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S.E.R. Monsignor Giuseppe Benedetto Dusmet O.S.B., Arcivescovo di Catania (1818-1894), Cardinale nel 1888

Estratto da un discorso tenuto al Concilio Vaticano il 14 maggio 1870

[...]Il regno dei cieli, reverendissimi padri, è regno di Verità, regno di un Dio che disse di sè stesso: EGO SUM VERITAS.
Dunque a Pietro furono date le chiavi della verità, per questo il Papa è infallibile. Questa è la sola possibile interpretazione, in virtù della quale il privilegio concesso al solo Pietro, distinto dagli altri apostoli , si aggiunge alla prerogativa data a tutti gli apostoli congiunti con Pietro, in modo tale che da entrambe queste collazioni sorga uno splendido ordine di unità.
Questo basamento, su cui si appoggia una tradizione ininterrotta, è abbastanza saldo, nè potè essere in qualche modo scalfito.
Ebbe tanti nemici, quante palme di vittoria, sbaragliando gli avversari con le proprie armi.
A che son servite le ingegnose critiche di Gerson, a cosa son serviti i molti discorsi di Marsilio, Febronio, Dupin, Pico, Richer? A cosa son serviti i bei discorsi? Le accettazioni ben costruite? Lo sapete, reverendissimi padri. Servirono a far ancora e sempre di più la verità, servirono a farla vincere, e non immeritatamente.
La divina e immutabile costituzione differisce molto dai modi che vengono dalla sapienza mondana. Nella religione rivelata il giudizio del pastore dei pastori, cui fu affidato il deposito della fede e dei costumi, non deve affermare nulla che non sia munito del segnacolo della certezza, nulla che possa offrire occasione di divisione. Per questo fu scritto stupendamente:
"Nel mezzo del ceto dei fedeli, così come nel mezzo del sistema planetario, vi è un supremo motore (il Sole), che senza mai declinare dall'esercizio della propria forza, mantiene gli astri maggiori (i pianeti) nella loro orbita e questi, mantenendosi nella proprio sfera d'attrazione, attraggono gli astri minori (i satelliti)." Questo tennero sempre per certo i fedeli, al di là di qualsiasi distinzione di tempo e di luogo, e così avvenne che le definizioni proferite dal solo sommo pontefice fossero accolte da tutti con piena osservanza dela mente e della volontà".[...]




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S.E.R. Cardinal Juan de la Cruz Ignacio Moreno y Maisonave (1817-1884)
Arcivescovo di Valladolid

Estratto da un discorso tenuto il 19 maggio 1870 al Concilio Vaticano


[...]"La Chiesa, come società divinamente costituita, deve avere sempre un punto focale permanente di infallibilità: poichè in qualsiasi momento possono sorgere dubbi o questioni di fede o di costumi. Un fuoco permanente di questo tipo deve essere visibile, affinchè tutti lo possano facilmente vedere e in esso scorgere il fulgore di quell'autorità divinamente costituita, per dirimere infallibilmente ogni lite. Questo fuoco permanente, questo faro che SENZA INTERRUZIONE DI SORTA fa luce ai naviganti, mosso da rapide decisioni, non può essere rappresentato dai concilii ecumenici.
Quest'ultimi si tengono di rado e quando si celebrano, non di rado nascono gravissime difficoltà, spesso insanabili.
Questo fuoco permanente e visibile invece é il centro dell'unità cattolica, nel quale necessariamente deve essere presente un principio, da cui sorgano unità di fede e comunione.
Il principio è l'autorità suprema, dotata di infallibilità, altrimenti sarebbe incapace di produrre e conservare l'unità.
Ora, reverendissimi padri, la Sede apostolica é il centro dell'unità e tutti i fedeli, come se fossero raggi, a questo centro devono far riferimento. In esso dobbiamo riconoscere un'autorità suprema e infallibile, non solo suprema ma anche infallibile. Non sarebbe suprema se mancasse di infallibilità. Spesso, persino nelle società umane, si attribuisce alla suprema potestà una sorta di infallibilità, secondo quanto può esigere il bene pubblico, e si interdice l'appello contro le sue decisioni.
Al Romano Pontefice, e cito il Concilio fiorentino riguardo San Pietro, fu trasmessa da Nostro Signor Gesù Cristo piena potestà di pascere, reggere e governare la Chiesa. In Lui l'infallibilità propriamente detta deve necessariamente essere presente.[...]
Infatti l'unità di fede, come ottimamente ragionava il Dottore Angelico, non si può conservare, se un questione di fede non venga da colui che é a capo della Chiesa, affinchè la sua decisione sia accettata fermamente da tutta la Chiesa.
Per questo la costituzione della Chiesa é tale per cui ad essa non competa infallibilità attiva, se non quando sia unita al Pontefice Romano, come il corpo lo è al Capo.
Infatti Cristo ha dotato la Chiesa, come dicono i teologi, di un corpo integro e perfetto, proprio in virtù di quest'unione tra Capo e corpo. Onde rettamente si inferisce che perciò l'infallibilità debba essere nel Romano pontefice, affinchè egli stesso sia fondamento e supporto dell'infallibilità della Chiesa.[...]


