00 12/07/2011 15:07

"Giovanni Paolo II. L'uomo e il Papa" di Cristina Siccardi



Recensione su "Radici Cristiane"


Il Papa umano. Forse troppo umano, si potrebbe aggiungere. Giovanni Paolo II è una figura fondamentale nella storia della Chiesa, un apportatore di cambiamenti che lo hanno reso il Pontefice più vicino a tutti, più terreno, più umano e quindi allo stesso tempo meno spirituale. Con Karol Woytila (come lo iniziarono a chiamarlo ben presto i giornalisti) abbiamo saputo tutto della sua vita quotidiana: le corse in tuta per i giardini vaticani, le nuotate in piscina, i menu dei frequenti pranzi con Pertini; lo abbiamo visto dormire sotto un albero in scarponi e maglione come un escursionista qualsiasi, alzarsi ed andare incontro a Gorbaciov e a sua moglie (senza velo e vestita di rosso) come un qualunque diplomatico o capo di Stato, anziché come il Principe della Cristianità. Ha superato completamente il senso di algore (ma anche di maggior rispetto) che incuteva la figura di Pio XII (che nessun articolista avrebbe apostrofato semplicemente come “Eugenio Pacelli”, preferendo invece altri sinonimi come “Sua Santità”, “il Santo Padre”, “il Successore di Pietro”. “il Vescovo di Roma” e via dicendo).

Ma non c’è incoerenza nel comportamento di questo pontefice, che non ha fatto altro che applicare i principi del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui fu un attivo partecipante ed un entusiasta fautore: entrato nel seminario clandestino di Cracovia nel 1942, ventiduenne e con una cultura letteraria, ma non teologica, senza un corpo di insegnanti vero e proprio (erano gli anni della guerra e una normale educazione teologica sarebbe stata impossibile). Ciò spiega le posizioni progressiste assunte durante il Concilio, la simpatia per certa teologia progressista (von Balthazar in primo luogo), le posizioni “revisioniste” su Jan Hus, il rifiuto e del protocollo (a cominciare dal mancato uso del Triregno), la “papamobile” al posto della sedia gestatoria (una sorta di simbolica sintesi del suo pontificato, che voleva essere moderno ed aperto alle esigenze del mondo) per arrivare, naturalmente, all’apertura verso le altre religioni, rappresentata dal convegno di Assisi (una apertura che mancò, invece, nei confronti del clero tradizionalista, come nel caso della scomunica verso monsignor Lefebvre, scomunica levata dall’attuale Pontefice). Insomma, Giovanni Paolo II non si sentì tanto investito del gravoso compito di dirigere la Chiesa, quanto si percepì – come scrisse il vaticanista del Corriere della Sera Luigi Accattoli – «come un cristiano chiamato a fare il Papa e che accetta di farlo interagendo con il mondo e con i fratelli, mettendo a frutto le straordinarie esperienze umane attraverso le quali era passato».

Umano, troppo umano, insomma e, come sottolinea l’autrice, perfettamente coerente ai propri presupposti e alla propria educazione (quella giovanile, prima di entrare in seminario): egli preferì essere dunque il Pastore che viaggiava di continuo piuttosto che l’amministratore della Chiesa che gli era stata affidata (la cui conduzione lasciò a prelati non sempre all’altezza del compito – come dimostra il credito concesso a Paul Marcinkus e a Marcial Maciel). Anche per questo, nel processo di beatificazione, non si è voluto tener conto del suo operato come Pontefice, ma solo come pastore e come uomo. Ed é soprattutto l’uomo-Woytila al centro di questa che molti giudicano una delle migliori biografie di Giovanni Paolo II recentemente pubblicate.


Cristina Siccardi - Paoline Editoriale Libri, Milano 2011, pp. 224, € 22

Gianandrea de Antonellis
(RC n. 66 - Luglio 2011
)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)