00 02/12/2008 15:44
La mariologia di Benedetto XVI – 10

Maria, "espressione della vicinanza di Dio"



L’esaltante funzione della mariologia nella religione cattolica e il rapporto dei Protestanti con la Madre di Cristo.


Dal libro-intervista rilasciata da Joseph Ratzinger al giornalista tedesco Peter Seewald nell’estate dell’anno 2000, Gott und die Welt [Dio e il mondo, nella traduzione italiana delle Edizioni San Paolo, 2001], riprendiamo alcuni altri passaggi essenziali del cap. XIII, dedicato al tema: "La Madre di Dio" [cfr. ibid., pp. 266-292].

Un discorso ricco e articolato che abbiamo già iniziato a vedere nella scorsa "puntata" della presente rubrica su ‘La mariologia di Benedetto XVI’, secondo lo schema prospettato dall’Autore [Maria nel Vangelo e i Dogmi mariani] ed ora sviluppato in quest’altra riflessione.


Chi è Maria per il futuro Papa Benedetto XVI?

A un certo punto dell’intervista, Peter Seewald pone al Card. Ratzinger una domanda diretta, interessantissima per noi che del futuro Papa Benedetto XVI vogliamo davvero conoscere fino in fondo quale sia il suo rapporto con la Santa Vergine. E ne abbiamo ‘confidenze’ davvero suggestive, come si può notare dal tenore della risposta del Cardinale all’intervistatore.

– "Che cosa significa Maria per Lei, personalmente?".

– "L’espressione della vicinanza di Dio. Con Maria l’Incarnazione acquista in concretezza. È qualcosa di estremamente commovente il fatto che il Figlio di Dio abbia una madre umana e che noi tutti siamo affidati a questa madre. Le parole con cui Gesù dalla Croce ha dato a Giovanni Maria come madre trapassano quell’istante e pongono il loro suggello sull’interezza della storia. Con questo gesto, la preghiera a Maria dischiude ad ogni uomo un particolare aspetto di fiducia e prossimità e perfino di intimità con Dio.

Personalmente sono stato dapprincipio fortemente influenzato dal rigido cristocentrismo del movimento liturgico, ultimamente accentuato dal dialogo con i fratelli Protestanti. Ma hanno sempre significato molto per me le funzioni mariane del mese di Maggio, al di là delle feste mariane liturgiche, le celebrazioni in Ottobre del Rosario, i Pellegrinaggi nei Santuari mariani, quindi le varie manifestazioni della devozione mariana popolare. E, più invecchio, più mi diventa cara e importante la Madre di Dio".


Quindi, abbandonando per un attimo il colloquio sul piano teologico, l’intervistatore apre una parentesi per rievocare al Card. Ratzinger l’esperienza di un incontro che, confessa, gli ha trasmesso qualcosa della pregnanza dell’immagine di Maria.

Confida: "Mi ricordo molto bene di una visita al Santuario di Altötting in Baviera. Faceva freddo, e attraversavo il grande piazzale alla volta della famosa Cappella delle Grazie. Il piccolo spazio della Cappella era sovraffollato Dappertutto, nella penombra, rilucevano le candele. Nella Cappella c’erano quasi esclusivamente donne. Pregavano insieme, e intonavano naturalmente anche i loro dolci canti mariani, come la "Salve Regina, mater misericordiae…".

Dapprincipio si avverte un certo distacco e una certa estraneità, ma poi si è coinvolti nella tenerezza dei canti: "…a te ci rivolgiamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime". E, stranamente, mi accorsi all’improvviso di poter comprendere quelle donne molto bene […].

Sì - continua Peter Seewald -, avevo la percezione di un linguaggio capace di non far leva soltanto sulle mie debolezze ma anche, se così si può dire, di tonificarmi. E forse la devozione mariana è anche un bastione difensivo capace di contrastare una tendenza ecclesiastica a disfarsi in buona parte della sacralità della fede e della sua mistica, o che questa scelta ha già addirittura operato.

È forse una specie di pia insurrezione della gente semplice contro una religione di Professori?".


Risponde il Cardinale Ratzinger:


– "Credo che questa analisi possa essere condivisa. La figura di Maria ha toccato in maniera particolare il cuore degli uomini. Da un lato il cuore delle donne, che con lei si sono identificate e che l’hanno sentita vicina; ma anche il cuore degli uomini che non hanno perso il senso della maternità e della verginità.

La mariologia ha conferito alla Cristianità accenti di grande tenerezza. Grazie a Maria il Cristianesimo può essere vissuto come religione della fiducia. E queste preghiere tanto antiche e semplici, cresciute all’ombra della religiosità popolare e che non hanno mai perso di freschezza e di efficacia, confermano i Cristiani nella loro fede, perché la Madre di Cristo li fa sentire più vicini a Dio, così da non avvertire più la religione come un peso, ma come fiducia e sostegno per meglio affrontare la vita. E pensiamo anche a tutte le altre preghiere – "madre infinitamente buona, stammi vicino…" – in cui pure riecheggia una grande fiducia.

In effetti, sull’altro versante troviamo una sorta di purismo cristiano, una razionalizzazione che può sortire un effetto quasi raggelante. Naturalmente il sentimento deve essere sempre vagliato e purificato: dobbiamo darne atto ai Professori che lo annoverano tra le loro funzioni. Non può degenerare in mero sentimentalismo, che perde il contatto con la realtà e non riesce più a riconoscere la grandezza di Dio. Ma, dall’Illuminismo in avanti [e a una sorta di nuovo Illuminismo siamo ora approdati] viviamo una tendenza tanto massiccia alla razionalizzazione e al puritanesimo, se mi posso esprimere in questi termini, da suscitare nel cuore degli uomini un moto di ribellione e un più convinto ancoraggio alla mariologia".



