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Giovanni Paolo II
1978-2005


Redemptor hominis - Lettera Enciclica - 4 marzo 1979
Sapientia christiana - Costituzione Apostolica - 29 aprile 1979
Rutilans agmen - Lettera Apostolica - 8 maggio 1979
Catechesi tradendae - Esortazione Apostolica - 16 ottobre 1979
Dominicae cenae - Lettera Apostolica - 24 febbraio 1980
Amantissima Providentia - Lettera Apostolica - 29 aprile 1980
Sanctorum altrix - Lettera Apostolica - 11 luglio 1980
Dives in misericordia - Lettera Enciclica - 30 novembre 1980
Egregiae virtutis - Lettera Apostolica - 31 dicembre 1980
A Concilio Constantinopolitano I - Lettera Apostolica - 25 marzo 1981
Laborem exercens - Lettera Enciclica - 14 settembre 1981
Familiaris consortio - Esortazione Apostolica - 22 novembre 1981
Magnum matrimonii sacramentum - Costituzione Apostolica - 7 ottobre 1982
Pastor bonus - Costituzione Apostolica - 20 novembre 1982
Aperite portas Redemptori - Lettera Apostolica - 6 gennaio 1983
Sacrae disciplinae leges - Costituzione Apostolica - 25 gennaio 1983
Divinus perfectionis Magister - Costituzione Apostolica - 25 gennaio 1983
Salvifici doloris - Lettera Apostolica - 11 febbraio 1984
Redemptionis donum - Esortazione Apostolica - 25 marzo 1984
Les Grands Mystères - Lettera Apostolica - 1 maggio 1984
Reconciliatio et paenitentia - Esortazione Apostolica - 2 dicembre 1984
Dilecti Amici - Lettera Apostolica - 31 marzo 1985
Slavorum apostoli - Lettera Enciclica - 2 giugno 1985
Dominum et vivificantem - Lettera Enciclica - 18 maggio 1986
Augustinum Hipponensem - Lettera Apostolica - 28 agosto 1986
Redemptoris Mater - Lettera Enciclica - 25 marzo 1987
Sescentesima anniversaria - Lettera Apostolica - 5 giugno 1987
Spiritus Domini - Lettera Apostolica - 1 agosto 1987
Sollicitudo rei socialis - Lettera Enciclica - 30 dicembre 1987
Euntes in mundum - Lettera Apostolica - 25 gennaio 1988
Lettera a tutte le persone consacrate - Lettera Apostolica - 22 maggio 1988
Ecclesia Dei - Lettera Apostolica - Motu proprio - 2 luglio 1988
Mulieris dignitatem - Lettera Apostolica - 15 agosto 1988
Vigesimus quintus annus - Lettera Apostolica - 4 dicembre 1988
Christifideles laici - Esortazione Apostolica - 30 dicembre 1988
Redemptoris custos - Esortazione Apostolica - 15 agosto 1989
Ancora una volta - Lettera Apostolica - 7 settembre 1989
Messaggio alla Conferenza Episcopale polacca - 26 agosto 1989
Mi hai gettato nella fossa profonda - 27 agosto 1989
Per il centenario dell'opera di S. Pietro Apostolo - Lettera Apostolica - 1 ottobre 1989
Nel V centenario dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo - Lettera Apostolica - 29 giugno 1990
Ex corde Ecclesiae - Costituzione Apostolica - 15 agosto 1990
Redemptoris missio - Lettera Enciclica - 7 dicembre 1990
Centesimus annus - Lettera Enciclica - 1 maggio 1991
Pastores dabo vobis - Esortazione Apostolica - 25 marzo 1992
Fidei depositum - Costituzione Apostolica - 11 ottobre 1992
Veritatis splendor - Lettera Enciclica - 6 agosto 1993
Lettera ai vescovi italiani - 6 gennaio 1994
Lettera alle famiglie - 2 febbraio 1994
Ordinatio Sacerdotalis - Lettera Apostolica - 22 maggio 1994
Tertio millennio adveniente - Lettera Apostolica - 10 novembre 1994
Evangelium vitae - Lettera Enciclica - 25 marzo 1995
Orientale lumen - Lettera Apostolica - 2 maggio 1995
Ut unum sint - Lettera Enciclica - 25 maggio 1995
Ecclesia in Africa - Esortazione Apostolica - 14 settembre 1995
Per il quarto centenario dell'unione di Brest - Lettera Apostolica - 12 novembre 1995
Universi Dominici gregis - Costituzione Apostolica - 22 febbraio 1996
Vita consecrata - Esortazione Apostolica - 25 marzo 1996
Per i 350 anni dell'Unione di Uzhorod - Lettera Apostolica - 18 aprile 1996
Operosam diem - Lettera Apostolica - 10 dicembre 1996
Laetamur magnopere - Lettera Apostolica - 15 agosto 1997
Divini amoris scientia - Lettera Apostolica - 19 ottobre 1997
Ecclesia in Urbe - Costituzione Apostolica - 1 gennaio 1998
Ad tuendam fidem - Motu proprio - 18 maggio 1998
Apostolos suos - Motu proprio - 21 maggio 1998
Dies Domini - Lettera Apostolica - 31 maggio 1998
Fides et ratio - Lettera Enciclica - 14 settembre 1998
Incarnationis mysterium - Lettera Apostolica - 29 novembre 1998
Ecclesia in America - Esortazione Apostolica - 22 gennaio 1999
Inter munera academiarum - Lettera Apostolica - 28 gennaio 1999
Ecclesia in Asia - Esortazione Apostolica - 6 novembre 1999
Per il terzo centenario dell'unione della Chiesa greco-cattolica di Romania con la Chiesa di Roma - Lettera Apostolica - 7 maggio 2000
Discorso alla Società dei Trapianti - 29 agosto 2000
Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace - 1 gennaio 2001
Novo millennio ineunte - Lettera Apostolica - 6 gennaio 2001
Nel 1700° anniversario del battesimo del popolo armeno - Lettera Apostolica - 2 febbraio 2001
Al popolo cattolico di Ungheria a compimento del "Millennio ungarico" - Lettera Apostolica - 25 luglio 2001
Un problema di trasmissione delle verità fondamentali - Discorso - 18 gennaio 2002
Misericordia Dei - Lettera Apostolica - 7 aprile 2002
Rosarium Virginis Mariae - Lettera Apostolica - 16 ottobre 2002
Ecclesia de Eucharistia - Lettera Enciclica - 17 aprile 2003
Ecclesia in Europa - Esortazione Apostolica - 28 giugno 2003
Pastores gregis - Esortazione Apostolica - 16 ottobre 2003
Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace - 1 gennaio 2004


