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La mariologia di Benedetto XVI – 14

La recita del Rosario secondo Papa Ratzinger



Tutta la teologia mariana, o la mariologia, del Santo Padre confluisce nel Rosario, che ne è come l’espressione riepilogativa.


Nel num. di Agosto/Settembre della rivista ricordavamo l’insegnamento di Benedetto XVI sul "misterioso segreto del Rosario" e sottolineavamo il fatto che Papa Ratzinger, come tracciando un excursus storico-psicologico della pia pratica del Rosario, ne evidenziasse tutta la potenzialità, affermando: "Nel Rosario ci si concentra sulle figure di Cristo e di Maria, e i misteri meditati calmano l’anima, liberandola da preoccupazioni e sollevandola verso Dio".

E ricordavamo come – all’intervistatore Peter Seewald che chiedeva al futuro Papa Benedetto XVI se avesse una maniera particolare di recitare il Rosario – il Card. Ratzinger rispondesse con disarmante semplicità: "Lo faccio in modo molto semplice, proprio come i miei genitori mi hanno insegnato. Entrambi hanno amato molto il Rosario. E più sono invecchiati più l’hanno amato. Invecchiando, si è sempre meno in grado di fare grossi sforzi spirituali e tanto più forte si sente l’esigenza di individuare un rifugio interiore e di farsi cullare dalle preghiere della Chiesa. Anch’io prego nel modo in cui l’hanno fatto loro".


Papa Benedetto XVI, mariologo grande devoto del Santo Rosario. Bartolomé Esteban Murillo, Vergine del Rosario [part.] - Galleria del Prado, Madrid. Come in ogni famiglia di altri tempi, non mancava il Rosario nella casa di Bartrès, dove Bernadette Soubirous visse, quando fu affidata per l'allattamento a Maria Lagües.


Grandezza e semplicità della devozione mariana del Papa teologo Benedetto XVI. In realtà, tutto quanto abbiamo fin qui scritto nelle precedenti 13 puntate di questa rubrica ["La mariologia di Benedetto XVI"] può essere considerato come un mosaico i cui tasselli compongono il grandioso quadro della visione che Papa Ratzinger ha del Rosario, in quanto questo è la riproposizione integrale del mistero di Cristo, di Maria e della Chiesa.

Per evidenziarlo basti citare i titoli delle singole puntate:

1. Maria, Chiesa nascente
2. L’integrazione della mariologia nella teologia
3. La struttura della devozione alla Madonna
4. Una devozione mariana biblica
5. "Et incarnatus est […] ex Maria Virgine…"
6. Il segno della Donna
7. Il "segno della Donna" nella storia dell’uomo
8. Maria, "Madre della Chiesa"
9. Il ruolo di Maria nella storia dell’umanità
10. Maria, "espressione della vicinanza di Dio"
11. I dogmi mariani spiegati dal teologo Papa Ratzinger
12. Intercessione di Maria e miracoli da lei ottenuti
13. La recita del Rosario.


Come si può vedere, è tutta la teologia mariana, o la mariologia, di Papa Ratzinger a confluire nel Rosario, che ne è l’espressione riepilogativa.

La pratica del Rosario promossa dai Papi

Ma nel mese di Ottobre, dedicato alla "Madonna del Rosario" e molto caro alla pietà popolare non meno che il mese di Maggio, mariano per eccellenza, tante Parrocchie e famiglie, sulla scia di tradizioni religiose ormai consolidate, continuano a promuovere fervorose iniziative liturgiche, catechistiche e pastorali. Continuano a farne soprattutto un mese di intensa preghiera con Maria con la quotidiana recita del Santo Rosario.

Al Rosario i Cristiani sono da sempre invitati a far ricorso, specie nei momenti più difficili del nostro pellegrinaggio sulla terra, come ci ricordano - fra l’altro - non meno di 16 Encicliche di Papi: dalla "Superni Apostolatus" di Leone XIII del 1 Settembre 1883 [ma Papa Leone di Encicliche sul Rosario ne scrisse ben 11], alla "Ingravescentibus malis" di Pio XI del 29 Settembre 1937, alla "Ingruentium malorum" di Pio XII del 15 Settembre 1951, alla "Grata recordatio" di Giovanni XXIII del 26 Settembre 1959, alla "Christi Matri" di Paolo VI del 15 Settembre 1966 ed alla recente "Rosarium Virginis Mariae" di Giovanni Paolo II del 16 Ottobre 2002.



