00 02/10/2012 10:45



S.E.R. Cardinal Louis-Edouard-François-Desiré Pie (1815-1880)

Un discorso sullì'infallibilità pontificia al concilio Vaticano

[...] Sia allontanata dunque questa gratuita, fantastica e ingiuriosa immagine della separazione del capo dal corpo!
La dottrina ecclesiastica non sopporta la decollazione di San Pietro, nè la storia lo riferisce. Infatti, come osservarono gli antichi scrittori, mentre Paolo, il cui apostolato era temporaneo e straordinario, perse la vita per decapitazione, Pietro, che sarebbe stato a capo della Chiesa del Dio vivente per tutti i secoli futuri, morendo, non ebbe il capo mozzato.
E qui piaccia ascoltare le parole di un altro pontefice, insignito del grande nome di Leone, ovvero Leone IX che la Gallia ed insieme la Germania si gloriano di aver dato alla Cattedra romana.
"Dunque, disse, quel devotissimo Pietro (scriveva a Michele Costantinopolitano) non solo vivendo ma anche morendo dimostrò ciò, quando chiese con chiaro significato di essere crocefisso capovolto a testa in giù.
Spinto da divina ispirazione, si prefigurò come strettamente e indissolubilmente unito e connesso con la prima Pietra fondamentale, che è Gesù Cristo.
Affinchè egli, come sovrapposto alla Pietra angolare, portasse tutto il peso della Chiesa, costruzione dall'incorruttibile solidità, e ponendo alla base il proprio capo, sollevasse verso i cieli, con il suo collo inflessibile, tutte le membra del corpo di Cristo crescenti sino alla fine dei tempi, attraverso adatte e naturali articolazioni, come se crescessero sino ai piedi".

Dunque, nessuna separazione, eminentissimi e reverendissimi padri, nessuna mutilazione deve essere rinvenuta in Pietro. Egli dalla Catacomba Vaticana, dove soggiace, come disse il nostro Ilario, per edificare la Chiesa intera, quando vi sarà la Resurrezione, porterà nell'eternità, per incorporarle al suo divin Capo, tutte le membra del corpo di Cristo, legate al suo potentissimo collo.


[SM=g1740771]

S.E.R. Cardinal Costantino Patrizi Naro (Siena, 4 settembre 1798 – Roma, 17 dicembre 1876)

Da un discorso tenuto al Concilio Vaticano il 14 maggio 1870

[...] Giustamente voi sapete, eminentissimi e reverendissimi padri, quali e quanti mali e quanti danni vennero dalle dottrine e dai falsi commenti contro la Sede Apostolica fatti da Marsilio, Richerio, Giansenio, Febronio e altri uomini di tal fatta. Deve esservi chiaro che molti mali di questa natura troverebbero incremento nei giorni a venire, se, durante il Concilio Vaticano, mentre nelle menti dei fedeli si raccoglie una tale congerie di dubbi, si mantenesse il silenzio su questioni di tal fatta e non si procurasse adeguato rimedio per eludere i sotterfugi di quegli scrittori, per svelarne l'ipocrisia, per condannarne gli errori.
Eppure mi si presentano alcuni che continuano a dire che alcune verità debbono essere asserite solo in un tempo opportuno, affinchè la Chiesa non ne patisca mali ulteriori.
Ma Cristo stesso che aveva dato agli apostoli il mandato di insegnare, li ammonì pubblicamente che la Verità andava predicata non di nascosto ma avanti a tutti, non in un orecchio ma sui tetti.
Obbedendo a questo divino precetto, la Chiesa mai mancò di condannare pubblicamente gli errori sin dalla sua origine.
[...]Se la Chiesa mai tacque quando si trattò di difendere la purezza della Fede, in che potrebbe tacere in questi nostri tempi, quando per una sfrenata libertà di scrivere e per una smodata libertà di parole e di pensieri, non vi è alcun argomento della dottrina cattolica che platealmente e in mezzo al popolo non venga impugnato e negato con una audacia pari solo all'empietà.[...]
Chi non vede che i pessimi nemici della Chiesa da molti anni hanno raccolto pietre per abbattere la Sede Apostolica, per calpestare e vilipendere la Cattedra del Divo Pietro, gettare in spregio i diritti e le prerogative dei Romani Pontefici?
[...] Chi dubita di vivere in tempi temibili e pericolosi per la Chiesa, nei quali è necessario che i pastori della Chiesa debbano rivestirsi di nuova virtù (ricevuta dall'alto) per combattere le battaglie di Dio?
Non senza un arcano disegno della divina provvidenza, ci siamo radunati qui in un sol luogo; affinchè, aggiunte nuove forze, procuriamo pubblicamente nuova forza al nostro supremo Duce e Pastore, e perchò noi stessi, ricreati e rafforzati da questa stessa Verità, avanziamo come esercito schierato per abbattere le macchinazioni dei nostri nemici, dissipare gli errori, insegnare la verità, ricondurre tutti, con l'aiuto di Dio, al retto sentiero della salvezza.
Nel modo in cui Cristo volle che i popoli udissero le parole di Dio per bocca di Pietro e credessero, così affidò a noi il compito di rafforzare sempre e sempre di più la solidità di questa pietra e di difendere e propagare pubblicamente gli oracoli del supremo pastore e supremo maestro dei fedeli.[...]



