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DIFENDERE LA VERA FEDE

Che cosa è la FEDE? A cosa serve?

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    Caterina63
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    00 28/11/2008 12:15
    ...proviamo a fare un ulteriore passo in avanti dal testo postato in questa sezione in evidenza che spiega la questione fra il Bene e il Male in san Tommaso d'Aquino:

    CHE COSA E' LA FEDE per san Tommaso d'Aquino?

    San Tommaso affronta la questione della Fede con queste parole: L'OGGETTO DELLA NOSTRA FEDE E' LA VERITA' PRIMA, CIOE' DIO; Egli è l'oggetto e insieme IL MOTIVO della nostra fede....

    Di conseguenza, dice l'aquinate: La fede perciò non poggia sul falso perchè Dio NON può farci vedere il falso!

    Poichè la fede si ha "delle cose che non appaiono", oggetto della fede non è ciò che l'intelletto potrebbe intendere solamente da sè stesso....ma ciò cui esso si piega per comando DELLA VOLONTA'....

    CHE COSA SONO GLI "ARTICOLI DI FEDE" se la Verità è una sola?

    dice san Tommaso: le verità da credere vengono DISTINTE in articoli perchè come nel nostro organismo distignuiamo gli arti, così conviene al nostro intelletto che anche l'oggetto della fede, il quale si presenta complesso, distinguiamo tanti piccoli arti, o ARTICOLI.....
    Lungo i secoli, prosegue l'aquinate, gli articoli di fede crebbero, MA NON QUANTO ALLA SOSTANZA, bensì quanto al loro svolgimento e per una semplificazione della professione esplicita dei fedeli....

    Il così detto "primo articolo della nostra fede" E' IL CREDO APOSTOLICO, IL SIMBOLO della nostra Fede che racchiude tanti articoli, chiarisce la formulazione della fede nella divinità di Gesù Cristo(=generato non creato della stessa sostanza del Padre.....e per opera dello Spirito Santo...) e della sua umanità(=si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto Uomo).dice allora san Tommaso:

    "Se fede si ha di ciò cui la mente da sè non arriva, e se poi senza fede non si può piacere a Dio, è necessario credere in qualcosa che supera la ragione umana. Ora, la fede ci ammaestra proprio in ciò che guida alla visione beatifica, la quale è di natura superiore alla natura umana..."

    Pertanto la fede è necessaria, INDISPENSABILE anche in ciò a cui la ragione potrebbe da sè arrivare, come l'esistenza di Dio....perchè solo attraverso la fede tutti e subito e senza errori, possono arrivare alla cognizione della Verità divina.....

    Infatti Gesù ci pone una domanda:
    Giovanni 9,35
    Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?».

    e ancora un altra domanda:
    Luca 18,8
    «Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

    .....

    e lo leggiamo dai Vangeli: ogni rapporto di Gesù vero I VERI POVERI (la cui povertà non è solo fisica o materiale, ma anche povertà di cuore, ossia liberi dai pregiudizi e dalla superbia, dall'orgoglio....) si fonda sulla fede:
    VA', LA TUA FEDE TI HA SALVATO....... [SM=g27988]

    Questa espressione trasse però in inganno Lutero il quale avanzò poi con il "Sola Fidei" senza le opere, ma questo è un altro tema...

    La "professione di fede" dice l'aquinate è necessaria per salvarsi; essa però è, come ogni altro precetto positivo, obbligatoria NON in ogni momento, ma solo in date circostanze.....un esempio?
    LA CARITà E' LA FORMA DELLA FEDE e ciò che rende perfetta questa fede è la CARITA'.....la quale opera PER AMORE....
    e così l'aquinate chiarisce:

    "....e poichè la carità, che è la forma della fede, appartiene ALLA VOLONTA' anzichè all'intelletto, così può darsi che la fede si trovi in un intelletto unito a una volontà PRIVA DELLA CARITA' e sia così una fede IMPERFETTA, informe, che può diventare una fede FORMATA e perfetta SE LA VOLONTA' SEGUE LA CARITA', CIOE' LA GRAZIA; così come può darsi pure che una fede prima rettamente formata, rischi di diventare informe....Pertanto vera virtù è soltanto LA FEDE FORMATA, perchè essa soltanto è principio di atti perfetti...."