Pietro Favaro, Il Rosario degli umili - "Santuario di San Giuseppe" in San Giuseppe Vesuviano, Napoli.



Fra le tante citazioni del Magistero della Chiesa [incluso quanto riportiamo più sotto dell’insegnamento di Papa Benedetto XVI nella sua catechesi ordinaria], vogliamo ricordare ciò che scriveva il Servo di Dio Giovanni Paolo II: "Il Rosario, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore" ["Rosarium Virginis Mariae, 1].

Quindi, facendo sue le commoventi parole della "Supplica alla Regina del Santo Rosario" composta dal Beato Bartolo Longo, Giovanni Paolo II così concludeva la sua Enciclica sul Rosario: "O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci riannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’Inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia. A te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo!" ["Rosarium Virginis Mariae", 43 ].

Esortazioni di Papa Benedetto alla pia pratica del Rosario

Infine, a puro titolo esemplificativo [perché innumerevoli altre sono le volte che Papa Ratzinger ha invitato a ricorrere alla preghiera del Rosario], citiamo alcune esortazioni di Benedetto XVI a questa pia pratica:

1] In un Messaggio ai giovani d’Olanda, in occasione della "Iª Giornata Nazionale dei Giovani Cattolici", Papa Benedetto XVI scrive il 21 Novembre 2005: "Cari giovani amici, […] vi invito a cercare ogni giorno il Signore, che non desidera altro se non che siate realmente felici. Intrattenete con Lui una relazione intensa e costante nella preghiera e, per quanto vi è possibile, trovate momenti propizi nella vostra giornata per restare esclusivamente in sua compagnia. Se non sapete come pregare, chiedete che sia Lui stesso ad insegnarvelo e domandate alla sua celeste Madre di pregare con voi e per voi. La recita del Rosario può aiutarvi ad imparare l’arte della preghiera con la semplicità e la profondità di Maria".


Il Servo di Dio, Giovanni Paolo II, Papa del "Totus tuus" e del Rosario.

2] In Visita al "Santuario del Divino Amore" in Roma, Papa Benedetto XVI ha aperto quest’anno il Mese di Maggio con la recita dei Misteri gaudiosi del Santo Rosario, che ha poi sapientemente illustrato, dicendo fra l’altro: "… è per me motivo di conforto essere oggi con voi per recitare il Santo Rosario, in questo Santuario della "Madonna del Divino Amore", in cui si esprime il devoto affetto per la Vergine Maria, radicato nell’animo e nella storia del popolo di Roma. Una gioia particolare nasce dal pensiero di rinnovare così l’esperienza del mio amato Predecessore Giovanni Paolo II che, esattamente 27 anni or sono, 1° giorno del mese di Maggio 1979, compì la sua prima visita da Pontefice a questo Santuario […].

Abbiamo recitato il Santo Rosario percorrendo i 5 "Misteri gaudiosi", che fanno passare davanti agli occhi del nostro cuore gli inizi della nostra Salvezza, dal concepimento di Gesù per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria fino al ritrovamento di Lui, ormai dodicenne, nel Tempio di Gerusalemme, mentre ascoltava e interrogava i Dottori. Abbiamo ripetuto e fatto nostre le parole dell'Angelo: ‘Rallegrati Maria, piena di grazia, il Signore è con te’, e anche le espressioni con cui Santa Elisabetta accolse la Vergine, che si era prontamente recata da lei per aiutarla e servirla: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo’. Abbiamo contemplato la fede docile di Maria, che si fida senza riserve di Dio e si mette totalmente nelle sue mani. Ci siamo sentiti anche noi, con i pastori, vicini al Bambino Gesù che giace nella mangiatoia e abbiamo riconosciuto e adorato in Lui il Figlio Eterno di Dio diventato, per amore, nostro fratello e così anche nostro unico Salvatore. Siamo entrati anche noi, con Maria e Giuseppe, nel Tempio per offrire a Dio il Bambino e compiere il rito della Purificazione: e qui ci siamo sentiti anticipare, nelle parole del vecchio Simeone, insieme alla Salvezza la contraddizione e la Croce, e quella spada che, sotto la Croce del Figlio, trafiggerà l'anima della Madre e proprio così la renderà non soltanto Madre di Dio ma anche nostra comune madre….".