La funzione della mariologia nella nostra pratica religiosa

Una funzione così esaltante della mariologia nella fede e nella pratica religiosa dei Cattolici, offre all’intervistatore motivo di parlare con il futuro Papa Benedetto XVI della posizione dei Protestanti nei confronti della devozione alla Madonna.

– "I Non-Cattolici - osserva Peter Seewald, riportando il pensiero del Cardinale inglese John Henry Newman - sono abituati a considerare la venerazione mariana come una riduzione del ruolo di Gesù. E anche oggi gli scettici ritengono che una devozione mariana eccessiva rimuova il vero cuore del Cristianesimo, il messaggio di Gesù stesso".

– Gli risponde il Card. Ratzinger: "Non dobbiamo dimenticare una cosa: ciò che in terra di missione ha sempre colpito il cuore degli uomini, avvicinandoli a Cristo, è stata proprio sua madre. Questo vale particolarmente per l’America Latina. Qui il Cristianesimo è giunto in parte sotto i fatali auspici delle spade spagnole. In Messico inizialmente i tentativi missionari naufragavano inesorabilmente fino all’evento di Guadalupe, grazie al quale la Madre riesce improvvisamente a riconciliare quella gente con il Figlio".

Il dialogo continua su questo tema:

– "È stato il più significativo ritrovamento di un’immagine mariana. Si può dire che abbia impresso una grande svolta al processo di cristianizzazione del Continente, che senza quell’evento sarebbe stato inimmaginabile".

– "Sì, e improvvisamente la religione cristiana ha dismesso il volto crudele dei Conquistadores, per assumere quello buono della Madre. Nell’America del Sud, ancora oggi sono vivi due punti focali della religiosità popolare: da un lato, l’amore per la Madre di Dio; dall’altro, l’identificazione con il Cristo sofferente. Grazie a queste due figure in cui si esprime la fede, gli uomini hanno potuto comprendere che quello cristiano non è il Dio dei Conquistatori, ma il vero Dio, che è anche il loro Redentore.

Perciò la figura di Maria è così cara, in particolare ai Cattolici latino-americani. E non dovremmo rimproverare loro, partendo dalla nostra prospettiva razionale, di aver falsificato il Cristianesimo. Proprio quella leva ha permesso loro una corretta comprensione del Cristianesimo. Ha cioè aperto loro uno squarcio sul vero volto di Dio, che ci vuole salvare e non è al fianco dei distruttori della loro cultura. In questo modo hanno potuto diventare Cristiani a partire da un loro autonomo processo di comprensione, e senza dover vivere il messaggio cristiano come la religione dei colonialisti".



Il rapporto dei Protestanti con Maria, Madre di Cristo

A proposito dei Protestanti [e prima di affrontare con l’illustre Intervistato il tema dei dogmi mariani], Peter Seewald torna sull’argomento della loro riserva mentale sul "mito" di Maria:

– "I Protestanti sembrano aver rimosso da lungo tempo Maria dalla loro prospettiva di fede. Non vi ha più spazio, anche se Lutero personalmente non ha mai rinunciato al culto mariano. Per la Chiesa Cattolica il "mito" di Maria non è né un’invenzione né un elemento secondario. Fa parte degli elementi portanti della fede. I misteri inerenti alla Vergine sono garantiti come dogmi dal sigillo della verità incontestabile".

– "Torniamo sulla questione del "mito", chiarisce subito il futuro Papa Ratzinger.

Se per "mito" intendiamo una storia che va al di là del piano fattuale, allora il termine "mito" può essere appropriato. L’importante è comunque ribadire che ci si muove qui sul piano della storia reale, non su quello della pura invenzione.

Un’osservazione a proposito dei Protestanti: è corretto dire che in questa Confessione [religiosa] si è imposta una tendenza puritana. Si temeva dapprima che Maria potesse sottrarre qualcosa a Cristo. Gli sviluppi storici hanno segnato l’approdo del "solus Christus" a una radicalità tale per cui si credeva che tra le due figure ci fosse un rapporto di concorrenzialità, senza capire - come abbiamo visto proprio nell’esempio relativo all’America Latina - come nel volto della Madre fosse riconoscibile anche quello dello stesso Cristo, che ci si offre per quel tramite con le fattezze più autentiche.

Oggi tra i Protestanti ci sono timidi tentativi di riappropriarsi della figura di Maria. Si è notato come tale cancellazione degli elementi femminili dal messaggio cristiano rappresenti anche un’amputazione antropologica. Da un punto di vista antropologico e teologico è importante la centralità del ruolo della donna nel Cristianesimo. Grazie a Maria e alle pie donne, l’elemento femminile si insedia nel cuore della religione cristiana. Ma questo non implica nessuna concorrenza con Cristo. Pensare Cristo e Maria in un rapporto concorrenziale significa trascurare la differenza essenziale tra le due figure. Cristo dona a Giovanni, e conseguentemente a tutti noi, sua madre. Questa non è concorrenzialità, ma una forma più profonda di prossimità. La Madre e la Vergine sono una componente fondamentale dell’immagine cristiana dell’uomo".


Bruno Simonetto

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La mariologia di Benedetto XVI – 11

I dogmi mariani
spiegati da Papa Ratzinger



L’analisi della dottrina della Chiesa su tre dei quattro dogmi mariani e il giudizio sull’eventualità di un nuovo dogma su Maria "Corredentrice del genere umano".