    Qui basti pensare all'invito di Cristo sulla PERSEVERANZA: pregate incessantemente, perseverate, chi avrà perseverato sarà salvo.....perseverare in che cosa? NELLA FEDE che conduce alle opere; nella fede che permette a Dio, che ti ha lasciato libero di rifiutarlo, di salvarti... [SM=g27988]

    PERCHE' PREGARE?

    Perchè la Fede è DONO DI DIO è Dio che la infonde, essa perciò va richiesta INCESSANTEMENTE nella Preghiera per sè stessi e per gli altri...
    Dice san Tommaso:
    "...è Dio che rivela le verità da credersi; ed egli causa in noi la fede anche quanto all'assenso della mente, perchè esso proviene dalla volontà, MOSSA PERO' DALLA GRAZIA e non già solo dal libero arbitrio, come pretesero i Pelagiani...."

    Così anche la fede imperfetta, informe E' DONO DI DIO, è in difetto per mancanza di carità nella volontà......

    Perchè è importante avere questa Fede?

    Perchè l'effetto principale della fede unita alla carità della volontà.... E' LA PURIFICAZIONE DEL CUORE....dice l'aquinate:
    "...perchè se impurità è mescolanza con cose più basse, purificazione sarà il contrario, e di questo principio è la Fede, la quale ci innalza fino all'unione con Dio...."

    Dice il Santo Padre nella sua prima Enciclica:
    Deus caritas est (25 dicembre 2005)


    << la fede biblica non costruisce un mondo parallelo o un mondo contrapposto rispetto a quell'originario fenomeno umano che è l'amore, ma accetta tutto l'uomo intervenendo nella sua ricerca di amore per purificarla, dischiudendogli al contempo nuove dimensioni. Questa novità della fede biblica si manifesta soprattutto in due punti, che meritano di essere sottolineati: l'immagine di Dio e l'immagine dell'uomo >>

    Infatti Gesù ci pone una domanda:
    Giovanni 9,35
    Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse:
    «Tu credi nel Figlio dell'uomo?».


    Gesù ci ha rivelato il volto del Padre, ma con essa anche la vera immagine dell'Uomo creato ad immagine di Dio..DETURPATA ED OFFUSCATA DAL PECCATO ORIGINALE [SM=g27988] ...questa Verità non è rintracciabile esclusivamente con la ragione e il semplice intelletto per quanto fosse istruito e preparato....occorre LA FEDE....la quale va umilmente chiesta e davanti alla quale ci si deve approcciare con umiltà e CARITA' della volontà, dice infatti Gesù

    Luca 10,22
    «Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare»......

    Concedetemi di chiudere con un altra DOVEROSA citazione....la seconda Enciclica di Benedetto XVI, un Papa veramente Dottore:

    Spe salvi (30 novembre 2007)

    Il Santo Padre inizia, possiamo dire, l'Enciclica parlando di fede e speranza...LA FEDE E' SPERANZA.....
    dice:

    La fede è speranza

    2. Prima di dedicarci a queste nostre domande, oggi particolarmente sentite, dobbiamo ascoltare ancora un po' più attentamente la testimonianza della Bibbia sulla speranza. « Speranza », di fatto, è una parola centrale della fede biblica – al punto che in diversi passi le parole « fede » e « speranza » sembrano interscambiabili. Così la Lettera agli Ebrei lega strettamente alla « pienezza della fede » (10,22) la « immutabile professione della speranza » (10,23). Anche quando la Prima Lettera di Pietro esorta i cristiani ad essere sempre pronti a dare una risposta circa il logos – il senso e la ragione – della loro speranza (cfr 3,15), « speranza » è l'equivalente di « fede ».

    *****************


    Buona meditazione


    P.S.
    Riferimenti all'aquinate presi da: Compendio della S.Teologica ESD, pag. 189 e ss
    __________________
    "Se sarete ciò che dovrete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero" (S.Caterina da Siena)


    [Modificato da Caterina63 01/10/2009 13:08]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 01/10/2009 13:09
    Sulla scia anche di questa riflessione:
    Perchè dovrebbero integrarsi i Musulmani in una società priva di morale e di etica?

    facciamo una ulteriore considerazione ed approfondimento...

