00 07/12/2008 20:39
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 09/03/2005 14.17

Con Maria, Regina degli Apostoli
 http://www.stpauls.it/madre/0401md/0401md00.htm  

Riflessione sulla proposta di costituire un’Associazione, allo scopo di "promuovere la devozione a Maria Regina degli Apostoli, secondo la spiritualità paolino-alberioniana".

In seguito alla Beatificazione di Don G. Alberione, Fondatore della Famiglia Paolina [e della rivista "Madre di Dio"], ci venne l’ispirazione di dar vita ad una Associazione di devoti che abbia lo scopo di "promuovere la devozione a Maria Regina degli Apostoli, secondo la spiritualità paolino-alberioniana". Perciò, ci auguriamo che nasca presto un "movimento organizzato", modellato sulla fattispecie dell’ADMA dei Salesiani (= Associazione di Maria Ausiliatrice) che ha nel Santuario torinese il suo centro e nella rivista "Maria Ausiliatrice" il suo organo di collegamento e promozione nel mondo.

Allo stesso modo, la rivista "Madre di Dio" potrebbe essere l’organo dell’Associazione, recuperando così uno ‘spazio promozionale’ per la stessa e ribadendo il fatto che essa deve continuare ad essere la "voce" della "Regina degli Apostoli", come il Beato Don Alberione ha sempre inteso fosse. A tale scopo iniziamo fin da questo primo numero del 2004 una ‘rubrica’ dedicata al progetto di costituire detta Associazione, mentre è allo studio uno ‘Statuto’ che fissi natura, finalità e impegni che l’appartenenza all’Associazione comporta.

È intanto ovvio che questa "ispirazione" debba essere meglio vagliata dai Superiori, depositari del carisma della spiritualità alberioniana, e da quanti hanno il mandato di regolare la vita del Santuario "Regina degli Apostoli" in Roma.

Nel frattempo sollecitiamo suggerimenti ai Lettori di "Madre di Dio", chiedendo agli stessi di farsi "promotori" dell’iniziativa, consapevoli che quest’impegno va maturato nel discernimento e nella preghiera.

Intanto, ricordiamo che esisteva [= esisteva, perché nessuno ne parla più da diversi anni] una "Pia Unione preghiera, sofferenza e carità per tutte le Vocazioni", voluta da Don Alberione e approvata da Giovanni XXIII con Breve del 19 Febbraio 1963, "intitolata a ‘Maria Regina degli Apostoli’ e posta sotto la sua materna protezione" (cfr. Avvertenza N. 6 nel libretto "Le Associazioni della Famiglia Paolina", EP 1983, pag. 95).

Era una "Pia Unione" che aveva [e formalmente ha ancora, perché non risulta essere stata abrogata] un suo Statuto, con finalità eminentemente vocazionali, così espresse:

"La Pia Unione ‘Preghiera, sofferenza e carità per tutte le Vocazioni’ ha lo scopo di assicurare alla Chiesa un contributo permanente di preghiera, di mortificazione e di carità per queste tre grazie o intenzioni:

  1. che il Padre Celeste […] mandi Vocazioni ecclesiastiche e religiose per tutti gli apostolati, in numero sufficiente […];
  2. che i chiamati si formino degni della loro vocazione sull’esempio del Maestro Divino […];
  3. che tutti i consacrati a Dio perseverino e si santifichino impegnando tutti i talenti per la salvezza delle anime, fino alla morte […]".

Connotazioni "mariane" , all’infuori del fatto di essere intitolata alla "Regina degli Apostoli", la "Pia Unione" non ha mai avuto. Sicché era – o è, se la si vuole considerare ancora esistente – cosa ben diversa da quella che intendiamo ora costituire, con natura, finalità e impegni specificamente indicati in riferimento alla spiritualità mariano-alberioniana e che abbia nel Santuario "Regina degli Apostoli" il suo centro e nella rivista "Madre di Dio" il suo organo promozionale.

Questa riflessione qui avviata nello "spazio di apertura" della rivista continuerà nei numeri a seguire, accogliendo anche interventi di Lettori e – presto, si spera – di iscritti alla costituenda Associazione.

