00 26/11/2008 10:54
Maria modello di lectio divina

Attraverso la lectio divina ai credenti viene dato non solo il potere di divenire figli di Dio (Gv 1,12), ma che il Cristo, accolto prima da Maria e da lei nato, abiti per la fede nei nostri cuori (Ef 3,17-19).


La nostra riflessione oggi si rivolge a Maria come modello della lectio divina. Sarà così più facile intuire il coinvolgimento che l’ascolto della parola di Dio, mediante la lectio, esige dalla Chiesa e da ciascuno di noi.


Inoltre, potremo intuire come la lectio divina non è un esercizio speculativo o raziocinante, ma è prima di tutto accoglienza del progetto di Dio: «che Cristo sia tutto in tutti» (Col 3,11; cf Gal 3,28) e lo Spirito lo va attuando in coloro che gli si sottomettono.

In questa prospettiva del mistero della lectio è quindi indispensabile considerare la figura di Maria quale madre e modello della lectio.



La caduta e la cacciata dal giardino dell’Eden di Michelangelo (1509-10, Cappella Sistina, Vaticano).
L’uomo cede a se stesso

Diventiamo ciò che assimiliamo


L’uomo è per natura un essere in divenire e perciò un essere aperto e bisognoso di ricevere. Tutta la crescita umana è contrassegnata dalla legge del ricevere. Noi sviluppiamo la nostra intelligenza accogliendo delle nozioni. Sviluppiamo il nostro corpo e lo manteniamo in vita aprendoci all’aria che preme attorno a noi, assumendo il cibo che lo nutre. Non possiamo stare senza ricevere.

In fondo anche quando agiamo sulla realtà, la realtà stessa ci plasma. Un lavoro che facciamo con facilità è una espressione del nostro essere, ma è anche, di rimando, un plasmare e ampliare le nostre capacità.
La dinamica della crescita umana pone dunque una grande responsabilità di fronte a noi stessi: diventiamo ciò che assimiliamo.

La sapienza cristiana sta appunto nel selezionare quanto ci è giovevole: «Tutto è vostro!», dice san Paolo ai corinti, tutto però deve essere in funzione della nostra vera crescita, poiché «voi siete di Cristo» (1Cor 3,22).

La parola di Dio, dicevamo, ci propone il progetto che in modo personale dobbiamo realizzare: essere conformi all’immagine che è Cristo, Figlio di Dio (Rom 8,29).

L’uomo cede facilmente a un’altra parola, cede a se stesso. Eva ne è la figura esemplare. L’uomo era stato avvertito di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, perché sarebbe morto (Gen 2,16-17). L’uomo, cioè, non ha in se stesso la possibilità, un criterio per differenziarsi da se stesso, è chiuso nella sua limitata possibilità e, basandosi esclusivamente su ciò che sente, muore.

A livello psicologico il peccato di Adamo e di Eva è un individualismo infantile, tipico di ogni nevrotico: la paura di crescere e al tempo stesso il desiderio di conservare se stesso racchiuso nelle sue esperienze emozionali primitive. Di conseguenza Adamo ed Eva non accettano la limitazione proposta da Dio e del loro essere in divenire, bisognosi di una guida: il comando di Dio, la sua Parola. Non accolgono il dono della Parola, si chiudono e si basano sulle loro possibilità, non crescono più e muoiono: «quando tu ne mangiassi, certamente moriresti» (Gen 2,17).

Cristo dirà poi: «Chi perderà la propria vita a causa mia [...], la salverà» (Mc 8,35): se tu vuoi la vita, la devi perdere, non devi credere al progetto di te stesso stimolato solo da tuoi desideri, dal tuo essere creatura. Il tuo progetto è in te, ma non l’hai voluto e pensato tu. Lo puoi conoscere nella misura che cresci: per crescere devi ricevere e per ricevere devi aprirti all’accoglienza della Parola.


Annunciazione (Salterio di Sant’Albano, 1120 ca.). Maria, con il libro in grembo,
è l’antitipo di Eva: si fa ascoltatrice della Parola

Una vita per l’accoglienza

Maria, al contrario, manifesta un altro atteggiamento. Apparentemente, la sua vita fino all’Annunciazione è insignificante, ha solo una disponibilità verso la parola di Dio. Crede che il modo migliore per accogliere la Parola sia non sposarsi, rimanere vergine. Il suo rimanere vergine non è principalmente un fatto biologico. È la verginità del cuore: l’unico suo desiderio, cioè, è rimanere aperta solo al Padre.

