DIFENDERE LA VERA FEDE

L'Inno Akatistos del V secolo alla Theotokos e la preghiera dei Monaci con la corona

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    Caterina63
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    00 27/11/2008 18:06

    Icona Greca della Vergine Akathistos, XV Sec.

    Inno Akathistos

    Introduzione
    a cura della Comunità Adveniat


    Premessa
    Il presente elaborato, vuole essere una presentazione dell’Inno Akathistos alla Madre di Dio, accompagnate da alcune riflessioni personali.
    La composizione verrà considerata nella sua struttura, nelle fonti da cui, in qualche modo, dipende e nel suo aspetto teologico mariano.
    Il testo greco, (con la sua traduzione italiana), è quello curato e pubblicato da E. Toniolo i cui saggi di critica e teologia verranno citati nel corso dell’elaborato. Vista la loro lunghezza, i testi verranno riportati in allegato.
    Queste brevi pagine non possono trasmettere la ricchezza dell’inno che, per essere messa in evidenza, avrebbe avuto bisogno di uno studio più lungo e dettagliato.
    Il fine del presente elaborato è solo quello di dimostrare come l’inno, pur essendo stato scritto per la liturgia, contiene un’alta teologia cristologica e mariana.

    L’autore guarda a Maria senza mai dimenticare l’opera di Dio; inserisce la Vergine nel piano salvifico del Padre come richiamano costantemente le due diverse ma complementari chiusure delle stanze: Ave Vergine e Sposa, dedicata a Maria, e Alleluia, lode dedicata a Dio.


    Presentazione dell’Inno

    Genere letterario e struttura dell’Inno

    L’Akathistos è un inno che si canta stando in piedi così come in piedi si rimane quando si ascolta il Vangelo, da cui la rubrica a-kathistos, non seduti.
    Il genere innografico che più gli si avvicina è il Kontakion . L’inno non segue le regole della quantità delle sillabe brevi e lunghe come nella poesia classica, ma si fonda sull’accento tonico che anima i versi.
    Consta di 24 stanze (o‡koi) ad acrostico alfabetico: ma due dozzine non identiche nella forma; le 12 stanze dispari, dopo l’introduzione metrica narrativa, si prolungano con 12 salutazioni o acclamazioni (cairetismo…) e si chiudono con l’efimnio :
    (Ave vergine sposa. Alla lettera Ave Vergine non sposata).

    Invece le stanze pari chiudono la parte metrica narrativa con l’efimnio: ‘AllhloÚia (Alleluia).
    L’Inno propone due grandi scenari di dodici stanze ciascuno: uno storico (stanze 1-12), l’altro dottrinale (stanze 13-24). La parte storica segue la trama propria degli Apocrifi dell’Infanzia: Annunciazione, visitazione, pastori, magi, Egitto e Presentazione al Tempio.

    Nella seconda parte a carattere dottrinale,la trama è mariologico-cristologica con esito interpretativo che sfocia anche nella esemplarità per le vergini e nella protezione per l’Impero: vita verginale di Maria, concepimento verginale, divina maternità, parto verginale, Maria difesa e modello dei vergini, Maria fonte dei misteri sacri battesimali, Maria protettrice dell’Impero cristiano.

    Il numero dei versi è ingegnosamente studiato . Sono inoltre rigorosamente applicate le leggi della isosillabia e della isotonia: le strofe si susseguono con pari numero di versi, di sillabe e di accenti. All’interno dei versi, le pause si ripetono in tutte le strofe e, come in simili carmi cristiani dell’antichità, la
    rima acquista una notevole importanza. Nel nostro Inno viene anche introdotto il parallelismo nelle salutazioni che si corrispondono a due a due, tanto nel metro quanto nel concetto.

    Cliccare qui per scaricare il testo in formato pdf:
    www.google.it/url?sa=t&source=web&ct=res&cd=4&url=http%3A%2F%2Fperfettaletizia.files.wordpress.com%2F2008%2F08%2Finno-akat.pdf&ei=sckuSf71M4_Q0QWc-6nKCw&usg=AFQjCNE_9ziZ6GNKbXtN64p--WtkkMOY7Q&sig2=rVHA6A72O9wJP8...
    Inno Akatistos


    segue il testo..........

    [Modificato da Caterina63 24/08/2012 22:58]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 27/11/2008 18:09
    L'INNO AKATHISTOS




    È uno tra i più famosi inni che la Chiesa Ortodossa dedica alla Theotokos (Genitrice di Dio).
    Akathistos si chiama per antonomasia quest'inno liturgico del secolo V, che fu e resta il modello di molte composizioni innografiche e litaniche, antiche e recenti."Akathistos" non è il titolo originario, ma una rubrica:"a-kathistos" in greco significa "non-seduti", perché la Chiesa ingiunge di cantarlo o recitarlo "stando in piedi", come si ascolta il Vangelo, in segno di riverente ossequio alla Madre di Dio.

    La struttura metrica e sillabica dell'Akathistos si ispira alla celeste Gerusalemme descritta dal cap. 21 dell'Apocalisse, da cui desume immagini e numeri: Maria è cantata come identificazione della Chiesa, quale "Sposa" senza sposo terreno, Sposa vergine dell'Agnello, in tutto il suo splendore e la sua perfezione.

