<<A Cracovia>>, scrisse il Papa <<nel periodo in cui andava configurandosi la mia vocazione sacerdotale, anche grazie all’influsso di Jan Tyranowski, il mio modo di comprendere il culto della Madre di Dio subì un certo cambiamento. Ero già convinto che Maria ci conduce a Cristo, ma in quel periodo cominciai a capire che anche Cristo ci conduce a sua Madre.
<<Ci fu un momento in cui misi in qualche modo in discussione il mio culto per Maria ritenendo che esso, dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo. Mi venne allora in aiuto il libro di San Luigi Maria Grignion de Montfort che porta il titolo di “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine”. In esso trovai la risposta alle mie perplessità. Sì, Maria ci avvicina a Cristo, ci conduce a Lui, a condizione che si viva il suo mistero in Cristo.
<<Il trattato di San Luigi Maria Grignion de Montfort può disturbare con il suo stile un po' enfatico e barocco, ma l'essenza delle verità teologiche in esso contenute è incontestabile. L'autore è un teologo di classe. Il suo pensiero mariologico è radicato nel Mistero trinitario e nella verità dell'Incarnazione del Verbo di Dio.
<<Compresi allora perché la Chiesa reciti l'Angelus tre volte al giorno. Capii quanto cruciali siano le parole di questa preghiera:
“L'Angelo del Signore portò l'annuncio a Maria. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo... Eccomi, sono la serva del Signore. Avvenga di me secondo la tua parola... E il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi...”.
Parole davvero decisive! Esprimono il nucleo dell'evento più grande che abbia avuto luogo nella storia dell'umanità.
<<Così, grazie a San Luigi, cominciai a scoprire tutti i tesori della devozione mariana da posizioni in un certo senso nuove: per esempio, da bambino ascoltavo “Le ore sull'Immacolata Concezione della Santissima Vergine Maria”, cantate nella chiesa parrocchiale, ma soltanto dopo mi resi conto delle ricchezze teologiche e bibliche in esse contenute. La stessa cosa avvenne per i canti popolari, ad esempio per i canti natalizi polacchi e le “Lamentazioni” sulla Passione di Gesù Cristo in Quaresima, tra le quali un posto particolare occupa il dialogo dell'anima con la Madre Dolorosa.
<<Fu sulla base di queste esperienze spirituali che venne delineandosi l'itinerario di preghiera e di contemplazione che avrebbe orientato i miei passi sulla strada verso il sacerdozio, e poi in tutte le vicende successive fino ad oggi>>.
Ma chi era veramente Jan Tyranowski?. Come mai si è trovato sulla strada di Karol Wojtyla? Perché il futuro grande Papa fu educato e spiritualmente formato, soprattutto nelle devozione mariana, da un laico?
Certamente Jan Tyranowski fu un docile strumento nelle mani di “chi sapeva” quale missione doveva un giorno svolgere quel giovane di nome Karol Wojtyla.
Al termine della guerra, quando Karol Wojtyla entrò in seminario, Jan Tyranowski si ammalò. Il suo compito era finito. Tra il 1945 e il 1946 rimase a letto quasi un anno. Probabilmente aveva un cancro diffuso. Gli venne anche amputato un braccio. Sopportò ogni sofferenza senza lamentarsi mai. Consolava coloro che andavano a trovarlo. Morì nel marzo 1947. Morì sorridendo agli amici e stringendo un crocefisso sul petto.
Wojtyla non potè partecipare ai funerali. Era a Roma dove studiava i mistici spagnoli, alla cui conoscenza era stato introdotto proprio da Jan Tyranowski. E, in una commemorazione scritta, affermò: <<Tyranowski era uno di quei santi sconosciuti, celati come una luce meravigliosa in fondo alla vita, a una profondità dove generalmente regna la notte>>.
Il sarto Jan Tyranowski fu, quindi, il vero maestro di Karol Wojtyla nella devozione alla Madonna. Lo aiutò a scoprire i veri fondamenti teologici su cui poggia questa devozione, costruendo in lui delle convinzioni solide che non avrebbe mai più dimenticato.