DIFENDERE LA VERA FEDE

S.S. Benedetto XVI e Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I

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    Caterina63
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    00 27/11/2008 14:38
    S.S.Bartolomeo I ci aiuta a ripristinare l'antica Liturgia?
    Amici, come leggete dal titolo E' UNA DOMANDA che per altro trova fondamento nel Motu Proprio di Benedetto XVI a favore di una Riforma Liturgica [SM=g27988] ..




    Perchè questa domanda?

    Perchè spero abbiate letto l'omelia del Patriarca Ecumenico e che come me vi siate posti la stessa domanda per alcuni aspetti che vi porto...e perchè queste riflessioni furono fatte due settimane prima del 7 luglio 2007, ossia qualche giorno prima della firma del Papa al Motu Proprio sulla Messa..(l'Omelia del Patriarca la trovate al termine delle mie riflessioni)

    1) Bartolomeo I ha preso a cuore, da anni, la "battaglia" dei cattolici che vorrebbero ripristinare l'antica Liturgia.....tanto è vero che nell'ultimo Sinodo Ortodosso c'è stato l'esplicito divieto a non rischiare di far NAUFRAGARE IL SENSO SACRO DELLA LITURGIA COME E' AVVENUTO PER ALTRE CHIESE CRISTIANE...inutile sottolineare che il riferimento cade anche su di noi...come ci rammenta Ecclesia e Eucarestia di Giovanni Paolo II..

    2) in tal senso Bartolomeo I ha sempre apprezzato e seguito i discorsi di J.Ratzinger sullo sviluppo del Concilio in materia Liturgica.....

    3) Il Patriarca sa benissimo che il Papa dovrebbe fare questo Motu Proprio: come non prendere in esame serio l'omelia che ha fatto davanti al Papa tutta intessuta SUL VALORE DELLA LITURGIA NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA?
    A mio parere in questa Omelia c'è esplicito l'invito a Benedetto XVI a riportare la Liturgia Cattolica AL SUO ANTICO SPLENDORE........

    4) Ho trovato assai importante che Bartolomeo I abbia usato il senso sacro della Liturgia PER RICONOSCERE, per la prima volta in forma così ufficiale....LE PROPRIE RESPONSABILITA' DELLA DIVISIONE.......dice il Patriarca: Così la Liturgia ci ricorda la necessità di arrivare all’unità, tanto della fede quanto della preghiera. Noi ci inchiniamo con umiltà e pentimento davanti al Dio vivente e davanti al nostro Signore Gesù Cristo, del quale portiamo il Nome santissimo e la cui tunica, tessuta tutta di un pezzo, noi abbiamo diviso.


    5) Nella Sacra Liturgia c'è IL SEGNO TANGIBILE DELL'UNITA', dice il Patriarca: questa celebrazione del cielo e della terra, del tempo e dell’eternità, ci porta oggi più vicini gli uni agli altri, anche attraverso la benedetta presenza, insieme con tutti i santi....

    Ed ora veniamo al testo.......per non dilungarmi sottolinerò le parti che mi hanno portato a farmi questa domanda e a condividerla con voi su questo spazio.......COSA NE PENSATE? E IN QUALE MODO POTREMO TROVARE L'OCCASIONE PER TROVARCI UNITI IN QUESTO SENSO DEL SACRO?

    Grazie

    *************************

    Omelia del Patriarca Bartolomeo I

    Per grazia di Dio, noi abbiamo ricevuto, Santità, la benedizione di entrare nella gioia del Regno: “Abbiamo visto la vera luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste”. Ogni celebrazione della Divina Liturgia è una potente e spirituale celebrazione congiunta del cielo e della storia. Ogni Divina Liturgia è insieme memoria del passato e attesa del Regno. Siamo convinti che, durante questa Divina Liturgia, ancora una volta veniamo orientati spiritualmente verso tre direzioni: verso il Regno dei cieli, là dove gli angeli celebrano, verso la celebrazione di questa stessa Liturgia lungo i secoli passati e verso il Regno di Dio che attendiamo.

    Questa mirabile unità del cielo con la storia manifesta che la Liturgia ortodossa è la mistica esperienza e la profonda convinzione che “Cristo era, è e sempre sarà in mezzo a noi”, poiché in Lui sussiste la piena unità di passato, presente e futuro. Per questo, la Liturgia è qualcosa di più che una semplice memoria delle parole e delle azioni di Cristo: essa è la realizzazione della presenza di Cristo stesso, egli che ha promesso di essere presente là, dove due o tre sono riuniti nel suo nome.

    Nello stesso tempo, però, riconosciamo che la regola della preghiera è regola della fede (lex orandi lex credendi) poiché ciò che si insegna sulla persona di Cristo e sulla santissima Trinità ha lasciato una impronta indelebile nella Liturgia: esso è un dogma che non possiamo capire e “si è manifestato a noi nel mistero”, secondo la limpida espressione di San Basilio il Grande. Così la Liturgia ci ricorda la necessità di arrivare all’unità, tanto della fede quanto della preghiera. Noi ci inchiniamo con umiltà e pentimento davanti al Dio vivente e davanti al nostro Signore Gesù Cristo, del quale portiamo il Nome santissimo e la cui tunica, tessuta tutta di un pezzo, noi abbiamo diviso. Con molta tristezza confessiamo che non possiamo ancora celebrare insieme i Santi Misteri e preghiamo che venga il giorno in cui questa unità sacramentale possa compiersi pienamente.

    Nonostante tutto questo, Santità e voi amati Fratelli in Cristo, questa celebrazione del cielo e della terra, del tempo e dell’eternità, ci porta oggi più vicini gli uni agli altri, anche attraverso la benedetta presenza, insieme con tutti i santi, dei predecessori della nostra umile persona, San Gregorio il Teologo e San Giovanni Crisostomo. È per noi una benedizione poter venerare le sacre reliquie di questi due giganti spirituali, dopo la loro ricollocazione in questa venerabile Cattedrale, avvenuta due anni fa, quando ci furono gentilmente restituite dal Papa Giovanni Paolo II, di beata memoria. Come allora, proprio durante questa nostra festa patronale abbiamo ricevuto le sacre reliquie e le abbiamo collocate sulla Cattedra patriarcale, cantando “Ecco, o santi, il vostro trono!”, così anche oggi ci siamo riuniti alla loro viva presenza ed eterna memoria, celebrando la Liturgia che porta il nome di San Giovanni Crisostomo.

    In questo modo, la nostra celebrazione coincide con la stessa gioiosa celebrazione nel cielo e lungo la storia. In effetti – come lo stesso San Giovanni Crisostomo afferma – “quanti sono in cielo e quanti sono sulla terra, compongono un unico rendimento di grazie, un sola esultanza, un'unica gioia” (PG 56, 97). Il cielo e la terra offrono una sola preghiera, una festa, una dossologia.