  Magistero pontificio - Copertina  





Exclamation

Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa per il Secondo Anniversario della Morte di Giovanni Paolo II


OMELIA DEL SANTO PADRE


Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

Due anni or sono, poco più tardi di quest’ora, partiva da questo mondo verso la casa del Padre l’amato Papa Giovanni Paolo II. Con la presente celebrazione vogliamo anzitutto rinnovare a Dio il nostro rendimento di grazie per avercelo dato durante ben 27 anni quale padre e guida sicura nella fede, zelante pastore e coraggioso profeta di speranza, testimone infaticabile e appassionato servitore dell’amore di Dio. Al tempo stesso, offriamo il Sacrificio eucaristico in suffragio della sua anima eletta, nel ricordo indelebile della grande devozione con cui egli celebrava i santi Misteri e adorava il Sacramento dell’altare, centro della sua vita e della sua infaticabile missione apostolica.

Desidero esprimere la mia riconoscenza a tutti voi, che avete voluto prendere parte a questa Santa Messa. Un saluto particolare rivolgo al Cardinale Stanisław Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia, immaginando i sentimenti che si affollano in questo momento nel suo animo. Saluto gli altri Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose presenti; i pellegrini giunti appositamente dalla Polonia; i tanti giovani che Papa Giovanni Paolo II amava con singolare passione, e i numerosi fedeli che da ogni parte d’Italia e del mondo si sono dati appuntamento quest’oggi qui, in Piazza San Pietro.