[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor Antoine Charles Cousseau, Arcivescovo di Angouleme (1805-1875)

Estratto di un discorso tenuto al Concilio Vaticano il 23 maggio 1870

[...]Per quanto mi pare della situazione della Francia, a me piuttosto nota, è necessario tener conto, nel giudizio, delle anime dei veri fedeli, nel senso proprio della parola, minor conto invece di coloro che Tertulliano chiamava cristiani infatuati, o se più vi piace, fedeli che vediamo ogni giorno svolazzare, tra i lazzi degli infedeli, al vento della pubblica opinione. Se per costoro, come dicono, l'infallibilità è un peso insopportabile, lo sarà anche dopo la definizione di un concilio ecumenico, dal momento ch'essi non credono all'infallibilità della Chiesa.
Gli altri fedeli in questo dogma in modo facilissimo riconosceranno la loro fede di sempre, la loro REGOLA DI FEDE.
[...]Bisogna dunque ascoltare la voce del clero e del popolo, non quella di qualche dottore un po' troppo vicino ai protestanti. [SM=g1740721]
Se la definizione di questo concilio sarà per loro motivo di offesa, richiamerò per loro alla memoria uno dei miei predecessori.
Nella curia dell'arcivescovo di Colonia, Gerardo, vescovo di Angouleme, legato di Papa Pasquale II, davanti a Enrico V imperatore e ad una grande assemblea di vescovi e magnati di Germania, difendeva i diritti della Santa Sede e della Chiesa stessa.
I vescovi presenti mormoravano, i potenti laici fremevano, l'arcivescovo di Colonia, costernato, si volse a lui, dal momento che in passato era stato suo allievo: "Maestro Gerardo, disse, aveva portato scandalo in questa curia".
Gerardo gli rispose indignato: "Per te è uno scandalo, per me è Vangelo". E queste parole, tolta l'indignazione e con reverenza dovuta ai dottori, sono anche le mie.[...]


[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor Joseph Caixal Y Estradè, vescovo di Urgel e principe di Andorra (1803-1879)

Estratto da un discorso tenuto il 24 maggio 1870 al Concilio Vaticano

[...]"Il Fondamento della Chiesa è la fede del suo Capo personale (ovvero il Papa). Ogniqualvolta il Romano pontefice vuole insegnare alla Chiesa universale, é certo che l'assistenza dello Spirito Santo vi sia affinchè non Egli cada in errore, come allo stesso modo è certo che la virtù di Dio assista il sacerdote durante la consacrazione del pane e del vino, malgrado il sacerdote possa mancare nel resto del suo operare.
Dunque il dono dell'infallibilità per divina istituzione per il magistero universale di tutta la Chiesa è connesso ad punto tale con la persona del Romano Pontefice che non vi possa essere nulla di comune in alcun altro soggetto.
Giustissimamente dunque, dovendo trattare della Chiesa in concilio, esordiamo dal Capo della Chiesa, la cui voce infallibile unisce tutte le membra in un solo corpo, affinchè non sembri che agiamo, dicendo cose simili a quelle che disse il famigerato Gioberti dei gesuiti. Ovvero "sono cose e non persone".
Dunque meritatamente per l'infallibilità personale e per l'Immacolata concezione le università spagnole gareggiarono in zelo e in degnissimo spirito di emulazione. I loro impegni furono esauduti per l'Immacolata, senza dubbio lo saranno per l'infallibilità. Riposate ora venerabili ceneri del cardinale de Aguire e di Gonzalez, che all'università di Salamanca siete stati impavidi e strenui assertori delle prerogative dei Romani pontefici; riposate anche voi, pacifiche ceneri di Josè de Hiermo, cancelliere dell'Università Complutense: verrà raccolto il frutto maturo di un seme, che con tanta fatica hai coltivato. Riposate anche voi ed esultate, carissime ceneri dei celeberrimi dottori dell'Università Cervariense, i dottori Ponzio e Pedro Juan Perpina, la cui memoria rimarrà immortale nei fasti di quell'Accademia, per la loro esimia devozione verso ogni singola prerogativa della Sede apostolica Romana. E tu, alma madre di tutte le nostre università, Università cattolica e apostolica di Parigi, esulta e rinnova non i nefasti dei tempi recenti ma i giorni giocondi della tua giovinezza.[...]
Dunque i Romani Pontifici chiaramente non debbono essere considerati come dei profeti che si facciano banditori di una nuova rivelazione ricevuta da Dio presso il popolo cristiano; Nè è necessario siano approvati come santi e impeccabili, come  qualcuno ha detto, non so per qual motivo, ma devono essere veri giudici e maestri della Verità dell'Evangelo, infallibili per assistenza dello Spirito santo".[...] [SM=g1740721]

[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor Josè Hipolito Salas y Toro, vescovo della Santissima Concepcion in Cile (1812-1883)

Estratto da un discorso tenuto al Concilio Vaticano il 24 maggio 1870

[...]Perdonatemi, di grazia, umanissimi padri, se parlerò con quella libertà che é assolutamente necessaria in questo momento solenne per rivendicare e difendere i diritti e il Dogma della Chiesa. Mi meraviglio che qualcuno abbia posto innanzi una tale obiezione. Se l'ammettiamo anche una sola volta, sarà compromessa la religione, la predicazione del vangelo, la costituzione stessa della Chiesa, poichè sin dai tempi apostolici le verità cattoliche cose sono state predicate nel mondo, malgrado l'opposizione e la proibizione da parte dei governi.
Forse nelle Sacre scritture si legge che il Salvator e Signor Nostro Gesù Cristo abbia prescritto ai suoi apostoli di consultare l'autorità dei governi e dei cesari e di ottenerne il beneplacito, per meglio esercitare l'ufficio loro assegnato di ammaestrare tutte le genti?