    La Liturgia è allo stesso tempo il regno dei cieli e la nostra dimora, “un nuovo cielo e una nuova terra” (Apocalisse 21,1), il punto di convergenza dove tutte le cose trovano il loro vero significato. La Liturgia ci insegna ad ampliare il nostro orizzonte e la nostra visione, a parlare il linguaggio dell’amore e della comunione, ma anche ad imparare come convivere in amore gli uni con con gli altri, nonostante le nostre differenze e nonostante anche le nostre divisioni.

    In questo grande abbraccio, è incluso il mondo intero, la comunione dei santi e tutta la creazione di Dio. L’intero universo diviene una “Liturgia cosmica” per citare l’insegnamento di san Massimo il Confessore. Una Liturgia tale non può mai diventare qualcosa di vecchio o antiquato. Di fronte a tanta ricchezza di beni celesti e alla misericordia di Dio, una sola può essere la nostra risposta: il rendimento di grazie (eucharistia). Dai nostri cuori sgorga uno speciale e caloroso ringraziamento, verso Dio misericordioso, perché oggi durante la festa dell’Apostolo fondatore e patrono di questa Chiesa e mentre si celebra la Divina Liturgia, è presente in mezzo a noi il Vescovo dell’Antica Roma, il santissimo Fratello Benedetto XVI, con il suo onorato seguito.

    Salutiamo ancora una volta con riconoscenza questa Presenza, come una benedizione di Dio, come manifestazione di amore fraterno e di onore verso la nostra Chiesa, come segno della nostra comune volontà di continuare, senza tentennamenti, il nostro cammino, nello spirito di amore e fedeltà, verso la verità del vangelo e della comune tradizione dei santi Padri, per restaurare la piena comunione delle nostre Chiese: questo è volontà e comando di Cristo.
    E così sia!

    ******************************
    [Modificato da Caterina63 30/11/2010 19:25]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 27/11/2008 14:52
    L'incontro tra Benedetto XVI e Bartolomeo I per l'apertura dell'Anno paolino

    Da san Paolo la via
    per l'unità dei cristiani




    L'Anno paolino faccia conoscere meglio san Paolo e contribuisca a rinnovare l'impegno ecumenico: è l'auspicio espresso dal Papa durante l'incontro con Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, svoltosi nella mattina di sabato 28 giugno.

    Santità,
    con profonda e sincera gioia saluto Lei e il distinto seguito che L'accompagna e mi è gradito farlo con le parole tratte dalla seconda Lettera di San Pietro: "A coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo: grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro" (1, 1-2). La celebrazione dei Santi Pietro e Paolo, Patroni della Chiesa di Roma, così come quella di Sant'Andrea, Patrono della Chiesa di Costantinopoli, ci offrono annualmente la possibilità di uno scambio di visite, che sono sempre occasioni importanti per fraterne conversazioni e comuni momenti di preghiera. Cresce così la conoscenza personale reciproca; si armonizzano le iniziative e aumenta la speranza, che tutti ci anima, di poter giungere presto alla piena unità, in obbedienza al mandato del Signore.


    Quest'anno, qui a Roma, alla festa patronale si aggiunge la felice circostanza dell'inaugurazione dell'Anno Paolino, che ho voluto indire per commemorare il secondo millennio della nascita di San Paolo, con l'intento di promuovere una sempre più approfondita riflessione sull'eredità teologica e spirituale lasciata alla Chiesa dall'Apostolo delle genti, con la sua vasta e profonda opera di evangelizzazione.

    Ho appreso con piacere che anche Vostra Santità ha indetto un Anno Paolino. Questa felice coincidenza pone in evidenza le radici della nostra comune vocazione cristiana e la significativa sintonia, che stiamo vivendo, di sentimenti e di impegni pastorali. Per questo rendo grazie al Signore Gesù Cristo, che con la forza del suo Spirito guida i nostri passi verso l'unità.


    San Paolo ci ricorda che la piena comunione tra tutti i cristiani trova il suo fondamento in "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo" (Ef 4, 5). La fede comune, l'unico Battesimo per la remissione dei peccati e l'obbedienza all'unico Signore e Salvatore, possano pertanto quanto prima esprimersi appieno nella dimensione comunitaria ed ecclesiale. "Un solo corpo ed un solo Spirito", afferma l'Apostolo delle genti, ed aggiunge: "come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati" (Ef 4, 4). San Paolo ci indica inoltre una via sicura per mantenere l'unità e, nel caso della divisione, per ricomporla.

    Il Decreto sull'Ecumenismo del Concilio Vaticano ii ha ripreso l'indicazione paolina e la ripropone nel contesto dell'impegno ecumenico, facendo riferimento alle parole dense e sempre attuali della Lettera agli Efesini: "Vi esorto dunque io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (4, 1-3).


    Ai cristiani di Corinto, in mezzo ai quali erano sorti dissensi, San Paolo non ha timore di indirizzare un forte richiamo perché siano unanimi nel parlare, scompaiano le divisioni tra loro e coltivino una perfetta unione di pensiero e di intenti (cfr 1 Cor 1, 10). Nel nostro mondo, in cui si va consolidando il fenomeno della globalizzazione ma continuano ciononostante a persistere divisioni e conflitti, l'uomo avverte un crescente bisogno di certezze e di pace. Allo stesso tempo, però, egli resta smarrito e quasi irretito da una certa cultura edonistica e relativistica, che pone in dubbio l'esistenza stessa della verità.

    Le indicazioni dell'Apostolo sono, al riguardo, quantomai propizie per incoraggiare gli sforzi tesi alla ricerca della piena unità tra i cristiani, tanto necessaria per offrire agli uomini del terzo millennio una sempre più luminosa testimonianza di Cristo, Via, Verità e Vita. Solo in Cristo e nel suo Vangelo l'umanità può trovare risposta alle sue più intime attese.
    Possa l'Anno Paolino, che questa sera inizierà solennemente, aiutare il popolo cristiano a rinnovare l'impegno ecumenico, e si intensifichino le iniziative comuni nel cammino verso la comunione fra tutti i discepoli di Cristo. Di questo cammino la vostra presenza qui, oggi, è certamente un segno incoraggiante. Per questo esprimo ancora una volta a tutti voi la mia gioia, mentre insieme innalziamo al Signore la nostra grata preghiera.

    ***************************************************************

    Il discorso del Patriarca ecumenico di Costantinopoli
    Una comunicazione più grande
    attraverso il dialogo teologico


    La figura dell'apostolo Paolo, che con la sua testimonianza ha plasmato "l'identità del cristianesimo" e ha trasformato "la storia della civiltà occidentale", è stata ricordata dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I nel discorso rivolto a Benedetto XVI durante l'incontro.


    (Bartolomeo I e Benedetto XVI alla Basilica san Paolo per l'apertura dell'Anno Paolino: 28.6.2008)


    Santità, Amato Fratello in Cristo,
    Papa Benedetto,
    Gloria a Dio per tutte le cose! Egli, infatti, ci ha reso degni di condividere le sue abbondanti benedizioni. Come potremo mai ringraziarlo a sufficienza per la grazia e la bontà divine che ha concesso a noi tutti?