[SM=g1740771]

S.E.R. Monsignor Luigi Natoli (1798-1875)

Vescovo di Patti, poi vescovo di Caltagirone, Arcivescovo di Messina

Da un intervento al concilio Vaticano (14 maggio 1870)

[...]Si asserisce abbiano errato Vigilio, Liberio, Onorio e altri. Non so se queste cose si dicano in buona fede, reverendissimi padri.
Rimangono lettere, monumenti autentici, ricostruzioni storiche chiarissime che liberano questi pontefici da tanta sozzura e da tali accuse. Reverendissimi padri, il PAPA è infallibile: questo solo è nella mente dei fedeli, questo solo nel loro cuore, questo solo sulla loro bocca. Chi oserebbe negarlo? Ciascuno di noi conosce i desideri dei propri fedeli. Nella terra siciliana, che giustamente è chiamata terra di martiri, tutti unanimemente professano questa verità. Dai tempi apostolici, nei quali dalla bocca di Pancrazio, Birillo e Bacchide e di altri vescovi cristiani ricevettero la fede, sino a questi nostri tempi nessuno dubitò mai dell'infallibilità pontificia.
Ragion per cui [i fedeli] udendo dottrine inusitate circa le decisioni pontificie, furono presi da sommo orrore e costernati e con insistenza, con somma insistenza domandano, reclamano la definizione dell'infallibilità.
Dunque, reverendissimi padri, dobbiamo avere un cuore solo un'anima sola: raccolti i pareri, portate a termine le fatiche, giungeremo al fine.
Grideremo con animo fervente e voce supplice: Veni Sancte Spiritus, ed Egli verrà.
Allora, emesso il decreto conciliare, da ogni parte della terra eromperà una voce: Osanna a Papa Pio IX e ai padri del concilio Vaticano e a Pio ancora piu volte osanna"


[SM=g1740771]

S.E.R. Cardinal Victor Auguste Dechamps, arcivescovo di Malines, primate del Belgio (1810-1883)

[...]Quando l'esposizione e la spiegazione del dogma apparirà prima dei canoni, i fedeli di ognidove comprenderanno che non vi deve essere un miracolo, e nemmeno l'ombra di un miracolo, perchè il Vicario di Gesù Cristo in terra possa essere detto e sia anzi infallibile.
Capiranno i popoli che questa infallibilità è opera della divina provvidenza ordinaria di Gesù Cristo che vigila sulla sua Chiesa e che attraverso di essa porta a buon fine ciò che divinamente promise.
Chiaramente si vedrà che l'infallibilità pontificia è la PIETRA ANGOLARE dell'edificio ecclesiastico, contro il quale sono nulli gli assalti infernali.[...]
Vedranno quindi tutti coloro che cercano la verità, che la confessione della nostra fede nell'autorità suprema conferita da Cristo non sarà inutile per la salvezza delle anime ma anzi tanto proficua per le nostre pecorelle quanto sarebbe esiziale per loro, evidentemente esiziale, un nostro inesplicabile silenzio.
Ordunque, eminentissimi e reverendissimi padri, ammetto che vi siano delle oscurità e delle tenebre, che si trovino delle ansietà nei cuori dei nostri illustrissimi confratelli che amano ardentemente la verità e ne vogliono l'esaltazione: così come volevano l'esaltazione di Cristo quelle grandi anime che al sepolcro dicevano: Chi ci rovescerà la pietrà?
E tuttavia andavano e non si volgevano indietro e trovarono la pietra rovesciata. [...]