Sempre dal libro-intervista rilasciata da Joseph Ratzinger al giornalista tedesco Peter Seewald nell’estate dell’anno 2000, Gott und die Welt [Dio e il mondo, nella traduzione italiana delle Edizioni San Paolo, 2001], riprendiamo alcuni altri passaggi essenziali del cap. XIII, dedicato al tema: "La Madre di Dio" [cfr. ibid., pp. 266-292]. Continuiamo così il discorso ricco e articolato che abbiamo già iniziato a vedere nelle due scorse "puntate" della presente rubrica su ‘La mariologia di Benedetto XVI’, secondo lo schema prospettato dall’Autore:

1] Maria nel Vangelo

2] I dogmi mariani

3] I miracoli

4] Il Rosario.



I dogmi mariani

Prendiamo in considerazione stavolta l’analisi della dottrina della Chiesa che il Card. Joseph Ratzinger, da grande teologo-mariologo qual è, ha esposto in merito a tre dei quattro dogmi mariani: la Verginità permanente di Maria, l’Immacolata Concezione e l’Assunzione corporea in Cielo.

1] La Verginità permanente di Maria

– Obietta Peter Seewald: "Molti hanno, rispetto a Maria, addirittura un blocco, una fobia, che spesso si ammanta di ironia. Prendiamo brevemente in considerazione alcuni dogmi, per comprendere meglio questa figura. Iniziamo dal dogma più controverso e provocatorio, quello della Verginità permanente che risale all’anno 553. È un fatto biologico o allude a qualcos’altro?".

– "Affrontando la questione dei "fratelli di Gesù" - ricorda intanto il futuro Papa Benedetto XVI - abbiamo già accennato al fatto che nel Vangelo non si trovano conferme all’ipotesi che Cristo avesse fratelli nel senso specifico del termine e che Maria avesse avuto altri figli dopo di lui. Al contrario, la particolarità e l’unicità di questo rapporto con il Figlio sono tanto evidenti da consentire una corretta interpretazione dell’espressione "fratelli" solo nel contesto della categoria dei "clan". Maria era consacrata a lui e non poteva quindi appartenere a nessun altro".

"Mater Dei".


– "Perché no?" - chiede Seewald.

– Risponde esaurientemente il Cardinale Ratzinger: "Principalmente perché questa nascita non era avvenuta grazie al rapporto con un uomo, ma tramite un intervento diretto di Dio. Quando oggi si dice che qui non si può certo trattare di qualcosa di biologico e si respinge il piano biologico, accantonandolo come indegno della grandezza divina, si casca nel manicheismo.

L’uomo ha una componente biologica. Se non venisse coinvolto nella storia della Salvezza anche nella sua componente corporea e biologica, la materia sarebbe in qualche modo disprezzata e rimossa, e l’Incarnazione, in ultima analisi, non potrebbe essere presa sul serio fino in fondo. Ecco perché rigetto questi luoghi comuni. È la totalità della persona umana a essere in gioco: questa è la risposta a tutti gli eventuali dubbi. Dio ha preso in mano la vita, anche la vita intesa in senso fisico, biologico e materiale, e vi ha apposto il suo suggello.

I Padri della Chiesa hanno trovato a mio parere una bella immagine. In Ezechiele, nel cap. 40, nel contesto della visione del nuovo Tempio si parla di una "porta che guarda a Oriente" che solo il Re può varcare. I Padri vi hanno visto un simbolo. Partono dal presupposto che il nuovo Tempio sia un tempio vivo: la Chiesa vivente. La porta che solo lui ha varcato e attraverso cui nessun altro può passare, chi o cos’altro potrebbe essere se non la madre di Gesù, Maria? Lei, nata da Dio, non può svilirsi nel ritorno alla normalità. Permane nell’esclusività dell’appartenenza al Re, quale vera porta della storia attraverso cui passa colui che tutti attendono".

– Ancora Peter Seewald: "Insisto. Per nascita verginale si intende la nascita da una vergine?".

– "Sì".

"Semper Virgo".

2] L’Immacolata Concezione

– "Che cosa si può dire del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, proclamato nel 1854?".

– E qui il Card. Joseph Ratzinger spiega esaurientemente la dottrina della Chiesa sul dogma dell’Immacolato Concepimento della Vergine Maria, legandola al tema del peccato originale: "Lo sfondo di questo dogma è costituito dalla dottrina del peccato originale, secondo cui ogni uomo ha alle spalle un contesto di peccato [che abbiamo chiamato "distorsione relazionale"] ed è quindi affetto fin dall’inizio da una distorsione nel suo rapporto con Dio. Gradualmente nel Cristianesimo si è affermata la convinzione per cui colei che, fin dall’inizio, è destinata ad essere la "porta di Dio", che è stata consacrata a lui in maniera tanto particolare, non fosse riconducibile a questo contesto.

Nel Medio Evo è sorta a questo proposito una forte controversia. Da un lato stavano i Domenicani che affermavano che Maria è una persona come le altre, e che quindi è intaccata dal peccato originale. Dall’altro lato stavano i Francescani che sostenevano la posizione opposta. Bene, nel corso di questa lunga disputa si è lentamente formata la convinzione che l’appartenenza di Maria a Cristo prevalesse sull’appartenenza ad Adamo e che inoltre la sua consacrazione a Cristo fin dalla notte dei tempi [perché Dio precede ognuno di noi, e i pensieri di Dio ci plasmano fin dall’inizio] fosse l’elemento caratterizzante della sua esistenza.

"Immaculata".

Maria non è concepibile all’interno del contesto creato dal peccato originale perché con lei ha inizio una nuova storia: la sua relazione con Dio non è distorta, fin dall’inizio gode dello sguardo benevolo di Dio che "ha guardato l’umiltà della sua serva" [Magnificat] e le ha consentito di sollevare a sua volta lo sguardo fino a lui.

