00 07/12/2008 16:34

GIOVEDÌ

"Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista".
(Mt 11, 11)

Dai "Discorsi" di Sant’Agostino Vescovo (Serm. 289, 5)

Giovanni è la voce, Cristo la Parola

Il più grande degli uomini fu dunque inviato a rendere testimonianza a Colui che era più che uomo. Infatti, poiché Giovanni, più grande del quale nessuno è sorto tra i nati di donna, afferma: Io non sono il Cristo, e si riconosce inferiore a Cristo, si deve pensare a qualcosa di più che l’uomo. Evidentemente, se consideri Giovanni il più grande degli uomini, Cristo è più che uomo: abbi un tale concetto del precursore per conoscere il giudice; ascolta l’araldo in modo che tu possa temere il giudice. Fu mandato, preannunziò che sarebbe venuto. E quale testimonianza rese Giovanni al Cristo? Ascolta quale: Io non sono degno di sciogliere il legaccio del suo sandalo (Gv 1, 27). Hai compreso, o uomo, come regolarti? Chiunque si umilia sarà esaltato (Lc 14, 11). Che dire allora del Cristo? Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto (Gv 1, 16). Che vuol dire noi tutti? I Patriarchi, quindi, e i Profeti e i santi Apostoli, o mandati prima dell’incarnazione o inviati da lui, incarnato, noi tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza. Noi siamo i vasi, egli è la sorgente. Perciò, fratelli miei, se abbiamo compreso il mistero, Giovanni è uomo, Cristo è Dio: si umili l’uomo ed è glorificato Dio. Affinché l’uomo sia umile, Giovanni è nato nel giorno in cui comincia a ridursi la durata della luce solare. Al fine della gloria di Dio, Cristo è nato nel giorno in cui la luce solare va crescendo in durata. Grande mistero. Ecco perché celebriamo il Natale di Giovanni, come quello di Cristo, in quanto questa stessa nascita è piena di mistero. Di quale mistero? Del mistero della nostra elevazione. Nell’uomo rendiamoci piccoli, in Dio eleviamoci. Per essere esaltati in lui, quanto a noi, vediamo di essere umili. Il mistero di questa così grande realtà si compì nella passione dell’uno e dell’altro. Perché l’uomo si umiliasse, Giovanni perdette il capo: perché Dio venisse glorificato, Cristo fu elevato sulla croce. Giovanni fu inviato a questo scopo: perché lo imitassimo e ci sostenessimo alla Parola. Per quanto la superbia umana voglia vantarsi di qualsivoglia preminenza in santità, chi sarà quale è Giovanni? Chiunque tu sia che ti consideri grande, non sarai quel che è Giovanni. Non era ancora nato e, già esultando nel seno materno, annunziava il Signore venturo. Che più eccelso di tale santità? Imita, ascolta quel che può dire di Cristo: Noi abbiamo ricevuto dalla sua pienezza. La lucerna nella notte ti mostra la fonte; da essa anche lui ha bevuto: Noi tutti infatti – dice – abbiamo ricevuto dalla sua pienezza. Noi tutti: Egli la sorgente, noi i vasi; egli il giorno, noi le lucerne. Grande la debolezza degli uomini: cerchiamo il giorno per mezzo della lucerna.

VENERDÌ

"Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene,
che ti guido per la strada su cui devi andare".
(Is 48, 17)

Dai "Discorsi" di Sant’Agostino Vescovo (Serm. 293, 2-3)

Giovanni è la lucerna, Cristo la luce vera

Giovanni sembra interposto quasi limite dei due Testamenti, dell’Antico e del Nuovo. Impersona così l’Antico e si fa banditore del Nuovo. Quanto all’Antico, nasce da vecchi; prefigurando il Nuovo, è chiamato profeta fin dal grembo materno. Poiché, non ancora nato, al sopraggiungere di Maria, balzò di gioia in seno alla madre. Fin d’allora veniva designato; era già eletto prima di nascere: viene presentato quale precursore di colui dal quale non era stato ancora veduto. Questi sono eventi divini, superiori alla debolezza umana. Detto in breve, nasce, riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Se Giovanni avesse presentato se stesso, la bocca di Zaccaria non si sarebbe schiusa. Si scioglie la lingua perché nasce la voce; quando infatti a Giovanni, ormai impegnato ad annunziare il Signore, fu chiesto: Tu chi sei? (Gv 1, 22), rispose: Io sono voce di uno che grida nel deserto (Gv 1, 23).

