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Sciami d'api per la gloria del Papa

di Sandro Barbagallo

Fin dal 1606, a Roma, Pietro Bernini insegna a Gian Lorenzo, il figlio adolescente, il proprio mestiere di scultore. L'esperienza nella bottega del padre e l'accanito studio della statuaria antica, attuato attraverso il disegno delle opere dei più grandi maestri del passato, sono quindi alla base della formazione artistica del giovane.
Bernini era nato a Napoli il 7 dicembre del 1598 da madre napoletana e padre fiorentino, ed ebbe molteplici attività nel campo artistico. Fu infatti pittore, scultore, architetto, scenografo, autore di testi teatrali per i quali inventò quelli che oggi si chiamerebbero "effetti speciali".

Durante gli anni della sua giovinezza Roma era un colossale cantiere in cui l'ampliamento della basilica di San Pietro, per opera del Maderno, diventò rapidamente il palcoscenico di gran parte della sua attività. Bernini lungo l'arco di 50 anni riuscirà infatti a concludere tutti i suoi interventi nella Grande Fabbrica.
Nel 1623 il cardinale Maffeo Barberini, eletto Papa con il nome di Urbano viii, concedendo udienza all'artista, già noto e stimato, pare che così lo salutasse: "È una gran fortuna la vostra vedere Papa Maffeo Barberini, ma assai più è la nostra che il cavalier Bernino viva nel nostro pontificato".

Per lo Stato della Chiesa è un momento di grave crisi. Urbano viii l'affronta con l'appoggio incondizionato delle arti, usando il mecenatismo come arma politica. Infatti servirsi dell'amico artista Bernini permetterà al Papa di dimostrare la potenza sia sua, che della Chiesa. In quest'ottica venne commissionata la prima importante opera per la Basilica: il baldacchino.

Ergendosi maestoso a segnare il luogo più sacro, il sepolcro di Pietro e l'altare papale, il primo grande capolavoro dell'artista venne realizzato in sostituzione di un modesto baldacchino ligneo ordinato da Paolo v. L'opera appare elegante ed eterea nonostante i suoi 29 metri di altezza.

Sintesi delle strutture architettonico-simboliche dei cibori medievali e archetipo di ogni forma barocca, per portarlo al termine Urbano viii non badò a spese. La somma pagata per la sua realizzazione fu considerata all'epoca esorbitante, anche perché si dovettero usare 100.000 libbre di bronzo provenienti dalle travature interne del portico del Pantheon e le coperture dei costoloni della stessa cupola vaticana. La cosa fece talmente scandalo che sulla statua del Pasquino apparve la scritta: Quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt. Scritta appesa puntualmente il giorno dell'inaugurazione del Baldacchino: il 29 giugno 1633.
Bernini, per le slanciate colonne a spirale del baldacchino, montate sopra piedistalli di marmo, trasse ispirazione da quelle vitinee che ornavano la pergula dell'altare maggiore della basilica costantiniana.

Per i lavori di fusione, effettuati in una fonderia costruita ad hoc vicino alla caserma delle Guardie Svizzere, l'artista utilizzò il processo detto "a cera persa", ribattezzato in questa occasione "metodo della lucertola persa". Sulla base delle colonne l'artista vi ha infatti fuso due lucertole vere per dimostrare che si sarebbero incenerite al passaggio del metallo incandescente, lasciando la loro forma. Come infatti è avvenuto.

Nell'immaginare questa "macchina barocca" l'artista mise in atto un programma iconografico ben preciso. Le colonne, leggermente rastremate alla sommità, presentano alla base profonde scanalature a spirale che tendono a un'ascensione mistica. Mentre tra le fronde degli svettanti rami di alloro danzano putti e volano sciami di api.
Elemento araldico di Papa Urbano VIII, si trovano già api scolpite nel marmo negli stemmi che ornano i piedistalli. Molte altre, in bronzo, oltre che lungo le colonne, sono poi annidate sulla trabeazione o aggrappate ai gioiosi festoni dell'imponente drappo. Simbolo di operosità, tenacia ed eloquenza, come emblema della Chiesa le api barberiniane diventano dispensatrici del Verbo perché nell'antichità erano considerate messaggere divine. Mentre la lucertola, che personifica l'anima che cerca la luce (Cristo), per rimanervi in estasi contemplativa, fissa il sole rappresentato nel pulvino e nei capitelli delle colonne.

La ricca e articolata composizione architettonica è coronata da archi intrecciati con triplici volute a dorso di delfino con sopra il globo e la croce.

Ma Gian Lorenzo Bernini non lasciava niente al caso. La realizzazione del baldacchino rappresenta infatti l'esaltazione della continuità tra il Divino, l'apostolo Pietro e il Pontefice regnante. Una sorta di linea immaginaria collega infatti in perfetta perpendicolarità il Padre Eterno rappresentato al centro della cupola, con la tomba di san Pietro. In mezzo stanno la Croce sopra il baldacchino, la sottostante colomba dello Spirito Santo e l'altare papale.
Urbano viii fu talmente soddisfatto dell'opera commissionata al suo amato Bernini che non solo lo gratificò con un premio supplementare, ma gli affidò ulteriori e importanti commissioni.


(©L'Osservatore Romano - 9 gennaio 2010)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)