     Sorriso Amici, vi propongo questa riflessione di padre Giovanni Scalese dal suo Blog "Senza Peli sulla lingua, perchè la trovo davvero interessante e la condivido pienamente....non solo per ciò che dice, ma perchè proprio ieri, a conclusione del viaggio del Papa a Praga, anch'io facevo simili considerazioni...e mi chiedevo appunto: ma in che senso RISCOPRIRE queste radici? Non sarà forse che dovremo molto più semplicemente TORNARE AD ESSERE VERAMENTE CRISTIANI? e direi Cattolici!  Occhi al cielo

    Il Papa e i Vescovi pur condannando e denunciando i problemi che ci affliggono, continuano tuttavia a descrivere spesso una sorta di PRIMAVERA  nella Chiesa...sono 40 anni che si parla di NUOVA PENTECOSTE, NUOVA CHIESA....ho seguito tutta la diretta del viaggio, in sè davvero PASTORALE ED APOSTOLICO, un Papa concentrato sull'essenziale senza perdersi in bagni di folla grazie a Dio in quel senso superate...ho ascoltato in diretta i discorsi e specialmente quello accademico così come le due omelie...i complimenti si sprecano e davvero non comprendo il perchè...
    Posso capire che L'OSPITE ha il dovere di agire a seconda del luogo in cui si trova e deve confrontarsi con la storia del Paese ospitante, ma continuo a leggere e a vedere UN PIEGARSI che davvero mi riesce difficile comprendere e che credo impedisca alla fine quel salto di qualità che tutti ci attendiamo...

    Sono le gerarchie che devono insegnarci a volare in alto, non possiamo farlo noi dal basso...
    Noi continuiamo a guardare dal basso verso l'alto, verso questo cielo attendendo pastori PRONTI A SFIDARE IL MONDO INTERO e questa cultura occidentale TENEBROSA, insegnandoci a volare o meglio, cominciando davvero ad essere NEL mondo ma non DEL mondo, cominciando davvero a disprezzare i complimenti...per occuparci della VERITA' gridata dai tetti
    ...

    Queste naturalmente sono le mie impressioni ed opinioni, il testo di Padre Giovanni risponde, invece, di suo agli eventi e ad una intervista:

    **********************************

    MELLONI SU BENEDETTO XVI

    L’altro giorno Alberto Melloni ha rilasciato una breve intervista a La Stampa a proposito del Papa. Solo quattro domande. Sulla prima risposta (la domanda riguardava il messaggio lanciato da Benedetto XVI a Praga) si potrebbe pure convenire. Secondo Melloni, Papa Ratzinger a Praga ha riaperto la questione, da tempo tramontata, delle radici cristiane dell’Europa. Questione tramontata, perché l’aveva già posta, senza successo, Giovanni Paolo II. «Ora Ratzinger — sostiene Melloni — ci torna sopra per inerzia». Può darsi che abbia ragione.

    Personalmente, mi chiedo anch’io quale possa essere l’utilità di tale richiamo alle radici cristiane dell’Europa. Che l’Europa abbia radici cristiane è un dato di fatto, che nessuno può negare: basta guardarsi intorno, basta studiare la storia, basta conoscere la cultura europea: non si può far finta di non vedere che l’Europa è figlia del cristianesimo. Ma il problema, almeno per noi cristiani, non è tanto quello di riconoscere un dato storico; il problema è che questa Europa, dalle radici cristiane, non è piú cristiana. Questo è il problema di cui, come cristiani, dobbiamo prendere coscienza. L’unica preoccupazione di un cristiano dovrebbe essere non che da qualche parte sia scritto che l’Europa ha radici (giudeo?) cristiane, ma che l’Europa sia effettivamente cristiana. Orbene, c’è da chiedersi: rammentare all’attuale Europa totalmente secolarizzata che essa ha delle radici cristiane è sufficiente perché essa ridiventi cristiana?

    Se devo essere sincero, mi ero dimenticato che Giovanni Paolo II era stato per ben tre volte a Praga. Ebbene, quale è stato il risultato di queste tre visite del Papa che riempiva le piazze, del grande comunicatore che trascinava le folle, del leader carismatico che piaceva a i giovani? Che Praga è, a quanto pare, la città piú atea d’Europa. Se non c’è riuscito Wojtyla, col suo carisma, ci riuscirà Ratzinger, col suo stile discreto? Staremo a vedere. Io, per il momento, mi permetto di sollevare qualche dubbio. Perché?