Non solo; ma la sua appartenenza a Cristo, così specifica, comporta anche la grazia di cui è ricolma. Le parole dell’Angelo: "piena di grazia", che inizialmente ci paiono così semplici, possono essere interpretate fino ad abbracciare l’intero arco temporale della sua esistenza. E, in ultima analisi, non esprimono un privilegio riservato a Maria, ma una speranza che ci riguarda tutti".

3] L’Assunzione della Vergine al Cielo

– Venendo all’ultimo dogma mariano proclamato dalla Chiesa, quello dell’ Assunzione della Vergine Maria in Cielo, Peter Seewald chiede infine: "Volendo esser ancor più provocatori: che cosa significa il dogma dell’Assunzione corporea di Maria in Cielo? È stato stabilito molto tardi, nel 1950. Stranamente, fin dall’inizio non esistevano né un sepolcro né reliquie [corporee] di Maria".

– "Questo dogma - risponde cauto il Cardinale Ratzinger - ci risulta particolarmente difficile da comprendere e accettare, perché non riusciamo a immaginarci cosa si possa intendere in questo caso per "Cielo", e come un corpo possa essere "assunto in Cielo". Questo dogma rappresenta quindi una grande sfida alla nostra capacità di comprendere che cosa siano il Cielo, il corpo, l’uomo, e quale possa essere il futuro di questi".

"Assumpta".

– "E Lei personalmente, come risolve questa sfida?".

– "Mi soccorre in questo caso la teologia battesimale elaborata da San Paolo che dice: "Dio con Gesù Cristo ha risuscitato anche noi e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù [Ef 2, 6]. Questo significa che, in quanto battezzati, il nostro futuro è già tracciato.

Secondo il dogma, dunque, si adempie pienamente in Maria ciò che il Battesimo opera in tutti noi: il dimorare ["sedere"] con Dio "nei cieli" [perché Dio è i Cieli!]. Il Battesimo [cioè, l’unione a Cristo] dispiega in Maria la sua massima efficacia. In noi l’unione a Cristo, la risurrezione, è una condizione ancora incompiuta e imperfetta. Non così per lei, cui non manca più nulla, poiché è già entrata nella piena comunione con Cristo. E di questa comunione è partecipe anche una nuova corporeità, per noi inimmaginabile. In breve, il portato essenziale i questo dogma è la pienezza dell’unione di Maria a Dio, a Cristo, la pienezza del suo essere ‘cristiana’".

È possibile il dogma di Maria Corredentrice?

L’intervistatore, quasi a completare il discorso sui dogmi mariani [tralasciando peraltro di parlare del primo dogma mariano della Chiesa che riguarda la Divina Maternità di Maria], chiede al Card. Ratzinger che pensa della possibilità che venga proclamato il dogma di Maria "Corredentrice del genere umano": "Intanto - dice - più di un milione di persone sollecitano l’esaltazione di Maria, da parte della Chiesa Cattolica, al riconoscimento del ruolo di "Corredentrice". Si acconsentirà a questa richiesta, o sarebbe un’eresia?".


– "Non credo - risponde il futuro Papa Ratzinger – che si darà seguito a questa richiesta, che nel frattempo si è guadagnata il consenso di parecchi milioni di persone, in tempi prevedibili. Secondo la "Congregazione per la Dottrina della Fede", quelle caratteristiche di Maria che la proposta vorrebbe mettere in primo piano possono essere meglio espresse da altri titoli di Maria, mentre la formula "Corredentrice" si allontana troppo dal linguaggio delle Scritture e dei Padri della Chiesa; e può perciò produrre degli equivoci.

Che cosa c’è di condivisibile in questa richiesta? Il fatto che Cristo non sia ad di fuori o accanto a noi, ma che stabilisca con noi una nuova, profonda comunione. Tutto ciò che è suo diventa nostro, e di ciò che è nostro Gesù si è fatto carico fino a farlo suo: questo grande scambio è il vero contenuto della Redenzione, che ci consente di oltrepassare i limiti della nostra individualità per approdare alla comunione con Dio.

Poiché Maria prefigura la Chiesa, e impersonifica - per così dire - la Chiesa, questa comunione è realizzata esemplarmente in lei. Ma non ci si può spingere oltre questa comunione, fino a dimenticare la priorità di Cristo: tutto procede da lui, come dicono in particolare le Lettere paoline agli Efesini e ai Colossesi. Anche Maria è tutto ciò che è, solo attraverso lui.

Il termine "Corredentrice" appannerebbe, dunque, quest’origine. Una retta intenzione si esprime con una terminologia sbagliata. Per i contenuti della fede è essenziale proprio la continuità con il linguaggio delle Scritture e dei Padri della Chiesa; perché il linguaggio non è manipolabile a proprio piacimento".

Bruno Simonetto

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La mariologia di Benedetto XVI – 12

Intercessione di Maria
e miracoli da lei ottenuti



Il pensiero del Card. Joseph Ratzinger sui miracoli ottenuti per intercessione della Santa Vergine Maria, con particolare riferimento agli eventi di Fatima e di Lourdes.


Continuiamo il discorso, sempre ricco e articolato, che abbiamo iniziato nelle precedenti "puntate" di questa rubrica su ‘La mariologia di Benedetto XVI’, secondo lo schema prospettato nel libro-intervista rilasciata da Joseph Ratzinger al giornalista tedesco Peter Seewald nell’estate dell’anno 2000, Gott und die Welt [Dio e il mondo, nella traduzione italiana delle Edizioni San Paolo, 2001], riprendendo altri passaggi essenziali del cap. XIII, dedicato al tema: "La Madre di Dio" [cfr. ibid., pp. 266-292].