    È con sentimenti di gioia sincera e autentico rendimento di grazie che stiamo partecipando ai servizi solenni nella benedetta occasione della solennità dei santi Pietro e Paolo, Patroni apostolici dell'antica Chiesa della prima Roma. Nel corso dei secoli, il loro sangue versato si è dimostrato una benedizione per la Chiesa cristiana universale.


    Questa gioiosa celebrazione è anche un'occasione per le nostre due Chiese sorelle di pregare e celebrare insieme al fine di suggellare il nostro impegno per la riconciliazione e di rafforzare i nostri vincoli di solidarietà. La mia personale presenza qui oggi è un gesto rispettoso di gratitudine autentica per ricambiare la sua presenza personale, Santità, diciannove mesi fa, in occasione della Festa di sant'Andrea, primo chiamato degli Apostoli e fratello più anziano di san Pietro, fondatore e patrono dell'antica sede della Nuova Roma.

    Nel corso della storia, queste visite hanno costituito scambi importanti fra le nostre due Chiese come espressioni tangibili di una più grande comunicazione mediante il dialogo teologico, svolto nell'attesa orante di piena comunione sacramentale nel Corpo di Cristo. I nostri incontri e i nostri scambi, sia qui sia a Costantinopoli, seguono in successione storica lo scambio di visite fra i nostri predecessori di benedetta memoria: Paolo vi e Atenagora, Giovanni Paolo ii e Demetrio.


    Ancora, un altro motivo di sincera gioia è la mia presenza qui, insieme ai pellegrini del Patriarcato Ecumenico di tutto il mondo, per partecipare all'apertura ufficiale dell'Anno paolino, che ancora una volta le nostre due Chiese celebrano durante l'anniversario della nascita dell'Apostolo dei Gentili, san Paolo, esattamente duemila anni fa.

    Lo scorso Natale, il Patriarcato Ecumenico ha annunciato tale anniversario mediante una Lettera Enciclica a tutte le Chiese. Stiamo programmando un viaggio veramente storico e un convegno di studio unico nel suo genere per il prossimo mese di ottobre, in occasione della Sinassi di tutti i Primati ortodossi al Phanar. Importanti celebrazioni hanno già avuto luogo, alla presenza del nostro rappresentante ufficiale, nell'antica città di Tarso, in cui nacque Saulo per plasmare, come Apostolo Paolo, l'identità del cristianesimo e trasformare la storia della civiltà occidentale mediante la sua radicale conversione e il suo kèrygma apostolico. Là, nelle Chiese dell'Asia Minore, la minuscola scintilla del primo cristianesimo è visibile e brilla ancora oggi quale testimonianza vivente di una verità eterna sul Signore Crocifisso e Risorto, come proclamato dal grande Apostolo Paolo.


    Santità, vorremmo esprimerle la nostra fervente gratitudine per l'invito che ci ha rivolto a condividere queste solenni festività. Che i fondatori e patroni apostolici, i santi Pietro e Paolo, intercedano per noi tutti davanti a Colui che hanno servito fedelmente e largamente predicato! Che continuino a ispirarci tutti con l'ampiezza della loro visione ecclesiale e con la risolutezza della loro missione apostolica!
    "Per queste cose e per tutte le cose", con le parole della nostra divina liturgia di san Giovanni Crisostomo, "rendiamo grazie al Signore". Amen.

    (©L'Osservatore Romano - 29 giugno 2008)


    Per la celebrazione dell’anno paolino


    O Dio, nostro Signore e Padre,
    per intercessione di san Paolo apostolo
    noi ti preghiamo.

    Santifica le nostre famiglie
    e fa’ di esse autentici focolari
    di educazione alla vita cristiana.
    Accendi nel cuore di tanti giovani
    il desiderio di servirti come Paolo
    diffondendo il santo Vangelo.

    Manda alla tua Chiesa
    numerosi e santi sacerdoti,
    testimoni credibili del tuo amore.
    Fa’ che la nostra Chiesa
    in questo anno dedicato a san Paolo
    cresca nell’amore a Te e ai fratelli.
    Amen!

    Carlo Ghidelli

    E' una grande opportunità questa che ci viene donata, non sprechiamola!





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 01/12/2008 19:43
    L'auspicio di Benedetto XVI nel Messaggio a Bartolomeo I
    Segni di speranza
    per il dialogo teologico

    Nel quadro dello scambio di Delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant'Andrea, il cardinale Walter Kasper guida la Delegazione della Santa Sede per la Festa del Patriarcato Ecumenico 2008. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani è accompagnato dal vescovo Brian Farrell, Segretario del Dicastero e da padre Vladimiro Caroli, o.p., officiale della Sezione Orientale del medesimo Dicastero. Ad Istanbul, si è unito il nunzio apostolico in Turchia, arcivescovo Antonio Lucibello.
    La Delegazione della Santa Sede ha preso parte alla solenne Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar, ed ha avuto un incontro con il Patriarca e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica, alle quali hanno partecipato anche il Co-presidente ed il Co-segretario della "Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme".
    Il cardinale Kasper ha portato al Patriarca Ecumenico un dono del Santo Padre, accompagnato da un Messaggio autografo di Benedetto XVI di cui ha dato lettura.



    A Sua Santità Bartolomeo I
    Arcivescovo di Costantinopoli
    Patriarca Ecumenico

    "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo (Gal 1, 3)
    È con profonda gioia che rivolgo queste parole di San Paolo a Vostra Santità, al Santo Sinodo e a tutto il Clero ortodosso e ai fedeli radunati per la festa di Sant'Andrea, il fratello di San Pietro e, come lui, un grande apostolo e martire per Cristo. Sono lieto di essere rappresentato in questa occasione di festa da una delegazione guidata dal mio venerato fratello il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, al quale ho affidato questo Messaggio augurale. Le mie preghiere si uniscono alle vostre per invocare dal Signore il benessere e l'unità dei discepoli di Cristo nel mondo intero.
    Rendo grazie a Dio che ci ha permesso di approfondire i vincoli di amore reciproco fra noi, sostenuti dalla preghiera e da un contatto fraterno sempre più regolare. Nel corso dell'anno che ora sta volgendo al termine, siamo stati benedetti tre volte dalla presenza di Vostra Santità a Roma: in occasione della Vostra lezione magistrale al Pontificio Istituto Orientale, che si onora di annoverarLa tra i suoi Alunni; all'apertura dell'Anno Paolino nella Festa dei Santi patroni di Roma, Pietro e Paolo; ed alla dodicesima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Cattolica, tenutasi in ottobre sul tema della Parola di Dio nella Vita e nella Missione della Chiesa, quando avete pronunciato un discorso di profonda riflessione.
    Come segno della crescente comunione e vicinanza spirituale, la Chiesa Cattolica, per parte sua, è stata rappresentata alle celebrazioni dell'Anno Paolino guidato da Vostra Santità, incluso un simposio e un pellegrinaggio ai luoghi paolini in Asia Minore. Queste esperienze di incontro e di preghiera condivisa contribuiscono ad un aumento nel nostro impegno per raggiungere la meta del nostro cammino ecumenico.