Giovanni la voce, il Signore, invece, in principio era il Verbo (Gv 1, 1). Giovanni voce nel tempo, Cristo in principio Parola eterna. (…) Anche lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola: ma la voce riconobbe se stessa per non recare danno alla Parola. Disse: Io non sono il Cristo, né Elia, né un profeta (Cf. Gv 1, 20-21). Gli fu chiesto: Dunque, chi sei? Io sono – disse – la voce di uno che grida nel deserto: preparate la via al Signore (Gv 1, 22-23). Voce di uno che grida nel deserto, voce di uno che rompe il silenzio. Preparate la via al Signore, quasi a dire: per questo io grido, per introdurre lui nel cuore; ma non può degnarsi di venire per dove voglio introdurlo se non preparerete la via. Che vuol dire: preparate la via, se non: elevate suppliche degne? Che vuoi dire: preparate la via, se non: siate umili nei vostri pensieri? Da lui stesso prendete esempio di umiltà. È ritenuto il Cristo, afferma di non essere quel che viene creduto, né sfrutta per il suo prestigio l’errore altrui. Se avesse detto: Sono io il Cristo, con quanta facilità egli non avrebbe convinto, dal momento che se ne aveva la persuasione prima ancora che parlasse? Non lo disse: si riconobbe, si distinse, si umiliò. Avvertì dov’era per lui la salvezza: comprese di essere lucerna ed ebbe timore perché non venisse spenta dal vento della superbia.

SABATO

"Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto;
anzi l’hanno trattato come hanno voluto.
Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro".
(Mt 17, 12)

Dal "Commento al Vangelo di Giovanni" di Sant’Agostino Vescovo (In Io. Ev. tr. 14, 5)

Lascia crescere Dio in te

Prima della venuta del Signore Gesù, l’uomo riponeva in se stesso la sua gloria. E’ venuto questo uomo [Gesù Cristo] per abbassare la gloria dell’uomo e far crescere la gloria di Dio. Egli infatti è venuto senza peccato e ha trovato tutti col peccato. Ora, se egli è venuto per rimettere i peccati, Dio sarà generoso, ma l’uomo dovrà confessare i suoi peccati. Nella confessione l’uomo esprime la sua umiltà, nella misericordia Dio manifesta la sua grandezza. Se dunque egli è venuto per rimettere i peccati dell’uomo, riconosca, l’uomo, la sua umile condizione, affinché Dio faccia risplendere la sua misericordia. Egli deve crescere, io diminuire. Cioè, egli deve dare, io ricevere; egli deve essere glorificato, io devo confessarlo. Riconosca l’uomo la sua posizione, la confessi a Dio e ascolti l’Apostolo che dice all’uomo superbo e pieno di sé, che cerca di mettersi al di sopra degli altri: Che cosa hai tu che non l’abbia ricevuto? E se appunto l’hai ricevuto, perché te ne glori, come se non l’avessi ricevuto (1 Cor 4, 7)? Riconosca dunque l’uomo, che voleva attribuire a sé ciò che non era suo, riconosca che quanto ha lo ha ricevuto, e si umili; è bene per lui che in lui Dio sia glorificato. Diminuisca in se stesso, per poter crescere in Dio. Anche nella loro rispettiva passione, Cristo e Giovanni hanno confermato questa testimonianza e questa verità: Giovanni infatti fu decapitato, mentre Cristo fu innalzato sulla croce; sicché anche lì apparve la verità delle parole: Lui deve crescere, io diminuire. Inoltre, Cristo nacque quando i giorni cominciano a crescere, Giovanni nacque quando i giorni cominciano a decrescere. La natura stessa e le rispettive "passioni" confermano le parole di Giovanni: Lui deve crescere, io diminuire. Cresca dunque in noi la gloria di Dio e diminuisca la nostra gloria, così che anch’essa cresca in Dio. E’ quanto afferma l’Apostolo, è quanto afferma la Sacra Scrittura: Chi si gloria, si glori nel Signore (1 Cor 1, 31; Ger 9, 23-24). Vuoi gloriarti in te stesso? Vuoi crescere, ma cresci male, a tuo danno. Ora, crescere male è un menomarsi. Sia dunque Dio a crescere in te, Dio che è sempre perfetto. Quanto più conosci Dio e quanto più lo accogli in te, tanto più apparirà che Dio cresce in te; in sé però non diminuisce, essendo sempre perfetto. Ieri lo conoscevi un poco, oggi lo conosci un poco di più, domani lo conoscerai ancora meglio: è la luce stessa di Dio che cresce in te, così che in qualche modo Dio cresce in te, lui che rimane sempre perfetto. E’ come se uno, avendo iniziata la cura per guarire gli occhi da una vecchia cecità, cominciasse a vedere un pochino di luce, e il giorno appresso un po’ di più, e il terzo giorno un po’ di più ancora: egli avrà l’impressione che la luce cresca, mentre la luce è perfetta, sia che egli veda, sia che non veda. Così è dell’uomo interiore, il quale progredisce in Dio e gli sembra che Dio cresca in lui; in verità egli diminuisce, decadendo dalla sua gloria per elevarsi alla gloria di Dio.