    Come ho già scritto in altre occasioni, per me, all’apostasia non c’è rimedio. Essa è uno dei peccati contro lo Spirito Santo (“impugnare la verità conosciuta”); e noi sappiamo che per tali peccati non esiste perdono. Bisogna solo aspettare che questa Europa finisca da sé e che dalle sue ceneri nasca una nuova Europa. In questo momento ciò che importa è che la Chiesa — piccolo gregge, “resto d’Israele” — tenga accesa la fiamma, conservi la fede; cosicché, al momento opportuno possa costituire il seme della rinascita. Ma credo che Ratzinger non sia estraneo a tali riflessioni. Solo che, come Papa, non può farsene interprete piú di tanto, essendo esse politicamente scorrette.

    Come vedete, non escludo che in certi casi si possa discutere su ciò che il Papa dice o fa. Anzi, personalmente, io muoverei un ulteriore appunto alla visita di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca. Capisco che quest’anno ricorre il XX anniversario della caduta del Muro, e quindi le rievocazioni diventano pressoché inevitabili; ma chiedo: è proprio necessario continuare a parlare di un fenomeno che appartiene al passato? Quale significato può avere condannare oggi il comunismo? Il comunismo andava condannato quando esisteva, non oggi che è morto e sepolto. Troppo comodo scaricare la colpa dell’ateismo e dell’indifferentismo attuali su un regime che non esiste piú da vent’anni. Non sarà per caso responsabile di tale situazione il sistema in cui noi oggi viviamo? Ho l’impressione che il passato diventi spesso un alibi per non parlare del presente: continuiamo a condannare nazismo e comunismo, ma facciamo fatica a esprimere un giudizio critico sul presente, come se vivessimo nel migliore dei mondi possibili.
     
    Spesso non ci rendiamo conto (o facciamo finta di non renderci conto) dei limiti del presente e continuiamo a deplorare regimi che la storia ha già definitivamente giudicato. Faccio un esempio: come mai la Chiesa non si esprime in maniera netta sul Trattato di Lisbona (anzi, a quanto pare, i Vescovi irlandesi hanno invitato i loro fedeli a votare a favore della sua ratifica...). Si dirà: non è compito della Chiesa far politica. Bene, se è politica occuparsi del presente, è politica anche esprimere giudizi sul passato; se, al contrario, possiamo esprimere giudizi morali sul passato, possiamo farlo anche nei confronti del presente.

    Se, come dicevo, sulla prima risposta si può anche convenire con Melloni, sul resto dell’intervista non si può in alcun modo essere d’accordo con lui. Il giudizio che egli esprime su Benedetto XVI, oltre a essere ingeneroso e offensivo, è totalmente sballato. «Il Papa è un teologo, segue rigidamente la sua linea di pensiero». Vuole dire: Ratzinger è un intellettuale, che vive fuori del mondo, prigioniero dei suoi pensieri, incapace di cogliere la realtà. «Della situazione italiana Ratzinger ha una visione molto limitata, non personalizza il nodo-Italia». Cosa di per sé possibile per uno straniero; ma non è questo il motivo, secondo Melloni; il motivo vero è il suo approccio intellettualistico: «Vede intellettualmente uno scenario in cui si agitano delle culture, delle tensioni. Non vede persone, ma prospettive».

    Mi chiedo di chi stia parlando Melloni, se di Benedetto XVI o di sé stesso. Sí, perché quelle parole si attagliano perfettamente a chi le pronuncia: è Melloni l’intellettuale che vive fuori del mondo, applica i suoi schemi mentali alla realtà che lo circonda, è incapace di vedere persone (anche Papa Ratzinger è una persona), ma solo prospettive. Melloni non lo dice espressamente, ma è quel che sottintende: secondo lui, Benedetto XVI è un ideologo. Ma non si accorge che, se in tutta questa storia c’è un ideologo, questo è proprio lui.

    Oltre tutto, mi sembra che non sia neppure coerente nella sua sbrigativa descrizione di Papa Ratzinger: da una parte lo considera un intellettuale che vive fra le nuvole; dall’altra, un cinico opportunista: «Il suo ragionamento è lineare: “Berlusconi è il premier, ascolta le nostre sollecitazioni, quindi non c’è ragione per non trattarlo bene”. Il resto sono problemi di carattere dottrinario ... Per il governo, Ratzinger è un cliente complicato perché è un negoziatore che non si arresta nelle sue richieste». Non mi sembra questa la descrizione esatta di un intellettuale che vive rinchiuso nelle sue astrazioni.