    In questo stesso spirito, Vostra Santità mi ha informato del risultato positivo della Synaxis dei Primati e dei Rappresentanti delle Chiese Ortodosse, che ha avuto luogo recentemente al Fanar. I segni di speranza che sono emersi dai rapporti inter-ortodossi e l'impegno ecumenico sono stati accolti con gioia. Credo e prego che questi sviluppi possano avere un effetto costruttivo sul dialogo teologico ufficiale fra le Chiese Ortodosse e la Chiesa Cattolica, e possano condurre ad una soluzione delle difficoltà incontrate nelle ultime due sessioni. Come Vostra Santità ha rilevato durante l'allocuzione al Sinodo dei Vescovi della Chiesa Cattolica, la Commissione Internazionale Mista per il Dialogo Teologico fra cattolici ed ortodossi sta ora affrontando un argomento cruciale che, una volta risolto, ci porterebbe più vicino alla piena comunione.
    In questa festa di Sant'Andrea, riflettiamo con gioia e con animo grato che le relazioni fra noi stanno entrando progressivamente a livelli più profondi, mentre rinnoviamo il nostro impegno sulla via della preghiera e del dialogo. Crediamo che il nostro cammino comune accelererà l'arrivo di quel giorno benedetto in cui loderemo insieme Dio in una Celebrazione condivisa dell'Eucaristia. La vita interiore delle nostre Chiese e le sfide del mondo contemporaneo richiedono urgentemente questa testimonianza di unità fra i discepoli di Cristo.
    È con questi sentimenti fraterni che estendo a Vostra Santità i miei saluti cordiali nel Signore, Che assicura a noi la Sua Grazia e la Sua Pace.

    Dal Vaticano, 26 novembre 2008


    BENEDETTO PP. XVI


    (©L'Osservatore Romano - 1-2 dicembre 2008)
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 30/11/2009 18:21
    Messaggio di Benedetto XVI a Bartolomeo I

    Il ministero petrino
    non è potere
    ma servizio all'unità



    Nel quadro dell'annuale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei santi patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei santi Pietro e Paolo e il 30 novembre ad Istanbul per la celebrazione di sant'Andrea, il cardinale Walter Kasper guida la delegazione della Santa Sede per la festa del Patriarcato ecumenico 2009. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani è accompagnato dal segretario del dicastero, il vescovo Brian Farrell, e da due officiali della sezione orientale:  il reverendo Andrea Palmieri e il padre Vladimiro Caroli, o.p.. Ad Istanbul si è unito alla delegazione della Santa Sede il nunzio apostolico in Turchia, l'arcivescovo Antonio Lucibello. La delegazione ha preso parte alla solenne divina liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar ed ha avuto un incontro con il Patriarca e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica. Il cardinale Kasper ha consegnato al Patriarca ecumenico un messaggio autografo del Papa, di cui ha dato pubblica lettura, accompagnato da un dono.

    A Sua Santità
    Bartolomeo I
    Arcivescovo di Costantinopoli Patriarca Ecumenico

    è con grande gioia che mi rivolgo a Lei, in occasione della visita della delegazione guidata dal mio venerato fratello il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, al quale ho affidato il compito di trasmetterLe i miei più affettuosi fraterni saluti, nel giorno della Festa di sant'Andrea, fratello di san Pietro e Patrono del Patriarcato Ecumenico.

    In questa gioiosa circostanza, nella quale si commemora la nascita alla vita eterna dell'Apostolo Andrea, la cui testimonianza di fede nel Signore culminò nel martirio, saluto con rispetto anche il Santo Sinodo, il clero e tutti i fedeli che, sotto la Sua cura e guida pastorale continuano, anche in situazioni difficili, a testimoniare il Vangelo di Gesù Cristo.

    Il ricordo dei martiri spinge tutti i cristiani a rendere testimonianza della propria fede davanti al mondo. Questa chiamata è urgente particolarmente nel nostro tempo, in cui il cristianesimo deve affrontare sfide sempre più complesse. La testimonianza dei cristiani sarà certamente tanto più credibile se tutti i credenti in Cristo saranno "un cuore solo e un'anima sola" (At 4, 32).

    Negli ultimi decenni, le nostre Chiese si sono impegnate con sincerità a percorrere il cammino verso il ripristino della piena comunione e, sebbene non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo, sono stati compiuti molti passi, che ci hanno permesso di approfondire i nostri legami. La nostra crescente amicizia, il nostro rispetto reciproco, la nostra volontà di incontrarci e di riconoscerci gli uni gli altri come fratelli in Cristo non dovrebbero essere ostacolati da quanti rimangono fissati al ricordo di differenze storiche:  ciò impedisce loro di aprirsi allo Spirito Santo, che guida la Chiesa ed è capace di trasformare tutte le debolezze umane in opportunità di bene. 

    sant'Andrea Quest'apertura ha guidato il lavoro della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico, che ha tenuto la sua undicesima sessione plenaria a Cipro, il mese scorso. L'incontro è stato caratterizzato da un senso di solenne impegno e da un affettuoso sentimento di vicinanza. Ancora una volta esprimo la mia sincera gratitudine alla Chiesa di Cipro per la sua generosissima accoglienza e ospitalità. È fonte di grande incoraggiamento il fatto che, nonostante alcune difficoltà e incomprensioni, tutte le Chiese partecipanti alla Commissione Internazionale abbiano espresso la propria intenzione di proseguire il dialogo.

    Il tema della sessione plenaria, "Il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio", è di certo complesso e richiederà uno studio ampio ed un dialogo paziente, se vogliamo aspirare ad un'integrazione condivisa delle tradizioni dell'oriente e dell'occidente. La Chiesa cattolica comprende il ministero petrino come un dono del Signore alla sua Chiesa. Questo ministero non deve essere interpretato in una prospettiva di potere, bensì nell'ambito di una ecclesiologia di comunione, come servizio all'unità nella verità e nella carità. Il Vescovo della Chiesa di Roma, che presiede alla carità (sant'Ignazio di Antiochia), è inteso come il Servus servorum Dei (san Gregorio Magno). Quindi, come scrisse il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, e come ho ripetuto in occasione della mia visita al Fanar nel novembre del 2006, si tratta di cercare insieme, lasciandoci ispirare dal modello del primo millennio, le forme nelle quali il ministero del Vescovo di Roma possa realizzare un servizio di amore riconosciuto da tutti (cfr. Ut unum sint, n. 95). Preghiamo dunque Dio che ci benedica; possa lo Spirito Santo guidarci lungo questo cammino difficile e tuttavia promettente.

    In ogni caso, mentre stiamo compiendo questo cammino verso la piena comunione, già dobbiamo offrire una testimonianza comune, cooperando al servizio dell'umanità, in particolare nella difesa della dignità della persona umana, nell'affermazione dei valori morali fondamentali, nella promozione della giustizia e della pace e nel dare risposta alla sofferenza che continua ad affliggere il nostro mondo, in particolare alla fame, alla povertà, all'analfabetismo e alla non equa distribuzione delle risorse.