    L'inno consta di 24 stanze (in greco: oikoi), quante sono le lettere dell'alfabeto greco con le quali progressivamente ogni stanza comincia. Ma fu sapientemente progettato in due parti distinte, su due piani congiunti e sovrapposti - quello della storia e quello della fede -, e con due prospettive intrecciate e complementari - una cristologica, l'altra ecclesiale -, nelle quali è calato e s'illumina il mistero della Madre di Dio. Le due parti dell'inno a loro volta sono impercettibilmente suddivise ciascuna in due sezioni di 6 stanze: tale suddivisione è presente in modo manifesto nell'attuale celebrazione liturgica. L'inno tuttavia procede in maniera binaria, in modo che ogni stanza dispari trova il suo complemento - metrico e concettuale - in quella pari che segue. Le stanze dispari si ampliano con 12 salutazioni mariane, raccolte attorno a un loro fulcro narrativo o dommatico, e terminano con l'efimnio o ritornello di chiusa: "Gioisci, sposa senza nozze!". Le stanze pari invece, dopol'enunciazione del tema quasi sempre a sfondo cristologico, terminano con l'acclamazione a Cristo: "Alleluia!". Così l'inno si presenta cristologico insieme e mariano, subordinando la Madre al Figlio, la missione materna di Maria all'opera universale di salvezza dell'unico Salvatore.

    La prima parte dell'Akathistos (stanze 1-12) segue il ciclo del Natale, ispirato ai Vangeli dell'Infanzia (Lc 1-2; Mt 1-2).
    Essa propone e canta il mistero dell'incarnazione (stanze 1-4), l'effusione della grazia su Elisabetta e Giovanni (stanza 5),la rivelazione a Giuseppe (stanza 6), l'adorazione dei pastori(stanza 7), l'arrivo e l'adorazione dei magi (stanze 8-10), la fuga in Egitto (stanza 11), l'incontro con Simeone (stanza 12): eventi che superano il dato storico e diventano lettura simbolica della grazia che si effonde, della creatura che l'accoglie, dei pastori che annunciano il Vangelo, dei lontani che giungono alla fede, del popolo di Dio che uscendo dal fonte battesimale percorre il suo luminoso cammino verso la Terra promessa e giunge alla conoscenza profonda del Cristo.

    La seconda parte (stanze 13-24) propone e canta ciò che la Chiesa al tempo di Efeso e di Calcedonia professava di Maria, nel mistero del Figlio Salvatore e della Chiesa dei salvati. Maria è la Nuova Eva, vergine di corpo e di spirito, che col Frutto del suo grembo riconduce i mortali al paradiso perduto (stanza 13); è la Madre di Dio, che diventando sede e trono dell'Infinito, apre le porte del cielo e vi introduce gli uomini (stanza 15); è la Vergine partoriente, che richiama la mente umana a chinarsi davanti al mistero di un parto divino e ad illuminarsi di fede (stanza 17); è la Sempre-vergine, inizio della verginità della Chiesa consacrata a Cristo, sua perenne custode e amorosa tutela (stanza 19); è la Madre dei Sacramenti pasquali, che purificano e divinizzano l'uomo e lo nutrono del Cibo celeste (stanza 21); è l'Arca Santa e il Tempio vivente di Dio, che precede e protegge il peregrinare della Chiesa e dei fedeli verso l'ultima Pasqua (stanza 23); è l'Avvocata di misericordia nell'ultimo giorno (stanza 24).

    L'Akathistos è una composizione davvero ispirata. Conserva un valore immenso:
    — a motivo del suo respiro storico-salvifico, che abbraccia tutto il progetto di Dio coinvolgendo la creazione e le creature, dalle origini all'ultimo termine, in vista della loro pienezza in Cristo;
    — a motivo delle fonti, le più pure: la Parola di Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento, sempre presente in modo esplicito o implicito; la dottrina definita dai Concili di Nicea (325), di Efeso (431) e di Calcedonia (451), dai quali direttamente dipende; le esposizioni dottrinali dei più grandi Padri orientali del IV e del V secolo, dai quali desume concetti e lapidarie asserzioni;
    — a motivo di una sapiente metodologia mistagogica, con la quale — assumendo le immagini più eloquenti dalla creazione e dalle Scritture — eleva passo passo la mente e la porta alle soglie del mistero contemplato e celebrato: quel mistero del Verbo incarnato e salvatore che — come afferma il Vaticano II — fa di Maria il luogo d'incontro e di riverbero dei massimi dati della fede (cf Lumen Gentium 65).

    Circa l'Autore, quasi tutta la tradizione manoscritta trasmette anonimo l'inno Akathistos. La versione latina redatta dal Vescovo Cristoforo di Venezia intorno all'anno 800, che tanto influsso esercitò sulla pietà del medioevo occidentale, porta il nome di Germano di Costantinopoli ( 733). Oggi però la critica scientifica propende ad attribuirne la composizione ad uno dei Padri di Calcedonia: in tal modo, questo testo venerando sarebbe il frutto maturo della tradizione più antica della Chiesa ancora indivisa delle origini, degno di essere assunto e cantato da tutte le Chiese e comunità ecclesiali.


    INNO


    PARTE NARRATIVA


    1. Il più eccelso degli Angeli fu mandato dal Cielo
    per dir "Ave" alla Madre di Dio.
    Al suo incorporeo saluto
    vedendoti in Lei fatto uomo,
    Signore,
    in estasi stette,
    acclamando la Madre così:

    Ave, per Te la gioia risplende;
    Ave, per Te il dolore s'estingue.
    Ave, salvezza di Adamo caduto;
    Ave, riscatto del pianto di Eva.
    Ave, Tu vetta sublime a umano intelletto;
    Ave, Tu abisso profondo agli occhi degli Angeli.
    Ave, in Te fu elevato il trono del Re;
    Ave, Tu porti Colui che il tutto sostiene.
    Ave, o stella che il Sole precorri;
    Ave, o grembo del Dio che s'incarna.
    Ave, per Te si rinnova il creato;
    Ave, per Te il Creatore è bambino.
    Ave, Sposa non sposata!

    2. Ben sapeva Maria
    d'esser Vergine sacra e così a Gabriele diceva:
    «Il tuo singolare messaggio
    all'anima mia incomprensibile appare:
    da grembo di vergine
    un parto predici, esclamando:
    Alleluia!»