Il secondo anniversario della pia dipartita di questo amato Pontefice ricorre in un contesto quanto mai propizio al raccoglimento e alla preghiera: siamo infatti entrati ieri, con la Domenica delle Palme, nella Settimana Santa, e la Liturgia ci fa rivivere le ultime giornate della vita terrena del Signore Gesù. Oggi ci conduce a Betania, dove, proprio "sei giorni prima della Pasqua" – come annota l’evangelista Giovanni – Lazzaro, Marta e Maria offrirono una cena al Maestro. Il racconto evangelico conferisce un intenso clima pasquale alla nostra meditazione: la cena di Betania è preludio alla morte di Gesù, nel segno dell’unzione che Maria fece in omaggio al Maestro e che Egli accettò in previsione della sua sepoltura (cfr Gv 12,7). Ma è anche annuncio della risurrezione, mediante la presenza stessa del redivivo Lazzaro, testimonianza eloquente del potere di Cristo sulla morte. Oltre alla pregnanza di significato pasquale, la narrazione della cena di Betania reca con sé una struggente risonanza, colma di affetto e di devozione; un misto di gioia e di dolore: gioia festosa per la visita di Gesù e dei suoi discepoli, per la risurrezione di Lazzaro, per la Pasqua ormai vicina; amarezza profonda perché quella Pasqua poteva essere l’ultima, come facevano temere le trame dei Giudei che volevano la morte di Gesù e le minacce contro lo stesso Lazzaro di cui si progettava l’eliminazione.

C’è un gesto, in questa pericope evangelica, sul quale viene attirata la nostra attenzione, e che anche ora parla in modo singolare ai nostri cuori: Maria di Betania a un certo punto, "presa una libbra di olio profumato di vero nardo, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli" (Gv 12,3). E’ uno di quei dettagli della vita di Gesù che san Giovanni ha raccolto nella memoria del suo cuore e che contengono una inesauribile carica espressiva. Esso parla dell’amore per Cristo, un amore sovrabbondante, prodigo, come quell’unguento "assai prezioso" versato sui suoi piedi. Un fatto che sintomaticamente scandalizzò Giuda Iscariota: la logica dell’amore si scontra con quella del tornaconto.

Per noi, riuniti in preghiera nel ricordo del mio venerato Predecessore, il gesto dell’unzione di Maria di Betania è ricco di echi e di suggestioni spirituali. Evoca la luminosa testimonianza che Giovanni Paolo II ha offerto di un amore per Cristo senza riserve e senza risparmio. Il "profumo" del suo amore "ha riempito tutta la casa" (Gv 12,3), cioè tutta la Chiesa. Certo, ne abbiamo approfittato noi che gli siamo stati vicini, e di questo ringraziamo Iddio, ma ne hanno potuto godere anche quanti l’hanno conosciuto da lontano, perché l’amore di Papa Wojtyła per Cristo è traboccato, potremmo dire, in ogni regione del mondo, tanto era forte ed intenso. La stima, il rispetto e l’affetto che credenti e non credenti gli hanno espresso alla sua morte non ne sono forse una eloquente testimonianza?

Scrive sant’Agostino, commentando questo passo del Vangelo di Giovanni: "La casa si riempì di profumo; cioè il mondo si è riempito della buona fama. Il buon odore è la buona fama … Per merito dei buoni cristiani il nome del Signore viene lodato" (In Io. evang. tr. 50, 7). E’ proprio vero: l’intenso e fruttuoso ministero pastorale, e ancor più il calvario dell’agonia e la serena morte dell’amato nostro Papa, hanno fatto conoscere agli uomini del nostro tempo che Gesù Cristo era veramente il suo "tutto".

La fecondità di questa testimonianza, noi lo sappiamo, dipende dalla Croce. Nella vita di Karol Wojtyła la parola "croce" non è stata solo una parola. Fin dall’infanzia e dalla giovinezza egli conobbe il dolore e la morte. Come sacerdote e come Vescovo, e soprattutto da Sommo Pontefice, prese molto sul serio quell’ultima chiamata di Cristo risorto a Simon Pietro, sulla riva del lago di Galilea: "Seguimi … Tu seguimi" (v 21,19.22). Specialmente con il lento, ma implacabile progredire della malattia, che a poco a poco lo ha spogliato di tutto, la sua esistenza si è fatta interamente un’offerta a Cristo, annuncio vivente della sua passione, nella speranza colma di fede della risurrezione.