3] A conclusione dell’Udienza Generale di Mercoledì 17 Maggio 2006, rivolgendosi, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, il Pontefice esortava tutti a "intensificare la pia pratica del Santo Rosario, specialmente in questo mese di Maggio dedicato alla Madre di Dio": "Invito voi, cari giovani, a valorizzare questa tradizionale preghiera mariana, che aiuta a meglio comprendere i momenti centrali della Salvezza operata da Cristo. Esorto voi, cari malati, a rivolgervi con fiducia alla Madonna mediante questo pio esercizio, affidando a Lei tutte le vostre necessità. Auguro a voi, cari sposi novelli, di fare della recita del Rosario in famiglia un momento di crescita spirituale sotto lo sguardo della Vergine Maria".

4] Nell’"Incontro Mondiale delle Famiglie" che si è recentemente tenuto a Valencia, in Spagna, dall’1 al 9 Luglio, Papa Benedetto ha voluto si desse particolare risalto alle odierne sfide della gioventù, come l’inserimento nel mondo del lavoro, l’impegno di contrarre Matrimonio e formare una nuova famiglia, la vocazione, le alternative alla cultura dell’ozio e del tempo libero, la libertà religiosa nel mondo universitario, lavorativo e politico. [Vi hanno partecipato 1500 giovani tra i 16 ed i 25 anni]. Altri due temi particolarmente significativi sono stati: "I nonni e la trasmissione della fede" e "I nonni e la famiglia"; poi, quasi a raccogliere le riflessioni e le ansie vissute nell’Incontro, la celebrazione del "Rosario delle famiglie" [con la suggestiva ‘Passeggiata Marittima’ sulla spiaggia di Malvarrosa, che ha visto la partecipazione dei 400 bambini che hanno sceneggiato i Misteri del Rosario, meritando il plauso del Santo Padre].

Bruno Simonetto





La mariologia di Benedetto XVI – 15

Il "luogo biblico" della mariologia



La mariologia ha un proprio spazio nella teologia, biblicamente fondato, e non va considerata un sottoprodotto della cristologia.



"Il libretto che presento al pubblico – scriveva Joseph Ratzinger nella Prefazione alla prima edizione – è la riproduzione di tre Conferenze da me tenute a Puchberg, vicino a Linz, nella primavera 1975. Dopo la lunga eclissi del culto mariano nella Chiesa, volevamo constatare in modo del tutto spassionato che cos’era veramente rimasto della fede mariana e che cosa di essa dovrà ancora rimanere. Si trattava quindi di un’introduzione che non aveva bisogno di essere completa nei dettagli, ma che doveva mostrare bene la prospettiva dalla quale si possono cogliere adeguatamente sia il particolare che il tutto. […] Spero che esso possa a suo modo aiutare a ricomprendere e ad appropriarsi nuovamente quello che vi è di imperituro nella fede mariana".

Il prezioso libro [di sole 80 pagine, ma di densissimo contenuto mariologico] è stato di recente ristampato in nuova edizione. In sintesi, l’intento dell’Autore è quello di mostrare che, dopo la lunga crisi della devozione a Maria nella Chiesa, questa può avere fondamento e spazio nella Teologia e nella vita spirituale dei Cristiani.

Due linee direttive guidano l’opera del futuro Papa Ratzinger. In una prima riflessione egli porta il lettore a scoprire una "teologia della donna" nel Vecchio Testamento. È proprio attraverso le grandi figure di donne - Eva, Sara, Rachele, Anna, Ester e Giuditta - che prende concretezza la promessa del Messia. Ovviamente, il Vecchio Testamento trova il compimento nel Nuovo; ma questo non vuol dire la dissoluzione della Scrittura; e se Cristo è il nuovo Adamo, Maria è la nuova Eva.

La mariologia - conclude Joseph Ratzinger - ha perciò un proprio spazio nella teologia e non deve essere considerata una imitazione, quasi un sottoprodotto della cristologia. In una seconda riflessione l’Autore esamina i principali dogmi mariani. In essi è visibile l’unità del vecchio e del nuovo Popolo di Dio e, più profondamente ancora, il mistero della creazione e dell’Alleanza. Questo permette un altro passaggio: in Maria il Creatore si rivela paradigmaticamente come il Dio che, nella forza della sua grazia, può suscitare la libera responsabilità dell’amore della sua creatura.