    3. Desiderava la Vergine
    di capire il mistero
    e al nunzio divino chiedeva:
    «Potrà il verginale mio seno
    mai dare alla luce un bambino?
    Dimmelo!»
    E Quegli riverente
    acclamandola disse così:

    Ave, Tu guida al superno consiglio;
    Ave, Tu prova d'arcano mistero.
    Ave, Tu il primo prodigio di Cristo;
    Ave, compendio di sue verità.
    Ave, o scala celeste
    che scese l'Eterno;
    Ave, o ponte che porti gli uomini al cielo.
    Ave, dai cori degli Angeli cantato portento;
    Ave, dall'orde dei dèmoni esecrato flagello.
    Ave, la Luce ineffabile hai dato;
    Ave, Tu il «modo» a nessuno hai svelato.
    Ave, la scienza dei dotti trascendi;
    Ave, al cuor dei credenti risplendi.
    Ave, Sposa non sposata!

    4. La Virtù dell'Altissimo
    adombrò e rese Madre
    la Vergine ignara di nozze:
    quel seno, fecondo dall'alto,
    divenne qual campo ubertoso per tutti,
    che vogliono coglier salvezza
    cantando così:
    Alleluia!

    5. Con in grembo il Signore
    premurosa Maria
    ascese e parlò a Elisabetta.
    Il piccolo in seno alla madre
    sentì il verginale saluto,
    esultò,
    e balzando di gioia
    cantava alla Madre di Dio:

    Ave, o tralcio di santo Germoglio;
    Ave, o ramo di Frutto illibato.
    Ave, coltivi il divino Cultore;
    Ave, dai vita all'Autor della vita.
    Ave, Tu campo che frutti ricchissime grazie;
    Ave, Tu mensa che porti pienezza di doni.
    Ave, un pascolo ameno Tu fai germogliare;
    Ave, un pronto rifugio prepari ai fedeli.
    Ave, di suppliche incenso gradito;
    Ave, perdono soave del mondo.
    Ave, clemenza di Dio verso l'uomo;
    Ave, fiducia dell'uomo con Dio.
    Ave, Sposa non sposata!

    6. Con il cuore in tumulto
    fra pensieri contrari
    il savio Giuseppe ondeggiava:
    tutt'ora mirandoti intatta
    sospetta segreti sponsali, o illibata!
    Quando Madre ti seppe
    da Spirito Santo, esclamò:
    Alleluia!

    7. I pastori sentirono
    i concenti degli Angeli
    al Cristo disceso tra noi.
    Correndo a vedere il Pastore,
    lo mirano come agnellino innocente
    nutrirsi alla Vergine in seno,
    cui innalzano il canto:

    Ave, o Madre all'Agnello Pastore,
    Ave, o recinto di gregge fedele.
    Ave, difendi da fiere maligne,
    Ave, Tu apri le porte del cielo.
    Ave, per Te con la terra esultano i cieli,
    Ave, per Te con i cieli tripudia la terra.
    Ave, Tu sei degli Apostoli la voce perenne,
    Ave, dei Martiri sei l'indomito ardire.
    Ave, sostegno possente di fede,
    Ave, vessillo splendente di grazia.
    Ave, per Te fu spogliato l'inferno,
    Ave, per Te ci vestimmo di gloria.
    Ave, Vergine e Sposa!

    8. Osservando la stella
    che guidava all'Eterno,
    ne seguirono i Magi il fulgore.
    Fu loro sicura lucerna
    andando a cercare il Possente,
    il Signore.
    Al Dio irraggiungibile giunti,
    l'acclaman beati:
    Alleluia!

    9. Contemplarono i Magi
    sulle braccia materne
    l'Artefice sommo dell'uomo.
    Sapendo ch'Egli era il Signore
    pur sotto l'aspetto di servo,
    premurosi gli porsero i doni,
    dicendo alla Madre beata:

    Ave, o Madre dell'Astro perenne,
    Ave, o aurora di mistico giorno.
    Ave, fucine d'errori Tu spegni,
    Ave, splendendo conduci al Dio vero.
    Ave, l'odioso tiranno sbalzasti dal trono,
    Ave, Tu il Cristo ci doni clemente Signore.
    Ave, sei Tu che riscatti dai riti crudeli,
    Ave, sei Tu che ci salvi dall'opre di fuoco.
    Ave, Tu il culto distruggi del fuoco,
    Ave, Tu estingui la fiamma dei vizi.
    Ave, Tu guida di scienza ai credenti,
    Ave, Tu gioia di tutte le genti.
    Ave, Vergine e Sposa!

    10. Banditori di Dio
    diventarono i Magi
    sulla via del ritorno.
    Compirono il tuo vaticinio
    e Te predicavano, o Cristo,
    a tutti, noncuranti d'Erode,
    lo stolto, incapace a cantare:
    Alleluia!

    11. Irradiando all'Egitto
    lo splendore del vero,
    dell'errore scacciasti la tenebra:
    ché gli idoli allora, o Signore,
    fiaccati da forza divina caddero;
    e gli uomini, salvi,
    acclamavan la Madre di Dio:

    Ave, riscossa del genere umano,
    Ave, disfatta del regno d'inferno.
    Ave, Tu inganno ed errore calpesti,
    Ave, degl'idoli sveli la frode.
    Ave, Tu mare che inghiotti il gran Faraone,
    Ave, Tu roccia che effondi le Acque di Vita.
    Ave, colonna di fuoco che guidi nel buio,
    Ave, riparo del mondo più ampio che nube.
    Ave, datrice di manna celeste,
    Ave, ministra di sante delizie.
    Ave, Tu mistica terra promessa,
    Ave, sorgente di latte e di miele.
    Ave, Vergine e Sposa!

    12. Stava già per lasciare
    questo mondo fallace
    Simeone, ispirato vegliardo.
    Qual pargolo a lui fosti dato,
    ma in Te riconobbe il Signore perfetto,
    e ammirando stupito
    l'eterna sapienza esclamò:
    Alleluia!