    Inoltre, le nostre Chiese possono lavorare insieme per richiamare l'attenzione sulla responsabilità dell'umanità verso la tutela del creato. A questo proposito, esprimo ancora una volta il mio apprezzamento per le numerose valide iniziative che Ella, Santità, ha sostenuto e incoraggiato e che hanno reso testimonianza al dono della creazione. Il recente simposio internazionale su "Religione, Scienza e Ambiente" dedicato al fiume Mississippi, e gli incontri da Lei avuti negli Stati Uniti con illustri personalità del mondo politico, culturale e religioso, sono un esempio del Suo impegno.

    Santità, nella solennità del grande Apostolo Andrea, desidero esprimere, a Lei e al Patriarcato Ecumenico, la mia stima piena di rispetto e la mia spirituale vicinanza, mentre elevo la preghiera affinché il Dio Uno e Trino possa concedere abbondanti benedizioni di grazia e luce al Suo alto ministero per il bene della Chiesa.
    È con questi sentimenti che Le estendo un fraterno abbraccio nel nome del nostro unico Signore Gesù Cristo, rinnovando la mia preghiera affinché la pace e la grazia del Signore Nostro possa essere con Lei, Santità, e con tutti quanti sono affidati alla Sua eminente guida pastorale.

    Dal Vaticano, 25 novembre 2009



     
    firma di Benedetto XVI

    (©L'Osservatore Romano - 30 novembre 1 dicembre 2009)
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 01/12/2009 21:52
    Il Patriarca Bartolomeo alla delegazione della Santa Sede a Istanbul per la festa di sant'Andrea

    Sulla strada
    della piena comunione




    Istanbul,

    1. La presenza della delegazione della Santa Sede a Istanbul per la festa di sant'Andrea è "una conferma del desiderio di eliminare gli impedimenti accumulati nel corso di un millennio e di pervenire alla pienezza della comunione": con queste parole il Patriarca ecumenico Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, ha accolto ieri il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il vescovo Brian Farrell, segretario del dicastero, il reverendo Andrea Palmieri e il padre Vladimiro Caroli, officiali della sezione orientale, inviati da Benedetto XVI a Istanbul per la celebrazione del santo patrono del Patriarcato ecumenico. La visita rientra nel quadro dell'annuale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei santi patroni (l'incontro a Roma è il 29 giugno in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo).

    "Noi attribuiamo grande significato simbolico alla vostra presenza qui - ha detto Bartolomeo nel messaggio, del quale il Sir riporta ampi stralci - in quanto rivela anche il desiderio della santissima Chiesa di Roma di fare tutto il possibile, da parte sua, per ritrovare la nostra unità nella stessa fede e la comunione sacramentale secondo la volontà di Colui che ci ha chiamati all'unità perché il mondo creda".

    La strada verso la piena comunione, "così come vissuta dalle nostre Chiese nel primo millennio, è stata intrapresa con il dialogo dell'amore e della verità e continua per grazia di Dio, nonostante difficoltà occasionali", ha affermato ancora il Patriarca, che ricorda la "grande attenzione" e la "preghiera incessante" con cui viene seguito il processo di dialogo teologico ufficiale tra cattolici e ortodossi.

    Bartolomeo cita, in particolare, la questione ecclesiologica del primato in generale e del ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio, tema al centro dell'xi sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico svoltasi a Paphos (Cipro) dal 16 al 23 ottobre. "Ognuno - ha detto il Patriarca ecumenico - è consapevole che questa spinosa questione ha provocato un grave contenzioso nelle relazioni tra le nostre due Chiese. Ecco perché lo sradicamento di tale impedimento tra noi favorirebbe sicuramente il nostro cammino verso l'unità".

    Lo studio della storia della Chiesa nel primo millennio "fornirà anche la pietra angolare per la valutazione di ulteriori sviluppi successivi nel corso del secondo millennio", ha concluso Bartolomeo, invocando i doni dell'umiltà e del dialogo per l'accoglimento della verità.



    (©L'Osservatore Romano - 2 dicembre 2009 )


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 05/12/2009 20:05
    Il discorso di Bartolomeo I nella festa del Trono
    del Patriarcato ecumenico alla presenza della delegazione della Santa Sede

    La verità non ha paura del dialogo




    Pubblichiamo il testo italiano del discorso tenuto da Bartolomeo I in occasione della festa del Trono del Patriarcato ecumenico, celebrata lo scorso lunedì 30 novembre, alla presenza della delegazione della Santa Sede guidata dal cardinale Walter Kasper.


    Em.mo Cardinale Walter Kasper,
    rappresentante di Sua Santità
    il Papa e Vescovo di Roma
    Benedetto XVI,
    Distinto seguito,
    È con grande gioia che vi diamo ancora una volta il benvenuto alla soglia della Chiesa della Nuova Roma per celebrare insieme la sacra memoria del suo fondatore e protettore, Sant'Andrea, il Primo chiamato degli Apostoli. Desideriamo esprimere la nostra profonda gratitudine al nostro amato fratello nel Signore, Sua Santità Benedetto della Vecchia Roma, che si è degnato di inviare suoi rappresentanti alla festa del trono della nostra Chiesa, seguendo la consuetudine stabilita decenni fa, di uno scambio di visite in occasione delle feste patronali delle due antiche Chiese apostoliche, come conferma del loro desiderio di togliere quegli ostacoli, accumulatisi lungo un millennio, che impediscono la pienezza della comunione tra di loro. Noi attribuiamo un grande significato simbolico alla vostra presenza qui in quanto essa rivela, in modo solenne, il desiderio della santissima Chiesa di Roma di fare tutto quanto è possibile da parte sua affinché possiamo riscoprire la nostra unità nella stessa fede e comunione sacramentale, secondo volontà di Colui che ci ha chiamato all'unità "perché il mondo creda" (Gv 17, 21).

    Sant'Andrea, il Primo chiamato degli Apostoli, che oggi celebriamo, era, come sappiamo, il fratello di San Pietro, il primo degli apostoli. Insieme, essi conobbero Cristo e credettero in lui. I due fratelli avevano questa fede in comune; anche le due Chiese che essi hanno fondato e santificato per mezzo della loro predicazione e del loro martirio, professano questa fede in comune.
    Questa stessa fede fu autorevolmente proclamata dai nostri comuni Padri della Chiesa, che si riunirono da oriente e da occidente nei Concili Ecumenici, dove la trasmisero come un inestimabile tesoro alle nostre Chiese, affinché noi potessimo costruire su questa fede la nostra unità in Cristo.
    È la medesima fede, preservata intatta per un intero millennio sia in oriente che in occidente, che noi siamo di nuovo chiamati a stabilire come fondamento della nostra unità, purificandola da ogni eventuale aggiunta o alterazione, in modo che "con un solo spirito ed un solo cuore" (Fil 2, 2) possiamo giungere alla comunione nella divina Eucaristia, là dove si trova la pienezza dell'unità della Chiesa di Cristo.

    Il cammino verso il raggiungimento della piena comunione, così come era vissuta insieme dalle nostre Chiese durante il primo millennio, è già iniziato con il dialogo di carità e verità e continua, con la grazia di Dio, nonostante difficoltà che talora sorgono. È con vigilante attenzione e incessante preghiera che seguiamo il processo del Dialogo Teologico ufficiale in corso tra le due Chiese, di cui Vostra Eminenza è Co-Presidente, e che ora sta affrontando l'esame di questioni ecclesiologiche cruciali, quali quelle del primato in generale e del primato del Vescovo di Roma in particolare.

