato del santo matrimonio, tenerlo. E non vogliate contaminarlo, cioè romperlo per niuno appetito disordinato; ma rifrenare i sentimenti vostri con la memoria del sangue di Cristo e dell'unione della natura divina unita con la natura umana. Vergognerassi allora la miserabile carne vostra di venire a tanta miseria; e sentirà l'odore della purità, avendo questa santa considerazione; e con riverenzia e timore di Dio starà nel santo matrimonio. E abbiate in riverenza e' dì che sono comandati dalla santa Chiesa. Facendo così, sarete arbori fruttiferi; e il frutto che uscirà di voi, sarà buono, e renderà gloria e loda al nome di Dio; e sarete innestati nell'arboro della vita, Cristo dolce Gesù; il quale vi legherà in quello legame forte dell'amore che il tenne confitto e chiavellato in croce. E così parteciperete questa fortezza, essendo legati con Dio e col prossimo con questo dolce legame; intanto che non sarà nè dimonio nè creatura che ve ne possa trarre, che voi non siate forti e perseveranti in sino alla morte. Nè per ingratitudine degli uomini cui voi serviste, i quali fossero ingrati verso di voi, nè per diverse e molte cogitazioni che il dimonio vi mettesse nel cuore, d'odio o di molti dispiacimenti del prossimo vostro, non allenterà però l'amore, nè vi torrà la fortezza, essendo uniti elegati nel legame della carità, come detto è. Anco, sarete veri servi di Cristo crocifisso nello stato vostro. In altro modo non potreste participare la vita della Grazia. E però vi dissi che io desideravo di vedervi veri servi di Cristo crocifisso, legati nel legame dolce della carità. Spero nella bontà di Dio che adempirete la volontà sua e il desiderio mio: e questo sarà per la sua bontà, e per lo servizio che fate alla dolce sposa sua. Perocchè egli è lo Dio nostro, grato e cognoscente a coloro che 'l servono. Molto gli sono grati tutti li servizi che noi gli facciamo;ma tra gli altri che gli siano molto grati, è quello che si fain servizio della santa Chiesa, in qualunque modo e in qualunque stato noi gli serviamo, è vero che quanto più l'uomo le serve con ischietto cuore e senza alcun rispetto, tanto egli è più piacevole: nondimeno ognuno gli è piacevole; e è misurato secondo la misura dell'amore. E come egli remunera il servizio, così punisce l'offesa; e come egli è più remunerato colui che più serve, così è più punito colui che più offende. Questo, perché? Perché serve il sangue di Cristo, e disserve il sangue di Cristo; e però séguita più remunerazione, e più punizione. Dunque, dolcissimi fratelli in Cristo dolce Gesu; siatemi servi fedeli a Cristo crocifisso e alla dolce sposa sua: e così gusterete e cognoscerete la volontà eterna di Dio, la quale non vuole altro che la nostra santificazione; e, come detto è, ce l'ha mostrata con la bassezza della nostra umiltà, e col sangue dolce sparto per noi, con tanto fuoco d'amore.

Lavatevi dunque, per fede e speranza nel sangue di Cristo crocifisso; e con questa dottrina nutricate la famiglia vostra. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)