Di grazia, da dove mai si desume questa regola inaudita ed esotica di domandare ciò che piaccia o non piaccia ai governi, prima che si definisca qualcosa che pertiene alle cose della Religione?

Forse che i governi, per il fatto che ebbero nome di cattolici o ne sono insigniti, oseranno arrogare a sè unn qualche diritto sul deposito della Fede? E inoltre (diciamoci tutta la verità), salve quelle persone che di quando in quando con buoni costumi e con una religione non negata presiedono alla cosa pubblica, dove mai sono, in questi tristi periodi in cui viviamo, i governi veramente e sinceramente cattolici, per poter trarre da loro consigli riguardo gli affari di chiesa?


Astiterunt Reges terrae et principes convenerunt in unum, non già la spada ma con la furbizia e la prudenza di questo secolo, adversus Dominum et Christum eius.
Quali e quanti cose si architettano contro la Santa Chiesa cattolica ed il venerando suo capo, sia apertamente che in segreto, da parti di governi sedicenti cattolici! Quante maestà hanno promulgato leggi e decreti esclusivamente contrari ai diritti, alla libertà e alla divina costituzione della Chiesa! Per la loro moltitudine non le posso ricordare. Ci sono i codici, c'è la storia del secolo passato e anche di questo nostro tempo che mostra tristissime e abbondanti testimonianze di tutto ciò.

Che volete di più? Lo dirò chiaramente [...], tra i nemici più astuti e perfidi della Chiesa, il più malvagio in assoluto è il sistema attuale di agire dei governi. I governi hanno ampia possibilità di fare doni ma io timeo Danaos et dona ferentes. A cosa non sospingerebbe i cuori mortali la sacra bramosia di denaro? Cesare, in qualunque modo lo si chiami, imperatore, re, duce, principe, presidente, ha nelle sue mani onori e doni, privilegi e distinzioni di rango e dice: Ti darò tutte queste cose se prostrato ai miei piedi mi adorerai. E questo pericolo è ovunque, sia nell'accampamento dei Filistei, sia sotto le tende del Dio d'Israele.
In altri luoghi la politica dei governi non è cattolica, non è più cattolica.

Io vengo da una repubblica, sono quindi repubblicano, eppure cattolico apostolico romano e, permettetemelo, ultramontano.

Vi dico che il modo d'agire dei governi non è più cattolico (conosco una sola eccezione - si riferisce forse a Garcia Moreno presidente dell'Equador n.d.t.).
Dicevo: la politica dei governi non è più cattolica ma regalista, giansenistica, febroniana, razionalista oppure massonica oppure in certi luoghi persino atea e giudaica.
Quali saranno i desideri di questi governi, in relazione a ciò che si tratta si giudica, si definisce in un'aula conciliare?
E noi che nell'ottica di Dio e della Chiesa affrontiamo questi temi, noi i successori degli apostoli, noi in qualche modo figli della luce e dei profeti, andremo ai palazzi dei nostri cesari, per sapere cosa loro piaccia e dispiaccia, secondo i loro desideri e voti, prima di definire? In nessun modo, colendissimi padri.
Viene obiettato dagli inopportunisti che i pregiudizi contro di noi da parte dei governi potrebbero esacerbarsi dopo la definizione.

Indi ne verrebbero ire e persecuzioni. E allora noi per paura non definiremo? L'episcopato richiede coraggio, come diceva il Crisostomo: e la forza scaccerà la paura. Verranno le persecuzioni? Bene. Verranno le ire dei governi? Non temeteli, ci dice Cristo. La nostra disciplina è di essere uccisi, non di uccidere. Se piacessi agli uomini, non sarei servo di Cristo, dice il divo Paolo. Per questo lasciamo che vengano persecuzioni e ire e morendo vinceremo.
Ma di certo, colendissimi padri, la gloria dei martiri per questa cagione non sarà a noi riservata al punto da perdere la vita in seguito alla nostra propugnata definizione.

Se verrano le ire dei governi, ci sarà la coscienza cattolica, il popolo cattolico, ci sarà la forza invitta dell'episcopato, ci saranno i petti episcopali. E allora come onde spumeggianti che si infrangono da ogni dove e poi spariscono tra gli scrosci, così i conati irosi dei nostri nemici si infrangeranno sulla nostra pazienza e mansuetudine. La Chiesa cattolica è la figlia di Gerusalemme, bella e terribile come un esercito schierato in armi. [...]


[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)