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Il suo pontificato si è svolto nel segno della "prodigalità", dello spendersi generoso senza riserve. Che cosa lo muoveva se non l’amore mistico per Cristo, per Colui che, il 16 ottobre 1978, lo aveva fatto chiamare, con le parole del cerimoniale: "Magister adest et vocat te - Il Maestro è qui e ti chiama"? Il 2 aprile 2005, il Maestro tornò, questa volta senza intermediari, a chiamarlo per portarlo a casa, alla casa del Padre. Ed egli, ancora una volta, rispose prontamente col suo cuore intrepido, e sussurrò: "Lasciatemi andare dal Signore" (cfr S. Dziwisz, Una vita con Karol, p. 223).

Da lungo tempo egli si preparava a quest’ultimo incontro con Gesù, come documentano le diverse stesure del suo Testamento. Durante le lunghe soste nella Cappella privata parlava con Lui, abbandonandosi totalmente alla sua volontà, e si affidava a Maria, ripetendo il Totus tuus. Come il suo divino Maestro, egli ha vissuto la sua agonia in preghiera. Durante l’ultimo giorno di vita, vigilia della Domenica della Divina Misericordia, chiese che gli fosse letto proprio il Vangelo di Giovanni. Con l’aiuto delle persone che lo assistevano, volle prender parte a tutte le preghiere quotidiane e alla Liturgia delle Ore, fare l’adorazione e la meditazione. E’ morto pregando. Davvero, si è addormentato nel Signore.

"… E tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento" (Gv 12,3). Ritorniamo a questa annotazione, tanto suggestiva, dell’evangelista Giovanni. Il profumo della fede, della speranza e della carità del Papa riempì la sua casa, riempì Piazza San Pietro, riempì la Chiesa e si propagò nel mondo intero. Quello che è accaduto dopo la sua morte è stato, per chi crede, effetto di quel "profumo" che ha raggiunto tutti, vicini e lontani, e li ha attratti verso un uomo che Dio aveva progressivamente conformato al suo Cristo. Per questo possiamo applicare a lui le parole del primo Carme del Servo del Signore, che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: "Ecco il mio servo che io sostengo, / il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; / egli porterà il diritto alle nazioni…" (Is 42,1).

"Servo di Dio": questo egli è stato e così lo chiamiamo ora nella Chiesa, mentre speditamente progredisce il suo processo di beatificazione, di cui è stata chiusa proprio questa mattina l’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità. "Servo di Dio": un titolo particolarmente appropriato per lui. Il Signore lo ha chiamato al suo servizio nella strada del sacerdozio e gli ha aperto via via orizzonti sempre più ampi: dalla sua Diocesi fino alla Chiesa universale. Questa dimensione di universalità ha raggiunto la massima espansione nel momento della sua morte, avvenimento che il mondo intero ha vissuto con una partecipazione mai vista nella storia.

Cari fratelli e sorelle, il Salmo responsoriale ci ha posto sulla bocca parole colme di fiducia. Nella comunione dei santi, ci sembra di ascoltarle dalla viva voce dell’amato Giovanni Paolo II, che dalla casa del Padre - ne siamo certi -non cessa di accompagnare il cammino della Chiesa: "Spera nel Signore, sii forte, / si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore" (Sal 26,13-14). Sì, si rinfranchi il nostro cuore, cari fratelli e sorelle, e arda di speranza! Con questo invito nel cuore proseguiamo la Celebrazione eucaristica, guardando già alla luce della risurrezione di Cristo, che rifulgerà nella Veglia pasquale dopo il drammatico buio del Venerdì Santo. Il Totus tuus dell’amato Pontefice ci stimoli a seguirlo sulla strada del dono di noi stessi a Cristo per intercessione di Maria, e ce l’ottenga proprio Lei, la Vergine Santa, mentre alle sue mani materne affidiamo questo nostro padre, fratello ed amico perché in Dio riposi e gioisca nella pace.

Amen.


www.vatican.va





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"Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (Santa Caterina da Siena)

I Congresso del Movimento Gruppi di Preghiera dei Figli Spirituali di Giovanni Paolo II

Celebrato a Roma alla luce della devozione mariana di Karol Wojtyla

ROMA, martedì, 29 maggio 2007 ( ZENIT.org).- Nel primo anniversario della sua nascita, il Movimento Gruppi di Preghiera dei Figli Spirituali di Giovanni Paolo II ha celebrato a Roma il suo primo Congresso approfondendo il legame tra Papa Karol Wojtyla e la Madonna.

