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S.E.R. Monsignor Francesco Saverio Petagna (1812-1878)
Vescovo di Castellammare di Stabia

Estratti da un discorso tenuto il 21 maggio 1870 al Concilio Vaticano


[...]Bisogna notare che molte delle cose che si dicono oggi, sono dipinte dall'immaginazione piuttosto che essere vere.
Direi che il vero pericolo verrebbe dalla mancata definizione di questa dottrina, non solo dalla parte nostra in dovremmo con una sola voce insegnare la medesima dottrina di verità ma anche parte dei nemici della Chiesa che invece temono possa essere definita una verità di tal tipo e paventano di essere colpiti da un colpo fatale, e per questo schiumano di rabbia e furore.
E per questo dal loro modo di comportarsi, la definizione dell'Infallibilità risulta per loro dannosa e al contempo utile per la Chiesa.
E per questo è necessario aggiungere, non solo a mio modo di vedere ma anche secondo il parere di altri vescovi, un canone al Capo IV, chiaro, preciso, valido, affinchè non vi sia altro spazio, per quanto possibile, a nuovi dubbi, a nuovi cavilli e a nuove ambiguità.[...]
Ma mentre nel presente dibattito si discute dell'inerranza del Sommo Pontefice, che non è ammessa dai dissenzienti, per soddisfare i nostri fratelli e per giungere ad una conclusione, è necessario cercare rifugio presso il comune arbitro che è infallibile per natura, che è Dio.
Lui solo può far in modo che si giunga ad una composizione e che sia medesimo il vedere e il volere tra di noi.
Vedere la medesima cosa è il dono perfetto che discende dal padre dei lumi; volere la medesima cosa è opera dell'Onnipotente Iddio, che può portare ad una medesima volontà le menti dei vescovi e dei fedeli.
Dunque innanzi all'immagine del Salvatore crocifisso, in ginocchio, levate le mani al cielo, fissi gli occhi su di Lui, ognuno di noi con buona volontà, con animo retto, con umiltà di cuore e con desiderio di trovare la verità dica: Signore, fa' che io veda, secondo la tua parola dammi intelletto. insegnami a fare la tua volontà. Ed Egli darà lume, intelletto e volontà; ed Egli che è la Verità, farà in modo che nell'unità della luce noi possiamo comprendere la Verità e volerLa, per comprendere la medesima cosa e avere pace.


[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor Charles-Amable De la Tour d'Auvergne Lauraguais (1826-1879)
Arcivescovo di Bourges

Estratti da un discorso tenuto il 22 giugno 1870 al Concilio Vaticano

[...]Quando si trattò di accogliere la Bolla Vineam Domini Sabaoth, i gallicani vollero agire altrimenti e sottoporre ad esame quella bolla, quella costituzione ma Clemente XI non tralasciò di redarguirli con parole veementissime. Mi sia lecito leggere queste parole: "Chi vi ha costituito giudici sopra di Noi? Spetta forse agli inferiori discutere l'autorità dei superiori ed esaminare
i loro giudizi? Sia detto con vostra pace, venerabili fratelli, questa cosa non è per nulla tollerabile. Interrogate i vostri antichi predecessori e vi diranno che ai vescovi non spetta discutere i decreti della Sede apostolica ma applicarli".
[...]Nè si dica che da queste cose che impugnano il Gallicanesimo, venga colpita anche la Francia: sono due cose assolutamente diverse. Io sono francese e non sono per nulla gallicano e molti altri potrebbero dire la medesima cosa. Questa identificazione va rifiutata assolutamente. E in questi ultimi tempi tanto fortemente, tanto strenuamente la nostra chiesa ha combattuto per la fede cattolica, non quella gallicana [vivi segni di approvazione da parte di molti vescovi].
E se un tempo la Chiesa di Francia patì carcere, esilio e morte, non perchè legata ad una falsa dottrina particolare ma perchè figlia primogenita della Santa Sede, anche in quei tempi orribili non si dimenticò mai della madre e della voce della madre, nè se ne dimenticherà.[...]

[SM=g1740771]

S.E.R.Monsignor Pietro Maria Ferrè, vescovo di Casale Monferrato (1815-1886)
Già vescovo di Crema, già vescovo di Pavia (allontanato dalla sede dal governo piemontese)

Da un intervento scritto alla Congregazione de Fide al Concilio Vaticano (primi giorni di luglio 1870)