[SM=g1740771]

S.E.R. Cardinal Francois August Donnet, arcivescovo di Bordeaux (1795-1882)

Da un discorso tenuto il 17 maggio 1870 al Concilio Vaticano


[...] Dirò solo questo: se veramente dopo tanti secoli l'autorità pontificale può attribuirsi, con il consenso di tutta la Chiesa, il privilegio dell'inerranza posto come fondamento, ciò è avvenuto in base alle promesse di Cristo che disse: Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi. Davanti a Dio e agli uomini, al cospetto della Corte celeste e di questo augusto concilio ecumenico, presso il soglio di Pio pontefice massimo ed il sepolcro di Pietro, sono debitore della fede mia e di quella dei miei diocesani della sede di Bordeaux, per i fedeli affidati alla mia cura pastorale e per il mio clero amatissimo che collabora con me nella proclamazione dell'Evangelo, sono debitore e perciò alzo la mia voce come fosse una tromba, mostro testimonianza del mio assolutissimo assenso, col quale abbraccio e professo la dottrina dell'infallibilità del Sommo Pontefice.[...]

[SM=g1740771]

S.E.R. Cardinal Paul Cullen, Arcivescovo di Dublino (1803-1878)

[...]Ho udito qualcuno lamentarsi che il pontefice violi la libertà delle chiese orientali. Ma in cosa consiste questa violazione?
In infelici circostanze avvenne (in più occasioni) che popoli, soldati, marinai, artigiani, operai, contadini, poveri e ricchi abbiano usurpato la potestà di nominare patriarchi e arcivescovi e vescovi e che spesso l'elezioni fossero fatte precipuamente da costoro.
Per questo motivo soprattutto, la chiesa in Oriente è caduta in rovina: non vi è nessuna possibilità possa essere restaurata se il Sommo pontefice non rivendica i diritti della Chiesa e non prende su di sè la potestà di nominare [...] patriarchi, arcivescovi e vescovi. Tanto è remoto il fatto che il Pontefice possa avere violato i diritti della Chiesa al punto che Egli vuol ancor più rivendicare la libertà della Chiesa.
In tempi passati, sopratutto nell'ultimo periodo del secolo scorso [XVIII n.d.t.] in Germania, abbiamo letto che alcuni grandi arcivescovi e elettori imperiali conspirassero insieme per diminuire le prerogative del Sommo Pontefice.
Cosa fecero quasi tutti lo sanno, cosa scrisse Febronio tutti lo conoscono. Ebbene, cos'hanno ottenuto?
Questi arcivescovi e vescovi sono stati annichiliti dalle rivoluzioni che sono sopraggiunte e mentre tentavano di abbattere il potere pontificio, hanno perso tutto quello che avevano o quasi.

E ai Greci, cosa è accaduto? Leggerò un breve estratto su questo da una lettera del grande Pontefice Gregorio IX, scritta a Germano, arcivescovo costantinpolitano: "Prevedendo il Signore che la Chiesa sarebbe stata oppressa dai tiranni e dilaniata dagli eretici e divisa dagli scismatici, disse: "Rogavi pro te, Petre, ut non deficiat fides tua: et tu aliquando conversus, confirma fratres tuos".

Da ciò si desume chiaramente che ogni questione di Fede debba essere riferita alla sede di Pietro. Ma, e lo diciamo con dolore, per usare le parole della tua lettera, presuntuosamente, non per mano di soldati ma per pessimi sentimenti di ecclesiastici, la tunica talare e inconsutile del vero Giuseppe, è stata spezzata. Vediamo chi l'ha strappata. Da quando la Chiesa greca si è staccata dalla Sede Romana ha perso il privilegio della libertà ecclesiastica. Da libera che era, è diventata ancella della potestà secolare, in modo tale che, per un giusto giudizio di Dio, chi non volle riconoscere un divino primato in Pietro, subisca ora contro la sua volontà un dominio secolare".[...]
Ai Sommi Pontefici, successori di Pietro, è stata data una suprema potestà su tutti, pecore e agnelli, e che sia stata data su tutta la Chiesa è di solare evidenza, ma è altrettanto chiaro che una potestà di questo tipo non sia mai stata data ai vescovi.

Gli apostoli, sin quando vissero, avevano una certa qual straordinaria potestà per poter portare al mondo l'Evangelo. Ma con la loro morte, questa potestà straordinaria cessò e la potestà dei vescovi fu riportata nei confini delle loro diocesi.[...]


[SM=g1740738]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)