Bruno Simonetto


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Consiglia  Messaggio 78 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSNRoy-Bean1Inviato: 09/03/2005 15.38
Nell'altro gruppo ho visto che l'ultimo messaggio di Angelo è stato:
Sempre sia lodato, caro Cristiano, i magi RICONOSCONO in quel Bambino che stava con sua Madre, il prodigio dell'Incarnazione. Se tu tu dici: Il bambino che Adorano i magi è soltanto  Dio? O Vero Dio e Vero Uomo?   stai separando automaticamente le due nature che i magi non separano: essi riconoscono nel Bambino, cioè il vero uomo, il prodigio dell'Incarnazione, cioè che è anche vero Dio e allora "prostratisi lo adorarono"!
I Magi non fanno distinzione del Verbo Incarnato del solo vero Dio o del SOLO vero uomo, essi riconoscono quella Persona, e a quella Persona che era CON SUA MADRE,  si prostrano e l'adorano. Colui che viene ADORATO STA CON SUA MADRE, Maria è la Madre di colui che viene ADORATO, perciò è la Madre di Dio!
Poi... silenzio. Hanno già finito le argomentazioni?

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Consiglia  Messaggio 79 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 18/05/2005 22.22

SEMI DI DIALOGO
L’importanza della Madre di Dio nel portare l’uomo a Cristo è il tema al centro del testo interconfessionale che senza negare le differenze chiude cinque anni di lavoro comune

Maria di Nazareth, grazia e speranza sulla via dell'unità www.avvenire.it

A Seattle la presentazione del documento teologico frutto di un’apposita Commissione mista cattolico-anglicana

Di Fabrizio Mastrofini

Si intitola «Maria: grazia e speranza in Cristo», il documento reso noto lunedì notte (ora italiana) a Seattle, negli Stati Uniti ieri dalla Commissione internazionale cattolico-anglicana (Arcic), che prosegue così nel ventennale dialogo teologico, che ha registrato anche diversi momenti di stasi e difficoltà. In 43 pagine, il documento, frutto di cinque anni di lavoro, rileva i molti punti di convergenza tra le due confessioni, a partire dall'importante affermazione iniziale. «Crediamo - dice infatti il testo - che non ci siano motivi per una divisione teologica sull'argomento». La prima sezione del lungo documento, dal paragrafo 6 al 30, ripercorre il ruolo di Maria come viene descritto nei testi evangelici e costituisce un valido ausilio per la catechesi, soprattutto perché sottolinea che «è impossibile essere fedeli alle Scritture senza dare la giusta attenzione al ruolo di Maria». Nella seconda sezione, dal paragrafo 31 al 40, il testo ripercorre il ruolo avuto da Maria nella tradizione del primo millennio, dei Concili e dei Padri della Chiesa, documenti che vengono considerati normativi da entrambe le Chiese. Soprattutto si mette al centro il tema di Maria come «Theotokos», Madre di Dio, presente fin dall'inizio della riflessione teologica della Chiesa. I paragrafi dal 41 al 46 prendono in esame la devozione mariana come si è sviluppata durante il Medioevo, rilevando tuttavia che «il peso della devozione nel Medioevo, le controversie teologiche che vi furono associate, mostrano che alcuni eccessi nella devozione e le reazioni che vi furono all'epoca della Riforma, hanno contribuito a rompere la comunione tra di noi». Da qui in avanti, il documento prosegue mettendo alla luce gli elementi di convergenza che possono portare in futuro a nuovi sviluppi nel dialogo teologico tra le Chiese. In particolare, ci sono diversi riferimenti ai due dogmi - Immacolata Concezione e Assunzione di Maria - la cui definizione è spesso vista come un ostacolo alla co mprensione. A proposito dell'Immacolata Concezione, il paragrafo 59, sottolinea che «alla luce della vocazione di Maria di essere Madre di Dio, possiamo affermare insieme che l'opera redentrice di Cristo è radicata in Maria nella profondità della sua esistenza e fin dall'inizio. Ciò non è contrario all'insegnamento della Scrittura e può anzi venire compreso solo alla luce della Scrittura. I cattolici possono riconoscere in questo ciò che è affermato dal dogma a proposito di Maria "preservata dal peccato originale" e "dal primo momento della sua concezione"». Il paragrafo 58, sottolinea che «in Cristo, vi è una nuova creazione" che coinvolge anche la Madonna e dunque "possiamo affermare insieme che l'insegnamento che Dio abbia portato la Beata Vergine Maria nella pienezza della sua persona e nella Sua gloria, è conforme con la Scrittura e può venire compreso alla luce della Scrittura, ed apre la strada ad una comprensione comune del dogma cattolico dell'Assunzione». Naturalmente il testo è ben consapevole che non ha l'autorità per risolvere le differenze tra le Confessioni sul tema delicato ed importante dei due dogmi; tuttavia si rileva come ci sia almeno una base comune e accettata. Il documento è il quinto elaborato dalla Commissione internazionale cattolica - anglicana (Arcic) dalla sua istituzione nel 1982 su mandato di Giovanni Paolo II e dell'allora Primate anglicano Robert Runcie. Le precedenti dichiarazioni hanno avuto per tema la salvezza (1987), la Chiesa come comunione (1981), la morale (1994), autorità e ministero petrino (1998). Il Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani ha rilevato nei giorni scorsi in un comunicato che dopo la pubblicazione del documento, la Commissione internazionae cattolico-anglicana per l'unità e le missione (Iarccum, in sigla), «tornerà a dedicarsi al compito che le era stato affidato, quello cioè di passare in rassegna i documenti del secondo ciclo di lavori dell'Arcic con l'intento di identificare ed articolare il grad o di fede che cattolici ed anglicani condividono».


