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ANCHE NOI "MADRI" DI CRISTO
E DEI CRISTIANI

Maria è Madre, ma anche "modello" della Chiesa e del cristiano: opericò questi è chiamato anche lui ad essere "madre" di Cristo nella fede e "madre" di ogni fratello di Cristo nella carità; alcune sante hanno percepito e vissuto con particolare intensità qeusto mistero.

di SR. MARIA ELISABETTA PATRIZI, S.M.M.I


Come la mariologia è complemento della cristologia perché non c'è nulla nell'economia divina e nella storia della salvezza che sia proprio di Maria senza riferimento a Gesù, così può dirsi - analogamente - dei Santi nel mistero della Chiesa. La stessa definizione "santo" nel cristianesimo, richiama la perfezione della vita in Cristo e del suo sviluppo fino alla pienezza in un rapporto esistenziale e unitivo con Gesù, nel fedele compimento della sua Parola che ci fa rimanere nell'Amore con Lui e tra noi. Compendio e vertice sublime della vita secondo lo Spirito, è Maria che vigila e presiede maternamente, affinché anche in noi si ottimizzi il rapporto vitale col Figlio Suo.

Ma l'azione gratuita dello Spirito richiede una risposta d'amore. Maria, capolavoro dello Spirito Santo, è anche capolavoro di Madonna con bambinorisposta a Dio, nello Spirito Santo, capolavoro di cooperazione in terra e nella Comunione dei Santi. Lo Spirito Santo, che si è servito della libera cooperazione di Maria per l’Incarnazione e la Redenzione, si serve ancora della sua carità materna nel formare la Chiesa e le singole anime. La presenza e l’azione di Maria, i cui effetti si vanno allargando così da abbracciare e compenetrare gli uomini di ogni tempo e luogo, la si può cogliere anche misticamente prolungata e riflessa nei Santi. Già unita al Figlio morente in Croce "per riunire i figli di Dio che erano dispersi" (Gv 11,52), partecipa ancora, nel tempo della Chiesa, anche alla missione riconciliatrice dei suoi membri. Essa è "l'alleata di Dio in virtù della sua maternità divina nell'opera della riconciliazione" (Reconciliatio et Paenitentia, 35): c'è un unico Amore che unisce il Figlio e la Madre.

"Madri di Cristo" in Maria e come Maria


Il Mistero della maternità divina di Maria è il mistero per eccellenza della sua vita ed è certamente unico e irrepetibile.

Tuttavia anche a noi è dato, stante la parola di Cristo (Lc 8,21), di essergli "madre" secondo lo Spirito, nella fedele custodia della sua Parola e in particolare nella comunione-carità fraterna. Madri, cioè, che portano frutto rimanendo nell’Amore da cui deriva quella fecondità soprannaturale, in cui si prolunga analogicamente, ma anche autenticamente, la relazione di Maria a Cristo. Condizione previa al dono dello Spirito è l’umile recettività, la costante docilità, la fede di Maria: "Maria è innanzitutto - dice M.D. Philippe - il luogo dove lo Spirito rimane e si riposa". In tale atteggiamento permanente e fondamentale, Maria diviene prototipo e via della Chiesa-Sposa, Vergine e Madre nell'osservanza amorosa della Parola con cui nutre i figli generati in Cristo mediante lo Spirito.

Ora, come il consenso di Maria all'Incarnazione redentrice fu "atto di una sola persona il cui influsso si ripercuoteva sulla salvezza di una moltitudine, anzi, sull’intero genere umano" (S. Tommaso), così, in corrispondenza al piano di Dio e alla libera risposta dell’uomo, si ripercuotono le nostre scelte, specialmente quelle cosi dette "fondamentali" in riferimento ad una precisa vocazione della Chiesa. Di ciò, e dell’ampia maternità spirituale che spesso ne consegue, hanno avuto chiara coscienza i Santi, resi edotti dallo Spirito della solidarietà nella grazia (cfr. 1Cor 12, 26 e Col 1, 24) ed anche della particolare elezione a "rappresentare" o a condurre altri (ad es. i Fondatori).

Come il "fiat" di Maria fu detto in nome della Chiesa, così può dirsi in verità, che «la Chiesa intera di tutti i tempi, ha fatto questo "in Maria"» (A. Müller). E come Maria, nell’avvento dell’annunciazione era contemporaneamente "Chiesa" e "Madre della Chiesa", così quanti sono uniti a Cristo nel compimento della volontà del Padre, sono "madri" di Lui, nella Chiesa, e nello stesso tempo - sempre come Maria - "madri" dei fedeli, soprattutto "sul Golgota" della loro vita.