    PARTE TEMATICA


    13. Di natura le leggi
    innovò il Creatore,
    apparendo tra noi, suoi figlioli:
    fiorito da grembo di Vergine,
    lo serba qual era da sempre, inviolato:
    e noi che ammiriamo il prodigio
    cantiamo alla Santa:

    Ave, o fiore di vita illibata,
    Ave, corona di casto contegno.
    Ave, Tu mostri la sorte futura,
    Ave, Tu sveli la vita degli Angeli.
    Ave, magnifica pianta che nutri i fedeli,
    Ave, bell'albero ombroso che tutti ripari.
    Ave, Tu in grembo portasti la Guida agli erranti,
    Ave, Tu desti alla luce Chi affranca gli schiavi.
    Ave, Tu supplica al Giudice giusto,
    Ave, perdono per tutti i traviati.
    Ave, Tu veste ai nudati di grazia,
    Ave, Amore che vinci ogni brama.
    Ave, Vergine e Sposa!

    14. Tale parto ammirando,
    ci stacchiamo dal mondo
    e al cielo volgiamo la mente.
    Apparve per questo fra noi,
    in umili umane sembianze l'Altissimo,
    per condurre alla vetta
    coloro che lieti lo acclamano:
    Alleluia!

    15. Era tutto qui in terra,
    e di sé tutti i cieli
    riempiva il Dio Verbo infinito:
    non già uno scambio di luoghi,
    ma un dolce abbassarsi di Dio verso l'uomo
    fu nascer da Vergine,
    Madre che tutti acclamiamo:

    Ave, Tu sede di Dio, l'Infinito,
    Ave, Tu porta di sacro mistero.
    Ave, dottrina insicura per gli empi,
    Ave, dei pii certissimo vanto.
    Ave, o trono più santo del trono cherubico,
    Ave, o seggio più bello del seggio serafico.
    Ave, o tu che congiungi opposte grandezze,
    Ave, Tu che sei in una e Vergine e Madre.
    Ave, per Te fu rimessa la colpa,
    Ave, per Te il paradiso fu aperto.
    Ave, o chiave del regno di Cristo,
    Ave, speranza di eterni tesori.
    Ave, Vergine e Sposa!

    16. Si stupirono gli Angeli
    per l'evento sublime
    della tua Incarnazione divina:
    ché il Dio inaccessibile a tutti
    vedevano fatto accessibile, uomo,
    dimorare fra noi
    e da ognuno sentirsi acclamare:
    Alleluia!

    17. Gli oratori brillanti
    come pesci son muti
    per Te, Genitrice di Dio:
    del tutto incapaci di dire
    il modo in cui Vergine e Madre Tu sei.
    Ma noi che ammiriamo il mistero
    cantiamo con fede:

    Ave, sacrario d'eterna Sapienza,
    Ave, tesoro di sua Provvidenza.
    Ave, Tu i dotti riveli ignoranti,
    Ave, Tu ai retori imponi il silenzio.
    Ave, per Te sono stolti sottili dottori,
    Ave, per Te vengon meno autori di miti.
    Ave, di tutti i sofisti disgreghi le trame,
    Ave, Tu dei Pescatori riempi le reti.
    Ave, ci innalzi da fonda ignoranza,
    Ave, per tutti sei faro di scienza.
    Ave, Tu barca di chi ama salvarsi,
    Ave, Tu porto a chi salpa alla Vita.
    Ave, Vergine e Sposa!

    18. Per salvare il creato,
    il Signore del mondo,
    volentieri discese quaggiù.
    Qual Dio era nostro Pastore,
    ma volle apparire tra noi come Agnello:
    con l'umano attraeva gli umani,
    qual Dio l'acclamiamo:
    Alleluia!

    19. Tu difesa di vergini,
    Madre Vergine sei,
    e di quanti ricorrono a Te:
    che tale ti fece il Signore
    di tutta la terra e del cielo, o illibata,
    abitando il tuo grembo
    e invitando noi tutti a cantare:

    Ave, colonna di sacra purezza,
    Ave, Tu porta d'eterna salvezza.
    Ave, inizio di nuova progenie,
    Ave, datrice di beni divini.
    Ave, Tu vita hai ridato ai nati nell'onta,
    Ave, hai reso saggezza ai privi di senno.
    Ave, o Tu che annientasti il gran seduttore,
    Ave, o Tu che dei casti ci doni l'autore.
    Ave, Tu grembo di nozze divine,
    Ave, che unisci i fedeli al Signore.
    Ave, di vergini alma nutrice,
    Ave, che l'anime porti allo Sposo.
    Ave, Vergine e Sposa!



    20. Cede invero ogni canto
    che presuma eguagliare
    le tue innumerevoli grazie.
    Se pure ti offrissimo inni
    per quanti granelli di sabbia, Signore,
    mai pari saremmo ai tuoi doni
    che desti a chi canta:
    Alleluia!

    21. Come fiaccola ardente
    per che giace nell'ombre
    contempliamo la Vergine santa,
    che accese la luce divina
    e guida alla scienza di Dio tutti,
    splendendo alle menti
    e da ognuno è lodata col canto:

    Ave, o raggio di Sole divino,
    Ave, o fascio di Luce perenne.
    Ave, rischiari qual lampo le menti,
    Ave, qual tuono i nemici spaventi.
    Ave, per noi sei la fonte dei sacri Misteri,
    Ave, Tu sei la sorgente dell'Acque abbondanti.
    Ave, in Te raffiguri l'antica piscina,
    Ave, le macchie detergi dei nostri peccati.
    Ave, o fonte che l'anime mondi,
    Ave, o coppa che versi letizia.
    Ave, o fragranza del crisma di Cristo,
    Ave, Tu vita del sacro banchetto.
    Ave, Vergine e Sposa!