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Consiglia  Messaggio 80 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 22/07/2005 16.54

Maria torna ad unire......

L'icona mariana è tornata a Kazan

Da Mosca www.avvenire.it

È tornata a casa l'icona della Madre di Dio. Ieri mattina, in concomitanza con la festa dell'apparizione dell'icona, il patriarca di Mosca Alessio II l'ha ridata alla diocesi di Kazan, dopo 101 anni di assenza.

Lo scorso anno l'icona era stata donata alla Chiesa ortodossa russa da Giovanni Paolo II, che aveva incaricato il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, di portarla a Mosca.

 Quella presieduta ieri da Alessio II, è stata la prima funzione religiosa nella chiesa di Kazan dopo 80 anni.

Insieme a migliaia di persone, erano presenti il presidente del Tatarstan Mintimer Saripovic Saimiev ed i rappresentanti della comunità musulmana, tra cui il presidente dei mufti di Russia. La Madonna di Kazan è l'icona più venerata dagli ortodossi russi e rappresenta la riappacificazione tra le varie confessioni religiose.

Cliccando qui: MESSAGGIO 38 

ne abbiamo parlato l'anno scorso.....


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Consiglia  Messaggio 81 di 85 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 27/07/2005 23.19
La Madonna e il cammino dell’unità

C’è un nuovo episodio nel dialogo con la Comunione anglicana. Il testo congiunto sulla madre di Gesù, Maria: grazia e speranza in Cristo, frutto del lavoro della Commissione internazionale cattolico-anglicana, può aiutare non solo il dibattito teologico ed ecclesiologico, ma anche una pratica condivisa di pietà popolare di Giovanni Cubeddu



L’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams con papa Benedetto XVI, il 25 aprile 2005 in Vaticano


È stato presentato in maggio l’ultimo documento dell’Arcic (Anglican-Roman Catholic International Commission, Commissione internazionale cattolico-anglicana) dal titolo Maria: grazia e speranza in Cristo. Il documento è un passo importante nel dialogo ecumenico tra anglicani e cattolici. Ne abbiamo parlato con il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster.

Eminenza, perché un testo su Maria ora? Qual è la sua importanza nel dialogo tra anglicani e cattolici?
CORMAC MURPHY-O’CONNOR: Maria ha avuto un posto di rilievo nella vita e nella liturgia sia degli anglicani che dei cattolici. Ma i due dogmi mariani dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, come pure alcune modalità di devozione mariana nella Chiesa cattolica nel passato, sono stati motivi di forte disaccordo tra anglicani e cattolici. Così, tra le nostre due Chiese, qualunque dialogo sincero – che l’Arcic ha sempre promosso – avrebbe prima o poi dovuto guardare alla questione. L’altra ragione per scegliere di parlare di Maria consiste nel fatto che, oltre ai disaccordi su di Lei, emerge il disaccordo sull’autorità nella Chiesa. Credo che dovevamo anzitutto chiarire la nostra diversa concezione dell’autorità nella Chiesa – come abbiamo fatto nel 1999 con la dichiarazione “Il dono dell’autorità”,The gift of Authority – prima di poterci muovere a considerare espressamente i dogmi. Dunque, questo documento desidera proprio andare al cuore del problema: in che modo la comprensione cattolica di Maria si è sviluppata secondo la Scrittura e la Tradizione?