Tutto il resto, la realizzazione della sua vita secondo i parametri umani, è escluso. Rimane aperta solo per la Parola. E quando la Parola fu inviata, la accolse e la Parola «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).

Tutta la vita di Maria era stata preparata a questa accoglienza. Certamente lei non era cosciente di essere colei che doveva dare spazio nel suo grembo a Colui che era stato promesso (Gen 3,15; Is 7,14-15). Nel suo essere, Dio aveva preparato un posto per il Figlio suo. La parola dell’angelo fa emergere alla coscienza di Maria ciò che lo Spirito aveva già operato in lei.

Come in Maria, così in ciascuno di noi vi è un inconscio che non conosciamo. Ciò che dice san Paolo per la preghiera (Rm 8,26) vale anche per la nostra vita: noi non sappiamo cosa essa contenga nel suo progetto più vero.

Sono la parola di Dio e il suo Spirito che manifestano, fanno emergere al nostro spirito che siamo figli (Rm 8, 16).

La lectio divina dunque è il mezzo che il cristiano (guidato dallo Spirito del Signore) deve usare per rendersi cosciente di ciò che in realtà egli è.

Siamo realmente figli, dice Giovanni (1Gv 3,1-2), anche se non si è ancora manifestato ciò che siamo. Sono la Parola e lo Spirito che ci aiutano già da ora a intuire come di riflesso e in modo confuso (1 Cor 13,12) ciò che già siamo.

La lectio, in altre parole, è il mezzo di cui disponiamo per rendere cosciente la presenza non conosciuta dello Spirito che è in noi e lo Spirito ci manifesta la presenza del Signore (Gv 16,13-15).

Si possono intendere in questo senso le parole dell’Apocalisse (Ap 3,20). Ecco io sto alla porta della tua consapevolezza e busso. Con che cosa? Mediante lo Spirito che geme in noi (Rm 8,23), se tu mi apri questa porta della tua presa di coscienza, io entro. La chiave per aprire questa porta è la lectio divina e la teniamo noi.

Allora, se tu apri, io entrerò e cenerò con te e tu con me. Come? Cosa è questa cena? Ce lo spiega Cristo stesso: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).

La lectio divina non è solo conoscenza, è vita in gestazione, in crescita. Ancora Giovanni (Gv 20,31) dice chiaramente: la Parola è stata scritta per suscitare la fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio e, credendo, avere la vita nel suo nome. La parola di Dio viva ed eterna è un seme immortale che ci ha rigenerati e ci rigenera continuamente (Pt 1,23). L’analogia della maternità con Maria, pur essendo totalmente diversa in quanto la maternità di Maria è ipostatica, come si dice, non è meno reale anche per noi.

«Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? [...] Coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8, 21; Mt 12,49). Luca pone questa frase dopo la parabola del seme, che è la parola di Dio. Il seme ha in sé un principio generativo di vita. Poiché il seme è la parola di Dio (Lc 8,11), genera figli di Dio, fratelli del Figlio, il quale è il primogenito tra molti fratelli (Rm 8,29).

La lectio dunque è per crescere nella somiglianza, conformarsi, modellarsi alla stessa forma di Cristo. In altre parole, è divenire fratello di Cristo e, di conseguenza, figli del Padre suo e Padre nostro (Gv 20, 17).

Giuseppe Daminelli
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"Se sarete ciò che dovrete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (S.Caterina da Siena)

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 12/12/2007 11.36
08/12/2007 18.00.59



L'invito di Maria a costruire insieme un mondo più giusto e pacifico al centro dell'omaggio del Papa alla statua dell'Immacolata in Piazza di Spagna







E nella Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, il Santo Padre si è recato, nel pomeriggio, in Piazza di Spagna per il tradizionale atto di venerazione alla statua della Madonna. Lungo il percorso, Benedetto XVI ha sostato brevemente davanti alla Chiesa della Santissima Trinità, in Via Condotti, per l’omaggio dell’Associazione dei Commercianti della zona. Il servizio di Isabella Piro:


(canto ‘Ave Maria’)


Non li ha intimoriti il cielo plumbeo e minaccioso di pioggia: non ha fermato i tantissimi fedeli accorsi in Piazza di Spagna per venerare la Madonna. Affollata all’inverosimile la lunga scalinata di Trinità dei Monti, piena di pellegrini fino all’ultimo gradino. A tutti, uno per uno, sono giunte le parole del Papa, che ha definito “un appuntamento tradizionale” l’omaggio floreale di un cesto di rose bianche alla Beata Vergine di Piazza di Spagna:

“Questa manifestazione religiosa è al tempo stesso un’occasione per offrire a quanti a Roma vivono o vi trascorrono alcuni giorni come pellegrini e turisti, l’opportunità di sentirsi, pur nella diversità delle culture, un’unica famiglia che si raccoglie attorno ad una Madre che ha condiviso le quotidiane fatiche di ogni donna e mamma di famiglia. Una madre però del tutto singolare, prescelta da Dio per una missione unica e misteriosa, quella di generare alla vita terrena il Verbo eterno del Padre, venuto nel mondo per la salvezza di tutti gli uomini”.

Una fede intrepida, una speranza incrollabile e un amore umile e sconfinato – ha aggiunto Benedetto XVI – hanno accompagnato Maria nel suo pellegrinaggio terreno. A lei, “nostra Madre”, dobbiamo quindi volgere il nostro sguardo, cercando di far tesoro di ogni suo materno insegnamento:

“Questa nostra celeste Madre non ci invita forse a fuggire il male e a compiere il bene seguendo docilmente la legge divina iscritta nel cuore di ogni uomo, di ogni cristiano? Lei, che ha conservata la speranza pur nel sommo della prova, non ci chiede forse di non perderci d’animo quando la sofferenza e la morte bussano alla porta delle nostre case? Non ci chiede di guardare fiduciosi al nostro futuro? Non ci esorta la Vergine Immacolata ad essere fratelli gli uni degli altri, tutti accomunati dall’impegno di costruire insieme un mondo più giusto, solidale e pacifico?”


È Maria “piena di grazia” –ha proseguito il Sommo Pontefice- a ricordarci che siamo tutti fratelli e che Dio è il nostro Creatore e il nostro Padre:

“Senza di Lui, o ancor peggio contro di Lui, noi uomini non potremo mai trovare la strada che conduce all’amore, non potremo mai sconfiggere il potere dell’odio e della violenza, non potremo mai costruire una stabile pace”.

Citando poi la sua seconda Enciclica, ‘Spe Salvi’, pubblicata all’inizio dell’Avvento, il Papa ha invocato Maria come “stella della speranza”:

“Lei, con il suo ‘sì’, con l’offerta generosa della libertà ricevuta dal Creatore, ha consentito alla speranza dei millenni di diventare realtà, di entrare in questo mondo e nella sua storia. Per mezzo suo Dio si è fatto carne, è divenuto uno di noi, ha piantato la sua tenda in mezzo a noi”.

Al termine dell’atto di venerazione, mentre un tiepido raggio di sole scaldava la Piazza, Benedetto XVI si è rivolto ai pellegrini radunati nei santuari mariani di Lourdes e Fourvière, in occasione dell’Anno Giubilare per il 150° anniversario delle apparizioni della Beata Vergine a Santa Bernadette. “Possano i santuari – ha detto il Papa – sviluppare la loro vocazione alla preghiera e all’accoglienza di coloro che vogliono, in particolare con il sacramento del Perdono, ritrovare il cammino di Dio”.