    22. Condonare volendo
    ogni debito antico,
    fra noi, il Redentore dell'uomo
    discese e abitò di persona:
    fra noi che avevamo perduto la grazia.
    Distrusse lo scritto del debito,
    e tutti l'acclamano:
    Alleluia!

    23. Inneggiando al tuo parto
    l'universo ti canta
    qual tempio vivente, o Regina!
    Ponendo in tuo grembo dimora
    Chi tutto in sua mano contiene, il Signore,
    tutta santa ti fece e gloriosa
    e ci insegna a lodarti:

    Ave, o «tenda» del Verbo di Dio,
    Ave, più grande del «Santo dei Santi».
    Ave, Tu «Arca» da Spirito aurata,
    Ave, «tesoro» inesausto di vita.
    Ave, diadema prezioso dei santi sovrani,
    Ave, dei pii sacerdoti Tu nobile vanto.
    Ave, Tu sei per la Chiesa qual torre possente,
    Ave, Tu sei per l'Impero qual forte muraglia.
    Ave, per Te innalziamo trofei,
    Ave, per Te cadon vinti i nemici.
    Ave, Tu farmaco delle mie membra,
    Ave, salvezza dell'anima mia.
    Ave, Vergine e Sposa!

    24. Grande ed inclita Madre,
    Genitrice del sommo fra i Santi,
    Santissimo Verbo,
    or degnati accogliere il canto!
    Preservaci da ogni sventura, tutti!
    Dal castigo che incombe
    Tu libera noi che gridiamo:
    Alleluia!


    Un grazie al sito: www.maranatha.it/akathistos/akaText.htm


    [SM=g27985]
    [Modificato da Caterina63 24/08/2012 22:59]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 22/01/2011 10:50

    La corda della preghiera e il sogno dell’unità

    di Egidio Picucci - Vagamente simile al rosario dei cattolici, la “corda della preghiera” è usata quasi solo dai monaci ortodossi.

    Chi ha visitato un loro monastero ha certamente visto un anziano monaco che, seduto su uno scalino di pietra, e spesso con un gatto che gli gira lentamente attorno, fa scorrere tra le dita la “corda” di sessanta o addirittura cento nodi, a testa bassa, le braccia abbandonate sulle ginocchia, muovendo leggermente le labbra incorniciate da una barba biblica. Attorno c’è il silenzio più assoluto, quel “Grande silenzio” filmato da Philip Gröning nel monastero certosino della Grande Chartreuse, sulle Alpi francesi, un film verità, che racconta la vita dei monaci con i suoi quotidiani e inalterabili avvicendamenti, tanto da sembrare come immersi nell’eterno.

    La “corda” è fatta di nodi di lana o di cuoio (elementi che favoriscono una preghiera silenziosa) ed è di diverse lunghezze. La più antica, usata dai primi monaci in Egitto nel iv secolo, aveva da cento a trecento nodi; oggi ne ha comunemente trentatré (e allora si tiene al polso), cinquanta o cento. Il modello russo ne ha centotré (basato sull’antica “scala da preghiera”, tuttora in uso tra gli ortodossi russi del rito antico), intercalati da grani di separazione che suddividono i nodi in quattro gruppi di diciassette, trentatré, quaranta e dodici, numeri che ricordano figure bibliche (Evangelisti, Apostoli, Profeti) o la vita di Cristo.

    Il monaco o la monaca ricevono la “corda” durante il rito di ingresso al monastero perché ricordino fin dal primo giorno della vita monastica che il compito principale della loro vita è “pregare senza interruzione” (1 Tessalonicesi, 5, 17), un invito che l’Apostolo Paolo fa non solo ai monaci, ma a tutti i cristiani.

    I Padri del monachesimo ortodosso hanno interpretato i passi del Nuovo Testamento che invitano a “pregare ogni momento” e “senza stancarsi”, come le basi per acquisire e crescere nell’attitudine dell’ascolto profondo del Signore durante la giornata. San Basilio ha scritto: “Dobbiamo restare incessantemente sospesi al ricordo di Dio come i bambini verso le loro madri”. Concetto entrato in quasi tutti i famosi apoftegmi dei Padri del deserto perché immancabile nei circa duemilatrecento loro “detti” e nascosto tra altre esortazioni, senza spiegazioni o commenti. Questo vuol dire che i monaci hanno accolto quell’invito nel senso letterale di una preghiera di ventiquattr’ore su ventiquattro. Impegno severo, anche se facilitato dalla separazione dal mondo (anacoreta, da anachôrein = ritirarsi).

    L’uso della corda della preghiera è un enorme aiuto spirituale, che consente ai cristiani di mantenere l’attenzione nella pratica della preghiera, finché, come ci ha promesso il Signore (Giovanni, 7, 37), fiumi di acqua viva sgorgheranno entro di noi.

    Un’altra pratica spesso seguita dai monaci (e descritta nei famosi “Racconti di un pellegrino russo”) è la recita della Preghiera di Gesù, o preghiera del cuore, migliaia di volte al giorno, fino al momento in cui diviene attiva per conto proprio, lasciando il monaco in uno stato di preghiera continuo. La preghiera è semplice, ma densa di significato, perché è la sintesi di due invocazioni rivolte a Gesù: quella del cieco di Gerico (Luca, 18, 38) e quella del pubblicano al tempio (Luca, 28, 13). Dice così: “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, abbi misericordia di me peccatore”, e può essere recitata da più persone insieme o da soli, pregando per se stessi o per una persona cara. In tal caso non si usa la parola “peccatore” perché, come cristiani, ci è comandato di considerare solo i peccati personali e non quelli degli altri.