    Tutti sono consapevoli che questa questione spinosa si è rivelata una disputa tra le nostre due Chiese, motivo di scandalo, e perciò l'eliminazione di questo ostacolo tra noi faciliterà di sicuro grandemente il nostro cammino verso l'unità. Siamo pertanto convinti che lo studio della storia della Chiesa lungo il primo millennio, almeno riguardo a questa problematica, costituirà anche la pietra di paragone per l'ulteriore valutazione dei successivi sviluppi durante il secondo millennio, che sfortunatamente ha condotto le nostre Chiese ad un più grande estraniamento, accentuando la nostra divisione.

    In un mondo lacerato da contrasti e conflitti, lo scambio di un dialogo pacifico e costruttivo costituisce la sola via per raggiungere unità e riconciliazione. Nel brano apostolico letto durante la Divina liturgia di questa mattina, gli Apostoli sono presentati come un esempio di profonda umiltà, ad imitazione del Signore crocifisso: "Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi" (1 Cor 4, 12-13).

    Se questo modo di comportarsi in umiltà deve prevalere nelle relazioni dei fedeli verso i persecutori della Chiesa, quanto più esso deve prevalere nelle relazioni tra i Cristiani stessi! La soluzione pacifica delle differenze che esistono nelle relazioni tra cristiani non significa affatto allontanarci dalla verità. Perché la verità non ha paura del dialogo; al contrario, la verità utilizza il dialogo come un mezzo per divenire accettabile persino a quanti per diverse ragioni la rifiutano. L'odio e il fanatismo provocano il trincerarsi difensivo di ciascuna parte nella cieca ostinazione nelle proprie posizioni e opinioni, mentre le differenze si cristallizzano e viene meno ogni speranza di riconciliazione.

    Un tale atteggiamento non ha assolutamente nulla a che vedere con lo spirito del Vangelo di Cristo e con l'esempio apostolico. Poiché solo affermando "la verità nella carità" (Ef 4, 15) noi realmente affermiamo la verità, così come solo amando nella verità (2 Gv 1) noi amiamo davvero. Un dialogo imbevuto di un sincero spirito di umiltà garantisce questa felice sintesi, in cui si trova la sola via divinamente ispirata per tutti coloro che vogliono essere imitatori degli Apostoli (1 Cor 4, 16).

    È questo lo spirito di dialogo sincero nell'amore che la Chiesa di Cristo è chiamata a mettere in atto nelle relazioni tra Cristiani divisi, proclamandolo al tempo stesso a tutte le persone di buona volontà, dovunque esse si trovino. Conosciamo per amara esperienza che la religione può essere strumentalizzata come una bandiera di fanatismo e conflitto tra le persone. Abbiamo personalmente sottolineato in numerose occasioni che la guerra in nome della religione è guerra contro la religione. Per tale motivo il dialogo interreligioso è particolarmente doveroso nella nostra epoca, senza che ciò implichi alcun compromesso nelle rispettive convinzioni religiose. È questo tipo di dialogo che il Patriarcato Ecumenico incoraggia e coltiva, contribuendo in questo modo al consolidarsi della pace nel nostro mondo di oggi.

    Eminenza, Distinto seguito:
    Mediante l'ordine stabilito dai santi Concili Ecumenici, la Divina Provvidenza ha assegnato alla Chiesa di questa città il ministero di servire come prima sede della Chiesa Ortodossa, portando la responsabilità di coordinare ed esprimere l'unità delle sante Chiese Ortodosse locali.

    Con questa responsabilità, quindi, stiamo ora lavorando diligentemente in preparazione al Santo e Grande Concilio della Chiesa Ortodossa, attivando gli appropriati mezzi preparatori. Nel giugno scorso abbiamo radunato con successo la iv Consultazione preconciliare panortodossa, che ha trattato il tema della diaspora ortodossa; presto raduneremo la Commissione preparatoria per lo studio e la preparazione di altri temi per il Grande Concilio. Il proposito di questo grande sforzo è forgiare l'unità della Chiesa Ortodossa, in modo che "con un solo spirito ed un solo cuore" possa contribuire a testimoniare il Vangelo nel nostro mondo moderno. In questo sforzo e per questo servizio per molti versi difficile, la Chiesa di Costantinopoli considera inestimabile il supporto dell'antica Chiesa di Roma e perciò con intenso amore in questo momento dirigiamo là il nostro pensiero.

    Nel salutarvi con il santo abbraccio - e salutando in Voi colui che vi ha inviati qui, il nostro amato fratello nel Signore - preghiamo affinché il Signore Dio nostro, per mezzo dell'intercessione del Santo e glorioso Primo chiamato Apostolo Andrea, protegga la sua Chiesa da tutti i mali, guidandola alla pienezza della sua divina volontà.
    Benvenuti tra noi, amati fratelli!



    (©L'Osservatore Romano - 6 dicembre 2009)

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 30/11/2010 19:27
    Il Pontefice al patriarca ecumenico Bartolomeo per la festa di sant'Andrea

    Dobbiamo progredire nel cammino
    verso la piena comunione


    Il cardinale Kurt Koch guida per la prima volta la delegazione della Santa Sede per la festa di sant'Andrea, patrono del Patriarcato ecumenico, nel quadro dell'annuale scambio di delegazioni per le rispettive feste dei santi patroni. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani è accompagnato dal segretario del dicastero, il vescovo Brian Farrell, e dal reverendo Andrea Palmieri, officiale. A Istanbul si è unito alla delegazione della Santa Sede il nunzio apostolico in Turchia, l'arcivescovo Antonio Lucibello. La delegazione ha preso parte alla solenne divina liturgia, presieduta da Bartolomeo nella chiesa patriarcale del Fanar, e ha avuto un incontro con il patriarca e con la commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica. Il cardinale Koch ha consegnato al patriarca ecumenico un messaggio autografo del Papa, di cui ha dato pubblica lettura, accompagnato da un dono. Del messaggio pubblichiamo di seguito il testo in italiano.

    A Sua Santità
    Bartolomeo I
    Arcivescovo di Costantinopoli
    Patriarca Ecumenico

    È con grande gioia che in occasione della Festa di Sant'Andrea Apostolo, fratello di San Pietro e Patrono del Patriarcato Ecumenico, Le rivolgo questo scritto, affidato al Venerato Fratello il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, per augurare a Vostra Santità, ai membri del Santo Sinodo, al clero, ai monaci e a tutti i fedeli abbondanza di doni celesti e di benedizioni divine.