    A parte il fatto che non ce lo vedo proprio Papa Ratzinger nelle vesti del “negoziatore” insaziabile; ho l’impressione che proprio su questo punto Melloni dimostri, da buon ideologo, di non aver capito nulla di Benedetto XVI. Sembrerebbe che l’unica preoccupazione del Papa sia quella di “difendere i principi non negoziabili”. Ancora una volta, dunque, un uomo che vive di astrazioni e che riduce il cristianesimo a una questione di “principi”. Basterebbe aver letto qualche scritto del Card. Ratzinger o anche solo ascoltare qualche intervento di Benedetto XVI per capire che per lui il cristianesimo non è affatto una questione di principi, ma è, innanzi tutto, un’esperienza, è vita. Ma come può cogliere certe sfumature un uomo accecato dall’ideologia, prigioniero dei suoi schemi mentali? È proprio vero, Melloni non vede persone, ma prospettive.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 19/11/2009 23:36
    Il discorso del Papa ai pontifici atenei romani e alle università cattoliche

    Una nuova sintesi umanistica
    per superare il divario tra fede e cultura


    Promuovere una "nuova sintesi umanistica" per superare il divario tra fede e cultura. È questo il compito affidato da Benedetto XVI a docenti e studenti dei pontifici atenei romani e delle università cattoliche, ricevuti in udienza giovedì mattina, 19 novembre, nell'Aula Paolo VI. All'incontro erano presenti anche i partecipanti all'assemblea generale della Fiuc. 

    Signori Cardinali,
    venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
    illustri Rettori, Autorità accademiche e Professori,
    cari studenti, fratelli e sorelle!
    Benedetto XVICon gioia vi accolgo e vi ringrazio di essere convenuti ad Petri Sedem, per essere confermati nel vostro importante ed impegnativo compito di insegnamento, di studio e di ricerca al servizio della Chiesa e dell'intera società. Ringrazio cordialmente il Cardinale Zenon Grocholewski per le parole che mi ha rivolto introducendo questo incontro, nel quale ricordiamo due ricorrenze particolari:  il 30° della Costituzione apostolica Sapientia christiana, promulgata il 15 aprile 1979 dal Servo di Dio Giovanni Paolo II, e il 60° anniversario del riconoscimento da parte della Santa Sede dello Statuto della Fédération Internationale des Universités Catholiques (Fiuc).
    Sono lieto di fare memoria insieme con voi di questi significativi anniversari, che mi offrono l'occasione di evidenziare ancora una volta il ruolo insostituibile delle Facoltà ecclesiastiche e delle Università cattoliche nella Chiesa e nella società.

    Il Concilio Vaticano II lo aveva già ben sottolineato nella Dichiarazione Gravissimum educationis, quando esortava le Facoltà ecclesiastiche ad approfondire i vari settori delle scienze sacre, per avere una conoscenza sempre più profonda della Rivelazione, per esplorare il tesoro della sapienza cristiana, favorire il dialogo ecumenico e interreligioso, e per rispondere ai problemi emergenti in ambito culturale (cfr. n. 11). Lo stesso Documento conciliare raccomandava di promuovere le Università cattoliche, distribuendole nelle diverse regioni del mondo e, soprattutto, curandone il livello qualitativo per formare persone versate nel sapere, pronte a testimoniare la loro fede nel mondo e a svolgere compiti di responsabilità nella società (cfr. n. 10). L'invito del Concilio ha trovato vasta eco nella Chiesa. Oggi vi sono, infatti, oltre 1.300 Università cattoliche e circa 400 Facoltà ecclesiastiche, diffuse in tutti i continenti, molte delle quali sono sorte negli ultimi decenni, a testimonianza di una crescente attenzione delle Chiese particolari per la formazione degli ecclesiastici e dei laici alla cultura e alla ricerca.