[...]Ma i giudizi del Sommo Pontefice non riguardano solo le proposizioni di fede e quelle contrarie alla fede, ovvero eretiche; riguardano anche le proposizioni che, benchè non di fede, sono proclamate prossime alla fede ed anche le proposizioni che pur non condannate come eretiche, tuttavia sono proscritte come erronee, o sono segnate con censure teologiche, come prossime all'eresie, in odor di eresia o temerarie. In tutti questi giudizi il Papa gode dell'INFALLIBILITA' e ciò deve essere tenuto come vero da tutti. [...]
L'infallibilità della Chiesa docente, unita con il suo capo, si estende non solo alla definizioni delle verità di fede e alla condanna degli errori contro la fede ma anche ai giudizi dogmatici, nei quali le proposizioni sono marchiate a fuoco con note minori rispetto all'eresia. Martino V, unito al Concilio di Costanza, dagli articoli di Wicliff, Huss e Gerolamo di Praga proscrisse alcune proposizioni, alcune come notoriamente ereticali, altre come scandalose, erronee e temerarie. Da ciò giustamente deriva che nell'utilizzo del supremo magistero del Sommo Pontefice vi debba essere infallibilità anche nell'applicare le note teologiche alle proposizioni che riguardano sia la fede che i costumi.[...]
Infatti l'infallibilità è divinamente concessa al Sommo Pontefice per tutelare e difendere il deposito della Fede e per edificare il popolo nella verità. L'infallibilità va quindi estesa tanto quanto lo richiede lo scopo da raggiungere.
Per mettere in guardia nei confronti dell'eresie, è sommamente necessario colpire gli errori che più o meno remotamente
aprono la strada alle eresie. E per favorire la pietà giova immensamente trafiggere col dardo (delle condanne) quelle proposizioni che allontano dalla regola della virtù cristiana. Il Sommo Pontefice questo si prefigge coi giudizi dogmatici, di cui ora parliamo. Quindi l'Infallibilità pontificia deve estendersi a questi stessi giudizi.


[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor Salvatore Nobili Vitelleschi (1808-1875)

Arcivescovo di Osimo e Cingoli poi Segretario della Congregazione dei VeScovi e dei Regolari nel 1871
Cardinale nel 1875

Estratti da un discorso tenuto il 22 giugno 1870 al Concilio Vaticano

[...]Ragion per cui la potestà di reggere e governare e quella di insegnare allo stesso modo deve essere suprema nel Romano Pontefice. Forse che Cristo dando il potere a Pietro abbia posto delle distinzioni tra il potere di governo e quello di insegnare, in modo tale che uno risultasse supremo e l'altro sottoposto ad altri elementi?
Giammai! Infatti per la suprema potestà di insegnare leggiamo esplicitamente e in modo particolare: Confirma fratres tuos, rogavi ne deficiat fides tua. Se l'autorità del Romano pontefice è suprema, deve essere infallibile in docendo.[...]
E non meno connessa è l'Infallibilità pontificia con la ragione e il fine del Primato. Fine del Primato è la conservazione dell'unità, affinchè tutti siano un solo corpo, una sola fede, un solo battesimo. Questa unità è ESSENZIALE alla Chiesa di Cristo (ovvero la Chiesa cattolica) e costituisce il segno distintivo della sua stessa ortodossia. Se Cristo ha istituito lo stesso primato per mantenere la Chiesa intera in questa unità, certamente ha conferito a chi detiene il primato l'autorità e il potere che assolutamente serve per adempiere questo incarico. L'unità dalla Verità, la divisione dall'errore. Per conservare quest'unità è necessario un magistero certissimo di verità come mezzo ESSENZIALE. Chi potrebbe ritenere che Cristo, concedendo il primato, abbia poi negato contemporaneamente questo mezzo essenziale per ottenere lo scopo stesso del Primato? Nessuno nega quanto tutto questo sarebbe lontano dalla sapienza di Dio. Indi giustamente diceva San Cipriano: "Iddio edifica la sua Chiesa super unum Petrum ed a Lui affida le sue pecorelle da pascere".[...]

[SM=g1740771]




S.E.R. Monsignor William Keane, vescovo di Cloyne in Irlanda (1805-1875)


Estratti da un discorso tenuto il 25 giugno 1870 al Concilio Vaticano

[...]Siano rese grazie a Dio ottimo datore di tanti beni, reverendissimi padri, per il mirabile modo nel quale, secondo la sua grande misericordia, per procurare il bene delle anime che riscattò col suo prezioso sangue, abbia istituto dei mezzi amplissimi ed efficacissimi. Ad un sacerdote giovanissimo e recentemente ordinato Egli dona la potestà di resuscitare i penitenti morti nei loro peccati per chiamarli alla vita eterna. E questo potere salutare i suoi ministri non cessano di esercitarlo ogni giorno e più volte al giorno da diciotto secoli. Al medesimo sacerdote giovanissimo ed appena ordinato Egli dona un potere che storicamente non è stato concesso agli angeli, ovvero di convertire il pane ed il vino nel Suo corpo e nel Suo sangue, affinchè i suoi diletti figli, accedendo alla sacra mensa, vivano in eterno. E questo miracolo quasi incredibile i suoi presbiteri lo ripetono ogni giorno, ieri, oggi e nei secoli. Che ci sarebbe da stupirsi se per il buon regime della Chiesa e per la salvezza delle anime abbia conferito al suo vicario in terra, cui affidò l'incarico di pascere pecore ed agnelli, abbia conferito anche il dono dell'inerranza?[...]

