00 27/12/2008 00:31
 
CITTA' DEL VATICANO Udienza del Mercoledì 3.5.2006-
 “I ministri della Chiesa traggono il loro mandato direttamente da Gesù, tramite gli Apostoli”. All’udienza generale del mercoledì, Benedetto XVI è tornato a parlare del ruolo dei vescovi, proseguendo il suo ciclo di catechesi dedicato al rapporto tra la Chiesa e Cristo. In una piazza San Pietro gremita da 60mila persone, il papa ha spiegato che i vescovi, in quanto successori degli apostoli, fanno superare "la distanza dei secoli" in modo che "il Risorto si offre vivo e operante per noi, nell'oggi della Chiesa e del mondo". "Attraverso il ministero apostolico - ha detto - è così Cristo stesso a raggiungere chi è chiamato alla fede. La distanza dei secoli è superata e il Risorto si offre vivo e operante per noi, nell'oggi della Chiesa e del mondo".
La successione apostolica, secondo Roma, è propria della Chiesa cattolica e ortodossa, ma non delle Chiese nate dalla Riforma. [SM=g7831]

Benedetto XVI ha così sottolineato il valore della "tradizione", che è "il Vangelo vivo, annunciato dagli Apostoli nella sua integrità, in base alla pienezza della loro esperienza unica e irripetibile: per opera loro la fede viene comunicata agli altri, fino a noi, fino alla fine del mondo. La Tradizione, pertanto, è la storia dello Spirito che agisce nella storia della Chiesa attraverso la mediazione degli Apostoli e dei loro successori, in fedele continuità con l'esperienza delle origini".
Al termine, i consueti saluti nelle diverse lingue. Rivolgendosi ai polacchi, un riferimenti al viaggio di fine maggio nella terra natale di Giovanni Paolo II: ''Affido alla vostra preghiera i preparativi per l'ormai vicino mio pellegrinaggio in Polonia''. Un saluto particolare anche ai fedeli della diocesi di Milano, con il ricordo del nuovo beato mons. Luigi Biraghi, salito all’onore degli altari domenica scorsa in Piazza Duomo. ''Vi invito - ha detto il ppa - ad imitare il nuovo beato nel rispondere con prontezza alla chiamata di Dio alla santità nelle ordinarie circostanze della vita”.

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Thumbs up Il lavoro del teologo deve svolgersi in comunione con il Magistero




UDIENZA Il discorso del Santo Padre ai Membri della Commissione Teologica Internazionale

Il lavoro del teologo deve svolgersi in comunione
con il Magistero vivo della Chiesa e sotto la sua autorità




"Il lavoro del teologo deve svolgersi in comunione con la voce viva della Chiesa, cioè con il Magistero vivo della Chiesa e sotto la sua autorità": lo ha sottolineato Benedetto XVI ricevendo in udienza nella mattina di giovedì 1° dicembre, nella Sala dei Papi, i 36 Membri della Commissione Teologica Internazionale, riuniti in Sessione Plenaria annuale dal 28 novembre al 2 dicembre presso la "Domus Sanctae Marthae" in Vaticano. Questi sono i punti nodali del discorso del Santo Padre:

"Con la Sessione Plenaria che in questi giorni si sta svolgendo, proseguono i lavori del settimo "quinquennio" della Commissione, iniziati l'anno scorso, quando ancora ne ero Presidente";


"Il compianto Papa Giovanni Paolo II, nel ricevere i Membri il 7 ottobre dell'anno scorso, aveva rilevato la grande importanza di due temi che sono attualmente oggetto di studio: quello della sorte dei bambini morti senza battesimo nel contesto della volontà salvifica universale di Dio, della mediazione unica di Gesù Cristo e della sacramentalità della Chiesa, e quello della legge morale naturale";


"Quest'ultimo argomento è di speciale rilevanza per comprendere il fondamento dei diritti radicati nella natura della persona e, come tali, derivanti dalla volontà stessa di Dio creatore. Anteriori a qualsiasi legge positiva degli Stati, essi sono universali, inviolabili e inalienabili, e da tutti quindi devono essere riconosciuti come tali, specialmente dalle autorità civili, chiamate a promuoverne e garantirne il rispetto";


"Considerare la teologia un affare privato del teologo significa misconoscerne la stessa natura. Soltanto all'interno della comunità ecclesiale, nella comunione con i legittimi Pastori della Chiesa, ha senso il lavoro teologico che richiede evidentemente la competenza scientifica, ma anche, e non meno, lo spirito di fede e l'umiltà di chi sa che il Dio vivo e vero, oggetto della sua riflessione, oltrepassa infinitamente le capacità umane";


"La teologia non può nascere se non dall'obbedienza all'impulso della verità e dell'amore che desidera conoscere nella creazione ma sempre meglio colui che ama, in questo caso Dio stesso, la cui bontà abbiamo riconosciuto nell'atto di fede. Conosciamo Dio perché egli si è fatto conoscere, soprattutto nel suo Figlio Unigenito".

(©L'Osservatore Romano - 2 Dicembre 2005)

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)