I "tanti miracoli della Madonna"

Dopo aver analizzato i punti trattati nei precedenti paragrafi ["Maria nel Vangelo" e "I dogmi mariani"], vediamo stavolta il pensiero del futuro Papa Benedetto XVI su "I miracoli" attribuiti all’intercessione della Santa Vergine Maria. [Nel prossimo num. della rivista analizzeremo il paragrafo relativo a "Il Rosario"].

Peter Seewald prende le mosse da lontano, ponendo il seguente quesito a Joseph Ratzinger: "Signor Cardinale, nessuno viene tanto venerato nella Chiesa come Maria, cui viene dedicato un numero infinito di chiese e altari, canti e litanie, feste mariane e pellegrinaggi. Le migliaia di Santuari mariani costituiscono una vera e propria rete di Centri che avvolgono l’intero globo terrestre.

E nessuno, secondo una convinzione diffusa, compie tanti miracoli quanti ne ha compiuti Maria. I luoghi delle Apparizioni sono ricchi di testimonianze e documenti di eventi inspiegabili. Le chiedo: sono autentici tutti questi miracoli?".

Il Cardinal Ratzinger risponde in modo molto analitico, allargando il discorso a un contesto più ampio di mediazione di grazia e, al tempo stesso, di psicologia umana: "Non possiamo verificarlo nei dettagli. Spesso si tratta di straordinarie combinazioni di eventi che forse non possiamo caratterizzare come miracoli in senso stretto. Tutto ciò è comunque espressione della particolare fiducia che gli uomini ripongono in Maria. Grazie a Maria, riescono a intravedere il volto di Dio e quello di Cristo fino a maturare la comprensione di Dio.

L’ambito dei fatti che ha enumerato ci ripropone la questione della Madre come tramite, grazie a cui il mistero di Dio e il mistero del Figlio ci sono resi accessibili. Questo spiega la fiducia ben particolare che viene riposta in lei […].



In che misura gli interventi operati da Maria siano davvero catalogabili, in senso strettamente tecnico, come miracoli, è un’ulteriore domanda. Ciò che conta è la grande fiducia riposta in Maria e il riscontro che questa concretamente ha. Animata da questa fiducia, la fede si fa così viva da lambire la sfera fisica, quella della quotidianità, e da consentire alla mano di Dio di diventare reale, tramite la forza della bontà della madre di Cristo".

L’intervistatore insiste, quasi a voler riportare il discorso in un contesto ancora più concreto; e fa l’esempio storico classico degli eventi miracolosi di Fatima. Ricorda: "Prendiamo Fatima: Papa Giovanni Paolo II ha beatificato i piccoli Veggenti di Fatima Francisco e Jacinta il 13 Maggio 2000. Lui stesso attribuisce la sua sopravvivenza all’attentato di Piazza San Pietro [del 13 Maggio 1981] a un miracolo della Madonna di Fatima. E aggiunge persino che questo miracolo ha improntato il suo intero Pontificato in maniera decisiva.

Che cos’è accaduto? Intorno al mezzogiorno del 13 Maggio 1917, tre pastorelli - Lucia, di 10 anni, e i suoi cuginetti Francisco di 9 e Jacinta di 7 - hanno vissuto un’esperienza straordinaria nel Villaggio portoghese fino a quel momento sconosciuto […]. Il 13 Ottobre di quello stesso anno si radunarono a Fatima circa 70.000 persone, quasi a voler verificare come testimoni l’autenticità dei fatti dei quali i tre pastorinhos erano protagonisti. Secondo i resoconti dei presenti, quel giorno la visione ebbe inizio attorno a mezzogiorno; improvvisamente aveva smesso di piovere: le nubi si squarciarono, il sole iniziò a ruotare su se stesso a forte velocità, come un disco di fuoco; alberi e persone si ritrovarono di colpo avvolti da una luce fantastica; la folla proruppe allora in un grido di terrore, sembrando che il sole volesse precipitarle addosso…".

Risponde il Card. Ratzinger: "Non siamo in grado di verificare che cosa sia accaduto quel 13 Ottobre da un punto di vista meramente naturalistico. Ciò che conta è che la gente fu visibilmente commossa dall’unicità di quell’istante. Ha potuto percepire che stava accadendo qualcosa di straordinario. E in qualche modo il sole è divenuto il simbolo del mistero che si celava in quell’evento […].

E gli uomini che accorrono in pellegrinaggio a Fatima, a Lourdes o a Gaudalupe, sperimentano la grandezza della figura di Maria, ma anche la forza terapeutica e consolante che ne scaturisce".



"Il mistero di Fatima"

L’intervistatore apre quindi il discorso sul "Segreto di Fatima" [che chiama "il mistero di Fatima"], ritenendo peraltro che "il messaggio di Fatima non è molto complicato, al contrario: i tre piccoli Veggenti l’hanno formulato con queste parole: ‘Io sono la Signora del Rosario! […]. Sono venuta per correggere gli uomini, che devono smettere di offendere il Signore’ ".

"In effetti - concorda il Card. Ratzinger -, il messaggio [di Fatima] è in sé molto semplice. E Lucia ha sempre posto l’accento su questa semplicità e messo in guardia da tutto il contorno delle rivelazioni, perché in realtà tutto ruota attorno a fede, speranza e carità. Anch’io ho avuto l’occasione di parlare brevemente con lei. E lei ha sottolineato con grande energia la necessità di raccontarlo a tutti […].