La convocazione di sabato della giovane associazione, già riconosciuta a livello diocesano, è stata diffusa dalla “Radio Vaticana”. Contesto della celebrazione è stato anche il 90° anniversario delle apparizioni della Madonna di Fatima, tanto amata dal Pontefice defunto.

Il Vicario generale del Santo Padre per la Città del Vaticano, l’Arcivescovo Angelo Comastri, ha partecipato al Congresso insieme a monsignor Giangiulio Radivo, assistente spirituale del Movimento. L’evento si è tenuto presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore.

Sono intervenuti rispettivamente sul significato teologico della dedizione a Maria da parte di Giovanni Paolo II e sul legame tra questo Papa e la Madonna di Fatima.

“Giovanni Paolo II ha avuto un rapporto di devozione, un rapporto di affetto verso la Madonna che è stato un grande insegnamento per tutta la Chiesa”, ha riconosciuto l’Arcivescovo Comastri ai microfoni dell’emittente pontificia.

“Per certi aspetti ci ha aiutato a riscoprire Maria. Giovanni Paolo II ci ha aiutato a riscoprire la Madonna”, ad esempio “a partire dalla Scrittura”, ha ammesso.

Il presule ha ricordato che “l'affidamento a Maria che Giovanni Paolo II volle fare in modo straordinario e anche corale nel 1984 fu quell'atto che poi ha preparato alla caduta del Muro di Berlino e alla caduta anche dei regimi atei nell'est dell'Europa”.

“Tutti sappiamo cosa è accaduto dopo il 1984 fino al 1991. E' stato un cadere di un muro dietro l'altro fino a quando si è ammainata, il 25 dicembre del 1991, la bandiera rossa sul Cremino”, ha aggiunto.

“L'affidamento a Maria non è demandare a lei quello che spetta a noi, non significa dire: ‘Maria, affidiamo a te il problema, pensaci tu, noi ci mettiamo da parte’ – ha spiegato monsignor Comastri –. No, affidarsi a Maria vuol dire: ‘Noi ti riconosciamo come il modello della fede, come Colei che ha detto il più bel sì, come Colei che sa, conosce tutta la strada della fede, perché l'ha percorsa. Ci affidiamo a te. Aiutaci a fare con te il cammino della fede’”.

“L'atto di affidamento, quindi, ha un valore dinamico – ha sottolineato il presule –. E' un mettersi a disposizione per camminare. E' un consegnarsi, perché si possa crescere nella fede, perché Maria ci aiuti a diventare fedeli discepoli come lo è stata Lei”.

E’ l’itinerario sul quale si è riflettuto nel I Congresso del Movimento Gruppi di Preghiera dei Figli Spirituali di Giovanni Paolo II, che mira a portare avanti con gioia e fede la via tracciata da Papa Wojtyla, “ricorrendo alla Preghiera, luce e medicina salutare, per sconfiggere i mali del nostro secolo ed essere amore e voce incessante che giunge ad ogni vita, per dare speranza e fiducia, conforto e forza”.

Secondo l’iniziativa – avviata il 25 marzo 2006 –, il Gruppo “vuole ripetere instancabilmente” l’invito di Giovanni Paolo II: “Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!.”, con l’esortazione di Benedetto XVI che praticamente completa quella del suo predecessore: “Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo, perchè Cristo nulla toglie e tutto dona !”.

Il Gruppo di Preghiera apre le sue porte a quanti vogliono aderirvi: Vescovi, sacerdoti, missionari, missionarie, religiosi, religiose, laici, famiglie, giovani, adolescenti, seminaristi, malati, anziani.

Il requisito è che esista la volontà di compiere un cammino costante di crescita nella fede, partecipando a momenti di preghiera comunitari affinché, pregando, ci possano essere un sostegno reciproco e un orientamento più fervente verso mete più elevate.

Il gruppo (primo di Roma, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli) dà il benvenuto (sulla sua pagina web
www.prayingwithkarol.org) a quanti vogliano entrare a farne parte.

[Modificato da Caterina63 07/02/2011 21:40]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)