(canto ‘Ave Maria’)



"Un segno di sicura speranza e consolazione" sulla via dell'Avvento. E' questo il significato della festa dell'Immacolata, posto in risalto dal Papa all'Angelus di stamattina. Ma cosa dice oggi, alla Chiesa e al mondo, una delle solennità mariane più importanti dell'anno liturgico? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano:


R. - La strada che conduce a Betlemme e che noi ripercorriamo ogni anno nell’Avvento è una strada illuminata dall’Immacolata. Cosa significa Immacolata? Vorrei illuminare questo dogma attraverso l’opera di Michelangelo, la Pietà. Entrando nella Basilica, l’occhio cade - direi spontaneamente - su questo gruppo marmoreo, straordinario e famosissimo. Quando l’occhio cade sul volto di Maria, si ha una sorpresa: Maria è raffigurata molto giovane, quasi adolescente. Eppure, quando Maria prese tra le sue braccia, anzi raccolse tra le sue braccia, il corpo crocifisso del Figlio, sicuramente non era più giovane. Perché allora Michelangelo l’ha raffigurata così giovane? Per dirci che Maria era Immacolata e per dirci che la vecchiaia del mondo è il peccato. Il peccato è la malattia dell’umanità; il peccato è l’infezione che demolisce la gioia umana. Maria è esente da ogni peccato e, pertanto, Maria è la giovinezza dell’umanità. Nel suo cuore non è entrata nessuna ombra di peccato. Per questo Maria è il sogno di Dio e, in qualche modo, è anche il nostro sogno. Anche noi, attraverso un cammino di purificazione, siamo chiamati ad accostarci a Maria e a ritrovare l’innocenza che ci rende belli e ci rende felici.


D . - La Vergine è stata preservata dal peccato, ma oggi il senso del peccato si sta perdendo ed è sempre più sostituito dal senso di colpa, che può essere anche devastante e portare alla disperazione …


R. - E’ vero, si sta perdendo il senso del peccato. Quando si perde il senso del peccato vuol dire che si è perso anche il senso di Dio. E senza Dio, cos’è la vita? Dio non ha mai bisogno di punire; Dio non punisce nessuno, ma quando si rifiuta Dio la punizione è dentro il rifiuto stesso di Dio, perché si perde il senso della vita. Mi limito soltanto ad alcune citazioni. Jean-Paul Sartre, ateo, arriva a questa conclusione: “L’uomo è una passione inutile”; ma una passione inutile, vale allora la pena di viverla? Richard Hoggins, uno scienziato ateo, arriva a dire: “L’uomo è un atomo risibile, senza significato e senza senso”. Ma si può vivere così la vita? Questa è già una punizione. Il peccato, e cioè il rifiuto di Dio, si punisce cadendo nel non senso e, quindi, nella disperazione. La nostra epoca è un’epoca disperata, proprio perché ha rifiutato Dio e Dio è la trave portante della vita. Se si toglie la trave portante della vita, cade la vita stessa, ci cade addosso la vita, che non ha più senso. Tutto il disprezzo della vita che c’è oggi, l’incapacità di affrontare qualsiasi difficoltà, qualsiasi sacrificio e la reazione violenta: tutto questo non è altro che la conseguenza e il frutto del rifiuto di Dio. E’ frutto del peccato.


D. - Quest’anno, la festa dell’Immacolata coincide con l’inizio delle celebrazioni del 150.mo anniversario delle apparizioni della Madonna a Lourdes. Qual è il significato di queste apparizioni, come anche di ogni altra apparizione della Madonna?


R. - La Madonna è Madre ed è Madre della Chiesa e dell’umanità. E’ stata consacrata Madre dell’umanità sulla Croce, quando Gesù ha detto a Maria, mentre aveva le mani inchiodate al patibolo: “Donna, ecco tuo Figlio” e, quindi, così facendo le ha detto: “Fai da Madre”. Maria, con la sua innocenza e con la sua umiltà, ha preso sul serio le parole di Gesù - fai la Madre - e Maria fa la Madre. Le apparizioni sono la maternità attiva. Maria interviene ed interviene quando vede i figli in difficoltà, quando vede soprattutto i figli che dimenticano il Vangelo. E Maria lo ricorda, perché nelle apparizioni mariane, Maria non dice nulla di nuovo. E’ come una mamma premurosa che prende il figlio, gli mette davanti il Vangelo e gli sottolinea qualcosa che dimentica. A Lourdes, Maria ci ha sottolineato: “E’ necessaria la preghiera se volete vivere, è necessaria la penitenza se volte essere liberi. Avete bisogno di preghiera e di penitenza per ritrovare la bellezza dell’innocenza e, quindi, la bellezza della vita”.


D. - Il Papa, per l’occasione, ha concesso l’indulgenza plenaria. Ma noi cristiani siamo coscienti di questi doni così importanti?


