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La prima consacrazione dell’Italia alla Madonna è avvenuta a Catania il 13 settembre 1959, a coronamento del XVI Congresso eucaristico nazionale. A destra dell’altare, sormontato da una grande croce illuminata, spiccava la bianca statua della Madonna di Fatima. La formula di consacrazione recitava: «Signore Gesù Cristo, che nell’Ostia santa sei presente... accogli l’atto ufficiale di consacrazione... alla tua augustissima Madre, e per essa a te e alla Trinità Santissima, della nostra amata Patria».
Partendo da san Luigi Maria di Montfort (+1716), che inserisce la consacrazione mariana in un contesto marcatamente cristocentrico e battesimale, vogliamo rileggere in chiave cristologica quanto a marzo scorso abbiamo letto in chiave mariana, per esplicitare così che la vita cristiana è tale se è vita mariana.



Consacrazione a Cristo per Maria.

 
San Luigi Maria di Montfort, il cui motto era "Dio solo", è noto per essere stato l’apostolo della perfetta consacrazione a Cristo per le mani di Maria. La consacrazione da lui proposta avviene in Cristo, è finalizzata a Cristo. Montfort quasi sfidava i suoi lettori quando scriveva: «Mi si tracci una via nuova per andare a Cristo... Io preferisco la via immacolata di Maria» (Trattato della vera devozione 158), quella cioè seguita da Cristo stesso. E spiegava: «In questa amabile creatura (Maria) l’anima troverà solo Dio, senza creature» (Segreto di Maria = SM 20), poiché «non è più Maria che vive: soltanto il Cristo, soltanto Dio vive in lei» (SM 21). Pio XII (+1958), grande fautore della consacrazione dell’Italia alla Vergine, più volte, citando il Montfort, ha presentato la consacrazione mariana quale via sicura di unione a Cristo. Il 21 luglio 1947, in un discorso tenuto ai pellegrini convenuti a Roma per la canonizzazione del Montfort, il Pontefice affermava: «L’autore del Trattato della vera devozione a Maria Vergine distingue con pochi tratti questa autentica devozione da una falsa devozione più o meno superstiziosa... La vera devozione, quella della tradizione, quella della Chiesa... tende essenzialmente all’unione con Gesù, sotto la guida di Maria».

Parlando ai fedeli della Bretagna (Francia) il 26 luglio 1954, Pio XII affermava: «Oggi, rivolgendoci a coloro che vogliono fare della consacrazione al Cuore immacolato di Maria un atto importante e definitivo, noi diciamo loro: seguendo l’esempio di san Luigi Maria Grignion di Montfort... fate amare e servire Maria. Che l’odierna solenne consacrazione a Maria sia per voi... uno stimolo... al servizio di Dio». Giovanni Paolo II nel 1987, rifacendosi al Montfort, da lui definito «un teologo di classe», proponeva a tutti i credenti «la consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali» (Redemptoris Mater 48).

Primo millennio cristiano.

Per l’antichità cristiana accogliere Maria madre è un dovere. Origene (ca. +254) afferma: Maria ha un solo figlio. Questi (Giovanni) è Gesù che tu (Madre) hai partorito. Pertanto se il cristiano diventa "ipse Christus", allora è figlio di Maria. Al contrario, chi non accoglie Maria come madre, non comprende Cristo. Chi dovesse trascurare la Vergine Madre, non possederebbe una fede integrale.

Sant’Ambrogio di Milano (+397), nel coniare l’assioma "Maria paradigma di vita", sostiene che accogliere filialmente la Vergine fa parte degli impegni della pietà del discepolo (pietatis officia), poiché Gesù sulla croce «consegna il suo testamento domestico». Sant’Agostino (+430) precisa: la Madre del Signore va accolta tra i propri doveri, ai quali bisogna attendere con dedizione. Sant’Ildefonso di Toledo (+667) diffonde l’idea della consacrazione a Maria, signora e regina, in quanto madre del Signore e re della gloria. Per san Germano di Costantinopoli (+733), che si dichiara servo della Vergine, la devozione mariana diventa un fatto costante di vita cristiana.