Io credo - aggiunge il Cardinale - che tutte queste Apparizioni mariane, per quanto autentiche, non aggiungano nulla al Vangelo. Non riservano sorprese o notizie sensazionali per i curiosi, ci riconducono a quegli elementi semplici ed essenziali che siamo così inclini a dimenticare. Si tratta quindi di cogliere il nucleo centrale del messaggio cristiano, di muovere verso ciò che è davvero essenziale, approdando alla conversione, alla fede, alla speranza e alla carità".

Poi Ratzinger ricorda come "nel frattempo la ‘Congregazione per la Dottrina della Fede’ [della quale, ricordiamolo, lui era allora Prefetto], il 26 Giugno 2000, ha presentato il testo integrale del cosiddetto "terzo segreto di Fatima", con la riproduzione del testo autografo di Sr. Lucia, così da non lasciare più dubbi sulla sua autenticità e completezza. "Io stesso - dice a questo punto il Card. Joseph Ratinger - ho abbozzato un tentativo di interpretazione del "terzo mistero". E ne ricorda ancora i contenuti essenziali, che qui riassumiamo.



In sostanza, è documentato come dalle parole di Lucia risulti intanto improprio parlare di "segreti" di Fatima. La veggente parla solo di un "segreto", distinto in tre parti: la prima è la visione dell’Inferno, la seconda si riferisce alla devozione al Cuore Immacolato di Maria, la terza riguarda la persecuzione della Chiesa da parte di Governi atei e l’attentato al Papa.

Lucia stessa scrive la terza parte del segreto a Tuy, il 3 Gennaio 1944; e, nella descrizione dal carattere spiccatamente simbolico che ne fa, si distinguono chiaramente due scene: 1] nella prima, un Angelo con la spada fiammeggiante incendia il mondo e grida per tre volte: "Penitenza, Penitenza, Penitenza!"; 2] la seconda scena pone di fronte ad una città in rovina, ad una strada seminata di cadaveri e ad una montagna ripida sormontata da una grande Croce. Là in cima vengono uccisi un Vescovo vestito di bianco e altri Vescovi, Sacerdoti, Religiosi e Religiose, uomini e donne secolari.

L’interpretazione ufficiale [dei Cardinali Sodano e Ratzinger, nonché di Mons. Bertone], avvalorata da Lucia, coincide con il valutare questa seconda scena come una profezia realizzata. Quanto al contenuto, i tre sono concordi nel ravvisare la persecuzione contro la Chiesa nel XX secolo, soprattutto della Russia sovietica, a partire dal 1917.

Essi inoltre, basandosi sull’interpretazione dei "pastorinhos", confermata anche da Suor Lucia e su quella dello stesso Giovanni Paolo II, vi leggono l’attentato del 13 Maggio 1981, quando "il Vescovo vestito di bianco cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco". Ora, è vero che il Papa non morì sotto i colpi dell’attentatore, ma questo si spiega mediante l’intervento di Maria che neutralizza le pallottole che erano mortali.

Quanto alle varie immagini presenti nel "Segreto", il Card. Ratzinger le prende in considerazione, avanzando un’interpretazione simbolica valida per ogni tempo.



L’acqua miracolosa e risanatrice di Lourdes

Esaurito il discorso sul "mistero di Fatima", l’intervistatore Peter Seewald fa un’incursione pure su Lourdes: "Lourdes è la più grande meta di Pellegrinaggi del mondo, più grande ancora della Mecca, pur trovandosi in una località quasi sperduta dei Pirenei francesi. Per 18 volte la Vergine sarebbe apparsa, tra il Febbraio e il Luglio del 1858, alla giovane fanciulla Bernadette; e folle sempre più numerose poterono assistere alla trasfigurazione della semplice ragazzetta figlia di un mugnaio […].

E nel luogo dove, per ordine della Madonna, scavò la terra con le mani nude, sgorgò una piccola sorgente dalla quale ancora oggi, tutti i giorni, zampillano centoventiduemila litri di acqua miracolosa…".

"La vicenda di Lourdes – confessa il Card. Ratzinger - mi commuove sempre particolarmente […]. Direi che qui non c’è molto spazio per speculazioni astruse. Alla semplice ragazza Bernadette che di proprio non poteva portare in dote altro che una grande purezza interiore, assediata com’era, nel secolo del razionalismo che sconfinava nell’anticlericalismo, ma guardata con sospetto anche da un’Autorità religiosa scettica, e che, a ragione, agì inizialmente con prudenza giustificata in quel clima di diffidenze, fu consentito di vedere il volto della Madre di Dio. E l’acqua viva risanante è insieme il segno della forza salvifica della creazione, da Maria nuovamente risvegliata.

È un grande segno il fatto che proprio in un contesto razionalistico il Cristianesimo tornasse ad essere la religione del cuore, e una realtà capace di sanare le ferite dell’anima, consentendo ad una creatura semplice di acquisire la capacità di vedere la Madonna. Ed è perciò normale ed estremamente positivo che alla sorgente sgorgata presso la Grotta di Massabielle si ritrovi continuamente il contatto con il mistero di Cristo: quest’acqua taumaturgica, infine, rinvia all’acqua salvifica del Battesimo, la vera nuova fonte che Cristo ci ha donato".

Bruno Simonetto


Benedetto XVI venera una copia della Madonna di Lourdes portata in san Pietro per l'11 Febbraio 2007


La mariologia di Benedetto XVI – 13

La recita del Rosario



"Nel Rosario ci si concentra sulle figure di Cristo e di Maria, e i misteri meditati calmano l’anima, liberandola da preoccupazioni e sollevandola verso Dio".