    La Costituzione apostolica Sapientia christiana, fin dalle sue prime espressioni, rileva l'urgenza, ancora attuale, di superare il divario esistente tra fede e cultura, invitando ad un maggiore impegno di evangelizzazione, nella ferma convinzione che la Rivelazione cristiana è una forza trasformante, destinata a permeare i modi di pensare, i criteri di giudizio, le norme di azione. Essa è in grado di illuminare, purificare e rinnovare i costumi degli uomini e le loro culture (cfr. Proemio, i) e deve costituire il punto centrale dell'insegnamento e della ricerca, nonché l'orizzonte che illumina la natura e le finalità di ogni Facoltà ecclesiastica. In questa prospettiva, mentre viene sottolineato il dovere dei cultori delle discipline sacre di raggiungere, con la ricerca teologica, una conoscenza più profonda della verità rivelata, si incoraggiano, allo stesso tempo, i contatti con gli altri campi del sapere, per un fruttuoso dialogo, soprattutto al fine di offrire un prezioso contributo alla missione che la Chiesa è chiamata a svolgere nel mondo.

    Dopo trent'anni, le linee di fondo della Costituzione apostolica Sapientia christiana conservano ancora tutta la loro attualità. Anzi, nell'odierna società, dove la conoscenza diventa sempre più specializzata e settoriale, ma è profondamente segnata dal relativismo, risulta ancora più necessario aprirsi alla "sapienza" che viene dal Vangelo. L'uomo, infatti, è incapace di comprendere pienamente se stesso e il mondo senza Gesù Cristo:  Lui solo illumina la sua vera dignità, la sua vocazione, il suo destino ultimo e apre il cuore ad una speranza solida e duratura.

    Cari amici, il vostro impegno di servire la verità che Dio ci ha rivelato partecipa della missione evangelizzatrice che Cristo ha affidato alla Chiesa:  è pertanto un servizio ecclesiale. Sapientia christiana cita, al riguardo, la conclusione del Vangelo secondo Matteo:  "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28, 19-20). È importante per tutti, docenti e studenti, non perdere mai di vista il fine da perseguire, quello cioè di essere strumento dell'annuncio evangelico. Gli anni degli studi ecclesiastici superiori si possono paragonare all'esperienza che gli Apostoli hanno vissuto con Gesù:  nello stare con Lui hanno appreso la verità, per diventarne poi annunciatori dappertutto. Al tempo stesso è importante ricordare che lo studio delle scienze sacre non va mai separato dalla preghiera, dall'unione con Dio, dalla contemplazione - come ho richiamato nelle recenti Catechesi sulla teologia monastica medioevale - altrimenti le riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale. Ogni scienza sacra, alla fine, rinvia alla "scienza dei santi", alla loro intuizione dei misteri del Dio vivente, alla sapienza, che è dono dello Spirito Santo, e che è anima della "fides quaerens intellectum" (cfr. Udienza Generale, 21 ottobre 2009).

    La Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (Fiuc) è nata nel 1924 per iniziativa di alcuni Rettori e riconosciuta 25 anni dopo dalla Santa Sede. Cari Rettori delle Università cattoliche, il 60° anniversario dell'erezione canonica di questa vostra Federazione è un'occasione quanto mai propizia per fare un bilancio dell'attività svolta e per tracciare le linee degli impegni futuri.
    Celebrare un anniversario è rendere grazie a Dio che ha guidato i nostri passi, ma è attingere anche dalla propria storia ulteriore slancio per rinnovare la volontà di servire la Chiesa. In questo senso, il vostro motto è un programma anche per il futuro della Federazione:  "Sciat ut serviat", sapere per servire. In una cultura che manifesta una "mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa" (Enc. Caritas in veritate, 31), le Università cattoliche, fedeli alla propria identità che fa dell'ispirazione cristiana un punto qualificante, sono chiamate a promuovere una "nuova sintesi umanistica" (ibid., 21), un sapere che sia "sapienza capace di orientare l'uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi" (ibid., 30), un sapere illuminato dalla fede.

    Cari amici, il servizio che svolgete è prezioso per la missione della Chiesa. Mentre formulo a tutti sinceri auguri per l'anno accademico da poco iniziato e per il pieno successo del Convegno della Fiuc, affido ognuno di voi e le istituzioni che rappresentate alla materna protezione di Maria Santissima, Sede della Sapienza, e ben volentieri imparto a voi tutti la Benedizione Apostolica.


    (©L'Osservatore Romano - 20 novembre 2009)
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 18/05/2011 23:24
    [SM=g1740733] Ragazzi del '48 che si chiedono come
    si vede Dio, brano film di 3 grandi
    Soldati,Fabbri,Zavattini.
    Restauro'03
    con coll.CINIT Cineforum Italiano




    [SM=g1740717]


    [SM=g1740722]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)