Quale risposta fornisce il testo ?
MURPHY-O’CONNOR: La parte che il documento dedica a Maria nella Scrittura è davvero ben fatta e potrebbe essere utilizzata per l’insegnamento. Ciò che emerge è una sorta di ri-accoglimento di Maria sia da parte dei cattolici che degli anglicani, una comprensione, rinnovata, dei diversi aspetti della tradizione che forse erano stati persi di vista. Il documento aiuterà tanti anglicani a recuperare aspetti della comune tradizione che essi avevano smarrito e a vedere come la devozione cattolica per Maria, intesa propriamente, combaci genuinamente con la tradizione biblica ed ecclesiastica. E credo che esso aiuterà i cattolici a riscoprire alcuni di quei fondamenti biblici che riguardano Maria e l’orizzonte teologico all’interno del quale Lei deve essere guardata, orizzonte perso di vista in alcune forme di devozione.
È un documento che ridona freschezza ad ambedue le nostre tradizioni e fa sì che noi siamo più vicini nella reciproca comprensione.

L’Arcic ha esaminato da vicino la tradizione mariana dell’Oriente (Maria la “Tutta Santa” e la “dormizione” di Maria) per affrontare i problemi che hanno diviso l’Occidente. Inoltre nel testo si riprende ampiamente san Paolo.
MURPHY-O’CONNOR: È una sorpresa quello che può accadere quando degli uomini di fede si incontrano di fronte alle Scritture! La Commissione ha finito per lavorare in maniera molto estesa sul brano della Lettera ai Romani 8, 28-30, che non è nello specifico un testo mariano. Ma per i membri della Commissione è divenuto una sorta di strumento interpretativo, che ha consentito loro di vedere in Maria un modello di grazia e di speranza, rivelatrice per noi della maniera con cui Dio stesso agisce con gli uomini. Sia l’Immacolata Concezione che l’Assunzione rivelano qualcosa di come Dio opera su di noi in anticipo, per chiamarci durante la nostra vita, e del fine a cui Dio ci esorta. Così Maria è esemplare nella chiamata e nella risposta, e la devozione a Lei ci può portare più vicini a Dio attraverso Gesù Cristo.

Questo documento congiunto è un passo in avanti verso la condivisione dell’eucaristia con gli anglicani?
MURPHY-O’CONNOR: È stato enormemente d’aiuto nel rimuovere l’ennesimo ostacolo alla comprensione tra cattolici e anglicani. Ci porta più vicini alla condivisione dell’eucarestia? Direi allo stesso modo sì e no. No, perché il modo in cui l’Arcic ha proceduto mira a chiarire le differenze e non necessariamente a risolverle. Si occupa di ripulire la strada per far sì che le due Chiese possano camminare ancor più vicine. E ciò perché – e qui risponderei di sì alla sua domanda – più sapremo camminare insieme, più potremo costruire quell’unità dalla quale sgorga la condivisione dell’eucarestia.

A proposito di cammino da condividere, qual è la realtà odierna della Chiesa cattolica in un Paese a maggioranza anglicana come la Gran Bretagna?
MURPHY-O’CONNOR: A essere sincero considero assai affascinante la vita quotidiana, oggi, in Gran Bretagna, di un vescovo o di un cardinale cattolico. Da un lato c’è un veloce processo di scristianizzazione del Paese che davvero mi preoccupa: la crisi della famiglia, la mancanza di rispetto per la vita umana – l’aborto, l’eutanasia, la sperimentazione sugli embrioni umani – come pure la poca o inesistente generosità verso gli immigrati, e un egoismo generalizzato. Dall’altro lato, però, vedo per la Chiesa cattolica e per il suo cardinale una possibilità sconosciuta sino a poco tempo fa di far ascoltare la loro voce.

In che modo?
MURPHY-O’CONNOR: Oggi, per tante ragioni, io e gli altri vescovi cattolici possiamo esprimerci su temi legati alla vita, all’aborto, all’eutanasia, alla famiglia, alla riforma delle carceri, alla cura dei poveri, in una maniera che solo pochi anni fa era inimmaginabile. Ai tempi della mia gioventù la Chiesa cattolica era ai margini della società britannica, la gente ci guardava con sospetto. Ora siamo al centro delle questioni, e si ode distintamente quello che diciamo. In parte una ragione di ciò sta nel fatto che i cattolici non sono più solo degli immigrati appena arrivati dall’Irlanda, ma bensì cittadini inglesi che desiderano e hanno bisogno di farsi sentire. E dunque, in molti ambiti sociali e nella vita quotidiana in genere, puoi oggi trovare dei cattolici, anche al governo.

