00 10/08/2011 09:45

Intervista con lo scrittore Martin Mosebach

Guido Horst
Berlino

Martin Mosebach, di Francoforte, ha cominciato a scrivere dopo aver studiato giurisprudenza nella sua città natale. È da annoverarsi tra i maggiori autori contemporanei della Germania. Cattolico convinto, oltre a comporre sceneggiature e radiodrammi, è noto per i suoi romanzi, reportage e pezzi teatrali. Nel 2007 ha vinto il premio Georg Büchner, il massimo riconoscimento letterario per gli autori di lingua tedesca.

 

Dal medioevo fino alla secolarizzazione nel 1806 in Europa vigeva il “Sacro Romano Impero della Nazione Germanica”. “Sacro”, “romano”, “germanico”, tre epiteti compresenti nello stesso nome. Tutto lascerebbe supporre che i tedeschi non avessero alcun tipo di problema con la Roma dei papi …

 

L’impero romano-germanico, che di fatto era un’unione piuttosto blanda, caratterizzata fondamentalmente da una sorta di fictio iuris, aveva la velleità di essere il regno di tutti i cristiani. Il cattolicesimo si sposò con un’ideologia politica o assunse una veste politica in Germania proprio nel Sacro Impero che, a mo’ di chioccia premurosa che protegge i propri pulcini, cercava di tenere unita sotto la propria ala protettrice la famiglia delle nazioni cristiane. Quante volte questa idea è stata oggetto di scherno! E quanto tristemente si è dimostrata la sua impotenza nel corso della storia! In ogni caso nessuno può negare l’idea che sottese a tale impero. Le idee mostrano la propria vitalità e potenza di plasmare l’immaginazione non tanto con la loro concretizzazione, al contrario la realizzazione spesso infierisce alle idee il colpo mortale. Il fatto che una volta terminata la Seconda Guerra Mondiale tre Cattolici (per due dei quali sono i atto le procedure di beatificazione, ossia Robert Schuman e Alcide de Gasperi) dopo l’ineluttabile secolarizzazione ripresero in mano il sogno del Regno voluto da Carlo Magno e cercarono di riproporlo ad un’opinione pubblica prevalentemente laicista ammantandolo di motivazioni di ordine economico, fu anche quello fu un eco insopprimibile dell’idea del Regno, di un retaggio, tramontato inesorabilmente.

 

 

La vecchia idea del regno è tramontata o fallita. È questa la ragione che ha ingenerato l’avversione dei tedeschi per il cattolicesimo?

 

Per quanto questo ultramontanismo e ipernazionalismo cattolico sia tipico della Germania, altrettanto vero e innegabile è che tale atteggiamento, così diffuso tra i Tedeschi e unico nel suo genere tra le culture europee, presuppone uno stress e logorio che di fatto poi non si è in grado di sostenere. La “Discordia Germaniae” risale ai tempi di Tacito. Sin dal suo primo attimo di esistenza culturale la mia madrepatria, la Germania, fu divisa in sé, tra la colonia romana da un canto e la terra dei Barbari dall’altro. Nell’attimo in cui si prese atto dell’essenza tedesca, di quel popolo civile, anzi del popolo civile per antonomasia, e la si denominò debitamente, già insito in esso vi era il germe della discordia insanabile e dell’odio suicida. Nella storia questa predisposizione si rinnovò di secolo in secolo e venne rifiutata sempre più veementemente e spietatamente. “Vige un’avversione anticattolica” così esordisce un famoso saggio di Carl Schmitt; alla fedeltà a Roma, all’ultramontanismo dei cattolici tedeschi da sempre presso gli altri Tedeschi ha fatto riscontro un odio profondo nei confronti di Roma, un autocompiacimento nazionalista.

 

 

 

 

Come si è manifestato questo odio nei confronti di Roma o piuttosto che ripercussioni ha avuto?

 

La Riforma di Martin Lutero, che ha istituzionalizzato la guerra civile nel mio Paese, la Guerra dei Trent’Anni, la secolarizzazione, il Kulturkampf, il movimento “Los von Rom” (Sganciamoci da Roma), sono le varie tappe di un processo nato a suo tempo, a cui vanno ascritti attacchi sempre più aspri da parte del mondo della scienza e della filosofia alla Chiesa di Roma.

 

 

Ma oggi come oggi si parla di un sentimento antiromano o anticattolico non solo presente presso i Protestanti, bensì addirittura presso i cattolici tedeschi stessi. Come mai?

 

L’aspetto nuovo che caratterizza la situazione odierna è dato dal fatto che nella maggior parte delle Regioni non vi è più un fronte opposto ai partiti cristiani, ai cattolici filo-romani e ai protestati anticattolici, in quanto la stragrande maggioranza dei teologi cattolici e degli esponenti ufficiali, proprio anche tra i laici, sono diventati accaniti oppositori di Roma. Il Cattolicesimo post-conciliare fautore di valori ecumenici condivisi con i Protestanti frattanto si è posto alla testa degli avversatori di Roma; si potrebbe addirittura arrivare a dire che l’ostilità antiromana neocattolica finora è l’unico portato reale del movimento ecumenico post-conciliare. L’ultramontano, un tempo tipico della Germania, ormai è ridotto ad un’esigua minoranza che non ha possibilità di confronto e non gode di alcun sostegno nell’ambito della Chiesa cattolica tedesca e laddove trattasi di un teologo esperto non ha la minima prospettiva.

 

 

Veniamo ora alla visita di Benedetto XVI a settembre. Nella sua lettera ai Vescovi di tutto il mondo dopo il caso Williamson il Papa tedesco ha parlato di “ostilità pronta all’attacco” nei suoi confronti. Perché l’opinione pubblica tedesca è così “ostilmente pronta all’attacco” quando si tratta del proprio Papa?


Un tedesco quale Successore di Pietro è proprio quello che ha fatto scattare il potenziale di aggressione del processo di cui abbiamo parlato poc’anzi. Un Papa tedesco della celebre frazione ultramontana, ritenuta ormai superata, ha smosso le forze antiromane in seno al Cattolicesimo tedesco. La visita del Pontefice in programma per settembre a mio avviso ha un solo precedente (alternativa: parallelismo) storico: la visita di Papa Pio VI all’imperatore Giuseppe II a Vienna per convincere il monarca a non sopprimere tutti i conventi nei domini assurgici. Il tentativo, come noto, fallì, anche se l’imperatore che voleva assoggettare la Chiesa al controllo dell’autorità statale in quell’occasione dovette prendere atto del fatto che non poteva sopraffare il Cattolicesimo scardinandolo dal Papato. Ma la presenza del Papa già di per sé bastò a muovere i cuori del “popolo”, indistintamente della gente di campagna e di città che, con sommo disappunto dell’imperatore, accorse in folte schiere a invocare la benedizione del Vescovo di Roma. È così folle sperare che anche la Chiesa tedesca del XXI secolo, i cui esponenti tanto si adoperano a favore del “dialogo” ominoso per la fondazione di una chiesa Nazionale, rinnovi il ricordo dei suoi antichi sentimenti ultramontani e mostri semplicemente al suo Pastore di voler essere cattolica con il Papa e non contro di lui? O forse Papa Benedetto, che è un grande patriota, dovrà prendere atto del fatto che per un Papa tedesco non vi è terra più estranea e lontana della sua madrepatria?


 

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)