    Gli aspetti personali e interiori di tale preghiera non sono mai separati dalla preghiera liturgica e dalla vita non più di quanto possano essere divisi la preghiera e il servizio, la contemplazione e l’azione. Anzi, essa si completa con l’altra, tanto che san Giovanni Crisostomo la chiama “la liturgia dopo la liturgia” e santa Marija Skobcova (monaca e martire, uccisa nel campo di concentramento di Ravensbrück) una “liturgia fuori dal tempio” perché estende l’ufficio e la divina liturgia a tutto il resto del giorno e della notte.

    Acquisire la memoria Dei, il ricordo costante di Dio, richiede molta determinazione, al punto che Dimitrij di Rostov ha scritto: “Molti non sanno nulla del travaglio interiore necessario a chi voglia possedere il ricordo di Dio”. La “preghiera del cuore”, radicata nel Nuovo Testamento, fu assunta da una corrente propria della spiritualità orientale antica chiamata esicasmo, dal greco hesychìa, che significa calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione. Acquisirla non è facile, ma, secondo quanto dicono coloro che la praticano, col passare del tempo e con l’esercizio quotidiano fa sgorgare dal cuore una grande gioia, perché si avverte un intenso amore per Gesù e per tutte le creature.

    In un documento del monastero di Iviron del Monte Athos, si legge: “L’esicasta è colui che solo parla a Dio solo e lo prega senza posa”. Conforta pensare, soprattutto in questa Settimana di Preghiera per l’Unità dei cristiani, che dalle sabbie roventi del deserto egiziano alle steppe innevate della Russia, dai monasteri del Sinai e del Monte Athos a quelli delle città di ogni continente, la preghiera del cuore, nata tanti secoli fa da monaci che vivevano nella solitudine, esce dal cuore dei cristiani di tradizione orientale e occidentale, e può ottenere dallo Spirito che tutto può, il sospirato dono dell’unità. © L’Osservatore Romano – 20 gennaio 2011



    ***

    I “Racconti di un Pellegrino Russo”, e più ancora la “Filocalia della Preghiera del cuore”, che ne coglie profondamente l’essenza, ci hanno abituati all’invocazione ripetuta del Nome di Gesù, comunemente nota come “Preghiera del Nome”, o “Preghiera del Cuore” o “Preghiera Esicasta”.

    Ma prima che uno di noi abbia raggiunto la sufficiente distanza dalle distrazioni mentali (i “pensieri”, per usare il linguaggio dei Padri) passerà del tempo.

    Spesso poi chi vive in diaspora, ossia in paesi a prevalenza eterodossa, non ha una Chiesa accanto e per lui la preghiera interiore viene ad essere completamente avulsa dalla regolare partecipazione al ciclo celebrativo della Chiesa: di qui il rischio di renderla avulsa dallo stesso Mistero di Cristo ossia il pericolo che divenga una specie di “Yoga ortodosso” come qualcuno la ha, non a torto, definita. Ma tra lo Yoga e la Preghiera Cristiana c’è un autentico  abisso, che è l’abisso tra il rapporto con il Dio personale, il Padre, il Figlio ed il Santo Spirito, di un uomo persona, fatto a sua immagine e somiglianza, ed un esercizio ascetico che trova il suo fondamento in un Tutto-Dio panteistico, come il Dio degli Indù o in un Tutto-Nulla come il Vuoto-Nirvana del Buddhismo.


    Si pone quindi a chi ha la responsabilità di indirizzare la vita spirituale dei fedeli di rendere praticabile la preghiera al di fuori del contesto in cui è nata. Già la vita del laico non è il contesto in cui la Preghiera pura, come amano chiamarla i Padri è nata – infatti la sua origine è certamente monastica – ed in cui c’è il silenzio, la quiete, la pace necessaria ad una sua pratica fruttuosa. Questo per non  cadere nel circolo vizioso di dire “la preghiera pura ti è preclusa perché non hai quiete (esichia)”  la quale – intesa nel senso spirituale in cui noi ne parliamo – non è assenza di rumori, ma un fatto squisitamente interiore, cioè la capacità di vivere in Dio, in Cristo, la nostra vita, rimettendo nelle sue mani il vissuto quotidiano, senza preoccuparci del domani, perché egli provvede agli uccelli del cielo ed ai gigli del campo: “ Sia fatta la tua volontà così in Cielo come in terra; dacci oggi il nostro pane essenziale “. Avere quiete, significa, sotto il profilo spirituale stare con l’anima in Dio “come un bambino in braccio a sua madre”, per usare le parole del Salmista. E dalla necessità – e dalla possibilità – di questo atteggiamento interiore nessuno è escluso.

    Ho quindi pensato di presentare agli Ortodossi Italiani una forma di uso della Corda di Preghiera molto antica, ovverosia la possibilità e la modalità di usarla per recitare l’Officio Divino in mancanza di Libri Liturgici e di regolari Officiature in Chiesa.

    Ciascuno potrà così unirsi, senz’altro strumento che queste poche pagine, un comvoschini ed una Bibbia alla Preghiera della Comunità della Chiesa. La sufficiente lunghezza del prolungarsi delle invocazioni lascia spazio alla dimensione contemplativa di questo tipo di preghiera ma la sua strutturazione sulla falsariga dell’Orologhion la lega più intimamente al culto ecclesiale.

    E’ evidente che questo uso non esclude l’altro, totalmente libero, della Preghiera, così come le indicazioni che ho dato non sono rigide. Ciascuno può allungare o accorciare gli Offici secondo la sua disponibilità di tempo.

    Specie ai principianti però suggerisco di non variare continuamente lo schema. Un ritmo fisso e immutato, così come lo schema fisso delle Officiature, aiuta ad acquisire una dimensione non individualistica della preghiera e contemporaneamente aiuta a darsi una certa disciplina interiore sempre più necessaria in questa epoca dissipata e dissipante.

    Spero che questa modesta fatica, ispirata alle istruzioni già in uso provenienti da vari ambienti della Chiesa Ortodossa, monastici e non, sia di aiuto ai fedeli. A loro chiedo di pregare per me.