Accanto al "Golgota" dei fratelli

Lungo i secoli, moltitudini di uomini e di donne sono stati (stabat) con Maria sotto la Croce, comunicando al mistero salvifico in unione a Lui "nell'eucaristia" della vita quotidiana, "soffrendo profondamente", insieme a Maria, "col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui" (LG 58). E come la presenza di Maria "presso la croce rappresenta il punto culminante della sua associazione alla missione salvifica di Cristo" (J. Alfaro), così rappresenta anche il punto culminante dell’identificazione mistica, oggettiva, dei Santi con Maria, con-paziente, nel Mistero di Cristo e della Chiesa.

E come nella Passione del Figlio, "le sofferenze di Maria e la sua offerta, compiute in unione con il Salvatore, Suora con un bambino in bracciohanno costituito l'atto più importante della sua maternità spirituale" (G. Frénaud), così i patimenti (attivi e passivi) dei Santi, da loro vissuti in unione e "com-passione" a Cristo, prolungano misticamente l’Amore di Maria, archetipo della Chiesa-Sposa, Vergine e Madre, e ne accelerano la piena realizzazione.

Certo, Maria "cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore" (LG 61) e solo Lei fu madre reale della vittima offerta... Tuttavia, Maria continua ad associarci al mistero della sua cooperazione al Sacrificio del Figlio. La Madre del Primogenito, infatti, coopera alla nascita e alla formazione dei fratelli di Lui (cf LG 63) fino alla massima capacità di dono e svuotamento di sé... e della conseguente accoglienza di Dio Amore perfetto: nel vincolo nuziale della Nuova Alleanza. Ella ha inaugurato lo stato "pneumatizzato" - ossia posto sotto l’azione dello Spirito - della nuova umanità, capace di convivere con Dio, ed anzi di lasciare che Dio sia tutto in loro.

Partecipazione attiva alla maternità di Maria


La vita trinitaria riversatasi con pienezza primigenia nell'Immacolata, con Lei, in Cristo, continua a diffondersi portandoci a vivere l'amore caritativo o teologale verso Dio in virtù dello Spirito che Cristo ci dona. "La carità presente in Maria era fedele espressione di quella di Dio Padre, tutto dedito a rendere ogni carne umana uniformata al volto spirituale del suo Figlio incarnato" (T. Goffi). Ed il Calvario è il culmine della massima donazione efficace di Dio all'umanità che rinasce da Cristo, con Maria, nello Spirito Santo.

E come Maria "diventa Madre, dolorosamente ed effettivamente, per la sua "com-passione" al sacrificio del Calvario..." (R. Laurentin) così tutti i cristiani, ed a maggior ragione i Santi, partecipano in varia misura e grado a questa spirituale maternità di Lei. Anzi, forse è da vedere anche questo nel gesto di Cristo morente che ci dona Sua Madre (Gv 19,25-27) non solo come "protezione" (cfr. Sub tuum praesidium). ma come apertura, chiamata alla cooperazione, nel segno della reciprocità dell'Alleanza d'Amore che Egli, unico Mediatore, instaura con noi nella Chiesa-Madre.

Resi autentici figli di Dio e fratelli di Cristo siamo ora chiamati a partecipare alla missione materna della Chiesa, di cui Maria è Madre e Maestra della sequela perfetta. Al Calvario, cioè, per i meriti di Cristo, Dio ci è dato come vero Padre e Maria come vera Madre, e noi a loro come figli, nel Figlio. Egli, che non ha tenuto nulla per sé, ci chiama ad entrare e a rimanere nella nuova economia del Dono, dell'Amore con cui Egli ci ha amati e ci ama. Egli ci introduce e ci associa alla reciprocità-comunione propria della Vita Trinitaria e quindi, proprio per elevarci e uniformarci a sé, non ci lascia quali puri destinatari o recipienti della Vita nuova, bensì ci associa, quali mediatori, alla Sua Unica e Suprema Mediazione presso il Padre.

Maria - lei per prima e in modo eminente - e noi Cristiani, secondo la specifica vocazione/ministero di ciascuno, siamo chiamati alla mediazione in Cristo. Questa nostra umile cooperazione alla fine dei tempi rivelerà, ad abundantiam, la potenza e i frutti dell'opera di Cristo stesso in noi, a gloria del Padre. S. Paolo stesso, nella I Tim 2,1, dove esalta Cristo, Unico Mediatore, chiama tutti a partecipare al piano salvifico di Dio con suppliche e ringraziamenti.

