00 21/08/2013 23:22

L’unico parroco (ad oggi) che divenne Papa

Pio X tra storia e aneddotica

Ci sono non poche somiglianze tra la figura di Francesco e quella di Pio X, il suo predecessore che un secolo fa, all’alba del Novecento, occupò per undici anni la cattedra di Pietro (1903-1914).

Ad avvicinare i due Pontefici sono le umili origini, la provenienza periferica rispetto a Roma, l’estraneità all’ambiente curiale, l’insofferenza per il trionfalismo ecclesiastico, il tratto diretto e immediato,  lo stile di vita sobrio e dimesso, l’interpretazione più pastorale che magisteriale del ruolo Il cardinale patriarca Giuseppe Sarto, nell’estate del 1901, sulla salita al Monte Grappapetrino. Potremmo aggiungere a queste affinità anche la circostanza eccezionale che per entrambi determinò l’elezione: per Francesco le dimissioni del predecessore, per Pio X il veto dell’impero d’Austria, che sbarrò la strada al favorito della vigilia, il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro. Naturalmente le somiglianze si fermano qui, troppo lontani essendo i tempi di Pio X rispetto a quelli di oggi.
Ma valgono se non altro a ricordarci che il papato, che vive da duemila anni senza essere mai stato interrotto da veri momenti di discontinuità, è in realtà un’istituzione più mobile di quanto non sembri a chi la osservi dall’esterno.

 

Ma oltre alle somiglianze - scrive Sandro Magister -, i cinque mesi fin qui trascorsi del pontificato di papa Francesco – cinque mesi ricchi di annunci e di attese ma poveri di realizzazioni e segnati da infortuni – hanno fatto intravedere anche delle differenze notevoli tra i due papi.

Scrive Romanato:

Gli undici anni del pontificato di Pio X furono infatti un ciclone riformatore che modificò profondamente la Chiesa, attrezzandola in vista dei problemi che si sarebbero posti dopo la guerra, con l’avvento dei regimi totalitari.
Soppresse il diritto di veto in conclave, rivoluzionò la curia, varò il ‘Codex iuris canonici’, riformò i seminari e la musica liturgica, modificò profondamente la pietà cristiana incoraggiando la comunione frequente e abbassando a sei-sette anni l’età minima per accostarsi all’eucarestia, lasciò andare al suo destino il concordato con la Francia, pago di recuperare il pieno controllo dell’episcopato transalpino.
Con Pio X si estinse definitivamente la tradizione gallicana e iniziò quella felice stagione dell’intellettualità cattolica francese che si protrasse fino al Vaticano II.

“A queste riforme di struttura, che seppellirono definitivamente la Chiesa d’ancien regime, si aggiunse una sterzata disciplinare non meno energica, che cominciò proprio dai vertici: mandò visite apostoliche (cioè ispezioni) a tutte le diocesi e ai seminari d’Italia, destituì numerosi vescovi, ripulì Roma dai preti sfaccendati che vi si erano imboscati, rispedendoli alle diocesi d’origine, fece del cardinalato un titolo di merito e non una promozione automatica per ruoli curiali o sedi ricoperte (durante il suo pontificato divenne cardinale il vescovo di Padova e non lo divenne mai l’arcivescovo di Firenze), ridimensionò e scavalcò la curia romana, di cui diffidava, governando la Chiesa attraverso la sua segreteria personale.

“Sotto la bonomia veneta e le frequenti battute in dialetto si nascondevano insomma un carattere di ferro e una volontà indomita, che seppero sempre tenere a bada opposizioni e resistenze, molto più forti di quanto non appaia dalla sovrabbondante letteratura agiografica fiorita dopo la sua morte”.

Anche la nomina del nuovo segretario di Stato fu decisa da Pio X con rapidità fulminea, addirittura la sera stessa della sua elezione a papa.

Rompendo con ogni regola, papa Giuseppe Sarto chiamò a quel ruolo un prelato trentottenne di nobile famiglia angloispanica, Rafael Merry del Val, il cui alto profilo, tratteggiato magistralmente dallo stesso Romanato in un precedente articolo su “L’Osservatore Romano”, suscita ulteriori confronti con l’attualità, anche qui a tutto vantaggio di quel santo papa del primo Novecento:

> Ecco un perfetto segretario d Stato. Ma è di un secolo fa

<<< >>>



Pio X (che la storiografia ha troppo appiattito sulla vicenda modernista) fu uno di questi momenti di mobilità, cioè di novità, dell’istituzione. Dopo due lunghissimi pontificati, l’elezione d’un uomo che era stato parroco per quasi un ventennio, veniva dal popolo, conosceva solo le periferie della Chiesa e riusciva a far sentire a suo agio qualsiasi interlocutore, fu una novità che sconvolse le placide abitudini vaticane e affascinò i contemporanei. Su Giuseppe Sarto, questo il suo nome, fiorì perciò una sterminata aneddotica che è diventata parte della sua immagine storica. Un’aneddotica che è stata poi largamente confermata dalle centinaia di testimoni de visu chiamati a deporre nel corso del processo di canonizzazione, conclusosi, come è noto, con la beatificazione, avvenuta nel 1951, e con la santificazione, a opera di Pio XII, tre anni più tardi.

È a questa tradizione - intessuta di battute, facezie, piccoli episodi, ricordi personali, brani di discorsi e citazioni da lettere private - che ha attinto Nello Vian (1907-2000), autore di uno dei migliori libri sul Pontefice veneto. Un libro apparso nel 1977 a Treviso, presso un piccolo editore, Marton, e ripubblicato ora, in vista delle celebrazioni del centenario della morte: Avemaria per un vecchio prete. Intermezzi aneddotici lungo la vita di san Pio X (Padova, Edizioni Messaggero, pagine 207, euro 16).

  Gianpaolo Romanato


[SM=g1740733]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)