Degnatevi di udire, reverendissimi padri. Pietro, quando venne in questa alma città di Roma, affinchè, posto al centro dell'impero romano, potesse più facilmente governare l'intera Chiesa, portò con sè nella sua totalità l'intero deposito della Fede scritto e tramandato; e in questa sede apostolica questo prezioso tesoro nella sua piena e totale integrità è stato conservato intatto ed inviolato.
Le altre sedi episcopali degli apostoli, se ne ebbero di fisse, o sono ignorate o furono distrutte, o si alienarono dalla vera Fede a causa dell'eresia o non furono MAI ritenute come centro dell'unità cattolica. [SM=g1740721]
Questo accadeva nel corso di diciotto secoli, accade
oggi, accadrà sempre.[...]
E' quindi richiesta la definizione dell'infallibilità, poichè l'infallibilità è contenuta nel deposito della Fede, portato da Pietro in Roma, é richiesta a causa del decreto del Concilio di Costanza, a causa degli articoli gallicani e per le recenti negazioni ed è richiesta dal presente stato delle cose.[...]

Noi vescovi irlandesi, durante tre secoli di feroci persecuzioni, abbiamo trovato fratelli, come già dissi da questo ambone il 15 febbraio, in Francia, in Spagna, in Belgio e in Lusitania. In questa città abbiamo sempre trovato un PADRE, che ha accolto ne suo grembo, rifocillato, nutrito e curato i suoi figli afflitti e perseguitati di tutto l'orbe cattolico.

QUI non ci sono francesi, tedeschi, spagnoli, italici, non ci sono nè Americani, nè Europei, nè Greci, nè Latini. Qui ci sono i vescovi dell'Orbe cattolico, padri per i fedeli, fratelli tra loro, figli unitissimi al Supremo pastore.[...]
Eminentissimi presidenti, eminentissimi e reverendissimi padri, ho detto: quello che non ho detto bene, perdonatelo, le altre cose
se ve ne sono le sottopongo con la maggiore umiltà possibile al vostro giudizio.

[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor Miguel Payà y Rico, vescovo di Cuenca (1811-1891)

poi Arcivescovo di Santiago di Compostela
Cardinale nel 1877
poi Arcivescovo di Toledo e Patriarca delle Indie orientali

Secondo estratto da un discorso tenuto il 1 luglio 1870 al Concilio Vaticano

[...]Sant'Ilario, dottore delle Gallie, Sant'Ambrogio, dottore italico, Sant'Agostino, dottore dell'Africa, commentando questo famosissimo passaggio: Tu es Petrus e super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, riferirono il pronome eam, non alla Chiesa ma alla Pietra [a Pietro], e fatta questa questa esposizione, che è conformissima alla lettera, svanisce ogni difficoltà. Allora dalla Scrittura si dimostra questa Verità, poichè il senso è questo: Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli Inferi non prevarranno contro la Pietra su cui è edificata la Chiesa.[...]

[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor Pierre Gervais Marie Lacarriere, vescovo emerito di Guadalupa e... delle Basse Terre (1808-1893)

Estratto da un discorso pronunciato il 25 giugno 1870 al Concilio Vaticano

[...]I vostri padri, reverendissimi padri, nei concili ecumenici Niceno I ed Efesino glorificarono il Figlio e la Madre, voi invece glorificherete il vicario di Dio, e questo sarà affermato da tutti, prima o più tardivamente.
Simone, figlio di Giona, un tempo una canna agitata dal vento, ma ora Pietra, poichè quasi in pietra sei stato transustanziato da Cristo, sei pastore delle greggi, confermatore dei tuoi fratelli per ufficio! Noi, tra il tuo sepolcro, dove giaci temporaneamente e questa cattedra, dove vivi e regni nei secoli, noi liberamente riuniti, incalzati con stimoli infuocati dalla Scrittura, dalla Tradizione, dai padri, dai dottori, dai santi, dalle chiese, dai secoli, dall'esperienza del passato, dalla visione del presente, dalla previsione del futuro, dopo aver ampiamente riflettuto, senza cedere alle lusinghe della carne e del sangue ma uniti a Cristo Nostro Signore, non possiamo non dire queste cose, affermiamo e proclamiamo.
Tu Pietro, coi tuoi successori canonicamente eletti sino all'ultimo, TU insegnando dalla tua cattedra alla chiesa universale riguardo a materie di fede e di costumi, TU SEI INFALLIBILE! E se non lo diciamo noi, non lo dirà il Papa perchè l'ha già detto.

Ogni Papa, ogni Papa prima di Pio, e ancora di più Pio IX stesso, ha parlato del proprio supremo giudizio. Pio IX ha già parlato del suo oracolo infallibile e questa parola usò nella Bolla dogmatica dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.[...]
Cristo nel suo vangelo parla così: E voi, pur essendo malvagi, sapete dare buone cose ai vostri figli. Quanto di più il Padre vostro che è nei cieli, darà a chi gli chiede cose buone? Così quindi dobbiamo pensare, reverendissimi padri, del PADRE NOSTRO che è in terra.
Il Papa ci darà forse una pietra al posto del pane, uno scorpione al posto di un uovo, un serpente al posto di un pesce?
[Molti vescovi gridano a voce alta: No No!] Giammai, Egli ci darà una verità certa e rivelata ma non definita ma quando confermerà il vostro decreto, col suo decreto darà a noi e al mondo la verità definita.


[SM=g1740738]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)