Ancora per questo num. della rivista, continuiamo il discorso, sempre ricco e articolato, che abbiamo iniziato nelle precedenti "puntate" della rubrica su ‘La mariologia di Benedetto XVI’, secondo lo schema prospettato nel libro-intervista rilasciata dal Card. Joseph Ratzinger al giornalista tedesco Peter Seewald nell’estate dell’anno 2000, Gott und die Welt [Dio e il mondo, nella traduzione italiana delle Edizioni San Paolo, 2001], riprendendo altri passaggi essenziali del cap. XIII, dedicato al tema: "La Madre di Dio" [cfr. ibid., pp. 266-292].

Benedetto XVI recita il Rosario con le migliaia di fedeli radunati in Piazza San Pietro, la sera del 2 Aprile 2006, 1° Anniversario della morte di Giovanni Paolo II.
Benedetto XVI recita il Rosario con le migliaia di fedeli radunati in Piazza San Pietro,
la sera del 2 Aprile 2006, 1° Anniversario della morte di Giovanni Paolo II.

Il misterioso segreto del Rosario

Dopo aver analizzato i punti trattati nei precedenti paragrafi ["Maria nel Vangelo", "I dogmi mariani" e su "I miracoli" attribuiti all’intercessione della Santa Vergine Maria], vediamo stavolta il pensiero del futuro Papa Benedetto XVI su "Il Rosario".

Circa questa pia pratica, l’intervistatore Peter Seewald osserva che "dei misteri del Rosario è intessuta una preghiera molto particolare della Chiesa Cattolica: una specie di litania, scandita dai grani che compongono la corona, dove si articola tutta una serie di riflessioni sulla vita di Gesù Cristo e della sua santa Madre; in sostanza, l’intero Nuovo Testamento".

"Grandi peccatori e mistici di tutti i tempi - prosegue l’intervistatore -, hanno apprezzato le sue molteplici potenzialità e la sua forza spirituale. Oggi, per alcuni il Rosario rappresenta qualcosa di provocatoriamente fuori moda, per altri è una promessa ultraterrena cui ascrivono la capacità di soccorrere nella vita quotidiana e di far crescere la coscienza cristiana […].

Lei, Eminenza, quale pensa sia il segreto misterioso del Rosario?".

Il Card. Joseph Ratzinger risponde puntualmente, tracciando una specie di excursus storico-psicologico della pratica del Rosario ed evidenziandone tutta la potenzialità: "L’origine storica del Rosario – dice – risale al Medio Evo. Era quello un tempo in cui i Salmi rappresentavano il punto di riferimento principale per chi pregava. Ma i Salmi biblici rappresentavano un ostacolo insuperabile per tutti coloro che all’epoca non sapevano leggere, che erano i più. Si è così cercato un Salterio adeguato alle loro esigenze e lo si è trovato nella preghiera mariana cui si aggiungevano i misteri della vita di Gesù Cristo, allineati, uno dopo l’altro, come grani di una collana.

Benedetto XVI ha recitato il Rosario con le migliaia di fedeli radunati in Piazza San Pietro, la sera del 2 Aprile 2006, 1° Anniversario della morte di Giovanni Paolo II.

Queste preghiere toccano la corda della meditazione; la reiterazione delle parole, il ritmo ripetitivo cullano l’anima e le trasmettono serenità, mentre il concentrarsi sulla parola e in particolare sulla figura di Maria e sulle immagini di Cristo, che si sgranano davanti ai nostri occhi, calmano l’anima e la liberano da preoccupazioni e le consentono di sollevare lo sguardo verso Dio.

In effetti, il Rosario ci restituisce quella sapienza originaria che sa bene come la reiterazione sia una componente importante della preghiera e della meditazione, sia un modo per cullarsi in un ritmo sempre uguale che ci trasmette la serenità […].

Coloro che allora recitavano il Rosario, avevano duramente lavorato tutto il giorno. Non erano in grado, pregando, di compiere grandi percorsi intellettuali. Al contrario, avevano bisogno di una preghiera che restituisse loro la serenità, che li distraesse anche, che li liberasse dalle preoccupazioni e offrisse loro consolazione e ristoro. Penso che questa arcaica esperienza della storia delle religioni della reiterazione, del ritmo, della parola collettiva, della coralità che mi trascina e mi culla e riempie di sé lo spazio, che non mi tormenta, ma mi trasmette la calma, mi consola e mi libera, è stata pienamente assunta dal Cristianesimo e ispira la preghiera e l’interiorizzazione della preghiera nel contesto mariano e nella riproposizione della figura di Cristo agli uomini, scavalcando l’intellettualismo a favore di una valorizzazione dell’effetto rasserenante che produce il cullarsi dell’anima nelle parole della preghiera".



La recita del Rosario di Papa Benedetto XVI

Da una riflessione di carattere più generale, il discorso dell’intervistatore si sposta su note più personali circa il modo di recitare il Rosario dell’intervistato. Chiede Peter Seewald al futuro Papa Benedetto XVI: "Lei ha una maniera particolare di recitare il Rosario?". E il Card. Ratzinger risponde con disarmante semplicità: "Lo faccio in modo molto semplice, proprio come i miei genitori mi hanno insegnato. Entrambi hanno amato molto il Rosario. E più sono invecchiati più l’hanno amato. Invecchiando, si è sempre meno in grado di fare grossi sforzi spirituali e tanto più forte si sente l’esigenza di individuare un rifugio interiore e di farsi cullare dalle preghiere della Chiesa. Anch’io prego nel modo in cui l’hanno fatto loro".

Insiste l’intervistatore: "Ma come si fa? Recita una sola parte del Rosario o tutte e tre di seguito?" – E Ratzinger, con umiltà e sincerità: "No, tre per me sono troppe; sono uno spirito irrequieto, non conserverei la concentrazione tanto a lungo. Ne scelgo una, e spesso mi limito alla proclamazione di due o tre dei cinque misteri, perché corrispondono alla pausa che io riesco a ritagliarmi dal lavoro e di cui ho bisogno per sgombrare la mente, per ritrovare serenità, in attesa di immergermi di nuovo nel lavoro, con più lena. In questa situazione un Rosario intero sarebbe troppo".