Si riassume, in queste due linee di riflessione teologico-mariologica, il significato più proprio de "la devozione a Maria nella Chiesa": sottotitolo dell’opera che ci ripromettiamo di analizzare in diverse puntate, come abbiamo a suo tempo fatto per il libro "Maria – Kirche im Ursprung" [in italiano: Maria – Chiesa nascente].

Il volumetto si articola in due parti:

– Parte prima: Il luogo biblico della mariologia

– Parte seconda: La fede mariana della Chiesa.

Quest’ultima parte analizza i dogmi mariani:

I – Il dogma mariano originario: vergine e madre

II – L’esenzione dal peccato di Adamo

III – L’assunzione corporale nella gloria celeste.




Papa Benedetto XVI pronuncia un’importante Omelia sul rapporto Maria-Chiesa durante
la solenne concelebrazione in San Pietro, l’8 Dicembre dello scorso anno.

Approccio biblico al tema mariologico
L’approccio al tema mariologico non può che prendere avvio - come il grande teologo-esegeta Joseph Ratzinger è solito fare nelle sue analisi - dalla Sacra Scrittura: da qui la parte "introduttiva" del volumetto, dove si identifica come più proprio il luogo biblico della mariologia.

"Di fronte alla fede e alla pietà mariana della Chiesa - scrive il futuro Papa Ratzinger -, l’attento osservatore della vita ecclesiastica di oggi [siamo nel 1975, ndr] scoprirà una particolare discrepanza. Da un lato si crea l’impressione che la mariologia sia un duplicato ridotto della cristologia, nato da motivi irrazionali; di più ancora: essa appare come l’eco di antichissimi modelli di storia delle religioni, modelli che, con ritorni difficilmente soffocabili, si mettono in evidenza pure nel fatto cristiano; anche se, ad un esame più attento, non depongono a loro favore né ragioni storiche né motivazioni teologiche. Non ragioni storiche, perché è evidente che nella vita di Gesù Maria ha solamente una certa importanza, si presenta piuttosto nel segno dell’equivoco; non ragioni teologiche, perché, nella struttura del ‘Credo’ neotestamentario, la Vergine-Madre non ha alcun posto.

Al contrario, non si è certo imbarazzati a concretizzare la provenienza extra-cristiana del fatto mariano: da miti egiziani, dal culto alla ‘Grande Madre’, dalla Diana di Efeso, la quale, proprio nel Concilio di Efeso, è diventata, in modo del tutto spontaneo, la "Madre di Dio", Theotókos… D’altro lato, però, si reclamizza poi la generosità nei confronti delle diverse forme di pietà [mariana]: ai Romani bisogna lasciare la loro Madonna, senza lasciarsi prendere da tendenze puritane.

Dietro ciò - continua nella sua acuta analisi il Card. Joseph Ratzinger - si vuol vedere un atteggiamento che si fa visibilmente più forte dopo l’ondata della razionalizzazione: l’ardente desiderio di una risposta anche al sentimento nella sfera della religione; il desiderio ardente che anche nella religione possa trovare un posto l’immagine della donna come vergine e come madre. È certo però che per giustificare la pietà mariana non basterà la mera tolleranza di fronte alle molteplici usanze: se il loro fondamento è così futile, allora il sussistere di una pietà mariana non sarebbe altro che un’abitudine in contrasto con la verità […]".

Detto questo come premessa al discorso che segue, il Card. Ratzinger aggiunge: "È necessaria, dunque, una riflessione più profonda", articolata per punti.



Icona russa della Madre di Dio "Sorgente di Vita" – Ufficio Archeologico presso l’Accademia Ecclesiastica Moscovita [sec. XIX].

Una riflessione profonda sulla Sacra Scrittura

1] "Prima della ricerca di testi isolati [della Sacra Scrittura] dev’esserci uno sguardo d’insieme, deve essere affrontato il problema della struttura; solamente così si può ottenere un sensato inquadramento del particolare.

Ma esiste veramente - si chiede Ratzinger - un luogo per qualcosa come la mariologia nella Sacra Scrittura, nel disegno complessivo della sua fede e della sua preghiera? Si può affrontare metodicamente questo problema risalendo all’indietro: partendo dal Nuovo Testamento per tornare a rileggere l’Antico, o anche viceversa: partendo dal Vecchio Testamento per addentrarsi gradualmente nel Nuovo.