La testimonianza di alcune Sante

Tutti siamo chiamati a prendere parte alla missione di Cristo, con Maria. Analogicamente a Lei, ma in una partecipazione mistica effettiva, siamo tutti chiamati a cooperare "alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti" (cfr. Paolo VI, Professione di fede, 30/6/1968). E questo fu il continuo assillo dei Santi e delle Sante. Ascoltiamone alcune:

S. Maddalena de' Pazzi (1566-1607), carmelitana: «O Maria gloriosissima... Dovevi essere capace della divinità quanto ne può essere creatura mortale; poiché essa assunse l'umanità dal tuo purissimo sangue, in tal osculo (= bacio) ti fu data tal capacità che dopo il Verbo [incarnato] divenissi più capace della divinità che altra creatura sia mai stata e che abbia a essere. Con la bocca sua, cioè, ti fece gustare quello che Dio gusta della creatura e quello che la creatura gusta di Dio. Ti fece ancora gustare quell'unione che fece la divinità con l'umanità e l'umanità con la divinità. (...) Ad uno ad uno vai adornando i cuori delle creature per poterli offrire alla Santissima Trinità insieme al tuo. (...) Nessuno ricusi tale adornamento. Non vi è dubbio che essendo il nostro cuore offerto alla santissima Trinità, non pensi, operi e proferisca parola che non sia in onore di sua divina Maestà e utilità del prossimo, essendo nel seno del Padre, nel cuore dell'umanato Verbo e nelle mani di Maria (...). Maria è quella fonte segnata col sigillo immacolato del Verbo eterno che la dichiara vergine e madre, madre e vergine! Compiacimento della santissima Trinità. Va irrigando questo fonte tutto il cielo, fruttificando in terra, letificando gli angeli e refrigerando le anime del purgatorio; e vorrebbe che ciascuna anima divenisse un fonte segnato col sigillo della perfetta immagine di Dio come egli ci ha fatti e col carattere delle piaghe del Verbo, onde divenire perfetto uomo e Dio per partecipazione ...» (Probatione II, pp. 50-55).

S. Teresa d'Avila (1515-1582), riformatrice del Carmelo e Dottore della Chiesa, presentando Maria come modello di vita cristiana perfetta dice: «O mia Signora, quanto è esatto che si può imparare da voi ciò che accade tra Dio e la Sposa, secondo quanto ci dice il Cantico (dei Cantici)!» (Pensieri sull’amore di Dio, cap. 6, n. 8).

S. Teresa di Gesù Bambino (1873-1897), invece esclama: «Piccola come sono, Maria, lo sai bene, anch'io, come Te, accolgo in me l'Onnipotente. Né la mia debolezza mi spaventa, se i tesori della madre appartengono anche alla figlia. Perché io sono tua figlia. Madre amatissima! Le tue virtù, il tuo amore, non sono forse miei?» (scritti, Roma 1970, p.874).

B. Elisabetta della Trinità (1880-1906), infine, da vera carmelitana, attratta da Maria nel mistero dell'incarnazione, libera da tutto ciò che non è Dio, in una verginità anche dello spirito, assoluta, dice: "Non ho bisogno di far sforzi per entrare in questo mistero dell'abitazione divina nella Vergine. Mi sembra di trovarvi il movimento abituale della mia anima, che fu il suo: adorare in me il Dio nascosto" (lett. a sua sorella).

E infine, con l'auspicio che diventi realtà per tutti noi, come Dio vuole, queste stupende parole scritte il 23 novembre 1903: «Leggo in questo momento delle bellissime pagine del nostro Padre San Giovanni della Croce sulla trasformazione dell'anima nelle Tre Persone divine [per partecipazione]. A quale abisso di gloria siamo chiamati.

Oh! Comprendo i silenzi, i raccoglimenti dei santi (...). Il Nostro beato Padre dice che allora lo Spirito Santo li innalza ad altezze così ammirabili da renderli capaci di produrre in Dio le medesime aspirazioni d'amore che il Padre produce con il Figlio e il Figlio con il Padre, aspirazione che non è altri che lo Spirito Santo stesso. E dire che il buon Dio ci chiama, in forza della nostra vocazione, a vivere in questi santi splendori. Che mistero adorabile di carità... Vorrei corrispondervi vivendo sulla terra come la santa Vergine "conservando ogni cosa nel mio cuore" (Lc 11, 51), seppellendomi, per così dire, nel fondo della mia anima, per perdermi nella Trinità che vi dimora, per trasformarmi in Lei. Allora il mio motto, "il mio ideale luminoso" saranno realizzati: sarò davvero Elisabetta della Trinità».

A questo, come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, siamo tutti chiamati, infatti: "Il fine ultimo dell'intera economia divina è che tutte le creature entrino nell'unità perfetta della beata Trinità" (CCC 260)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)