R. - Nella misura in cui siamo credenti, si percepisce il valore di questi doni. Nella misura in cui il nostro cuore è puro, allora il nostro sguardo vede la bellezza di questi doni. L’indulgenza rappresenta un grande dono: è l’intercessione di tutta la Chiesa, che viene messa a nostra disposizione. Quando c’è una briciola di fede, non si perdono queste occasioni, non si perdono queste grazie. Noi dobbiamo ritornare alla fede per capire anche la preziosità di una indulgenza.

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=172635




Benedetto XVI all'Angelus: l'Immacolata modello per i giovani che hanno smarrito il valore dell'amore e della corporeità. Il Papa saluta l'inizio dell'Anno giubilare a Lourdes


I giovani di oggi sono “orfani del vero amore” e “vittime” di messaggi che li inducono a considerare il sentimento dell’amore e il proprio corpo un “oggetto di consumo”. Il monito di Benedetto XVI, levato ...»
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 12/12/2007 11.37
Un amico mi chiede in un altro forum:
Il dogma dell'Immacolata venne definito dal b. Pio IX, ma il francescano Sisto IV -alla fine del Quattrocento- aveva istituito la festa liturgica dell'Immacolata. Non me ne voglia Caterina, ma se ben ricordo furono i Domenicani ad osteggiare non poco l'iniziativa di papa Della Rovere...
la mia risposta:
no che non me la prendo...è la verità....
Tuttavia attenzione...non polarizziamo troppo la questione....
Cosa accadde?
San Tommaso d'Aquino, Dottore della Chiesa non dimentichiamolo eh....come ogni santo Dottore NON era infallibile....e sulla questione tutta AL FEMMINILE, aveva delle idee non propriamente chiare...
Chiariamo un fatto: san Tommaso NON si oppose al concetto di MARIA, MADRE DI DIO, IMMACOLATA, ma all'idea che un essere umano potesse nascere senza la colpa.....la differenza appare sottile, in verità è enorme....
L'aquinate quanto altri teologi del suo tempo e dopo di lui TEMEVANO che "dogmatizzare" l'Immacolata potesse in qualche modo far venire meno la verità sul Peccato Originale, come dice il Salmo: "NELLA COLPA SONO STATO GENERATO, NEL PECCATO MI HA CONCEPITO MIA MADRE".....Maria in fin dei conti venne concepita COME OGNI ESSERE UMANO, di conseguenza era impensabile per l'epoca pensare ad un concepimento SENZA COLPA, l'unico concepimento PRODIGIOSO era del Figlio di Dio....

Fu il francescano Duns Scoto a risolvere il dilemma.....uno Scoto che per altro ricevette anche lui delle critiche per altre questioni... ma in questo caso ecco l'illuminazione, disse:

«La perfezione del Mediatore richiede [...] la preservazione da ogni colpa, anche originale: quindi la Vergine fu esente da ogni macchia originale» (Reportatio parisiensis III, d. 3, q. 2).

a risolvere il problema TEOLOGICO fu quella parolina: PRESERVATA.......per preservare occorre un ATTO VOLONTARIO DEL CREATORE......e poichè come dice san Paolo "per mezzo di Cristo tutto è stato rigenerato" Maria in funzione dei meriti di questa Incarnazione, riceve da Dio un dono prima ancora di rivelarsi quale Madre del Verbo Incarnato....

L'Immacolata non fu altro che UNA MATURAZIONE DI UN TITOLO GIA' ASSUNTO DALLA CHIESA per Maria: LA THEOTOKOS.....
Gli Ortodossi infatti NON negano l'Immacolata, la chiamano LA TUTTA-PURA e sostengono che farne un dogma non avrebbe fatto altro che creare una discussione INUTILE.....

Questo detto in parole povere....ovviamente non abbiamo esaurito tutta la disputa che ci fu...
Chi dice che sono frottole che i domenicani (ma non tutti attenzione, solo coloro che dell'aquinate erano discepoli) NON negarono L'Immacolata, solo perchè così pensa di difendere san Tommaso, sbaglia di grosso......
Basta prendere la Summa Theologica e leggere al capitolo dedicato a Maria per capire l'amore di san Tommaso per la Vergine....

Fraternamente CaterinaLD