00 06/11/2009 18:59
Un percorso nella Roma cristiana dal Cinquecento al Settecento

«Porte aperte» a casa dei santi


di Silvia Guidi


"Quanto al portare della croce, ha da essere virtù di Quello che la dà. Scacciate pur voi da voi il timore e la paura. E un poco più levate i vostri cuori in Dio e con Lui misurate le cose" scriveva san Giovanni Leonardi in una lettera datata 16 maggio 1592. A quattrocento anni dalla morte del sacerdote nato a Diecimo (l'attuale Borgo a Mozzano in Lucchesia), i chierici regolari della Madre di Dio ricordano il loro fondatore con una mostra fotografica nella chiesa di piazza Campitelli, a Roma, una delle tappe che compongono il percorso artistico, storico e spirituale che per due giorni (venerdì 6 e sabato 7 novembre) trasformerà alcune residenze di santi romani in un "micropellegrinaggio" a tema.
 

Si parte dalla chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari in cui soggiornò sant'Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei barnabiti. Si prosegue verso Santa Maria Maddalena dove morì san Camillo de Lellis, fondatore dei camilliani, e ancora verso San Francesco a Ripa che ospitò san Carlo da Sezze. Dalla chiesa di San Pantaleo, nella piazza omonima, si accede invece agli appartamenti di san Giuseppe Calasanzio, a cui si deve la nascita degli scolopi; le "camerette" di sant'Ignazio di Loyola nella chiesa del Gesù sono invece quelle in cui il padre dei gesuiti trascorse gli ultimi 12 anni di vita.

L'itinerario si conclude sul Palatino; nel convento di San Bonaventura si trovano le stanze di san Leonardo di Porto Maurizio, ideatore della Via Crucis. Visitare le case dei protagonisti delle vicende culturali e religiose di Roma tra il Cinquecento e il Settecento aiuta a capire la profondità delle parole di Giovanni Leonardi, apparentemente ardue ("con Lui misurare le cose") e percepire la concretezza e l'incisività nella storia di percorsi umani "potenziati" e resi più intensi e fecondi dal continuo dialogo con Dio (quando secondo la mentalità a-cristiana di tanta parte del mondo contemporaneo la santità è sinonimo di spiritualità disincarnata e fuori dalla storia); spicca il contrasto tra l'allegra baldanza dei santi - fondata sulla certezza che "quanto al portare della croce, ha da essere virtù di Quello che la dà" - e le drammatiche circostanze politiche, sociali e sanitarie (come testimonia lo specifico carisma dei camilliani) che dovevano fronteggiare.

Un santo lascia tracce, non solo nelle anime di chi incontra, influisce sulla cultura e sull'economia del suo tempo con le iniziative che avvia o che affida ai suoi figli spirituali, condiziona (anche quantitativamente) la committenza delle opere d'arte e perfino l'artigianato della sua epoca.

"Per celebrare i cinque nuovi santi del 1671 lavorarono quaranta artisti; era necessario realizzare in tempi brevi 115 quadri originali, 50 copie e una grandissima quantità di incisioni.

Per la quantità e a volte, la qualità delle opere d'arte prodotte si potrebbe parlare di una specifica "arte da canonizzazione" che meriterebbe studi più approfonditi" spiega Vittorio Casale, che insegna all'università di Roma e ha partecipato al convegno "Santi e ordini religiosi a Roma in età moderna, i luoghi e le immagini" che ha introdotto le due giornate di "pellegrinaggio di studio". Una visita guidata per immagini (accanto agli interventi di alcuni specialisti italiani a cui hanno fatto seguito le conclusioni di Robert Godding, presidente della Société des Bollandistes) che ha immerso per un'ora i partecipanti al convegno nell'arte effimera che fioriva a margine delle grandi feste religiose barocche:  le enormi tele che venivano dipinte per l'occasione spesso venivano regalate agli ordini di appartenenza dei neo santi, vendute immediatamente dopo le celebrazioni o addirittura riciclate per destinare a un altro scopo il prezioso materiale di supporto, mentre nulla ci resta (tranne le incisioni che li raffigurano) degli splendidi addobbi in legno e cartapesta progettati da artisti del calibro di Bernini.

Anche per questo le case generalizie di tanti ordini religiosi sono scrigni di tesori ancora tutti da esplorare, come "rami" (le matrici per le incisioni), ritratti, lacerti di affresco e capolavori di arti chiamate "minori" solo per le dimensioni, non per il pregio dei manufatti.


(©L'Osservatore Romano - 7 novembre 2009)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)