La cosa migliore sarebbe che le due strade si congiungessero e si compenetrassero l’una con l’altra, in modo che nasca un quadro più esatto possibile. Se si fa una lettura risalendo all’indietro, o più precisamente: dalla fine all’inizio, appare che l’immagine di Maria nel Nuovo Testamento è stata completamente intessuta con i fili dell’Antico Testamento, per cui si possono chiaramente distinguere due o addirittura tre binari di tradizione che vengono usati per esprimere il mistero di Maria.

Nel presentarla si assume anzitutto l’immagine delle grandi madri dell’Antico Testamento: Sara e soprattutto Anna, madre di Samuele; in secondo luogo, nella sua raffigurazione viene intessuta tutta la teologia della "figlia di Sion", con la quale soprattutto i Profeti hanno espresso il mistero dell’elezione e dell’Alleanza, il mistero dell’amore di Dio per Israele. Nel Vangelo di Giovanni si può riconoscere un terzo binario: per spiegare Maria è usata la figura di Eva, la "donna" in genere.

Queste considerazioni, che più avanti verranno approfondite, ci offrono la guida che ci introduce nell’Antico Testamento e ci mostrano dove si trovano in esso gli elementi che divennero in seguito promettenti.



"La Sapienza si è costruita una casa" – Tempera su legno [sec. XVIII], Museo Kolomenskoe, Russia.

2] Tutta la successiva pietà mariana e la teologia mariana si basano fondamentalmente sul fatto che nell’Antico Testamento esiste una teologia della donna profondamente ancorata, ed essenziale per la sua costruzione generale: contrariamente ad un pregiudizio ampiamente diffuso, la figura della donna occupa un posto insostituibile nella struttura generale della fede e della pietà veterotestamentarie.

Si tratta di un fatto che raramente viene tenuto presente a sufficienza, cosicché una unilateralità della lettura dell’Antico Testamento impedisce di aprire la porta per comprendere il fatto mariano nella Chiesa del Nuovo Testamento.

Generalmente si osserva solamente un aspetto: i Profeti combattono una lotta rigorosa per l’unicità di Dio contro la tentazione del politeismo, una lotta contro la religione della fecondità che raffigura Dio come uomo e donna. […] E si arriva alla conclusione che nella fede dell’Antico Testamento la donna non ha affatto una collocazione positiva; che non esiste e non può esistere una teologia della donna, giacché si tratta piuttosto del contrario; di eliminare cioè la donna dalla ‘teo-logia’, dal discorso di Dio. Questo significherebbe poi che la mariologia, di fatto, potrebbe essere considerata solamente come l’infiltrazione di un modello non biblico. Quest’affermazione si trasforma conseguentemente nell’altra, per la quale al Concilio di Efeso [431], che confermò e difese per Maria il titolo di "Madre di Dio", in effetti si è assicurato un posto nella Chiesa alla "Grande Madre", mentre essa era precedentemente respinta dalla pietà pagana.

Ma sono falsi proprio i presupposti veterotestamentari di questo modo di vedere, poiché, se la fede profetica rigetta anche il modello delle divinità in "sizigia" [cioè: accoppiate], quella stessa fede profetica, a suo modo e nel suo modello di fede e di vita, assegna alla donna una posizione indispensabile, la cui corrispondenza nella vita umana è il matrimonio […]".



Pietro Cavallini, Albero di Jesse – Cappella Minutolo del Duomo di Napoli.

3] Così, risalendo nell’Antico Testamento e ricostruendo gli elementi con i quali il Nuovo Testamento spiega teologicamente la figura di Maria, ci imbattiamo nei tre binari di una teologia biblica della donna:

A – la figura di Eva che "sta di fronte all’uomo", Adamo: essa non viene dalla terra, ma da lui stesso; e nell’intima correlazione esistente tra uomo e donna si compie la totalità dell’uomo;

B – il ruolo specifico delle grandi donne dell’AT nella realizzazione della storia della promessa;

C – la figura della Sapienza [Sophia] acquista nel tardo AT un significato centrale, di intermediaria della creazione e della storia della salvezza: la Sophia rimanda al Logos, la Parola che fonda la Sapienza, ma anche la risposta femminile che accoglie la Sapienza e la porta a frutto.

È il seguito del discorso che va sviluppato e approfondito.

Bruno Simonetto
[Modificato da Caterina63 25/09/2009 16:08]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)