00 06/12/2008 07:54
La varietà dei carismi arricchisce la Chiesa

"Non si ristà mai, l’anima inamorata della mia verità, di fare utilità a tutto il mondo, in Comune e in particulare, poco e assai, secondo la disposizione di colui che riceve e dell’ardente desiderio di colui che dà.

Poi che egli à fatto utilità per l’amore unitivo che à fatto in me, per lo quale ama lui, disteso l’affetto alla salute di tutto quanto il mondo, sovenendo alla sua necessità, ingegnasi, poi che à fatto bene a sé per lo concipere la virtù, unde a tratto la vita della grazia, di ponere l’occhio alla necessità del prossimo in particolare, poi che mostrando l’à generalmente ad ogni creatura che à in sé ragione, per affetto di carità come detto è. Onde egli sovviene quelli da presso secondo diverse grazie che Io gli ò dato a ministrare: chi di dottrina con la parola, consigliando schiettamente senza alcuno rispetto; chi con esempio di vita, e questo debba fare ogni uno, di dare edificazione al prossimo di buona e santa vita.

Queste sono le virtù, e molte altre le quali non potresti narrare, che si partoriscono nella dilezione del prossimo. Perché l’ò poste tanto differenti, che Io non l’ò date tutte a uno, anco a cui ne do una e a cui ne do un’altra particulare? poniamo che una non ne può avere che tutte noi l’abbi, perché tutte le virtù sono legate insieme Ma le do molte quasi come per capo di tutte le altre virtù, cioè che a cui darò principalmente la carità, a cui la giustizia, a cui l’umilità, a cui una fede viva, ad altri una prudenzia, una temperanzia, una pazienzia, e ad altri una fortezza.

E così molti doni e grazie di vertù e d’altro spiritualmente e corporalmente — corporalmente dico, per le cose necessarie alla vita dell’uomo - tutte l’ò date in tanta differenzia che non lò poste tutte in uno, acciò che abbiate materia, per forza d’usare la carità l’uno con l’altro; che bene potevo fare gli uomini dotati di ciò che bisognava, e per l’anima e per lo corpo, ma Io volsi che l’uno avesse bisogno dell’altro, e fossero miei ministri a ministrare le grazie e doni che ànno ricevuti da me. Chè, voglia l’uomo o no, non può fare che per forza non usi l’atto della carità. E’ vero che se ella non è fatta e donata per amore di me, quello atto non gli vale quanto a grazia.

Questo vi mostra che nella casa mia à molte mansioni, e che Io non voglio altro che amore."

Dal “ Dialogo” di santa Caterina da Siena, vergine (Cap. VII, in «S. Caterina da Siena - il Dialogo», a cura di G. Cavallini, Roma 1968, pp. 18-19).

Preparato dalla Pontificia Università Urbaniana,
con la collaborazione degli Istituti Missionari.
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Dal "Dialogo della Divina Provvidenza" di santa Caterina da Siena, vergine
(Cap. 13, libero adattamento; cfr. I. Taurisano, Firenze, 1928; I, pp. 43-45)

Dio, abisso di carità

Signore mio, volgi l'occhio della tua misericordia sopra il popolo tuo e sopra il corpo mistico della santa Chiesa. Tu sarai glorificato assai più perdonando e dando la luce dell'intelletto a molti, che non ricevendo l'omaggio da una sola creatura miserabile, quale sono io, che tanto t'ho offeso e sono stata causa e strumento di tanti mali.

Che avverrebbe di me se vedessi me viva, e morto il tuo popolo? Che avverrebbe se, per i miei peccati e quelli delle altre creature, dovessi vedere nelle tenebre la Chiesa, tua Sposa diletta, che è nata per essere luce? Ti chiedo, dunque, misericordia per il tuo popolo in nome della carità increata che mosse te medesimo a creare l'uomo a tua immagine e somiglianza.

Quale fu la ragione che tu ponessi l'uomo in tanta dignità? Certo l'amore inestimabile col quale hai guardato in te medesimo la tua creatura e ti sei innamorato di lei. Ma poi per il peccato commesso perdette quella sublimità alla quale l'avevi elevata.

Tu, mosso da quel medesimo fuoco col quale ci hai creati, hai voluto offrire al genere umano il mezzo per riconciliarsi con te. Per questo ci hai dato il Verbo, tuo unico Figlio. Egli fu il mediatore tra te e noi. Egli fu nostra giustizia, che punì sopra di sé le nostre ingiustizie. Ubbidì al comando che tu, Eterno Padre, gli desti quando lo rivestisti della nostra umanità. O abisso di carità!

Qual cuore non si sentirà gonfio di commozione al vedere tanta altezza discesa a tanta bassezza, cioè alla condizione della nostra umanità? Noi siamo immagine tua, e tu immagine nostra per l'unione che hai stabilito fra te e l'uomo, velando la divinità eterna con la povera nube dell'umanità corrotta di Adamo. Quale il motivo? Certo l'amore.Per questo amore ineffabile ti prego e ti sollecito a usare misericordia alle tue creature.
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SANTA CATERINA DA SIENA
LIBRO DELLA DIVINA DOTTRINA
VOLGARMENTE DETTO

DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA
NUOVA EDIZIONE

SECONDO UN INEDITO CODICE SENESE

A CURA DI MATILDE FIORILLI


www.abbaye-saint-benoit.ch/saints/catherine/oeuvres/dia...

qui a seguiremetto l'indice del testo

SANTA CATERINA DA SIENA

LIBRO DELLA DIVINA DOTTRINA

DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)