     

    In questo gioioso giorno di festa, insieme a tutti i fratelli e sorelle cattolici, mi unisco a Lei nel rendimento di grazie a Dio per le meraviglie che egli ha compiuto, nella sua infinita misericordia, attraverso la vita ed il martirio di Sant'Andrea. Gli Apostoli, offrendo generosamente la loro vita in sacrificio per il Signore e per i loro fratelli, hanno dato testimonianza alla Buona Novella da essi proclamata sino ai confini del mondo allora conosciuto. La Festa dell'Apostolo, che cade in questo stesso giorno nei calendari liturgici dell'Oriente e dell'Occidente, rappresenta, per tutti coloro che per la grazia di Dio e il dono del Battesimo hanno accettato il messaggio di salvezza, un forte invito a rinnovare la propria fedeltà all'insegnamento degli Apostoli e a divenire annunciatori instancabili della fede in Cristo, con la parola e la testimonianza della vita.

    In questo nostro tempo, tale invito è urgente come non mai e interpella tutti i cristiani. In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, siamo chiamati a proclamare con rinnovata convinzione la verità del Vangelo e a presentare il Signore Risorto come la risposta alle più profonde domande e aspirazioni spirituali degli uomini e delle donne di oggi.
    Per poter riuscire in questo grande compito, dobbiamo continuare a progredire sul cammino verso la piena comunione, mostrando di avere già unito i nostri sforzi per una comune testimonianza al Vangelo di fronte agli uomini del nostro tempo. Per questa ragione vorrei esprimere la mia sincera gratitudine a Vostra Santità e al Patriarcato Ecumenico per la generosa ospitalità offerta lo scorso ottobre sull'isola di Rodi ai Delegati delle Conferenze Episcopali d'Europa, che si sono riuniti con rappresentati delle Chiese Ortodosse d'Europa per il ii Forum cattolico-ortodosso sul tema "Rapporti Chiesa - Stato:  prospettive teologiche e storiche".

    Santità, seguo con attenzione i Suoi saggi sforzi per il bene dell'Ortodossia e per la promozione dei valori cristiani in molti contesti internazionali. AssicurandoLe, in questa Festa di Sant'Andrea Apostolo, il ricordo nelle mie preghiere, rinnovo l'augurio di pace, salute e di abbondanti benedizioni spirituali su di Lei e su tutti i fedeli.

    Con sentimenti di stima e di vicinanza spirituale, scambio con Lei il fraterno abbraccio nel nome del nostro unico Signore Gesù Cristo.

    Dal Vaticano, 30 novembre 2010




    (©L'Osservatore Romano - 1 dicembre 2010)

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    00 01/12/2010 19:19
    Il Patriarca ortodosso di Costantinopoli alla delegazione della Santa Sede

    Per riconquistare
    il vincolo della comunione



    Pubblichiamo, in una nostra traduzione, il discorso Bartolomeo, Patriarca ecumenico di Costantinopoli ha tenuto martedì 30 novembre, a Istanbul, nella sede del Fanar, in occasione della festa del Trono, accogliendo la delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
     
    Eminenza cardinale Kurt Koch, e suo onorevole seguito, chiamato a rappresentare Sua Santità, il vescovo dell'antica Roma e nostro amato fratello nel Signore, Papa Benedetto, e la Chiesa affidata alla sua guida,

    È con grande gioia che salutiamo la sua presenza alla festa del Trono della santissima Chiesa di Costantinopoli ed esprimiamo gratitudine al nostro fratello nel Signore, Papa Benedetto XVI, che l'ha inviata qui, per il cordiale gesto fraterno di partecipare, tramite lei, a questa celebrazione gioiosa della sacra commemorazione del fondatore della Chiesa a Bisanzio, sant'Andrea, il primo chiamato tra gli Apostoli. Ormai da molti anni è stato instaurato uno scambio di delegazioni formali in occasione delle rispettive feste patronali delle nostre due Chiese quale segno dei vincoli fraterni di amore e di onore fra noi, e gioiamo perché anche quest'anno è stata mantenuta questa meravigliosa tradizione.

    Salutiamo in particolare la sua presenza tra noi, eminenza, per la prima volta come rappresentante di Sua Santità, e ci congratuliamo perché ha assunto l'alto incarico della presidenza del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e per la sua recente elevazione allo stato e all'onore di cardinale. Apprezziamo profondamente la vasta conoscenza teologica e la nobiltà del suo carattere, eminenza, così come la sua sollecitudine per la causa sacra della promozione dell'unità dei cristiani. Attendiamo con fervore la sua cooperazione con il patriarcato ecumenico per l'ulteriore promozione delle relazioni fraterne fra le nostre Chiese a beneficio della promozione dell'unità, per la quale nostro Signore ha pregato Suo Padre immediatamente prima della passione.

    Salutiamo con particolare gioia il fatto che quest'anno compie cinquant'anni di vita e di attività il Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani ora presieduto da lei, eminenza. Il nostro pensiero è rivolto al compianto Giovanni XXIII, che fondò il Consiglio nel 1960, all'inizio come Segretariato, insieme con la convocazione del concilio Vaticano ii, le cui audaci decisioni storiche prepararono il terreno per la partecipazione dei cattolici romani all'opera di riconciliazione dell'unità dei cristiani. Fra i frutti di questa storica iniziativa da parte del compianto Pontefice, lo sviluppo di rapporti fraterni fra le Chiese ortodossa e cattolica romana ha una grande importanza.

    Questi rapporti sono stati forgiati da grandi guide ecclesiali, il compianto Paolo VI e il nostro predecessore il Patriarca ecumenico Atenagora, sebbene con l'ausilio e il sostegno dei loro successori, Papa Giovanni Paolo II e il Patriarca ecumenico Dimitrios. Grazie agli sforzi indefessi del Consiglio per l'Unità dei Cristiani, e in particolare dei compianti primi presidenti, i cardinali Agostino Bea e Johannes Willebrands, sostenuti da esperti della storia e della vita delle Chiese ortodosse come i compianti vescovo Pierre Duprey e monsignor Eleuterio Fortino, i rapporti fra le nostre Chiese sono stati coltivati ulteriormente grazie al rispetto reciproco e all'amore fraterno. Gli stessi rapporti sono stati arricchiti con la dovuta sollecitudine dai suoi predecessori, eminenza, alla presidenza del Consiglio, i cardinali Edward Cassidy e Walter Kasper, sostenuti dai loro esperti collaboratori. Ringraziamo con fervore tutte queste persone per quanto hanno fatto per il ripristino della piena comunione fra le nostre Chiese.

    Negli ultimi trent'anni, nel contesto di questi rapporti fraterni, si è creato e promosso il dialogo teologico ufficiale fra le nostre Chiese, perché l'unità nell'amore non è di alcun beneficio a meno che non vi sia contemporaneamente un'unità di fede e di verità. Quindi "vivendo la verità nella carità", secondo l'esortazione dell'apostolo (Efesini, 4, 15), noi manteniamo questo dialogo teologico per unanime decisione di tutte le Chiese ortodosse autocefale per studiare, con amore e sincerità, le questioni teologiche che allo stesso tempo uniscono e ancora dividono, "finché arriviamo tutti all'unità della fede" (Efesini, 4, 13).

    Seguendo, dal nostro Patriarcato ecumenico, con sempre maggiore interesse lo sviluppo di questo dialogo teologico, preghiamo per il suo buon esito, in particolare durante la sua fase attuale nella quale vengono affrontate questioni controverse, che in passato sono state causa di aspro conflitto fra le nostre Chiese.