    Per indicare il numero delle invocazioni mi servo del tipo di comvoschini più usato, quello medio composto da cento nodi divisi in quattro porzioni di 25 nodi ciascuna.

    Vespro

    Per le preghiere dei nostri Santi Padri Signore Gesù Cristo Dio nostro abbi pietà di noi.
    Gloria a Te, Dio nostro, Gloria a te.
    Re celeste Paraclito, Spirito della Verità, Tu che ovunque sei e tutto ricolmi, scrigno dei beni che doni la Vita, vieni e dimora in noi, purificaci da ogni macchia e salva, o Buono, le anime nostre.

    Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi (tre volte)

    Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.
    Tuttasanta Triade abbi pietà di noi; Signore, sii clemente con i nostri peccati; Sovrano, perdona le nostre iniquità; Santo, visita e guarisci le nostre infermità in grazia del tuo Nome.

    Kyrie elèison (tre volte)

    Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.
    Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo Nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra; dacci oggi il nostro patte essenziale; e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori; e non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno.
    Kyrie eleison (12 volte)  Gloria al Padre…ora ….

    Salmo iniziale

    Venite, adoriamo il Re nostro Dio
    Venite, adoriamo Cristo nostro Re e nostro Dio
    Venite, adoriamo e prostriamoci a Cristo nostro Re e nostro Dio

    Quindi 100 invocazioni per il Salmo iniziale: “Signore Gesù Cristo Figlio di Dio abbi pietà di me peccatore”.
    Gloria al Padre, al Figlio ed al Santo Spirito. Ora e sempre nei secoli dei secoli. Amìn. Alleluia alleluia , alleluia, Gloria a Te o Dio (tre volte)

    Katisma (salmi),

    Quindi 300 invocazioni al Signore Gesù (come sopra) per il Katisma del Salterio concluse con Gloria al Padre, al Figlio ed al Santo Spirito. Ora e sempre nei secoli dei secoli. Amìn. Alleluia alleluia , alleluia, Gloria a Te o Dio (tre volte)

    Lucernario

    100 invocazioni al Signore Gesù
    “Signore Gesù Cristo Figlio di Dio abbi pietà di me peccatore”

    100 invocazioni al santo o al mistero del ciclo settimanale

    La Domenica (tieni presente che il giorno Liturgico comincia col Vespro del giorno precedente)
    Gloria alla tua santa Resurrezione* o Cristo

    Il Lunedì ai Santi Angeli
    Santi Angeli ed Arcangeli* intercedete presso Dio per noi.

    Il Martedì al Precursore
    Santo Profeta, Precursore e Battista di Cristo* prega Dio per noi

    Il Mercoledì alla Deipara ed alla Croce
    Gloria Signore* alla tua vivificante Croce

    Il Giovedì agli Apostoli ed al San Nicola
    Santi Apostoli di Cristo* intercedete per noi (50 invocazioni)
    Santo Padre nostro Nicola Taumaturgo * prega Dio per noi (50 invocazioni)

    Il Venerdì alla Croce
    Gloria Signore* alla tua vivificante Croce

    Il Sabato ai Santi ed agli addormentati in Cristo
    Santi tutti di Dio* pregate Dio per noi (50 invocazioni)


    Riposa Signore* le anime dei tuoi servi (50 invocazioni)

    Poi 100 invocazioni al Santo del Giorno: Santo (Apostolo – o Martire, etc.) prega Dio per noi – poi, Gloria al Padre….e ora…100 invocazioni alla Deipara.
    Più-che-santa Deipara* salvaci.

    +Silvano, l’ultimo dei Monaci
    superiore del Monastero di San Serafino di Sarov, in Pistoia

     

    www.chiostrosantagostino.it

     
    [Modificato da Caterina63 24/08/2012 23:00]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 24/08/2012 23:04

    La dolce vittoria di Maria


    È considerato il più bell’inno mariano di tutti i tempi. Da quindici secoli i cristiani delle Chiese di tradizione bizantina lo ripetono per ringraziare la Vergine e chiedere di essere custoditi nella fede degli Apostoli. 30Giorni ha chiesto di commentare l’Akathistos a Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli. Intervista gennaio 2004


    di Gianni Valente


    Nelle immagini che seguono, i mosaici della chiesa di Cristo Salvatore in Chora, 1320 circa, Museo di Kariye Camii, Istanbul, Turchia. Qui sopra, l’Annunciazione, particolare

    Nelle immagini che seguono, i mosaici della chiesa di Cristo Salvatore in Chora, 1320 circa, Museo di Kariye Camii, Istanbul, Turchia. Qui sopra, l’Annunciazione, particolare

    A te, qual Generale invincibile, innalzo canti di vittoria,
    io che sono la tua Città,
    o Madre di Dio.
    E come tu possiedi la potenza irresistibile, liberami dai pericoli di ogni sorta, affinché ti proclami: Ave, Vergine e Sposa!
    Non cesseremo mai di inneggiare come si deve a te,
    o Madre di Dio,
    e di dire: Ave, Vergine e Sposa!
    L’Incorporeo, conosciuto l’ordine impartitogli,
    si recò con sollecitudine alla dimora di Giuseppe e disse a colei che non conosceva matrimonio: «Colui che nella sua discesa inchina i cieli
    viene tutto e senza mutamento racchiuso nel tuo seno.
    Io, contemplandolo fatto schiavo nel tuo grembo, rimango estatico ed esclamo: Ave, Vergine e Sposa!».