Secondo millennio cristiano.

Sant’Anselmo d’Aosta (+1109) dichiara la sua piena disponibilità al servizio alla «Madre del nostro amico» Gesù, poiché se Maria è «la Madre di Dio, è madre nostra». Con sant’Anselmo in Occidente si passa così a chiamare Maria da "Nostra Signora" a "Madre di Dio e madre nostra", imprimendo alla venerazione mariana un’affettività che caratterizzerà per sempre la pietà cristiana. San Bernardo (+1153) si rivolge alla Vergine come indegno servo alla sua gloriosa e misericordiosa Signora, e spiega: «Dio era assolutamente incomprensibile, inaccessibile e inimmaginabile. Ma allora volle diventare comprensibile, visibile e immaginabile. Come?, mi chiedi tu. Ti rispondo: Al presepio, nel seno verginale della Madre sua». Maria per san Bernardo è pure la scala attraverso la quale i peccatori, sballottati tra le tempeste e travolti dalla bufera delle vicende umane, possono facilmente salire fino a Dio.

Nel 1200 i sette Santi Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria «ad onore di Dio si posero al servizio della Vergine sua Madre e da quel momento vollero chiamarsi Servi di Santa Maria».

San Bonaventura (+1274), mentre illustra la premura del Signore in croce verso la Madre e il discepolo Giovanni, puntualizza: «Quelli che sono radicati nella Vergine madre con l’amore e la devozione vengono da lei santificati, perché ella chiede al Figlio suo la loro santificazione».

La Repubblica fiorentina nel 1528 elegge Maria come propria regina per accogliere e servire Cristo Re. Per santa Caterina da Siena (+1380) la Vergine è come una calamita che attira i cuori a Cristo, «un’esca posta dalla bontà di Dio a pigliare le creature che hanno in loro ragione». Nel 1600 nelle congregazioni mariane rette dai Gesuiti si pratica l’oblazione a Maria per vivere la fondamentale consacrazione a Dio. Ippolito Marracci (+1675) formula il patto di servitù nei confronti della Madre di Gesù per vivere fedelmente il Battesimo e imitare Cristo. La Scuola di spiritualità francese del 1700, che insegna il voto di schiavitù alla Madre di Dio, è caratterizzata da un marcato orientamento teocentrico ed è volta a indurre il fedele a spogliarsi dell’uomo vecchio per rivestirsi di Cristo uomo nuovo.

Nel 1900 santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, +1942) propone la chiragogia o "accompagnamento per mano": Maria accompagna «mano nella mano, verso Cristo». L’Opera di Maria, titolo volutamente mariano del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich nel 1943, propone di "vivere Maria" per far tacere la creatura che è in noi e ascoltare, come Maria, la voce dello Spirito, rispecchiare le virtù della Vergine, prolungare la sua missione di dare Gesù al mondo.

La Fraternità francescana di Betania di Terlizzi (Bari), fondata da padre Pancrazio Gaudioso nel 1982, che intende incarnare il fare di Marta e il silenzio di Maria, si ispira alla Vergine ancella del Signore per coltivare tre pilastri: preghiera, accoglienza e vita fraterna.

Paolo VI nel 1967 esortava a rinnovare la consacrazione personale al Cuore immacolato di Maria e vivere «questo nobilissimo atto di culto, con una vita sempre più conforme alla divina volontà», poiché è «per Maria (che) ascendiamo a Cristo». Giovanni Paolo II nel 1979, parlando della consacrazione a Maria, precisava: questa «è l’autentica interpretazione della presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, come proclama il cap. VIII della costituzione Lumen gentium». All’indomani della sua elezione (20 aprile 2005), Benedetto XVI invocava il costante patrocinio della Madre di Gesù, e dichiarava: «Lui solo intendo servire... A sostegno di questa promessa invoco la materna intercessione di Maria SS.ma, nelle cui mani pongo il presente e il futuro della mia persona e della Chiesa».


Sergio Gaspari, smm





 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)