Un nuovo pontificato è appena iniziato.Quale sostegno la Chiesa in Inghilterra può offrire a papa Benedetto XVI ?
MURPHY-O’CONNOR: Il grande dono che è stato fatto alla Chiesa inglese è quello della sua salda fedeltà nei tempi della prova. Sono stato per anni rettore del Venerabile Collegio Inglese, e ricordo ad esempio che durante la Riforma, quarantaquattro studenti del Collegio furono martirizzati. Per secoli la Chiesa cattolica e i cattolici furono penalizzati e perseguitati. Da quell’esperienza la Chiesa nel diciannovesimo secolo è rinata e da allora va avanti. Così, ciò che la Chiesa inglese possiede è un’eredità di fedeltà, di grande fedeltà al Papa e alla Chiesa universale. E l’esperienza della Chiesa britannica può offrire molto alla Chiesa universale nel suo modo di essere presente nell’Europa moderna. Concretamente, noi aiutiamo il Papa con il consiglio che possiamo dargli, con l’unità della nostra Chiesa, dei nostri vescovi, insieme nella collegialità. In tal modo, dunque, diamo al Papa l’esempio di una gerarchia che è unita, che s’impegna in tutti i modi per far sì che la Chiesa sia più forte e più evangelizzatrice all’interno della cultura odierna.

Negli ultimi tempi il primate anglicano ha dovuto affrontare forti crisi interne alla Comunione anglicana. Ha potuto in qualche maniera aiutarlo?
MURPHY-O’CONNOR: L’arcivescovo Williams sa che può contare non solo sulla mia amicizia ma pure su quella del cardinale Kasper e del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani a Roma. Sa che avrà sempre da parte nostra un ascolto comprensivo e un consiglio fidato, che è poi ciò di cui un’amicizia è fatta. Parliamo regolarmente dei temi per i quali lui affronta battaglie all’interno della Comunione anglicana, anche perché questi scontri riguardano l’unità dei cristiani. Noi proviamo ad aiutarlo in ogni maniera possibile.

In che modo giudica possibile l’unità dei cristiani in terra anglicana?
MURPHY-O’CONNOR: San___t’Agostino chiedeva l’unità nelle cose essenziali, la libertà in quelle non essenziali e la carità in tutte. È davvero una buona massima. Siamo ancora in cerca del modo con cui si possa giungere a un accordo sulle cose essenziali della fede. La Trinità, l’Incarnazione, la Redenzione sono tre grandi misteri che condividiamo nel Credo. Poi abbiamo le fondamentali dottrine della Chiesa sulle quali la maggioranza degli anglicani potrebbero convenire. Mettiamola così: ciò che noi abbiamo da offrire alla Comunione anglicana è il dono che abbiamo ricevuto, la nostra comprensione e l’esperienza di quello che significa essere Chiesa. I mesi appena trascorsi ci hanno mostrato in una maniera unica l’ecclesiologia del cattolicesimo: il papa, i vescovi, il popolo di Dio e l’incredibile unità che sostiene tutto ciò. Credo che anche altre Chiese ne abbiano bisogno, come pure hanno bisogno di approfondire la collegialità, di vedere come l’unità opera, in carità, libertà e nella condivisione della fede.

E cosa può insegnarci la Comunione anglicana?
MURPHY-O’CONNOR: Ad esempio il maggiore ascolto dei laici nelle diocesi. Il vescovo è uno che ha cura della sua diocesi, deve dare ascolto ai suoi preti, ai religiosi e ai laici, il che significa che egli dipende da un tipo di governo della Chiesa che è maggiormente sinodale. Qui c’è qualcosa che probabilmente possiamo imparare dagli anglicani, riportandolo però all’interno dell’intera ecclesiologia della Chiesa. Ed ecco allora il papato, nel suo ruolo che consiste nel servire in tutto il mondo la comunione dei cristiani. Giovanni Paolo II nella Ut unum sint ha chiesto ai capi cristiani delle risposte su come la sede di Pietro possa servire nel migliore dei modi la causa della comunione, e credo che dobbiamo portare ancora avanti questo dialogo.


Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor davanti alla Cattedrale di Westminster, Londra



tratto da
30Giorni