Allargando il tema dal Rosario alla visione mariologica del futuro Papa Benedetto XVI [della quale siamo venuti discorrendo sulle pagine di questa rivista fin dal Luglio 2005], l’intervista di Peter Seewald chiude il capitolo dedicato a "La Madre di Dio" ponendo all’intervistato un interessante quesito: "Come fare per riscoprire la centralità della spiritualità mariana nella Chiesa? Da dove incominciare?" – Il grande teologo Joseph Ratzinger risponde con senso pastorale più pratico che speculativo: "Direi che non bisogna limitarsi alla meditazione [delle verità di fede enunciate] soltanto. Perché, se si tenta di avvicinarsi ai misteri di Dio [e della sua santa Madre] attraverso i meandri del pensiero, e se ci si vuole impadronire di questi da un punto di vista meramente teorico, allora si fallisce inesorabilmente. Si deve sempre combinare la riflessione con l’azione. Pascal ha detto una volta a un amico non credente: ‘Inizia a fare ciò che fanno coloro che credono, anche se al momento ti pare insensato’.

Non esiste un inizio valido per tutti, credo. Per molti - e la storia lo dimostra - Maria è la porta che introduce a Cristo. Per altri il vero inizio è Cristo, la lettura e la meditazione dei Vangeli. Direi che la lettura dei Vangeli è sempre un percorso di avvicinamento valido. Naturalmente, non può essere una lettura meramente teorica, quale quella che ci propongono gli storici o gli esegeti, che sezionano il testo per individuarne le fonti; dev’essere una lettura che ha come stella polare Cristo e che si concepisce come introduzione alla preghiera.

Direi che questo percorso di avvicinamento alla fede potrebbe essere impostato come un alternarsi - non esente talvolta da passi falsi - di prassi religiosa e ricerca spirituale fondata su lettura e meditazione […]".


La visione mariana del futuro Papa

Ci pare che quest’ultimo pensiero del Card. Ratziger corrisponda, nella sostanza, a quanto lo stesso scrive nel volumetto di sole 86 pagine, ma che da sole valgono un trattato completo di mariologia: "Maria – Kirche im Ursprung" [in italiano: Maria – Chiesa nascente, Cinisello Balsamo 1998], dove ci è dato cogliere la centralità del pensiero sulla Madonna del futuro Papa Benedetto XVI.

Al riguardo, scrivevamo nel num. di Luglio 2005 che - come ouverture dell’insegnamento mariano del Card. Joseph Ratzinger - basterebbe il capitoletto introduttivo del libro citato, in cui l’illustre teologo commenta il passo di Isaia: "La parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto" [Is 55, 10-11], legandolo al passo del Vangelo di Matteo [cfr. 6, 7-15] sul "Padre nostro" che Gesù ci ha insegnato.

"Quando il profeta Isaia faceva questa affermazione – scrive Joseph Ratzinger –, essa non era affatto la constatazione di una cosa tanto ovvia, ma piuttosto una contraddizione rispetto a ciò che ci si poteva aspettare. Infatti, questo brano appartiene sicuramente alla narrazione della passione di Israele, ove si legge che i richiami di Dio al suo popolo subiscono continui scacchi e che la sua Parola resta invariabilmente senza frutto, mentre Dio appare assiso sul palco della storia, ma non come vincitore […]. In effetti, la semina di Dio nel mondo non sembrava dare risultati. Per questo, l’oracolo [del Profeta], sebbene avvolto nell’oscurità, è un incoraggiamento per tutti coloro che non ostante tutto continuano a credere nella potenza di Dio, convinti che il mondo non è soltanto terreno arido in cui il seme non può trovare spazio, e certi che la terra non sarà solo e sempre una crosta superficiale dove i passeri beccano il seme che vi è caduto, portandoselo via [cfr. Mc 4, 1-9].


Per noi Cristiani, un’affermazione del genere suona come promessa di Gesù Cristo, grazie al quale la Parola di Dio è ora veramente penetrata nella terra ed il seme è divenuto pane per tutti noi: seme che porta frutto per i secoli; risposta feconda, in cui il disegno di Dio si è radicato in questo mondo in modo vivente".

Su questa constatazione di fede, Joseph Ratzinger fa una applicazione profondamente biblica alla figura di Maria: "È difficile rinvenire altrove il mistero di Cristo collegato a quello di Maria in forma tanto chiara e stretta come nella prospettiva di questa promessa: perché quando si afferma che la Parola – meglio: il seme – porta frutto, si vuol dire che esso non cade sulla terra per rimbalzare via, ma che penetra invece profondamente nel suolo per assorbirne la linfa e trasformarla in se stesso. Assimilata così la terra in sé, produce realmente qualcosa di nuovo, mutando la stessa terra in frutto. Il chicco non resta solo: ad esso appartiene il mistero materno della terra, allo stesso modo che a Cristo appartiene Maria, suolo santo della Chiesa, come bellamente la chiamano i Padri.

Il mistero di Maria significa appunto questo: che la Parola di Dio non rimane sola, ma assume in sé l’altro, l’humus della terra: nella "terra" della madre la Parola divenne uomo ["Verbum caro factum"] e ora di nuovo, impastata con la terra dell’intera umanità, può far ritorno a Dio" [cfr. o.c., pp. 5-6].

Bruno Simonetto

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[Modificato da Caterina63 25/09/2009 16:06]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)