    Il recente incontro plenario della Commissione per il dialogo a Vienna, sotto la presidenza congiunta sua, eminenza, e del venerabile fratello e collaboratore, sua eminenza il metropolita Giovanni di Pergamo, ha rivelato le difficoltà esistenti, ma anche la disponibilità e la determinazione di tutti i membri della Commissione per superare queste difficoltà con amore e fedeltà alla dottrina e alla vita della Chiesa trasmessaci dal primo millennio, per progredire verso la loro soluzione.

    Celebrando oggi la memoria sacra di sant'Andrea, il primo chiamato tra gli apostoli, non possiamo non prestare attenzione a suo fratello, san Pietro, capo degli apostoli. Questi due fratelli non avevano soltanto un legame di sangue, ma, in particolare, un vincolo infinitamente più significativo con Cristo e una comunione in Lui. Hanno conservato intatto questo vincolo di comunione in Cristo senza ostacoli per un intero millennio, mentre le Chiese scaturite dalla predicazione e dal martirio di questi apostoli, e precisamente le Chiese di Roma e di Costantinopoli, sono obbligate ancora una volta a riconquistare questo vincolo di comunione per dimostrarsi degni successori del loro deposito.
    Nella lettura evangelica di oggi, proclamata durante la Divina Liturgia, abbiamo ascoltato che Andrea incontra Cristo personalmente e si affretta a presentarlo a Pietro. Filippo fa lo stesso con Natanaele, ampliando in questo modo la cerchia di coloro che sono in comunione con Cristo fino a quando il messaggio apostolico non raggiunge tutti. Quindi, la Chiesa di Cristo si dimostra "apostolica", trasmettendo Cristo di generazione in generazione e da luogo a luogo affinché "il mondo creda" (Giovanni, 17, 21) in Lui, redentore e salvatore.

    Anche oggi, di fronte a molteplici difficoltà, il mondo anela alla redenzione e alla salvezza. Tuttavia, quanti predicano Cristo separati gli uni dagli altri non riescono a persuadere il mondo del fatto che "abbiamo trovato il messia che significa il Cristo" (Giovanni, 1, 41). In quanto fedeli del messaggio autentico e autorevole degli apostoli, siamo chiamati con una sola voce e un solo cuore a trasmettere questo messaggio al mondo contemporaneo, discernendo le questioni e affrontando i problemi del mondo.

    Con questi pensieri, le diamo il benvenuto come rappresentante dell'antica Roma con amore e stima, e, ancora una volta, ringraziamo Sua Santità, nostro fratello, che l'ha inviata per "l'operosità nella carità" (1 Tessalonicesi, 1, 3) che ha guidato i suoi passi qui.
    Gloria a Dio Padre nei secoli dei secoli. Amen.


    (©L'Osservatore Romano - 2 dicembre 2010)
    Fraternamente CaterinaLD

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    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 06/10/2012 23:46
    [SM=g1740733] Sua Santità Benedetto XVI, Papa di Roma, e Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico, recitano insieme il Simbolo Niceno-Costantinopolitano. Basilica vaticana, 29 giugno 2008.

    www.gloria.tv/?media=245490




    1. Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν,
    Πατέρα Παντοκράτορα,
    ποιητὴν οὐρανοῦ καὶ γῆς,
    ὁρατῶν τε πάντων καὶ ἀοράτων.

    2. Καὶ εἰς ἕνα Κύριον Ἰησοῦν Χριστόν,
    τὸν Υἱὸν τοῦ Θεοῦ τὸν μονογενῆ,
    τὸν ἐκ τοῦ Πατρὸς γεννηθέντα πρὸ πάντων τῶν αἰώνων·
    φῶς ἐκ φωτός,
    Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ,
    γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα,
    ὁμοούσιον τῷ Πατρί,
    δι' οὗ τὰ πάντα ἐγένετο.

    3. Τὸν δι' ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους
    καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν
    κατελθόντα ἐκ τῶν οὐρανῶν
    καὶ σαρκωθέντα ἐκ Πνεύματος Ἁγίου
    καὶ Μαρίας τῆς Παρθένου
    καὶ ἐνανθρωπήσαντα.

    4. Σταυρωθέντα τε ὑπὲρ ἡμῶν ἐπὶ Ποντίου Πιλάτου,
    καὶ παθόντα
    καὶ ταφέντα.
    Καὶ ἀναστάντα τῇ τρίτῃ ἡμέρᾳ
    κατὰ τὰς Γραφάς.
    Καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανοὺς
    καὶ καθεζόμενον ἐv δεξιᾷ τοῦ Πατρός.
    Καὶ πάλιν ἐρχόμενον μετὰ δόξης
    κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς,
    οὗ τῆς βασιλείας οὐκ ἔσται τέλος.

    5. Καὶ εἰς τὸ Πνεῦμα τὸ Ἅγιον,
    τὸ κύριον καὶ τὸ ζωοποιόν,
    τὸ ἐκ τοῦ Πατρὸς ἐκπορευόμενον,
    τὸ σὺν Πατρὶ συμπροσκυνούμενον καὶ συνδοξαζόμενον,
    τὸ λαλῆσαν διὰ τῶν προφητῶν.

    6. Εἰς μίαν, Ἁγίαν, Καθολικὴν καὶ Ἀποστολικὴν Ἐκκλησίαν.

    7. Ὁμολογοῦμεν ἓν βάπτισμα εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν.

    8. Προσδοκοῦμεν ἀνάστασιν νεκρῶν.

    9. Καὶ ζωὴν τοῦ μέλλοντος αἰῶνος.

    10.Ἀμήν..

    *********

    1. Credo in un solo Dio,
    Padre onnipotente,
    creatore del cielo e della terra,
    di tutte le cose visibili ed invisibili.

    2. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
    unigenito Figlio di Dio,
    nato dal Padre prima di tutti i secoli:
    Dio da Dio,
    Luce da Luce,
    Dio vero da Dio vero,
    generato, non creato,
    della stessa sostanza del Padre;
    per mezzo di lui tutte le cose sono state create.

    3. Per noi uomini
    e per la nostra salvezza
    discese dal cielo
    e per opera dello Spirito Santo
    si è incarnato nel seno della Vergine Maria
    e si è fatto uomo.

    4. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
    morì
    e fu sepolto.
    Il terzo giorno è risuscitato,
    secondo le Scritture,
    è salito al cielo,
    siede alla destra del Padre.
    E di nuovo verrà, nella gloria,
    per giudicare i vivi e i morti,
    e il suo regno non avrà fine.

    5. Credo nello Spirito Santo,
    che è Signore e dà la vita,
    e procede dal Padre [e dal Figlio] ,
    e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
    e ha parlato per mezzo dei profeti.

    6. Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

    7. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.

    8. Aspetto la risurrezione dei morti

    9. e la vita del mondo che verrà.

    10.Amen.





    [SM=g1740720]


    [SM=g1740738]
    Fraternamente CaterinaLD

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