00 08/01/2010 18:05
ed io ho deciso di ri-istruirmi secondo i dettami del magistero cattolico

Così si esprime il nostro amico: io non entro nelle dinamiche delle quali siete tutti più esperti di me, ma un pensiero voglio esprimerlo a cui agganciare i miei auguri a tutti voi.

Come ben sapete, Edith Stein maturò la sua convinzione di aderire al cristianesimo quando si avvide che il suo essere ebrea aveva raggiunto la sua pienezza, cioè riconoscere il Cristo come Messia. Erano finite le attese, le cicliche aspettative di una ritualità che si nutriva esclusivamente di un attendere indefinitivamente l’Unto di Dio attraverso un tempo il cui arco si tende ancora adesso verso un infinito escatologico.

Allora, ad un bel punto, comprò un messalino e un catechismo per incominciare a “ri-istruirsi”. Quando fu pronta, o si ritenne tale, si presentò da un sacerdote esprimendo la sua intenzione di farsi battezzare dicendo: “La prego, Padre, mi interroghi…”
Così, almeno narrano gran parte delle biografie a lei dedicate…

La decisione di “ri-istruirsi” è opzione dell’anima che si accorge affamata di Carne e di Sangue, di quel cibo, insomma, tante volte banalizzato in liturgie frettolose che non lasciano intravedere in quel Cibo la sacralità della sua sostanza. Allora brontola lo stomaco dell’anima, brontola perché ha fame e sete e nessun cibo riesce ad estinguere quel senso perenne di bisogno.

Quando Edith Stein lascia il cibo “kosher” per la Carne e il sangue di Cristo subisce anatema: qualcuno della sua famiglia, probabilmente, ha recitato per lei il kaddish, che è la preghiera per i morti, diviene forestiera ed estranea per la sua famiglia di sangue.
E’ isolata, sola, e possiamo solo immaginare il suo sentimento più intimo, certo compensato dal guadagno di Colui che tutto le fa perdere per essere guadagnato Tutto.

Questa similitudine, non la accosto a nulla, la lascio decantare in personali riconoscimenti di chi l’ha vissuta, e questo nel rispetto verso coloro le cui pene io non posso conoscere ma solo intuire.
Edith Stein lasciò una bella preghiera allo Spirito Santo della quale ricordo le prime righe:
“Chi sei, dolce Luce che mi inondi
e rischiari la notte del mio cuore?
Tu mi guidi come la mano di una madre;
ma se mi lasci
non avanzerei più di un passo…”

Auguro questa Luce a tutti coloro che per seguire il Signore, non temono per sé “la preghiera per i morti” ma cantano a quello Spirito la lode alla vita, alla Sua potenza, quando con umile ma ferma epiclesi gli dicono:
“Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch'è sviato.”

Con queste parole, vi auguro la luce dello Spirito per godere pienamente la presenza del “Dio con noi”.
Reciprocamente nella preghiera condivisa,

Chisolm



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)