    Bartolomeo I

    Bartolomeo I




    Maria con Gesù bambino

    Maria con Gesù bambino



    Quando i barbari assediavano Costantinopoli, i suoi cittadini invocavano l’aiuto di Maria, alla quale la città era consacrata. E dopo averne sperimentato la protezione, la ringraziavano con canti e veglie in suo nome. Il popolo, per tutta la notte, cantava in piedi l’Akathistos, il grande inno alla madre di Dio, d’autore sconosciuto. Quando infine l’Impero bizantino cadde, il patriarca Giorgio Scholarios si rivolse a Maria dicendo che i fedeli non l’avrebbero più importunata per salvare la città, ma avrebbero continuato a invocarla affinché li custodisse sempre nella fede dei Padri.

    Anche oggi i cristiani delle Chiese d’Oriente appartenenti alla tradizione bizantina rivolgono le proprie suppliche e i propri ringraziamenti a Maria attraverso l’Akathistos. Per quindici secoli, la recita individuale e comunitaria dell’inno ha funzionato come strumento prezioso per custodirli nella semplice fede degli apostoli. L’unico tesoro che vale, anche oggi che non ci sono imperi cristiani.
    Nell’intervista che segue, 30Giorni ha chiesto a Barto­lomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, di commentare quello che molti considerano il più bell’inno mariano di tutti i tempi. Nel quale sono contemplati anche tutti i misteri che la liturgia ripropone nel tempo di Natale.

    Santità, cosa è per lei l’Akathistos?
    BARTOLOMEO I: È uno degli inni più belli e più usati della Chiesa ortodossa, che commuove profondamente l’anima di ogni fedele. Nei santi monasteri lo si legge ogni giorno durante l’ufficio della compieta, e la maggior parte dei monaci e molti laici devoti lo conoscono a memoria e lo recitano in cuor loro, nelle circostanze liete o dolorose della vita. È soprattutto una preghiera di lode ed esprime con forza i sentimenti di stupore, devozione, speranza, fiducia e carità di ogni anima verso la Tuttasanta Madre di Dio.
    Ciò che l’inno Akathistos è per ogni fedele ortodosso, lo è anche per noi personalmente. Non ha carattere limitato nel tempo. È vero che, secondo la tradizione, fu composto e cantato per la prima volta in un concreto momento storico, durante una veglia, dal popolo di Costantinopoli ritto in piedi (akathistos significa proprio “non seduto”), come atto di ringraziamento perché la città – allora regnante – era stata salvata dall’invasione dei nemici. Ma il cuore devoto di ogni fedele avverte che questa preghiera vale in ogni vicenda felice o triste, sia personale che comunitaria. E viene recitato ogni giorno con un sentimento di avvertita attualità. Per l’anima del fedele, che pone tutta la sua fiducia nel soccorso della Tuttasanta Madre di Dio, non ha importanza la congiuntura storica per la quale fu scritto l’inno, ma solo la fede nell’aiuto che viene dalla Semprevergine Maria e la certa speranza che, come avvenne allora, così anche adesso il medesimo aiuto viene concesso a quanti la invocano. Addirittura, nell’ultimo tropario dell’Akathistos, i fedeli pregano con forza la Tuttasanta di liberarli tutti da ogni male. Così si esprime chiaramente la fiducia nella sua efficacia per i fedeli di ogni tempo.

    Da dove prende le mosse l’inno Akathistos?
    BARTOLOMEO I: L’Akathistos appartiene alla categoria di inni chiamati “Kontakia”. È composto, come è noto, da ventiquattro unità che si chiamano “Oikoi” (stanze), con acrostico alfabetico. Metà di esse – quelle dispari secondo la numerazione – cominciano con una esposizione poetica, che descrive un avvenimento, ed è seguita da sei rendimenti di grazie alla Tuttasanta Madre di Dio, pieni di meraviglia e di lode verso di lei, che si concludono con l’esclamazione dossologica: «Ave, Vergine e Sposa!».
    L’altra metà delle stanze – quelle pari secondo la numerazione – sono composte da un tropario che finisce con l’esclamazione di lode «Alleluia!».
    Ogni stanza prende le mosse da un avvenimento della vita della Tuttasanta Madre di Dio o anche, qualche volta, dai fatti della vita di Gesù Cristo, da lei generato, o di altri personaggi a loro legati, per esaltare la partecipazione di lei o quella di Gesù Cristo in tale episodio e la sua importanza per la salvezza degli uomini.
    Tutto inizia con l’Annunciazione alla Madre di Dio da parte dell’Arcangelo. Viene poi descritto lo stupore della Tuttasanta e il suo dialogo con lui. Si annuncia il concepimento dell’embrione nel suo ventre per opera dello Spirito Santo. Poi si racconta la visita di Maria a Elisabetta, il dubbio di Giuseppe, l’adorazione dei pastori, la visita dei Magi, l’offerta dei doni e la lode da parte dei Magi alla Vergine Madre, la loro fuga da Erode...


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    [Modificato da Caterina63 24/08/2012 23:05]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 29/01/2016 09:06
    Theotokarion - Bizantino greco inno alla Beata Madre di Dio
    Monache ortodosse di San Giovanni Battista del Monastero, Grecia.

    Yperagia Theotoke soson imas : Santa Madre di Dio, salvaci!

    Doxa Patri, kai Yio, ke Aghio Pneumati, ke nin kee aee, ke ees tous eonas ton eonon + Amin : Gloria al Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre, e nei secoli dei secoli amen +.

    gloria.tv/media/HUzYDL2ToKJ

    Akathistos, l'Inno alla Madre di Dio più antico della storia della Chiesa, soprattutto quando era unita. L'Inno si usa nelle maggiori feste mariane, poi uno lo può usare quando vuole.... da noi, con l'ecumenismo, si è cominciato ad usarlo in agosto per la festa dell'Assunta, ma sarebbe bello divulgarlo maggiormente, qui offriamo la sua breve storia e il significato.
    Buona meditazione

    gloria.tv/video/U6q9Nf33s7xh1Mkn7nkqwe7AU

    Movimento Domenicano del Rosario
    www.sulrosario.org









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    [Modificato da Caterina63 07/07/2016 10:05]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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